Prima della pioggia.
La comunità macedone di Boves
Derant de la plueia
La comunitat macédona de Bueves
di Maurizio Dematteis
_b_thumb.jpg)
Possesso dei Marchesi del Vasto a partire dall'anno 1000, passò poi alle dipendenze dei Marchesi di Busca (1144), a quelli di Ceva (1214), appartenne al Marchesato di Saluzzo, ai Visconti e dal 1396 agli Acaja, per riunirsi infine ai domini sabaudi del 1418, conseguendo autonomia comunale, con l'approvazione dei propri statuti. La città di Boves nel 1943 fu il teatro del primo atto di rappresaglia contro la popolazione civile inerme: il 19 settembre, all'indomani dell'armistizio dell'8, la Prima divisione panzer "Leibstandarte SS Adolf Hitler" colpì la città dalle colline circostanti, dando fuoco a oltre 350 abitazioni e lasciando sul terreno decine di vittime. Proprio questa strage, secondo alcuni storici, portò alla nascita del movimento resistenziale in Italia.
Oggi Boves è una reatà che ospita sul suo territorio comunale oltre 300 attività industriali, 370 attività di servizio e 60 attività amministrative, con quasi tremila lavoratori occupati. Tra i suoi abitanti sono ben 80 le famiglie straniere, alcune residenti sul territorio ormai da oltre 10 anni. Tra queste si segnala una numerosa comunità macedone, che conta 7 famiglie abitanti in paese.
Visto dall'esterno... «Il fenomeno dell'immigrazione di persone da paesi stranieri a Boves e nei comuni vicini comincia all'inizio degli '90», spiega Giacomina Toselli, assistente sociale impegnata da più di dieci anni presso gli uffici del Comune che insieme ad una collega partime segue indifferentemente i casi di disagio delle famiglie stranieri e italiane di Boves. «Siamo arrivati ad ospitare un'ottantina di famiglie straniere sul nostro territorio. Sono soprattutto marocchini e albanesi. Poi abbiamo una rilevante comunità di famiglie macedoni, almeno 7, di cui 3 seguite da noi per piccoli problemi di gestione familiare. Si tratta di semplici problemi con i figli che hanno interrotto la scuola o altre cose simili. Esattamente come per gli adolescenti italiani. La situazione più critica tra i macedoni, tanto per fare un esempio, è quella di una mamma con figlia che si è ammalata appena arrivata a Boves. Lui faceva l'autotrasportatore per una ditta veneta, ed era sempre in viaggio. Per seguire la moglie ha lasciato il lavoro e, una volta guarita, ha faticato a ritrovare un'occupazione. Ora fa il magazziniere in una ditta nei dintorni, e le cose si sono aggiustate. Ma nel periodo di crisi economica siamo dovuti intervenire a sostegno della famiglia». La comunità straniera macedone del Comune di Boves è cosciente di essere la più numerosa del circondario. E il resto dei residenti lo riconosce. «I primi nuclei macedoni - sottolinea Giacomina Toselli - sono arrivati in paese per caso, attratti dalla buona disponibilità di lavoro e dai bassi prezzi d'affitto delle case. Poi hanno chiamato altri connazionali, e si è creata una rete ancora attiva oggi. Alcune famiglie macedoni di Boves infatti si conoscevano già nel paese di origine». La fase più critica per le famiglie immigrate, macedoni come proveneinti da altri paesi, sono i primi cinque anni di residenza nel comune di accoglienza. «C'è un fase iniziale in cui accompagnamo le persone a fare tutto - continua l'assistente sociale -, dai documenti alle altre attività burocratiche. Poi poco alla volta cominciano a fare da soli. Mentre sono le donne quelle più penalizzate, perché se hanno figli molto spesso restano a casa ad accudirli, isolate, senza possibilità di integrarsi e imparare la lingua. Noi andiamo a trovarle e cerchiamo di capire di cosa hanno bisogno». Per tentare di risolvere questo problema, infatti, ogni anno il Comune di Boves organizza