Enti in rete L.482/99   

Eventi, manifestazioni culturali

L’occitano integrato al traduttore Google

L’occitan integrat al traductor Google

di Peyre Anghilante

italiano

Ma tu non credere

che appena s'alza il mare

gli uomini senza idee

per primi vanno a fondo.

Un vento inarrestabile di modernità sta soffiando verso un futuro diverso. In un mare pieno di barche, gli uomini, con le loro lingue, culture e tradizioni, lido dopo lido, stanno andando verso un mondo nuovo, con orizzonti sempre più sconosciuti. Da giovedì 27 giugno, l’applicazione online Google Translate ha aggiunto 110 nuove lingue. Alcune di esse, nazionali o meno, come il basco e il corso, erano già presenti. Ora, con il bretone, altra importante lingua minoritaria appartenente allo stato francese, esperto di mari, anche l’occitano seguirà questo vento e potrà usufruire di uno strumento dato, di una risorsa per tenere il timone e vivere nel presente. L’integrazione dell’occitano, come del bretone, pur tardiva, testimonia l’importanza del suo uso su internet. Infatti, coma ha spiegato il portaparola francese di Google Costantin Foniadakis, la selezione delle lingue è stata operata seguendo tre criteri: il numero di richieste ricevute per l’inserimento della lingua; il numero di locutori; la quantità di dati disponibili per formare l’intelligenza artificiale che potrà fare le traduzioni. Il vento aliseo della modernizzazione e dell’automatizzazione, tuttavia, non è senza turbolenze, investendo l’umanità e colpendola con folate gelide che scuotono la barca e deviano il timone, sostituendo le persone e privandole del lavoro in molti settori, da quello industriale a quello culturale. 

Ah, non credere, 

non metterti a sognare

lontane isole

che non esistono.

L’intelligenza artificiale. La questione, come inesorabile, simbolo stesso del pensiero di una parte del mondo contemporaneo, è complessa e delicata da affrontare. Limitando lo sguardo all’ambito geopolitico, nel mare, invito il lettore-navigatore a consultare il numero 12/2022 della rivista Limes “L’intelligenza non è artificiale – La Cina sfida il primato tecnologico Usa, ma l’algoritmo non decide per le potenze. L’Italia cerca posto nella filiera dei chip”. Restringendo il campo visivo all’ambito linguistico, il traduttore automatico, se da un lato rappresenta un’opportunità, facilitando la traduzione, permettendo la lettura di testi, articoli e la visione di prodotti sullo schermo ormai in buona parte delle lingue del mondo, presenta lo stesso problema di fondo. La macchina, in altri campi funzionante e migliorativa, perfino vitale, come in quello sanitario, quando si tratta di dire, di raccontare in parole, di esprimersi, si scontra con la sua naturale incapacità, impossibilità di pensare e di guardare, con la mancanza di creatività, emotività e empatia che le sono proprie e la distinguono da un essere considerato vivente. Facoltà e stati dell’essere che apparentemente non possono essere dati, immessi artificiosamente dall’uomo. Sarà difficile interloquire, capirsi con le macchine. 

Non devi credere, 

no, non invidiare chi

vive lottando invano

col mondo di domani.

