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Eventi, manifestazioni culturali

Eventi, manifestazioni culturali

La Giornata dei popoli indigeni, quando l’isolamento salva vita e identità

La jornada di pòples indígens, quora l’isolament salva la vita e l’identitat

Il 9 agosto si celebra la ricorrenza indetta dalle Nazioni Unite

italiano

Il Premio Ostana - Scritture in lingua madre, giunto nel 2025 alla sua diciassettesima edizione, ha ospitato negli anni numerosi premiati in quanto rapprentanti e testimoni della propria lingua e cultura indigena: Witi Ihimaera (premio internazionale - lingua maori), Costantino Canales Gijon (premio giovani - lingua huave) Tuntiak Katan (premio giovani - lingua shuar), Kérttu Vuolab (premio internazionale - lingua sàmi), Chenreb Gyamtso (premio speciale - lingua tibetana), Lance David Herson (premio internazionale - lingua cheyenne), Jun Tiburcio Perez Gonzales (premio speciale - lingua tutunakù), Niillas Holmberg (premio giovani - lingua sàmi), Maria Clara Sharupi Jua (premio internazionale - lingua shuar), Joséphine Bacon (premio internazionale - lingua innu), Erlend O. Nodtveldt (premio giovani - lingua nynorsk), Juan Gregorio Regino (premio speciale - lingua mazateca), Dariia Martynova (premio giovani - lingua even), Marcelo Martinessi (premio cinema - lingua guaranì) Buchung D. Sonam (premio giovani - lingua tibetana), Hawad (premio speciale - lingua tamajaght), Koumarami Karama (premio speciale - lingua dioula), Soulama Maténé Martine (premio internazionale - lingua cerma), Marie Olga Sohantenaia (premio musica - lingua malagasy tsimihety). Dal 2022, il Premio Ostana festeggia il sostegno internazionale che riceve dal Decennio Internazionale per le Lingue Indigene dell’UNESCO. A tal proposito, è per noi particolarmente interessante pubblicare l’articolo, di Matteo Frascadore, apparso sul sito Vatican news “La Giornata dei popoli indigeni, quando l’isolamento salva vita e identità” (https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-08/giornata-popoli-indigeni-peru-nazioni-unite-biodiversita.html).

Il 9 agosto si celebra la ricorrenza indetta dalle Nazioni Unite, mirata anche alla tutela ambientale. In Perù, le comunità Mashco Piro sono i custodi invisibili dell’Amazzonia, ora a rischio per le attività estrattive

Matteo Frascadore – Città del Vaticano

Un concentrato di biodiversità senza precedenti, è quello che si trova nei territori abitati da popolazioni indigene, che nel mondo, oggi, si contano in oltre 470 milioni distribuiti in circa 90 Paesi del mondo. Tra gli obiettivi della Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo, che si celebra ogni 9 agosto per scelta delle Nazioni Unite, e quest’anno dal tema “Popoli indigeni e intelligenza artificiale: difendere i diritti, plasmare il futuro”, spicca proprio quello della tutela ambientale, intesa anche come esperienze dei popoli indigeni utili per affrontare la cura della biodiversità e gli effetti derivanti dal cambiamento climatico.

Le comunità in Perù

Le comunità Mashco Piro, popolo indigeno che vive nelle remote regioni della foresta amazzonica peruviana, negli ultimi mesi sono state avvistate lungo i fiumi Las Piedras e Alto Madre de Dios, nel cuore dell’Amazzonia. La loro scelta è stata quella di vivere ai margini del mondo moderno per custodire la propria identità, i propri saperi e un equilibrio culturale e ambientale estremamente delicato. A dare notizia dei loro movimenti è stata la Fenamad (Federación Nativa del Río Madre de Dios y Afluentes), organizzazione rappresentativa dei popoli indigeni attiva in quelle regioni. I Mashco Piro fanno parte dei Piaci, sigla con cui si identificano i popoli indigeni in isolamento volontario o in fase di primo contatto. E il primo contatto, spesso casuale e non desiderato, può rivelarsi devastante, sia per i rischi sanitari che per lo shock culturale.