corsi di italiano per stranieri. «Altro problema è quello della scuola - sottolinea Giacomina Toselli - dove appena arrivati i ragazzini stranieri fanno molta difficoltà a seguire le lezioni. Non sanno la lingua e sono spaventati; spesso i genitori li vedono tornare a casa piangendo e si preoccupano». Anche in questo caso il piccolo comune del cuneese è dovuto correre ai ripari, assoldando una serie di mediatori culturali attivi tra la scuole e le famiglie. «Abbiamo un progetto finanziato dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Cuneo - dice l'assistente sociale, - appaltiamo il servizio ad alcune cooperative sociali che ci forniscono mediatori dell'etnia in questione». Le richieste di aiuto solitamente arrivano direttamente dalle famiglie interessate attraverso l'amministrazione comunale. «Perché nei comuni piccoli la figura del sindaco e degli assessori è ancora molto importante per avere un primo contatto - continua Toselli -. Le famiglie si fidano di loro, e almeno all'inizio non osano venire direttamente all'ufficio servizi sociali». Per quanto riguarda l'integrazione della comunità macedone le assistenti sociali non segnalano alcun problema particolare. «Gli abitanti di Boves sono abbastanza indifferenti alla questione immigrazione - spiega Giacomina Toselli -, e pur non essendo particolarmente accoglienti, non abbiamo mai registrato alcun problema di convivenza ne tanto meno atto di intolleranza. La comunità macedone e quella autoctona vivono abbastanza separate. L'unico caso eclatante di avvenuta integrazione che mi viene in mente è quello di una famiglia che ha aperto da anni una ditta in proprio, assumendo indifferentemente personale macedone e locale».
Visto dall'interno... «Molti in Italia pensano che siamo venuti qui perché morivamo di fame. Ma non è vero, in Macedonia è tutto a posto. Il lavoro e i servizi ci sono, il paese è tranquillo, non esiste la prostituzione per strada e gente che non mangia non ce né. Sono solo gli stipendi ad essere sempre più bassi, mentre i prezzi continuano ad aumentare. Ormai costa come qui, e con i 200 euro al mese che riesci a guadagnare si va poco lontano. Ma noi macedoni non siamo messi come gli africani». Ci tiene a sottolineare la differenza la signora Jordanka Milosevka, originaria della Repubblica di Macedonia, residente a Boves da tre anni. «Mio marito lavorava qui da dieci anni quando sono arrivata con nostra figlia, che oggi ne ha dieci - ricorda -. E successivamente ho avuto un altro figlio, due anni fa». La famiglia è originaria di Gevgelija, cittadina di 15.600 abitanti situata nella Macedonia del sud, al confine con la Grecia. «Il nostro un tempo era un grande paese - continua la donna - poi prima la Grecia, poi l'Albania e infine la Bulgaria se ne sono annessi dei pezzi. E oggi il territorio della Repubblica rimane fortemente ridotto. Inoltre, dopo la fine della Jugoslavia, abbiamo subito una grossa crisi economica». Il blocco delle esportazioni di frutta e verdura verso l'estero, in Grecia per problemi diplomatici e in Serbia per via dell'embargo economico da parte della comunità internazionale, hanno pesato non poco sul reddito della famiglia della signora Jordanka. «Mio fratello al mio paese lavora in agricoltura - spiega - e mio padre guidava un camion per trasportare merci dalla Macedonia alla Grecia». Nel giro di pochi mesi il lavoro è calato vistosamente. E per loro, come per il resto delle famiglie della zona, è calato in maniera proporzionale il potere di acquisto. Prima il marito, poi la signora Jordanka son dovuti espatriare. «Io in Macedonia lavoravo nella segreteria del Partito comunista - ricorda la donna -. Ma oggi quel partito non esiste nemmeno più». Oggi in definitiva la signora