Per molte lingue minoritarie, frammentate in vari dialetti e microdialetti, prive di un’unità linguistica, la questione della traduzione automatica è una sfida di difficile risoluzione. Come nel caso dell’occitano, formato da sei macrodialetti: provenzale, linguadociano, guascone, limosino, alverniate e vivaro-alpino. Di matrioska in matrioska, in Guascogna esistono due principali aree linguistiche, la guascone propriamente detta e l’aquitana. Il guascone, a sua volta, comprende cinque dialetti, fra i quali l’ariegese, suddiviso in più parlate, come il bigorrese, fino alle diatribe su una parola, una lettera o un accento fra i linguisti e le considerazioni fra la gente su quanto la lingua cambi da questo a quel paese, con la tipica istintiva conclusione “non si dice così”. Per non parlare del nostro vivaro-alpino, di valle in valle, fino al Rodano, uno dei più frammentati e parlato da una popolazione divisa fra due stati con una scarsa propensione ad accettare l’utilizzo di un dialetto comune che vada, in alcuni casi, anche solo oltre i confini della propria borgata – al contrario del Lengadòc, del Limosino o della stessa Guascogna, che sembrano più convinte nel voler proporre una lingua sempre più condivisa, referenziale, come lo è stato per i catalani e agli albori per la cività occitanica medievale –, che questa volta sarà costretta a vivere un sogno – o un incubo, secondo i pareri – a occhi aperti, inedito e avvenieristico. Nelle sole Valli Occitane “una volta” si può dire un bòt, un viatge, una vetz, na vira, na vinca; “zio” barba o oncle, “zia” danda o manha; escriure-eicrire, díser-dire, tramolar-tramblar, a drecha e a manchina, a dreita e a gaucha, o a senestra. Molti termini sono locali – a parte il condiviso ramassilha, “spazzatura” a Elva si dice bordolum, oltre il colle, a Bellino, bornier, in Val Chisone bordís, in quasi tutto il resto dell’Occitania bordilha – o assumono un significato diverso, come beal, bedale, canale, ma in molti luoghi contrapposto a bealiera con il significato di rivo, ruscello, torrente, se in pianura anche fiume. Lo disnar? Per alcuni è la colazione, derant-disnar vuol dire nella prima mattinata, il pranzo si dice merenda (o brenda), prima di pranzo derant-merenda. Volendo garantire la presenza dei sei macrodialetti occitani su una piattaforma importante come Google, anche per il vivaro-alpino sarebbe necessaria, o immaginabile, una normalizzazione linguistica non solo ortografica, ma lessicale, una coinè, accogliendo termini e sfumature, arricchendo la lingua? Un altro mare inesplorato.

Nel suo orizzonte, la barca del popolo occitano non è così in tempesta. Il nuovo lido, la nuova tappa raggiunta, obbligata dal vento, non è così sconosciuta: stagni, terreno fertile e da vigna, fiumi, boschi, valli, montagne, il paesaggio assomiglia a quello lasciato. Un paesaggio dove si continuerà a comunicare e a discorrere fra gli uomini e le società, con le loro lingue, culture, tradizioni... E nel mare, in futuro, nel suo viaggio d’Ulisse, se sarà capace di capire il vento e seguire le  vele, governare il timone e domare le onde, non affonderà, non andrà alla deriva, ma verso un mondo, seppur diverso, dove, in lingua d’oc, nutrirà le sue radici, continuando a raccontare il suo vissuto. 

Ragazzo mio,
un giorno ti diranno che tuo padre
aveva per la testa grandi idee,
ma in fondo poi non ha concluso niente.

Non devi credere,
no, vogliono fare di te
un uomo piccolo,
una barca senza vela.

Ma tu non credere
che appena s'alza il mare
gli uomini senza idee
per primi vanno a fondo.

occitan

Mas tu cre pas 

que a pena s’auça lo mar 

lhi òmes sensa ideas

per premiers s’enfonsen. 

Un vent inarrestable ista soflant vèrs un futur diferent. Ent un mar plen de barcas, lhi òmes, abo lors lengas, culturas e tradicions, riba après riba, iston anant vèrs un mond nòu, abo d’orizonts sempre pus desconoissuts. Da jòus 27 de junh, l’aplicacion online Google Translate a jontat 110 lengas. Quarqu’unas d’elas, nacionalas o menc, coma lo basc e lo Còrse, eron já presentas. Aüra, abo lo breton, auta importanta lenga minoritaria apartenenta a l’estat francés, expèrt de mars, decò l’occitan seguirè aqueste vent e polarè joïr de n’enstrument donat, de na ressorsa per tenir lo timon e viure ental present. L’integracion de l’occitan, coma dal breton, bèla se tardiva, testimònia l’importança de son usatge sus internet. De fach, coma a esplegat lo pòrtaparaula francés de Google Costantin Foniadakis, la seleccion de las lengas es istaa facha en seguent tres critèris: lo numre de demandas recebuas per l’inseriment de la lenga; lo numre di locutors; la quantitaas de donaas disponiblas per formar l’intelligença artificiala que polerè far las traduccions. Lo vent alisèu de la modernizacion e de l’automatizacion, totun, es ren sensa turbolenças, en investent l’umanitat e en la colpent abo d’auraas jalaas que sagalhon la barca e dévion lo timon, en substituent las personas e en las privant dal trabalh dins ben de sectors, da aquel industrial a aquel cultural.

