Mohand Tilmatine ha conseguito un dottorato in filosofia, linguistica e Lingue e letterature romanze presso la Wilhems-Universität Münster (Germania), un DEA (Diploma di studi avanzati) in traduzione (francese-tedesco-arabo) presso la ESIT High School (Sorbonne Nouvelle) a Parigi e una laurea presso l’Università di Algeri.
È stato Assistant Professor in Algeria presso l’Università di Algeri, in Germania presso l’Università di Karlsruhe e la Freie Universität di Berlino e Professore Visitant presso la Universitat Autónoma de Barcelona, la Freie Universität di Berlino (2006, 2009, 2001) e l’Universidad Autónoma Metropolitána di México.
Ha conseguito anche cattedre presso le Università di Barcellona, Università di Colonia, École de Hautes Études en Sciences Sociales e diversi soggiorni di ricerca a Parigi (INALCO ed EHESS), Canada (Toronto) e Oxford.
Attualmente è professore ordinario di Lingue e Culture Berbere presso l’Università di Cadice.
Uno dei suoi principali percorsi di ricerca è la questione delle minoranze e delle identità in Nord Africa, con particolare attenzione per il Movimento per l’ identità berbera.
Mohand Tilmatine conduce dal 2000 il Gruppo di ricerca HUM 685 “Lingue e società araba e berbera” (www.uca.es). È stato anche direttore (dal 2007 al 2010) dell’Osservatorio catalano sulla lingua Amazigh (berbero), a Barcellona, finanziato dal Governo catalano.
Possiamo considerare Mohand Tilmatine uno dei massimi esperti in Europa della lingua e cultura dei “Berberi” o, come loro stessi preferiscono denominarsi, “imazighen”. Nella loro lingua ricca e multiforme, il singolare maschile è “amazigh”. Invece, il femminile è “tamazight”, usato anche per indicare la lingua berbera, peraltro composta da diverse varietà regionali. Il “tamazight” è la lingua storica dell’intero universo berbero, preesistente alla lingua araba, portata e imposta dai conquistatori arabi del Nord-Africa nel VII secolo.
La “nazione berbera”, con una popolazione complessiva di circa 36 milioni, occupa un territorio vastissimo che va dall’Egitto al Marocco, fino al Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad. Evidentemente, dentro questa estesissima comunità, possiamo riconoscere gruppi distinti come i Kabyli della Kabylia in Algeria o i più conosciuti Tuareg lungo il deserto del Sahara. Ricordiamo che anche gli antichi abitanti delle Isole Canarie, i Guanci, erano di origine “amazigh”, poi scomparsi o assorbiti dalla colonizzazione spagnola, dopo il 1496 soprattutto.
Un elemento di grande curiosità è dato dall’uso dell’alfabeto per trascrivere il “tamazight”. Nella Kabylia, è prevalente quello latino modificato con segni diacritici che rendono loro fonemi tipici. In Marocco, invece, è stato adottato l’alfabeto “tifinagh”, scrittura con caratteri originali che risale al primo millennio a.C.
La religione prevalentemente praticata dai Berberi è l’Islam, anche se praticato con maggiore apertura, anche verso le donne.
LECTIO MAGISTRALIS DI MOHAND TILMATINE
Le nuove produzioni culturali in lingua kabyla: dal locale al globale. L’iscrizione dei creaori kabyli nell’universalità
La conferenza intende presentare la cultura e la lingua materna degli autori amazigh Salem Zenia e Samir Aït Belkacem premiati al “Premio Ostana: scritture in lingua madre” nell’edizione 2017, illustrando i diversi aspetti che permetteranno agli uditori di farsi un’idea concreta dei kabyli e dei berberi.
Perciò si esporranno le denominazioni in uso attualmente per designare i Berberi, la ripartizione geografica di queste popolazioni e il ruolo del kabylo nell’evoluzione delle rivendicazioni identitarie nel mondo berbero. La presentazione affronterà le trasformazioni fondamentali che hanno generato il processo di rivendicazione identitaria e in particolare il passaggio alla lingua scritta, che ha profondamente stravolto il mondo dei prodotti culturali e dei generi letterari in Kabylia.
I due laureati Kabyli saranno il paradigma di un movimento di riappropriazione e di ricostruzione identitaria e linguistica, che toccherà ambiti sempre più ampi della cultura amazigh in generale e kabyla in particolare.
Questa lotta per il riconoscimento della loro lingua e cultura materna si svolge in un contesto di negazione e persecuzione di tutti i militanti ed in particolar modo degli agenti e produttori culturali kabyli, costretti a lavorare in clandestinità in un clima di repressione e d’intimidazione d’ogni specie. Questa lotta identitaria ha come obiettivo fondamentale la rivalorizzazione e la promozione della lingua berbera allo scopo di farla uscire dall’isolamento, dal disprezzo e dal rigetto imposto dalle scelte politiche degli Stati Nazione nordafricani indipendenti e dei loro pilastri ideologici: l’arabismo e l’islamismo.
Tuttavia questo riconoscimento in punta di labbra, se permetterà l’introduzione di questa lingua e cultura nel sistema scolare, lascierà dubbi molto seri in merito alle scelte adottate dallo Stato in materia. Infatti lo statuto legale della lingua, la scelta dei sistemi grafici come supporti ad essa oltre che la denominazione e la scelta della variante, o della lingua da insegnare, restano lontani dall’essere chiari.
Oggi si pongono delle serie domande sull’uso orale e scritto del berbero, sui locutori e il loro coinvolgimento nelle diverse regioni berberofone, sulla sua presenza nei sistemi educativi o nell’ambiente in generale, ma anche sulle proprie istituzioni (centralizzate e legate direttamente ai rispettivi governi), incaricate della promozione del berbero e della sua introduzione nel sistema scolare.
Di fronte a questa istituzionalizzazione delle rivendicazioni amazigh, riconosciute ed oggi assunte apertamente dallo Stato algerino e marocchino, si sovrappone una dinamica indipendente e propria del movimento culturale berbero, che ha conosciuto, accanto alle istituzioni statali – spesso in clandestinità - una grande evoluzione tanto negli sforzi per normalizzare la lingua quanto nella creazione in lingua kabyla in numerosi campi, fra cui specialmente la letteratura e la cerazione artistica.
I due laureati del Premio Ostana di scrittura e creazione in lingua madre sono i riflessi di questa evoluzione.
Salem Zenia è probabilmente uno dei simboli più visibili di una letteratura kabyla che in poco tempo è passata da uno stato di oralità dalle funzionalità informali ad una letteratura scritta che arricchisce l’ambiente produttivo locale attraverso un’apertura al mondo e l’introduzione di nuovi generi letterari come il romanzo o la novella. Nello stesso ordine d’idee, il lavoro di riflessione e di stabilizzazione degli usi linguisici si apre ad altri supporti quali il cinema e più in particolare il doppiaggio di film stranieri in lingua kabyla.
Samir Aït Belkacem è il pioniere nel campo del doppiaggio sistematico e professionale di film che si rivolgono soprattutto ad un pubblico fino ad ora solo in parte preso in considerazione dal fenomeno di coscientizzazione identitaria riguardo alla propria lingua: quella dei bambini.
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