La fragilità degli indigeni

Il Perù riconosce formalmente l’esistenza di almeno 25 popoli in questa condizione e, dal 2006, ha istituito il “derecho a la no intervención”, il diritto alla non interferenza, accompagnato dalla creazione di riserve territoriali specifiche. Tra queste figurano la Riserva Mashco Piro, Madre de Dios, Isconahua e Kugapakori-Nahua-Nanti. Tuttavia, ad oggi solo 5 riserve sono state ufficialmente riconosciute su 25 richieste: un dato che rivela una fragilità strutturale in merito alla protezione di questi popoli. A livello nazionale, l’Aidesep (Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana) ha denunciato ripetutamente i ritardi dello Stato peruviano nel processo di istituzione di nuove riserve e ha lanciato l’allarme contro iniziative legislative che potrebbero indebolire le tutele già esistenti. I Mashco Piro, in particolare, hanno reagito con grida e frecce agli avvicinamenti di taglialegna e minatori: una risposta di difesa maturata dopo violenze, schiavitù e malattie subite nel corso dei passati decenni. Oggi si muovono seguendo i ritmi stagionali lungo i fiumi, vivendo di caccia, pesca e raccolta e mantenendo una relazione armonica e non estrattiva con l’ambiente.

Il pericolo delle attività estrattive

Ma proprio le attività estrattive rappresentano una delle principali minacce: l’Aidesep ha più volte denunciato l’imposizione di progetti ambientali, come il programma internazionale Redd+ per la riduzione delle emissioni da deforestazione, attuati senza consultazione delle comunità indigene. In più occasioni le popolazioni locali hanno sottolineato come dietro la retorica della “conservazione” si nascondano interessi economici e forme di colonizzazione ambientale. “I popoli isolati non possono firmare accordi né esprimere consenso. Ed è proprio per questo che devono essere protetti con maggiore rigore”, ha dichiarato l’Aidesep in un comunicato del 2024. Un esempio emblematico riguarda la Riserva Indígena Sierra del Divisor Occidental, pensata per proteggere i popoli Remo, Mayoruna e Kapanawa: la sua istituzione, attesa da quasi vent’anni, è stata continuamente posticipata, esponendo queste comunità a rischi sanitari e culturali enormi.

La minaccia degli influencer

Accanto alle minacce storiche e istituzionali, se ne è affacciata una nuova, figlia della modernità digitale: l’esotismo 2.0. Oggi, la curiosità verso i popoli incontattati si è trasferita sulle piattaforme social, dove video, foto e post sugli “avvistamenti” diventano virali. Alcuni influencer si spingono fino a cercare il contatto diretto, trasformando l’incontro con gli indigeni in uno spettacolo per i follower. Ong come Survival International hanno definito queste pratiche una nuova minaccia crescente, chiedendo esplicitamente di non diffondere immagini o video che violino il diritto all’invisibilità. Il rischio è quello di alimentare una “caccia al tesoro” etnografica, basata unicamente su logiche di consumo. Ogni contatto non desiderato può significare tragedia. Questi popoli non possiedono difese immunitarie contro i virus comuni e una semplice influenza può trasformarsi in epidemia letale. Ma i danni non sono solo sanitari: ogni interferenza può causare il collasso irreversibile di un equilibrio culturale millenario.