Ah, cre pas, 

bute-te pas a sumiar

de luenhas islas

que existon ren.

L’intelligença artificiala. La question, coma inexorabla, símbol mesme dal pensier de na part dal mond contemporàneu, es complexa e delicaa da afrontar. En limitant l’esgard a l’àmbit geopolític, envido lo lector-navigator a consultar lo numre 12/2022 de la rivista Limes “L’intelligenza non è artificiale – La Cina sfida il primato tecnologico Usa, ma l’algoritmo non decide per le potenze. L’Italia cerca posto nella filiera dei chip”. En restrenhent lo champ visiu a l’àmbit linguístic, lo traductor automàtic, se d’un cant representa n’oportunitat, en facilitant la lectura de tèxts, articles e la vision de produchs sus l’esquèrm d’aüra enlai dins la bòna part de las lengas dal mond, presenta un mesme problèma de fons. La màquina, dins d’autri champs foncionanta e melhorativa, fins a mai vitala, coma dins aquel sanitari, quora se tracta de dir, de contiar en paraulas, de s’exprímer, s’escòntra abo sa naturala incapacitat, impossibilitat de pensar e de beicar, abo la mancança de creativitat, emotivitat e empatia que lhi son pròprias e la distinguon da n’èsser considerat vivent. De facultats e estats de l’èsser que aparentement pòlon ren èsser donats, introduchs artificiosament da l’òme. Sarè difícil devisar, capir-se abo las màquinas.

Deves pas creire, 

no, envídia ren qui

viu en lotant de bada

abo lo mond de deman.

Per ben de lengas minoritàrias, fragmentaas dins divèrsi dialècts e microdialècts, sensa n’unitat linguística, la question de la traduccion automàtica es n'esfida de mal resòlver. Coma ental cas de l’occitan, format da sies macrodialècts: provençal, lengadocian, gascon, lemosin, auvernhat, vivaro-alpin. De matrioska en matrioska, en Gasconha existon doas àreas linguísticas, la gascona propriament dicha e l’aquitana. Lo gascon, a son torn, compren cinc dialècts, entre lhi quals l’ariegés, partatjat en pus parlaas, coma lo bigorrés, fins a las rúsias sus na paraula, na letra o n’accent entre lhi linguístas e las consideracions entre la gent sus quant la lenga chambie da aqueste a aquel país, abo la típica conclusion “se ditz ren parelh”. Per ren parlar de nòstre vivaro-alpenc, de valada en valada, fins al Ròse, un di pus fragmentats e parlat da na popolacion divisa entre dui estats abo n’escarça propension a acceptar l’usatge d’un dialèct comun que vane, en cèrti cas, decò masque al delai di confins de sa ruaa – al contrari dal Lengadòc, dal Lemosin o de la mesma Gasconha, que semelhon pus convintas ental voler propausar una lenga sempre pus partatjaa, referenciala, coma es estat per lhi catalans e a las albors per la civiltat occitana medievala –, que aqueste bòt sarè constrech a viure un sumi – o na gargavea, a second di veaires – a uelhs dubèrts, inédit e avenierístic. Dins las soletas Valadas Occitanas, “una volta” se pòl dir un bòt, un viatge, una vetz, na vira, na vinca; “zio” barba o oncle, “zia” danda o manha; escriure-eicrire, díser-dire, tramolar-tramblar, a drecha e a manchina, a dreita e a gaucha, o a senestra. Un baron de tèrmes son locals – a part lo partatjat ramassilha, “spazzatura”, a Elva se ditz bordolum, al delai dal còl, a Blins, bornier, en Val Cluson bordís, dins esquasi tota la rèsta de l’Occitània bordilha – o assumon un sinhificat diferent, coma beal, canal, mas ent un baron de luecs opausat a bealiera abo lo sinhificat de riu, rivet, torrent, se dins la plana bèla flum. Lo disnar? Per quarqu’uns es la colacion, derant-disnar vòl dir de premier matin, lo disnar se ditz merenda (o brenda),  derant-disnar derant-merenda. En volent garantir la presença di sies dialècts occitans sus una plataforma importanta coma Google, decò per lo vivaro-alpin saria necessària, o imaginabla, una normalizacion linguística ren masque ortogràfica, mas lexicala, una coinè, en aculhent de tèrmes e de nuanças, en enrichent la lenga? N’autre mar inexplorat.

