2-3 giugno ad Ostana
Kerttu Vuolab è cresciuta nella Lapponia Finlandese, in Tenojokilaakso al fiume Teno. Situata nel comune più settentrionale dell'Unione europea, Utsjoki, è una delle località ospitanti la cultura sami. Vuolab è una scrittrice e professionista della lingua sami, che si è dedicata nel trasferire alle nuove generazioni la cultura, la lingua, e soprattutto la tradizione narrativa sami, che prima degli anni '70 rischiavano di spegnersi.
Ha scritto in tutto 6 libri di cui 4 sono anche illustrati da Vuolab: il primo, un libro per bambini Golbma skihpáračča, 1979, trae ispirazione dal ricordo della sorella morta. Nel 1990 viene pubblicato un altro libro per bambini Ánde ja Risten Jagi fárus, e nel 1994 esce un romanzo per un pubblico di giovani e giovani adulti Čeppári čáráhus. Per questo romanzo, il cui titolo si riferisce al nomignolo utilizzato per denigrare Vuolab ai tempi della scuola per le sue tendenze perfezioniste, Vuolab ha ricevuto un riscontro particolarmente positivo. Non di meno per il fatto che tramite questo romanzo i giovani sami arricchiscono il loro vocabolario, grazie al linguaggio sofisticato che utilizza Vuolab. Nel 2005 esce Čomisteaddjit, un pezzo teatrale, mentre nel 2007 da una collaborazione con Manne Stenros nasce il libro The Sámi/Saamelaiset/Les Sames, che mette luce sulla tradizione narrativa e sulla mitologia sami. Quest'ultimo è disponibile in lingua finlandese, inglese e francese. Bárbmoáirras, pubblicato nel 2008, porta a Vuolab nel 2011 la candidatura per il Nordic Council Literature Prize. E' il più grande dei suoi libri, ed è stato tradotto nel 2011 in lingua svedese (Paradisets stjärna).
Vuolab lavora anche come illustratrice, e come paroliere ha collaborato con la famosa musicista sami Mari Boine. Fra le sue traduzioni c'è Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry (Bás prinssaš, 1981).
Oltre alle sue ambizioni letterarie lavora da 40 anni come interprete simultanea di sami e finlandese, avendo in più lavorato in un giornale ed in una casa editrice, e come giornalista freelance in radio. Nelle università insegna la scrittura creativa, dando lezioni sulla tradizione narrativa sami. Riconosciuta anche come un'artista di grande impatto per la sua regione, durante gli anni 1994-1998 è stata onorata con lo status di "Artista ufficiale per la regione". Nella sua gioventù ha inoltre partecipato attivamente alla sfera politico-culturale.
Ad Ostana Kerttu Vuolab racconterà come lei è diventata una dedicata scrittrice in lingua sami, malgrado le evidenti sfide, soprattutto di natura economica. Il popolo sami e il numero di persone che parlano il sami è molto limitato - sono presenti solo in quattro paesi e presentano una varietà di lingue sami che si differenziano fra loro - e questo vuol dire che pubblicare dei libri in una delle lingue sami non è proficuo dal punto di vista economico.
Un cielo stellato
La madrelingua è come un cielo stellato che ognuno interpreta a modo suo. Più tempo uno passa ad osservare le stelle, più ne vede. Ma nessuno riuscirà mai a vederle tutte. Le stelle si spengono, mentre nascono delle nuove, e lo spettro è in continuo mutamento. Ed anche se aiutati dai telescopi, riusciremo a vedere solo una traccia di queste stelle. Lo stesso vale anche per le lingue: una persona può vantarsi di sapere una lingua ad ottimi livelli, ma nessuno potrà padroneggiare nemmeno una lingua alla perfezione. Rimane sempre qualcosa che non facciamo in tempo ad imparare. Inoltre le lingue si trasformano, si evolvono e si rinnovano continuamente. Come saranno le lingue del mondo fra cento anni? Questo non lo sappiamo perché non possiamo prevedere come esattamente si trasformeranno in un secolo.
Ogni lingua è una fonte senza fondo di nuove opportunità, e la materia prima di nuove idee e nuove realizzazioni. Quando una persona narra nella sua madrelingua, la legge o la scrive, contribuisce al trasmettere alle future generazioni questo patrimonio mentale dell'umanità. Le lingue del mondo per noi sono delle guide di sopravvivenza, che durante i millenni si sono arricchite delle esperienze delle generazioni precedenti.
Se oggi sembra che una lingua stia per morire, non deve ancora essere scritto nelle stelle. Nel 1975 in tutto il mondo non c'era neanche una persona di meno di sei anni che avesse parlato la sami di Inari come madrelingua. Invece oggi è da circa vent'anni che i bambini piccoli parlano questa lingua all'asilo e poi nella scuola elementare dove studiano la loro madrelingua, nella loro madrelingua.
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