La sfida, oggi, è quella di coniugare la tutela dei diritti umani con una concezione della natura non più da sfruttare, ma da condividere. Riconoscere il diritto all’isolamento significa scegliere l’ascolto, il rispetto, la custodia. È un argine contro l’uniformazione culturale, un atto di responsabilità collettiva verso un’umanità diversa ma non distante, portatrice di un sapere che merita di esistere, anche nel silenzio.

occitan

Lo Prèmi Ostana – Escrituras en lenga maire, arrubat ental 2025 a sa dersetena edicion, a ospitat dins lhi ans numerós premiats en tant que rapresentants de lor lenga e cultura indígena: Witi Ihimaera (prèmi internacional - lenga maori), Costantino Canales Gijon (prèmi joves - lenga huave) Tuntiak Katan (prèmi joves - lenga shuar), Kérttu Vuolab (prèmi internacional - lenga sàmi), Chenreb Gyamtso (prèmi especial - lenga tibetana), Lance David Herson (prèmi internacional - lenga cheyenne), Jun Tiburcio Perez Gonzales (prèmi especial - lenga tutunakù), Niillas Holmberg (prèmi joves - lenga sàmi), Maria Clara Sharupi Jua (prèmi internacional - lenga shuar), Joséphine Bacon (prèmi internacional - lenga innu), Erlend O. Nodtveldt (prèmi joves - lenga nynorsk), Juan Gregorio Regino (prèmi especial - lenga mazateca), Dariia Martynova (prèmi joves - lenga even), Marcelo Martinessi (prèmi cínema - lenga guaraní) Buchung D. Sonam (prèmi joves - lenga tibetana), Hawad (prèmi especial - lenga tamajaght), Koumarami Karama (prèmi especial - lenga dioula), Soulama Maténé Martine (prèmi internacional - lenga cerma), Marie Olga Sohantenaia (prèmi música - lenga malagasy tsimihety). Dal 2022, lo Prèmi Ostana festeja lo sosten internacional que receu dal Decenni Internacional per las Lengas Indígenas de l’UNESCO. Pr’aquò, es per nosautri particolarment interessant publicar l’article, de Matteo Frascadore, apareissut sal site Vatican news “La Giornata dei popoli indigeni, quando l’isolamento salva vita e identità” (https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-08/giornata-popoli-indigeni-peru-nazioni-unite-biodiversita.html).

Lo 9 d’avost se cèlebra la recorrença decidaa da las Nacions Unias, miraa decó a la tutela ambientala. En Perú, las comunitats Mashco Piro son lhi gardians invisibles de l’Amazònia per las activitats estractivas.

Matteo Frascadore – Citat dal Vatican

Un concentrat de biodiversitat sensa precedents, es aquel que se tròba enti territoris abitats da de popolacions indígenas, que ental mond, encui, se còmpton en passa 470 milions distribuïts dins environ 90 País dal mond. Entre lhi objectius de la Jornada internacionala di pòples indígens dal mond, que se cèlebra chasque 9 d’avost per chausia de las Nacions Unias, e aqueste an dal tèma “Pòples indígens e intelligença artificiala: defénder lhi drechs, plasmar lo futur” emèrg pròpi aquel de la tutèla ambientala, entendua decò coma experienças di pòples indígens útilas per afrontar la cura de la biodiversitat e lhi efècts que derivon dal chambiament climàtic.

Las comunitats dal Perú

Las comunitats Mashco Piro, pòple indígen que viu dins las luenhas regions de la forèsta amazònica peruviana, enti darriers mes son istaas avistaas al lòng di flums Las Piedras e Alto Madre de Dios, ental còr de l’Amazònia. Lor chausia es istaa aquel de viure a lhi marges dal mond modèrn per gardar lor identitat, lors sabers e un equilibri cultural e ambiental extremament delicat. A donar la notícia di lors moviments es istaa la Fenamad (Federación Nativa del Río Madre de Dios y Afluentes), organizacion rapresentativa di pòples indígens activa dins aquelas regions. Lhi Mashco Piro fan part di Piaci, sigla abo la quala s’identíficon lhi pòples indígens en isolament volontari o en fasa de premier contact. E lo premier contact, sovent casual e ren desiderat, pòl revelar-se devastant, sia per lhi riscs sanitaris que per lo shock cultural.