Dins son orizont, la barca dal pòple occitan es ren parelh en tempèsta. La nòva riba, la nòva tapa rejoncha, obligaa dal vent, es ren parelh desconoissua: estanhs, terren fèrtil e da vinha, beals, planòls, bòscs, valadas, montanhas, lo païsatge semelha a aquel laissat. Un païsatge ente se continuarè a devisar e a comunicar entre lhi òmes e entre las sociatas, abo lors lengas, culturas, tradicions... E ental mar, en futur, dins son viatge d’Ulisse, se sarè bòn a capir lo vent e seguir las velas, governar lo timon e domar las ondas, s’enfonsarè pas, anarè pas a la deriva, mas vèrs un mond, bèla se diferent, ente, en lenga d’òc, norrirè sas raïtz, en continuant a contiar son viscut.

Mon filh,
un jorn te disarèn que ton paire
avia per la tèsta de grandas ideas,
ma en fons puei a pas fach ren.

Deves pas creire,
no, vòlon far-te
n’ome pichòt,
una barca sensa vela.

Mas tu cre pas
que a pena s’auça lo mar
lhi òmes sensa ideas
per premiers s’enfonsen.


Eventi, manifestazioni culturali

L’occitano integrato al traduttore Google

L’occitan integrat al traductor Google

di Peyre Anghilante

italiano

Ma tu non credere

che appena s'alza il mare

gli uomini senza idee

per primi vanno a fondo.

Un vento inarrestabile di modernità sta soffiando verso un futuro diverso. In un mare pieno di barche, gli uomini, con le loro lingue, culture e tradizioni, lido dopo lido, stanno andando verso un mondo nuovo, con orizzonti sempre più sconosciuti. Da giovedì 27 giugno, l’applicazione online Google Translate ha aggiunto 110 nuove lingue. Alcune di esse, nazionali o meno, come il basco e il corso, erano già presenti. Ora, con il bretone, altra importante lingua minoritaria appartenente allo stato francese, esperto di mari, anche l’occitano seguirà questo vento e potrà usufruire di uno strumento dato, di una risorsa per tenere il timone e vivere nel presente. L’integrazione dell’occitano, come del bretone, pur tardiva, testimonia l’importanza del suo uso su internet. Infatti, coma ha spiegato il portaparola francese di Google Costantin Foniadakis, la selezione delle lingue è stata operata seguendo tre criteri: il numero di richieste ricevute per l’inserimento della lingua; il numero di locutori; la quantità di dati disponibili per formare l’intelligenza artificiale che potrà fare le traduzioni. Il vento aliseo della modernizzazione e dell’automatizzazione, tuttavia, non è senza turbolenze, investendo l’umanità e colpendola con folate gelide che scuotono la barca e deviano il timone, sostituendo le persone e privandole del lavoro in molti settori, da quello industriale a quello culturale. 

Ah, non credere, 

non metterti a sognare

lontane isole

che non esistono.