Jordanka si dice soddisfatta di vivere a Boves: «Mi piace, mio marito è qui da 13 anni e ormai non vorrebbe più tornare in Macedonia. Ed io, seppur in Italia da soli tre, sono dello stesso parere. Perché anche se col cuore rimarrò sempre macedone, la nostra vita è dove noi vogliamo andare. E qui, ora, è il nostro posto. Boves è un posto tranquillo, dove non abbiamo avuto problemi a trovare una casa in affitto, e dove posso allevare bene i miei figli. Prima di stabilirmi qui ho girato per sei mesi per tutta Italia con mio marito, che all'epoca faceva il camionista. Milano, Torino, ma anche Cuneo, sono città pericolose. Dove se ci vivessi avrei paura anche solo a far uscire di casa soli i miei figli». Forte apprezzamento per la vita a Boves, quindi, anche se i problemi di integrazione non sono mancati. Soprattutto per la figlia, che al suo arrivo in Italia aveva ben sette anni. «Voleva tornare in Macedonia - ricorda la mamma -, le mancavano gli amici e la nonna. Mi diceva che gli altri bimbi della scuola non le volevano bene, le dicevano che era straniera». Poi poco alla volta la situazione si è aggiustata. E oggi la ragazzina non vuole più tornare in Macedonia. La signora Jordanka Milosevka lamenta anche la poca solidarietà tra le famiglie di Boves. A cominciare dai suoi connazionali: «Tra famiglie macedoni - racconta - ci si aiuta poco. Ognuno ha la sua vita. I macedoni sono tutti impegnati a lavorare. Ci si vede giusto per le feste dei bimbi la domenica. E anche le famiglie italiane, è difficile che t'invitino a cena a casa loro». «Quando sono arrivata in Italia non parlavo una parola di italiano. Ho fatto un corso di sette mesi organizzato dal Comune. E oggi sono in grado di comunicare con la gente. Sicuramente comunque in Macedonia la vita quotidiana per me era di gran lunga migliore: lavoravo, andavo spesso a mangiare al ristorante, potevo permettermi dei vestiti nuovi ogni tanto, e avevamo un grossa casa di proprietà. Qui invece esco raramente. Mi annoio di più. Continuo a cercare lavoro: per un periodo ho anche fatto la cameriera in pizzeria. In realtà sono diplomata in agraria, con due anni di università. Ma qui i miei titoli non sono riconosciuti. Per ottenere il riconoscimento dovrei rimettermi a studiare, magari due o tre anni, e questo costa, non posso permettermelo. Per cui continuo a cercare qualsiasi tipo di lavoro, anche poco o nulla qualificato. Spero di trovare un lavoro al più presto - conclude Jordanka Milosevka -. Ho bisogno di lavoro per me, per non stare a casa tutti i giorni da sola. E poi solo con lo stipendio di mio marito non è facile arrivare a fine mese». Sono due anni che Jordanka Milosevka e la sua famiglia non tornano in Macedonia. Sente i parenti quasi tutti giorni grazie alle schede telefoniche prepagate, ma la nostalgia spesso si fa sentire. «Quest'estate probabilmente andremo in vacanza a trovare i parenti - dice -. Perché anche per i figli è importante mantenere le radici. Io gli parlo sempre della nostra cultura macedone, anche se voglio che conoscano bene quella italiana, che ormai è la loro cultura ufficiale».
BOX Repubblica di Macedonia La Repubblica di Macedonia è un paese della penisola balcanica nell'Europa sud-orientale senza sbocco al mare e confinante con Albania, Kosovo, Serbia, Bulgaria, e Grecia. Ospita poco più di 2 milioni di abitanti (2.022.547) su una superficie di 25.713 chilometri quadrati, per lo più montagnosa. La Macedonia nel corso dei secoli ha fatto parte di numerosi stati ed imperi: dall'antica Macedonia all'Impero romano, dall'Impero bizantino a quello ottomano. In seguito alle due guerre balcaniche nel 1912 e nel 1913 e alla dissoluzione dell'Impero ottomano, diventò parte della Serbia. Dopo la 1ª guerra mondiale