La fragilitat di indígens

Lo Perú reconois formalment l’existença de almenc 25 pòples dins aquesta condicion e, dal 2006, a instituït lo “derecho a la no intervención”, lo drech a la non interferença, acompanhat da la creacion de resèrvas territorialas específicas. Entre aquestes figuron la Reserva Mashco Piro, Madre de Dios, Isconahua e Kugapakori-Nahua-Nanti. Totun, encui masque 5 resèrvas son istaas reconoissuas oficialment sus 25 demandas: una donaa que se revèla  una fragilitat estructurala en mèrit a la proteccion d’aquesti pòples. A livèl internacional, l’Aidesep (Asociación Interétnoca de Desarrollo de la Selva Peruana) a denunciat repetutament lhi retards de l’Estat peruvian ental procès d’institucion de nòvas resèrvas e a lançat l’alarm còntra d’iniciativas legislativas que polarion afeblir las tutèlas já existentas. Lhi Mashco Piro, en particolar, an reagit abo de crits e de flèchas a lhi avesinaments de talhabòsc e de minaors: una respòsta de defensa maüraa après de violenças, esclavatge e malatias subias ental cors di decennis passats. Encui se bojon en seguent lhi ritmes estajonals al lòng di flums, en vivent de chaça, pescha e en mantenent una relacion armònica e ren extractiva abo l’ambient.

Lo pericle de las activitats extractivas

Mas pròpi las activitats extractivas rapresenton una de las principalas menaças: l’Aidesep a denunciat mai d’un bots l’imposicion de projècts ambientals, coma lo programa internacional Redd+ per la reduccion de las emissions da deforestacion, actuats sensa consultar las comunitats indígenas. Dins pus de un’ocasion las popolacions localas a solinhat coma darreire la retòrica de la “conservacion” s’estremen d’interès econòmics e de formas de colonizacion ambientala. “Lhi pòples indígens pòlon ren firmar d’acòrdis ni exprímer un consens. E es pròpi pr’aquò que devon èsser protejuts abo pus de rigor”, a declarat l’Aidesep dins un comunicat dal 2024. Un exèmple emblemàtic regarda la Riserva Indígena Sierra del Divisor Occidental, pensaa per protèger lhi pòples Remo, Mayoruna e Kapanawa: son institucion, atendua da esquasi vint ans, es istaa retardaa d’un contun, en expausant aquestats comunitats a de riscs sanitaris e culturals enòrmes.

La menaça di influencers

Da cant a las menaças estòricas e institucionalas, n’es apareissua una nòva, filha de la modernitat digitala: l’exotisme 2.0. Encui, la curiositat vèrs lhi pòples incontactats s’es meiraa sus las plataformas social, ente de video, fòtos e post sus lhi “avistaments” devenon virals. Quarqui influencers se posson fins a cerchar lo contact dirèct, en trasformant l’encòntre abo lhi indígens dins un espectacle per lhi followers. De Ong coma Survival International an definit aquestas pràcticas una nòva menaça creissenta, en chamant explicitament de ren difónder d’images o de video que violen lo drech a l’invisibilitat. Lo risc es aquel d’alimentar una “chaça al tesor” etnogràfica, basaa masque sus de lògicas de consum. Qual se sie contact indesiderat pòl sinhificar una tragèdia. Aquesti pòples an ren de defensas immunitàrias còntra lhi virus comuns e decó masque un’influença pòl transformar-se dins un’epidemia letala. Mas lhi dans son ren masque sanitaris: qual se sie interferença pòl causar lo collax irreversible d’un equilibri cultural millenari.

L’esfida, encui, es aquela d’unir la tutèla di drechs umans abo una concepcion de la natura pas pus da esfruchar, mas da partatjar. Reconóisser lo drech a l’isolament vòl dir ciérner l’escòut, lo respèct, la garda. Es una diga còntra l’uniformacion culturala, un act de responsabilitat collectiva vèrs un’umanitat diferenta mas ren luenha, portatritz d’un saber que mèrita d’exíster, decò ental silenci.