L’intelligenza artificiale. La questione, come inesorabile, simbolo stesso del pensiero di una parte del mondo contemporaneo, è complessa e delicata da affrontare. Limitando lo sguardo all’ambito geopolitico, nel mare, invito il lettore-navigatore a consultare il numero 12/2022 della rivista Limes “L’intelligenza non è artificiale – La Cina sfida il primato tecnologico Usa, ma l’algoritmo non decide per le potenze. L’Italia cerca posto nella filiera dei chip”. Restringendo il campo visivo all’ambito linguistico, il traduttore automatico, se da un lato rappresenta un’opportunità, facilitando la traduzione, permettendo la lettura di testi, articoli e la visione di prodotti sullo schermo ormai in buona parte delle lingue del mondo, presenta lo stesso problema di fondo. La macchina, in altri campi funzionante e migliorativa, perfino vitale, come in quello sanitario, quando si tratta di dire, di raccontare in parole, di esprimersi, si scontra con la sua naturale incapacità, impossibilità di pensare e di guardare, con la mancanza di creatività, emotività e empatia che le sono proprie e la distinguono da un essere considerato vivente. Facoltà e stati dell’essere che apparentemente non possono essere dati, immessi artificiosamente dall’uomo. Sarà difficile interloquire, capirsi con le macchine. 

Non devi credere, 

no, non invidiare chi

vive lottando invano

col mondo di domani.

Per molte lingue minoritarie, frammentate in vari dialetti e microdialetti, prive di un’unità linguistica, la questione della traduzione automatica è una sfida di difficile risoluzione. Come nel caso dell’occitano, formato da sei macrodialetti: provenzale, linguadociano, guascone, limosino, alverniate e vivaro-alpino. Di matrioska in matrioska, in Guascogna esistono due principali aree linguistiche, la guascone propriamente detta e l’aquitana. Il guascone, a sua volta, comprende cinque dialetti, fra i quali l’ariegese, suddiviso in più parlate, come il bigorrese, fino alle diatribe su una parola, una lettera o un accento fra i linguisti e le considerazioni fra la gente su quanto la lingua cambi da questo a quel paese, con la tipica istintiva conclusione “non si dice così”. Per non parlare del nostro vivaro-alpino, di valle in valle, fino al Rodano, uno dei più frammentati e parlato da una popolazione divisa fra due stati con una scarsa propensione ad accettare l’utilizzo di un dialetto comune che vada, in alcuni casi, anche solo oltre i confini della propria borgata – al contrario del Lengadòc, del Limosino o della stessa Guascogna, che sembrano più convinte nel voler proporre una lingua sempre più condivisa, referenziale, come lo è stato per i catalani e agli albori per la cività occitanica medievale –, che questa volta sarà costretta a vivere un sogno – o un incubo, secondo i pareri – a occhi aperti, inedito e avvenieristico. Nelle sole Valli Occitane “una volta” si può dire un bòt, un viatge, una vetz, na vira, na vinca; “zio” barba o oncle, “zia” danda o manha; escriure-eicrire, díser-dire, tramolar-tramblar, a drecha e a manchina, a dreita e a gaucha, o a senestra. Molti termini sono locali – a parte il condiviso ramassilha, “spazzatura” a Elva si dice bordolum, oltre il colle, a Bellino, bornier, in Val Chisone bordís, in quasi tutto il resto dell’Occitania bordilha – o assumono un significato diverso, come beal, bedale, canale, ma in molti luoghi contrapposto a bealiera con il significato di rivo, ruscello, torrente, se in pianura anche fiume. Lo disnar? Per alcuni è la colazione, derant-disnar vuol dire nella prima mattinata, il pranzo si dice merenda (o brenda), prima di pranzo derant-merenda. Volendo garantire la presenza dei sei macrodialetti occitani su una piattaforma importante come Google, anche per il vivaro-alpino sarebbe necessaria, o immaginabile, una normalizzazione linguistica non solo ortografica, ma lessicale, una coinè, accogliendo termini e sfumature, arricchendo la lingua? Un altro mare inesplorato.