la Serbia si unì insieme a Croazia e Slovenia nella Jugoslavia, divisa in province, tra cui quella di Vardar, l'attuale Repubblica di Macedonia. Con l'occupazione delle potenze dell'Asse, molti slavi macedoni appoggiarono il movimento di resistenza di Josip Broz Tito, che divenne il presidente della Jugoslavia alla fine della guerra. E la Macedonia divenne la Repubblica Popolare di Macedonia in Jugoslavia, una delle sei repubbliche della Repubblica Popolare Federale di Jugoslavia. Nel 1991 ottenne l'indipendenza in modo pacifico, entrando però immediatamente in conflitto formale con la Grecia per la scelta del nome. Il nome Macedonia infatti, già utilizzato dalla Grecia per indicare la regione di confine con la neonata repubblica, ha provocato un incidente diplomatico rimasto irrisolto ancora oggi. Intorno al 2001 gli albanesi di Macedonia diedero vita a una guerra civile per l'autonomia o l'indipendenza delle aree in cui erano la maggioranza. Si arrivò ad una conclusione del conflitto con l'intervento di un piccolo contingente di monitoraggio della Nato e con l'impegno del governo a riconoscere culturalmente la minoranza albanese. A partire dal 2001, anno della firma dell'Accordo di Stabilizzazione ed Associazione, il paese è ufficialmente candidato all'ingresso nell'Unione europea. La Repubblica Macedone era una delle aree più povere dell' ex Jugoslavia. L'indipendenza poi ha fatto cessare l'arrivo dei fondi provenienti dal governo federale, acuendo la difficile situazione economica. Inoltre l'assenza di infrastrutture, la mancanza di un mercato libero, le sanzioni dell'Onu alla Serbia, uno dei suoi principali mercati, e l'embargo economico dalla Grecia per la controversia legata al nome, non hanno contribuito al miglioramento della situazione. L'aumento della disoccupazione e la diffusione del mercato nero continuano ad essere un grave peso per lo sviluppo dell'economia macedone, ed il pil pro capite della giovane repubblica rimane uno dei più bassi d'Europa. Come in tutte le repubbliche della ex-Jugoslavia, la caduta del regime comunista e della repubblica federale ha aperto le frontiere, avendo come conseguenza una significativa emigrazione. Nonostante non vi sia alcuna istituzione in Macedonia in grado di fornire statistiche attendibili sul livello di emigrazione dal paese, si stima che la diaspora macedone all'estero sia attorno alle 700.000 persone (quasi il 35 % dell'intera popolazione). Le comunità più numerose sono in Australia, Stati uniti e Canada. In Italia la Caritas calcola 78.090 macedoni regolarmente residenti (FonteCaritas Migrantes - Dossier statistico immigrazione 2008).
Possediment di marqués del Vasto a partir da l'an 1000, passet puei dessot lhi marqués de Buscha (1144), an aquilhi de Ceva (1214), apartenet al Marquesat de Saluces, ai Visconti e despuei lo 1396 a lhi Acaja per s'unir enfin ai dominis sabauds ental 1418, en obtenent l'autonomia comunala embe l'aprovacion di siei estatuts. Ental 1943 lo país foguet teatre dal premier acte de rapresalha còntra la popolacion civila inèrma: lo 19 de setembre, pauc après l'armistici, la Premiera division panzer ""Leibstandarte SS Adolf Hitler" colpiet la vila da las colinas a l'entorn butant fuec a passa 350 abitacions e laissant per sòl de desenas de víctimas. Pròpi aquel massacre, second qualqui istorians, donet andi a la Resistença en Itàlia.
Encuei Bueves es una realitat qu'òspita sus son territòri mai de 300 activitats industrialas, 370 activitats de servici e 60 activitats administrativas, embe quasi tres mila emplegats. Entre lhi siei abitants son ben 80 las familhas estrangieras, d'unas residentas despuei passa 10 ans. Entre aquelas lhi a decò una nombrosa comunitat macédona que còmpta 7 familhas.
