Scorcio storico
Al giorno d’oggi il guaranì è parlato da quattro milioni di persone, sparse soprattutto in Paraguay, ma anche in Argentina, Bolivia e Brasile.
Secondo Harège, per evocare il guaranì pre-ispanico “si può parlare di una civilizzazione della parola” basata su una cosmologia protettrice del “linguaggio orale (considerato) come creazione divina”.
Sin dagli albori della conquista europea, lo statuto del guaranì fu legato all’evoluzione della colonizzazione. Posti di fronte ad una popolazione meticcia, i francescani compresero presto il valore missionario di quella lingua. Dopo la creazione nel 1605 della Provincia Jesuítica del Paraguay nacquero a Madrid il Tesoro, l’Arte y vocabulario e il Catecismo de la lenga guaraní, di Ruíz de Montoya.
In seguito alla sua indipendenza (1811), la volontà di castiglianizzare il Paraguay rafforzò la dicotomia fra lingua ufficiale, minoritaria, e lingua maggioritaria dominata. Paradossalmente, fu attraverso le guerre che insanguinarono il luogo che il guaranì divenne lingua di resistenza nazionale. La popolazione del paese era passata da 1 300 000 abitanti a 200 000... ma il guaranì era sopravvissuto alla scomparsa!
Nel 1992, la costituzione del Paraguay ha consacrato la co-ufficialità dello spagnolo e del guaranì, stipulando l’obbligo del bilinguismo.
Elías Caurey
Elías Caurey è un socioliogo e antropologo guaraní. Ha creato il corso di esperti in “strategie di rivitalizzazione linguistica” all’Università di Mondragon (Bascoat).
È autore di diverse pubblicazioni sulla tematica indigena, soprattutto guaranì. Nel 2018 ha ottenuto il Premio Plurinazionale Eduardo Abaroa per la sua raccolta “Yayandu ñeere”. Ha rappresentato di fronte al Comitato Direttivo dell’UNESCO i Popoli Indigeni d’America Latina e del Caribe nell’ambito dell’organizzazione dell’Anno Internazionale delle Lingue Indigene del 2019.
Mezzogiorno
Il cielo è terso.
Le nubi nascoste.
Il vento ha smesso di soffiare, si è chetato.
Il sole si ferma, resta picco! È mezzogiorno.
Le lucertole, in gran fretta corrono ad appartarsi.
Le giovani madri sgridano i bambini perché tornino a casa.
I cani fra le lacrime scrutano i rilievi.
Le foglie degli alberi fingono di essere appassite, è mezzogiorno.
Le ombre sono senza ombra.
Gli spiriti delle cose escono per camminare.
Che non passeggino, i bambini, per quella distesa di tempo,
dicono gli anziani, che la sua anima non resti arenata nell’altro tempo.
I tempi trascorrono nel riposo! È mezzogiorno!
Fiore di selva
Sprofondo nello spessore del mondo.
Cammino adornato da un suo riso.
Le sue soffici mani mi accarezzano le guance,
le mie fossette gli rendono grazia.
Nel profumo del nettare del suo fiore la mia anima si guarisce.
È il mio “fiore di selva”.
Al soffio del vento danza, come una farfalla screziata.
Si tace la mia voce, per lasciare la parola al cuore.
E il mio cuore ammira incantato quella beltà senza pari.
In sé adagia lo strame del mio “fiore di selva”.
La versione originale delle poesie in lingua guaraní è disponibile all’interno del numero di giugno 2021 della rivista Òc.
La lingua guaranì è stata premiata nel 2019 nell’11 edizione del “Premio Ostana – scritture in lingua madre” nella sezione Premio Cinema, conferito al regista paraguaiano Marcelo Martinessi.
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