Nel suo orizzonte, la barca del popolo occitano non è così in tempesta. Il nuovo lido, la nuova tappa raggiunta, obbligata dal vento, non è così sconosciuta: stagni, terreno fertile e da vigna, fiumi, boschi, valli, montagne, il paesaggio assomiglia a quello lasciato. Un paesaggio dove si continuerà a comunicare e a discorrere fra gli uomini e le società, con le loro lingue, culture, tradizioni... E nel mare, in futuro, nel suo viaggio d’Ulisse, se sarà capace di capire il vento e seguire le  vele, governare il timone e domare le onde, non affonderà, non andrà alla deriva, ma verso un mondo, seppur diverso, dove, in lingua d’oc, nutrirà le sue radici, continuando a raccontare il suo vissuto. 

Ragazzo mio,
un giorno ti diranno che tuo padre
aveva per la testa grandi idee,
ma in fondo poi non ha concluso niente.

Non devi credere,
no, vogliono fare di te
un uomo piccolo,
una barca senza vela.

Ma tu non credere
che appena s'alza il mare
gli uomini senza idee
per primi vanno a fondo.

occitan

Mas tu cre pas 

que a pena s’auça lo mar 

lhi òmes sensa ideas

per premiers s’enfonsen. 

Un vent inarrestable ista soflant vèrs un futur diferent. Ent un mar plen de barcas, lhi òmes, abo lors lengas, culturas e tradicions, riba après riba, iston anant vèrs un mond nòu, abo d’orizonts sempre pus desconoissuts. Da jòus 27 de junh, l’aplicacion online Google Translate a jontat 110 lengas. Quarqu’unas d’elas, nacionalas o menc, coma lo basc e lo Còrse, eron já presentas. Aüra, abo lo breton, auta importanta lenga minoritaria apartenenta a l’estat francés, expèrt de mars, decò l’occitan seguirè aqueste vent e polarè joïr de n’enstrument donat, de na ressorsa per tenir lo timon e viure ental present. L’integracion de l’occitan, coma dal breton, bèla se tardiva, testimònia l’importança de son usatge sus internet. De fach, coma a esplegat lo pòrtaparaula francés de Google Costantin Foniadakis, la seleccion de las lengas es istaa facha en seguent tres critèris: lo numre de demandas recebuas per l’inseriment de la lenga; lo numre di locutors; la quantitaas de donaas disponiblas per formar l’intelligença artificiala que polerè far las traduccions. Lo vent alisèu de la modernizacion e de l’automatizacion, totun, es ren sensa turbolenças, en investent l’umanitat e en la colpent abo d’auraas jalaas que sagalhon la barca e dévion lo timon, en substituent las personas e en las privant dal trabalh dins ben de sectors, da aquel industrial a aquel cultural.

Ah, cre pas, 

bute-te pas a sumiar

de luenhas islas

que existon ren.

L’intelligença artificiala. La question, coma inexorabla, símbol mesme dal pensier de na part dal mond contemporàneu, es complexa e delicaa da afrontar. En limitant l’esgard a l’àmbit geopolític, envido lo lector-navigator a consultar lo numre 12/2022 de la rivista Limes “L’intelligenza non è artificiale – La Cina sfida il primato tecnologico Usa, ma l’algoritmo non decide per le potenze. L’Italia cerca posto nella filiera dei chip”. En restrenhent lo champ visiu a l’àmbit linguístic, lo traductor automàtic, se d’un cant representa n’oportunitat, en facilitant la lectura de tèxts, articles e la vision de produchs sus l’esquèrm d’aüra enlai dins la bòna part de las lengas dal mond, presenta un mesme problèma de fons. La màquina, dins d’autri champs foncionanta e melhorativa, fins a mai vitala, coma dins aquel sanitari, quora se tracta de dir, de contiar en paraulas, de s’exprímer, s’escòntra abo sa naturala incapacitat, impossibilitat de pensar e de beicar, abo la mancança de creativitat, emotivitat e empatia que lhi son pròprias e la distinguon da n’èsser considerat vivent. De facultats e estats de l’èsser que aparentement pòlon ren èsser donats, introduchs artificiosament da l’òme. Sarè difícil devisar, capir-se abo las màquinas.