Vist dal defòra... «Lo fenomèn de l'immigracion de personas estrangieras a Bueves e dins las comunas vesinas a tacat al començament de lhi ans ‘90», explica Giacomina Toselli, assistenta sociala impenhaa despuei mai de dètz ans a lhi ofícis de la Comuna, qu'ensem a una collèga "partime" seguís indiferentament lhi cas de desaise des familhas estrangieras e italianas a Bueves. «Sem arribats a ospitar un'otantena de familhas estrangieras, sobretot de maroquins e d'albanés. Puei avem decò una comunitat considerabla de familhas macédonas, almenc 7, 3 de las qualas seguias da nosautri per de pichòt problèmas de gestion familiara. Se tracta de simples problèmas embe las mainaas qu'an quitaa l'escòla o d'autras causas parelh. Tot parier que per lhi adolescents italians. La situacion pus crítica entre lhi macédons, tant per far un exemple, es aquela d'una maire embe la filha qu'es vengua malata just arribaa a Bueves. Ele fasia lo camionaire per un'empresa véneta e era sempre en viatge. Per istar après a la frema a laissat lo trabalh e un bòt qu'es garia a ben fatigat a trobar mai de trabalh. Aüra fai lo magazinier dins un'empresa pr'aicí da pè e las causas se son arranjaas. Mas dins lo periòde de crisi econòmica nos a chalgut intervenir a sosten de la familha». La comunitat estrangiera macédona de Bueves es conscienta d'èsser la mai nombrosa de l'aviron. E la resta di residents lo reconeis. «Lhi premiers macédons - remarca Giacomina Toselli - son arribats en país per cas, atrachs da la bòna disponibilitat de trabalh e dai prètz bas d'afit des maisons. Puei an sonats d'autri conacionals e com aquò s'es creaa una ret activa encara encuei, dal moment que qualquas familhas se conoission já ailen en Macedònia». La fasa mai crítica per las familhas immigraas, da qual sie país que venen, son lhi premiers cinc ans de residença dins la comuna d'aculhença. «Lhi a una fasa ente acompanhem las personas a far tot - contínua l'assistenta sociala, - dai documents a las autras activitats burocràticas. Puei gaire per bòt començon a far da solets. Son las fremas las mai penalizaas, perque se an de mainaas ben sovent reston a maison a lhi acudir, isolaas, sensa possibilitat de s'integrar e d'aprene la lenga. Nosautri anem las trobar e cerchem de capir de çò qu'an besonh». Per temptar de resòlvre aquel problèma, chasque an la comuna organiza de cors d'italians per estrangiers. «Un autre problèma es aquel de l'escòla, ente a pena arribats lhi filhets estrangiers an pro de mal a seguir las leiçons. San pas la lenga e son espaventats: sovent lhi genitors lhi veon tornar a maison en plorant e se sagrinon». Decò en aqueste cas a la comuna a chalgut prene de mesuras, en engatjant de mediators culturals actius entre las escòlas e las familhas. «Avem un projèct financiat da la Region Piemont e la Província de Coni; apaltem lo servici a de cooperativas socialas que nos fornisson de mediators de l'etnia en question». Las demandas d'ajut arribon de costuma directament da las familhas interessaas a travèrs l'administracion comunala. «Perque dedins las comunas pichòtas la figura dal séndic e de lhi assessors es encara ben importanta per aver un premier contacte - contínua la Toselli - las familhas se fion d'ilhs e almenc al començament s'encalon pas de venir directament a l'ofici servicis socials». Per çò que regarda l'integracion de la comunitat macédona las assistentas socialas senhalon pas degun problèma particular. «La gent dal país es pro indiferenta a la question de l'immigracion e mesme s'es pas particularament aculhenta avem jamai registrat degun problèma de convivença ni tanpauc d'actes d'intolerança. La comunitat macédona e aquela d'aicí vivon a bastança separaas. Lo solet cas eclatant d'integracion capitaa que me ven en ment es aquel d'una familha que a dubèrt despuei d'ans un'empresa en pròpri, en engatjant indiferentament de personal macédon e dal pòst».
