Nòvas n° 100 Abril 2011
12 lingue e 150 Unità d’Italia
Incontro con il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai
Scontrèda col President de la Provinzia Autonoma de Trent Lorenzo Dellai
a cura di Marco Viola

Presidente Dellai, la Provincia di Trento protegge e promuove con particolare sensibilità ed efficacia le minoranze linguistiche ladina, mòchena e cimbra. Qual è il senso e la finalità di questa tutela?
In Trentino siamo convinti che le caratteristiche etniche, culturali e linguistiche di ladini, mòcheni e cimbri costituiscano “ patrimonio irrinunciabile dell’intera comunità provinciale”, come afferma la legge provinciale di tutela, e difendiamo i diritti dei cittadini che parlano le lingue meno usate, assicurando stanziamenti adeguati nel nostro bilancio, sia per gli istituti culturali che per le scuole e i mezzi di informazione in lingua. Anche questo periodo di crisi economica ha fatto registrare per le minoranze linguistiche solo una lieve contrazione dei fondi, proprio perché sappiamo quanto grande sia il valore della diversità culturale e la consideriamo prioritaria. A fronte di questa disponibilità della Provincia sta l’impegno delle comunità di minoranza linguistica di mantenere viva la loro lingua usandola ogni giorno, conservando l’identità e trasmettendola ai figli, senza abusare della tutela e senza mai adagiarsi nelle misure speciali che le difendono: solo così possono restituire alla maggioranza la ricchezza della loro diversità culturale.
Rispetto all'identità italiana, come contribuiscono il Trentino e le componenti di minoranza che lo abitano?
Il Presidente Napolitano ha definito l’ unità d’Italia come un’unità di diversità, e ha colto decisamente nel segno: il Trentino è un territorio-laboratorio, in cui sperimentiamo percorsi innovativi in ambiti vitali per il futuro degli italiani, dal federalismo fiscale al sistema della ricerca, all’università, alla tutela ambientale nelle Alpi. La difesa delle minoranze linguistiche è parte intrinseca di questa linea politica: non si tratta di proteggere delle espressioni folkloristiche, ma di assicurare alla nostra società il pluralismo di idee e di identità che è indispensabile ad uno sviluppo democratico ed equilibrato. Il nostro contributo all’unità d’Italia oggi sta nell’essere noi stessi, con le nostre culture e con il nostro patrimonio di valori, concorrendo con le altre dimensioni regionali a contrastare le spinte nazionalistiche e centralistiche con le quali finiremmo in un appiattimento mortificante. E’ in fondo la lezione della nostra storia, che è tutta intessuta di unità nella diversità: l’Italia unita compie 150 anni, ma l’Italia nella sua cultura, nelle sue componenti regionali esiste da molti più secoli, ed è la felice espressione e sintesi di tante anime diverse, lo è sempre stata. Ed oggi compongono l’Italia anche le lingue e le identità ladina, mòchena e cimbra, tedesca e occitana, sarda e friulana e via dicendo, non possiamo prescindere da questa formidabile compresenza e intreccio di identità che concorrono a creare il nostro profilo di italiani.
Il Presidente dell'Alto Adige/Südtirol ha dichiarato di non aver nulla da festeggiare. Lei ha assunto una posizione diversa, anche se il Trentino è entrato a far parte dell’Italia 60 anni più tardi…
Non si possono imporre i sentimenti. I sudtirolesi hanno con l’Italia un rapporto diverso da quello che abbiamo noi o che hanno altre regioni, penso al Piemonte dove l’unità d’Italia è nata, ma occorre rispettare il punto di vista degli altri. Certo è che in questa nostra Italia cerchiamo sempre di trovare l’equilibrio nell’unità plurale che ci garantisce tutti, e che ci ha portato pace e progresso straordinari. Ho preso parte alla celebrazione del 150° a Roma e ne ho ricavato un’emozione fortissima e molto positiva. Sono stato orgoglioso di rappresentare la mia gente, ho vissuto un momento importante nella vita di quel mosaico originalissimo di lingue, culture e tradizioni che è l’Italia, dove possono sopravvivere e crescere comunità piccole ma altamente significative come i ladini, i mòcheni e i cimbri.
A giudicare dall’impegno finanziario, lo Stato si sta progressivamente disinteressando della diversità culturale rappresentata dalle minoranze linguistiche. Cosa si può fare? Chi dovrebbe intervenire?