Deves pas creire, 

no, envídia ren qui

viu en lotant de bada

abo lo mond de deman.

Per ben de lengas minoritàrias, fragmentaas dins divèrsi dialècts e microdialècts, sensa n’unitat linguística, la question de la traduccion automàtica es n'esfida de mal resòlver. Coma ental cas de l’occitan, format da sies macrodialècts: provençal, lengadocian, gascon, lemosin, auvernhat, vivaro-alpin. De matrioska en matrioska, en Gasconha existon doas àreas linguísticas, la gascona propriament dicha e l’aquitana. Lo gascon, a son torn, compren cinc dialècts, entre lhi quals l’ariegés, partatjat en pus parlaas, coma lo bigorrés, fins a las rúsias sus na paraula, na letra o n’accent entre lhi linguístas e las consideracions entre la gent sus quant la lenga chambie da aqueste a aquel país, abo la típica conclusion “se ditz ren parelh”. Per ren parlar de nòstre vivaro-alpenc, de valada en valada, fins al Ròse, un di pus fragmentats e parlat da na popolacion divisa entre dui estats abo n’escarça propension a acceptar l’usatge d’un dialèct comun que vane, en cèrti cas, decò masque al delai di confins de sa ruaa – al contrari dal Lengadòc, dal Lemosin o de la mesma Gasconha, que semelhon pus convintas ental voler propausar una lenga sempre pus partatjaa, referenciala, coma es estat per lhi catalans e a las albors per la civiltat occitana medievala –, que aqueste bòt sarè constrech a viure un sumi – o na gargavea, a second di veaires – a uelhs dubèrts, inédit e avenierístic. Dins las soletas Valadas Occitanas, “una volta” se pòl dir un bòt, un viatge, una vetz, na vira, na vinca; “zio” barba o oncle, “zia” danda o manha; escriure-eicrire, díser-dire, tramolar-tramblar, a drecha e a manchina, a dreita e a gaucha, o a senestra. Un baron de tèrmes son locals – a part lo partatjat ramassilha, “spazzatura”, a Elva se ditz bordolum, al delai dal còl, a Blins, bornier, en Val Cluson bordís, dins esquasi tota la rèsta de l’Occitània bordilha – o assumon un sinhificat diferent, coma beal, canal, mas ent un baron de luecs opausat a bealiera abo lo sinhificat de riu, rivet, torrent, se dins la plana bèla flum. Lo disnar? Per quarqu’uns es la colacion, derant-disnar vòl dir de premier matin, lo disnar se ditz merenda (o brenda),  derant-disnar derant-merenda. En volent garantir la presença di sies dialècts occitans sus una plataforma importanta coma Google, decò per lo vivaro-alpin saria necessària, o imaginabla, una normalizacion linguística ren masque ortogràfica, mas lexicala, una coinè, en aculhent de tèrmes e de nuanças, en enrichent la lenga? N’autre mar inexplorat.

Dins son orizont, la barca dal pòple occitan es ren parelh en tempèsta. La nòva riba, la nòva tapa rejoncha, obligaa dal vent, es ren parelh desconoissua: estanhs, terren fèrtil e da vinha, beals, planòls, bòscs, valadas, montanhas, lo païsatge semelha a aquel laissat. Un païsatge ente se continuarè a devisar e a comunicar entre lhi òmes e entre las sociatas, abo lors lengas, culturas, tradicions... E ental mar, en futur, dins son viatge d’Ulisse, se sarè bòn a capir lo vent e seguir las velas, governar lo timon e domar las ondas, s’enfonsarè pas, anarè pas a la deriva, mas vèrs un mond, bèla se diferent, ente, en lenga d’òc, norrirè sas raïtz, en continuant a contiar son viscut.

Mon filh,
un jorn te disarèn que ton paire
avia per la tèsta de grandas ideas,
ma en fons puei a pas fach ren.

Deves pas creire,
no, vòlon far-te
n’ome pichòt,
una barca sensa vela.

Mas tu cre pas
que a pena s’auça lo mar
lhi òmes sensa ideas
per premiers s’enfonsen.