Vist dal dedins... «Ben de monde en Itàlia penson que sem venguts aicí perque muríem de fam. Mas aquò es pas ver, en Macedònia es tot a pòst. Lhi servicis lhi son, lo país es tranquil, lhi a pas de prostitucion per las vias e de gent que minja ren n'a pas. Son masque las pagas a èsser totjorn las pus bassas, dal temp que lhi prètz contínuon a aumentar. De bèl avant costa coma aicí e embe lhi 200 euro al mes qu'arribes a ganhar én vai pas ben luenh. Mas nosautri macédons sem pas butats coma lhi africans». Lhi ten a remarcar la diferença Jordanka Milosevka, originària de la Macedònia e residenta a Bueves despuei tres ans. «Mon òme trabalhava aicí despuei dètz ans quora siu arribaa embe nòstra filha, qu'enquei n'a dètz - se soven- puei ai agut un'autra mainaa, fai dui ans». La familha es originària de Gevgelija, una vilòta de 15.000 abitants dins lo sud de la Macedònia, al confin embe la Grècia. «Lo nòstre un bòt era un grand país - contínua la frema - puei derant la Grècia, après l'Albania e enfin la Bulgaria se ne son pilhats de tòcs e encuei lo territòri de nòstra república s'es fortement restrech. Per de pus, après la fin de la Jugoslàvia, avem subit una gròssa crisi econòmica». Lo blocatge des exportacions de frucha e verdura vèrs l'estrangier, en Grècia per las garrolhas diplomàticas e en Sèrbia per l'embargament econòmic da part de la comunitat internacionala, an pesat ren pauc sus lo revengut de la familha de la senhora Jordanka. «Mon fraire al país trabalhava dins l'agricultura - explica - e mon paire guidava un camion per charrear de marchandisa da la Macedònia a la Grècia». Ental vir de qualques mes lo trabalh a ben baissat e per ilhs, coma per totas las familhas dins la zòna, es calat en maniera proporcionala lo poder d'achat. Derant l'òme, puei la senhora Jordanka an degut expatriar. «Mi ailen trabalhavo dins la segreteria dal partit comunista - soven la frema - mas encuei aquel partit exist nimanc pus». Encuei tot somat la senhora Jordanka se ditz satisfacha de viure a Bueves: «me plai pro, mon òme es aicí despuei tretze ans e desenant voleria pus tornar en Macedònia. E mi, ben que sie en Itàlia solament da tres ans, la penso decò parelh. Perque mesme se embe lo còr restarei sempre macédona, nòstra vita es ente volem anar. E aicí aüra es nòstre pòst. Bueves es un pòst tranquil, ente avem pas aguts de problèmas a trobar d'afitar e ente puei créisser ben nòstras mainaas. Derant de m'establir aicí ai virat per sieis mes en tota Itàlia embe mon òme, qu'enlora fasia lo camionista. Milan, Turin, mas decò Coni son de vilas pericolosas. Se lhi vivesse auriu paor de far salhir las mainaas da soletas». Fòrt es l'apreciament per la vita a Bueves, donc, mesme se lhi problèmas d'integracion son pas mancats. Sobretot per la filha que quora es arribaa en Itàlia avia já sèt ans. «Volia tornar al país - soven la maire - lhi mancavon lhi amís e la nòna. Me disia que las autras mainaas a l'escòla lhi volion pas ben, lhi dision qu'era estrangiera». Puei un pauc per bòt la situacion s'es arranjaa. E encuei la filheta vòl pas mai tornar a son país. La senhora Jordanka Milosevka lamenta decò la pauca solidarietat entre las familhas de Bueves. A començar da si conacionals: «Entre las familhas macédonas - còntia - én s'ajua pas gaire. Chascun a sa vita. Lhi macédons son tuchi pres dins lo trabalh. Én se ve just per las fèstas des mainaas la diamenja. E decò las familhas italianas es difícil que t'enviden a cina en cò lor». «Quora siu arribaa en Itàlia disiu pas na paraula d'italian. Ai fach un cors de sèt mes organizat da la comuna e encuei arribo a comunicar embe la gent. Totun segurament en Macedònia la vita quotidiana per mi era ben melhora: trabalhavo, anavo sovent a minjar defòra, chasque tant poliu me perméter de vèstas nòvas e avíem una maison de proprietat. Dal temp qu'aicí salho rarament. M'enueio de mai. Contínuo a cerchar de trabalh: per un pauc ai decò fach la cameriera en pizzeria. En realitat siu diplomaa en agrària embe dui ans d'universitat. Mas aicí mi títols son pas reconoissut. Per obtenir lo reconoissiment chaleria me butar mai a estudiar, benlèu dui o tres ans, e aquò costa, puei pas me lo perméter. Pr'aquò contínuo a cerchar un trabalh qual que sie, mesme gaire o pas ren qualificat. Espero de trobar un trabalh al pus lest - conclui Jordanka Milosevka - ai besonh d'un trabalh per mi, per pas restar a maison tuchi lhi jorns da soleta. E puei masque embe la paga de mon òme fai pas bèl far arribar a la fin dal mes». Fai dui ans que Jordanka e sa familha tornon pas en Macedònia. Esquasi tuchi lhi jorns sent lhi parents gràcias a las esquèdas telefònicas, mas de bòts la nostalgia se fai sentir. «Aquest istat benlèu anem en vacança trobar lhi parents - ditz - perque decò per lhi filhs es important mantenir las raïtz. Mi lhi parlo sempre de nòstra cultura, mesme se vuelh que conoissen ben aquela italiana que desenant es lor cultura oficiala».