E’ una questione di responsabilità politica e civile. Le istituzioni devono avvertire forte il dovere di garantire la diversità, di tutelare le identità e le lingue meno diffuse. E’ la comunità degli uomini che crea lo Stato, e quindi va affermato e salvaguardato sempre il primato della società, nella quale il pluralismo delle idee e delle identità è assolutamente vitale. Allora il punto è che le istituzioni devono, sottolineo l’imperativo etico prima che politico, devono custodire e promuovere le identità plurime che arricchiscono la nostra collettività. Ognuno deve fare la sua parte: una società che capisce questo cerca di garantirsi un futuro mantenendo vive e coltivando le molte voci che compongono l’armonia della vita. Abbiamo più identità collettive: ognuno di noi appartiene al proprio paese, poi alla valle, poi siamo trentini, italiani ed europei: per fortuna, alcuni di noi sono anche ladini, mòcheni, cimbri. E’ una ricchezza straordinaria, bellissima. Ogni istituzione è chiamata a creare le condizioni affinchè la bellezza di questa varietà viva e prosperi, lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità di Valle, nessuno può chiamarsi fuori. Nel caso nostro credo che la Provincia e la Regione facciano il loro dovere, poi la storia giudicherà. Sono favorevole e vedrei bene un maggior impegno concordato a livello di Regioni, perché è nella comunità regionale che si esplica appieno il potenziale culturale delle lingue meno diffuse, ci sono maggiori spazi di riconoscimento e di promozione che a livello nazionale. Lo Stato ha predisposto quella sorta di quadro generale che è la legge 482 del 1999, entro cui si può sviluppare l’azione positiva e propositiva degli altri enti pubblici territoriali. La Provincia Autonoma di Trento promuove le relazioni tra comunità di minoranza linguistica, che soffrono spesso di isolamento, e forse proprio a livello regionale può trovare maggiori possibilità di realizzarsi una rete di conoscenze e di collaborazioni utile alla sopravvivenza e allo sviluppo.
President Dellai, la Provinzia de Trent vèrda via e sostegn con gran sensibilità e fazion la mendranzes linguistiches ladina, mòchena e zimbra. Colun él l fondament e l fin de chesta sconanza?
Tel Trentin pisson che la carateristiches etniches, culturèles e linguistiches di ladins, di mòchegn e di zimbres sie “un patrimonio irrinunciabile dell’intera comunità provinciale”, descheche disc la lege provinzièla de sconanza, e defenon i deric di sentadins che rejona i lengac manco duré, arseguran stanziamenc aldò te nosc bilanz, tant per i Istitutc culturèi che per la scoles e i mesi de informazion che doura chisc lengac. Ence te chest moment ecomonich senester, per la mendranzes l’é stat demò na pìcola reduzion de la ressorses, ajache saon tant gran che l’é l valor de la desvalivanza culturèla e la conscidron de pruma emportanza. Da l’autra man de chesta disponibilità de la Provinzia l’é l’empegn de la comunitèdes de mendranza linguistica a mentegnir vif sie lengaz, a l rejonèr duc i dis per conservèr l’identità e per la passèr ai fies, zenza fèr mèldoranza de la sconanza e zenza mai se lascèr jir sui provedimenc spezièi che les defen: demò coscita podon reter a la maoranza la richeza de sia desvalivanza culturèla.
Respet a l’identià talièna, che contribut dèjei l Trentin e la componentes de mendranza che tel Trentin vif?
L President Napolitano à defenì l’unità de la Tèlia desche na “unità di diversità”, e l’à dit delvers: l Trentin l’é n teritorie-laboratorie, olache fajon esperienza de percorsc neves te contesć vitai per l davegnir di taliegn, dal federalism fiscal al sitem de la enrescida, a l’Università, a la sconanza de l’ambient te la Èlpes. Defener la mendranzes l’é na pèrt che caraterisea chest orientament politich: no se trata de vardèr via elemenc de folclor, ma de arsegurèr a noscia sozietà l pluralism de idees e de identità che ge vel per poder aer n svilup democratich e equilibrà. Nosc contribut a l’unità de la Tèlia anché l’é chel de esser nos enstesc, con noscia cultures e con nosc patrimonie de valores, fajan noscia pèrt co l’autra dimenjions regionèles per ge fèr front a spentes nazionalistiches e zentralistiches che ne portassa envers n spiatament dassen trist. Se volon, l’é la lezion de noscia storia, che la é duta enterzèda de unità te la desvalivanza: la Tèlia unida compiesc 150 egn. Ma la Tèlia, te sia cultura, te sie componenc regionèi la vif da sécoi, e l’é la bela esprescion e sintesa de n gran numer de ènemes desvalives, la é coscita da semper. E anché fèsc pèrt de la Tèlia ence l lengaz ladin, mòchen e zimber, todesch e ozitan, sardo e furlan e coscita inant, no podon fèr condemanco de tegnir te la dreta conscidrazion chesta gran comprejenza e entreciament de identitèdes che tol pèrt a la creazion de nosc profil de taliegn.