BOX La República de Macedònia es un país de la penisla balcànica dins l'Euròpa sud-orientala sensa sortia a la mar e que confina embe l'Albania, lo Kosovo, la Sèrbia, la Bulgaria e la Grècia. Òspita pauc mai de 2 milions d'abitants per una susfàcia de 25.713 km2, per lo mai montanhosa. Dins lhi sècles la Macedònia a fach part de mai d'estat e d'empèris: da l'antica Macedònia a l'empèri roman, da l'empèri bizantin an aquel octoman. En seguia des doas guèrras balcànicas dal 1912 e 1913 e la dissolucion de l'empèri octoman venet part de la Sèrbia. Après la 1ª guèrra mondiala la Sèrbia s'uniet a la Croàcia e l'Eslovènia dedins la Jugoslàvia, partatjaa en províncias entre las qualas aquela de Vardar, l'actuala República de Macedònia. Embe l'ocupacion de las potenças de l'Axe, ben d'eslaus macédons apogeron lo moviment de resistença de Josip Broz Tito que devenet lo president de la Jugoslàvia, a la fin de la guèrra. E la Macedònia devenet la República Popolara de Macedònia, una des sieis repúblicas de la República Populara Federala de Jugoslàvia. Ental 1991 obtenet l'indipendença d'una maniera pacífica, mas en intrant com aquò en conflict formal embe la Grècia per la chausia dal nom. Lo nom Macedònia, de fach, já utilizat da la Grècia per indicar la region al confin embe la novèla república, a provocat un incident diplomàtic encara encuei irresolvut. D'entorn al 2001 lhi albanés de Macedònia doneron vita a una guèrra civila per l'autonomia o l'indipendença de las zònas ente eron en majorança. Lo conflict se sarret embe l'intervent d'un pichòt contingent de monitoratge de la Nato e embe l'impenh dal govèrn de reconóisser culturalament la minorança albanesa. A partir dal 2001, an de la firma de l'Acòrd d'Estabilizacion e Associacion, lo país es oficialament candidat a intrar dedins l'UE. La República macédona era una des àreas pus pauras de l'ex Jugoslàvia. L'indipendença a puei copat l'arribada de fonds provenients dal govèrn federal, en agravant la difícila situacion econòmica. Per de pus l'absença d'infrastucturas, la mancança d'un marchat libre, las sancions de l'Onu a la Sèrbia, un di siei marchats principals, e l'embargament econòmic da part de la Grècia per la controvèrsia liaa al nom an pas contribuït al melhorament de la situacion. L'aument de la desocupacion e la difusion dal marchat nier contínuon a èsser un pes gravós per lo desvolopament de l'economia macédona e lo pil a tèsta de la jova república resta un di pus bas d'Euròpa. Coma en totas las repúblicas de l'ex Jugoslàvia, la chaüta dal regime comunista e de la república federala a dubèrt las frontieras en provocant una fòrta emigracion. Malgrat lhi sie pas deguna institucion macédona en grad de fornir d'estatísticas atendiblas sus lo livèl d'emigracion dal país, s'estima que la diàspora macédona a l'estrangier sie a l'entorn de 700.000 personas (esquasi lo 35% de la populacion). Las comunitats mai nombrosas se tròbon en Austràlia, Estats Units e Canada. En Itàlia la Caritas càlcula 78.090 macédons regularament residents dins lo país. (FonteCaritas Migrantes - Dorsier estatístic immigracion 2008)
[vimeo=http://vimeo.com/19206512]
La comunità macedone di Boves
"Vivem un novel país"
Inchiesta sulle comunità immigrate nelle Valli Occitane [continue]
La comunità macedone di Boves
"Vivem un novel país"
Inchiesta sulle comunità immigrate nelle Valli Occitane [continue]
commenta