L President del Südtirol à dit che no l’é rejons per fèr festa. Vo aede tout na pojizion desvaliva, ence se l Trentin à scomenzà a fèr pèrt de la Tèlia 60 egn più tèrt…
No se pel comanèr i sentimenc. I südtiroler i à co la Tèlia n raport desferent da chel che aon nos o che à de autra regions, peisse al Piemont olache l’unità de la Tèlia é nasciuda, ma ge vel respeter l pont de veduda di etres. De segur l’é che te chesta noscia Tèlia vardon semper de troèr l’equilibrie te l’unità plurala che ne garantesc duc, e che ne à portà pèsc e progress straordenères. É tout pèrt a la zelebrazions del 150m a Roma e é proà na emozion n muie forta e positiva. Son stat orgolious de raprejentèr mia jent, é vivù n moment emportant te la vita de chel mosaich originèl de lengac, cultures e tradizions che l’é la Tèlia, olache pel soraviver e crescer comunitèdes pìcoles ma de gran segnificat desche i ladins, i mòchegn e i zimbres.
Se ge vardon a l’empegn finanzièl, l Stat pian pian l’é dò che l pert enteress per la desvalivanza culturèla raprejentèda da la mendranzes linguistiches. Che se pélel fèr? Chi cognessél entervegnir?
L’é na costion de responsabilità politica e zivila. Ge vel che la istituzions sente fort l doer de garantir la desvalivanza, de vardèr via l’identità e i lengac de mendranza. L’é la comunanza di òmegn che met en esser l Stat, dachelanvìa ge vel semper sostegnir e vadrèr via l primat de la sozietà, olache l pluralism de idees e de identità l’é fondamentèl. Donca l pont l’é che la istituzions cogn, e mete al luster l’imperatif etich dant de chel politich, cogn vardèr via e sostegnir la identitèdes mùltiples che fèsc più ricia noscia comunanza. Duc cogn fèr sia pèrt: na sozietà che capesc chest la proa a se arsegurèr n davegnir ence col mantegnir vives e col fèr crescer duta la oujes che met ensema l’armonia de la vita. Aon più identitèdes coletives: ogne un de nos partegn a sie paìsc, dò a la val, dò sion trentins, taliegn e europeans: per fortuna, valgugn de nos i é ladins, mòchegn e zimbres. L’é n patrimonie de gran valuta, n muie bel. Duta la istituzions les é chiamèdes a meter a jir la condizions percheche l bel de chesta desvalivanza posse viver e seghitèr a crescer, l Stat, la Regions, la Provinzies, i Comuns, la Comunitèdes de Val, nesciun pel se trèr endò. Per chel che ne pervegn, cree che la Provinzia e la Region fae sie doer, sarà la storia a dèr sie giudizie. Peisse che sie de giusta, e vedesse ben, meter en ciamp n empegn maor concordà a livel de Regions, ajache l’é te la comunanza regionèla che se palesa deldut l potenzièl culturèl di lengac de mendranza, te chest contest se pel troèr più lèrga per esser recognosciui e sostegnui che no a livel nazionèl. L Stat à metù a jir chela sort de chèder general che l’é la Lege 482 del 1999, olache se pel dèr svilup a l’azion positiva e propositiva di etres enc publics del teritorie. La Provinzia autonoma de Trent sostegn la relazions anter comunitèdes de mendranza linguistica, che da spess padesc de isolament, e fosc belimpont a livel regionèl pel troèr più possibilitèdes de realisazion na rei de cognoscenzes e de colaborazions ùtola a la soravivenza e al svilup.
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