Eventi, manifestazioni culturali

Eventi, manifestazioni culturali

La Giornata dei popoli indigeni, quando l’isolamento salva vita e identità

La jornada di pòples indígens, quora l’isolament salva la vita e l’identitat

Il 9 agosto si celebra la ricorrenza indetta dalle Nazioni Unite

italiano

Il Premio Ostana - Scritture in lingua madre, giunto nel 2025 alla sua diciassettesima edizione, ha ospitato negli anni numerosi premiati in quanto rapprentanti e testimoni della propria lingua e cultura indigena: Witi Ihimaera (premio internazionale - lingua maori), Costantino Canales Gijon (premio giovani - lingua huave) Tuntiak Katan (premio giovani - lingua shuar), Kérttu Vuolab (premio internazionale - lingua sàmi), Chenreb Gyamtso (premio speciale - lingua tibetana), Lance David Herson (premio internazionale - lingua cheyenne), Jun Tiburcio Perez Gonzales (premio speciale - lingua tutunakù), Niillas Holmberg (premio giovani - lingua sàmi), Maria Clara Sharupi Jua (premio internazionale - lingua shuar), Joséphine Bacon (premio internazionale - lingua innu), Erlend O. Nodtveldt (premio giovani - lingua nynorsk), Juan Gregorio Regino (premio speciale - lingua mazateca), Dariia Martynova (premio giovani - lingua even), Marcelo Martinessi (premio cinema - lingua guaranì) Buchung D. Sonam (premio giovani - lingua tibetana), Hawad (premio speciale - lingua tamajaght), Koumarami Karama (premio speciale - lingua dioula), Soulama Maténé Martine (premio internazionale - lingua cerma), Marie Olga Sohantenaia (premio musica - lingua malagasy tsimihety). Dal 2022, il Premio Ostana festeggia il sostegno internazionale che riceve dal Decennio Internazionale per le Lingue Indigene dell’UNESCO. A tal proposito, è per noi particolarmente interessante pubblicare l’articolo, di Matteo Frascadore, apparso sul sito Vatican news “La Giornata dei popoli indigeni, quando l’isolamento salva vita e identità” (https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-08/giornata-popoli-indigeni-peru-nazioni-unite-biodiversita.html).

Il 9 agosto si celebra la ricorrenza indetta dalle Nazioni Unite, mirata anche alla tutela ambientale. In Perù, le comunità Mashco Piro sono i custodi invisibili dell’Amazzonia, ora a rischio per le attività estrattive

Matteo Frascadore – Città del Vaticano

Un concentrato di biodiversità senza precedenti, è quello che si trova nei territori abitati da popolazioni indigene, che nel mondo, oggi, si contano in oltre 470 milioni distribuiti in circa 90 Paesi del mondo. Tra gli obiettivi della Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo, che si celebra ogni 9 agosto per scelta delle Nazioni Unite, e quest’anno dal tema “Popoli indigeni e intelligenza artificiale: difendere i diritti, plasmare il futuro”, spicca proprio quello della tutela ambientale, intesa anche come esperienze dei popoli indigeni utili per affrontare la cura della biodiversità e gli effetti derivanti dal cambiamento climatico.

Le comunità in Perù

Le comunità Mashco Piro, popolo indigeno che vive nelle remote regioni della foresta amazzonica peruviana, negli ultimi mesi sono state avvistate lungo i fiumi Las Piedras e Alto Madre de Dios, nel cuore dell’Amazzonia. La loro scelta è stata quella di vivere ai margini del mondo moderno per custodire la propria identità, i propri saperi e un equilibrio culturale e ambientale estremamente delicato. A dare notizia dei loro movimenti è stata la Fenamad (Federación Nativa del Río Madre de Dios y Afluentes), organizzazione rappresentativa dei popoli indigeni attiva in quelle regioni. I Mashco Piro fanno parte dei Piaci, sigla con cui si identificano i popoli indigeni in isolamento volontario o in fase di primo contatto. E il primo contatto, spesso casuale e non desiderato, può rivelarsi devastante, sia per i rischi sanitari che per lo shock culturale.

La fragilità degli indigeni

Il Perù riconosce formalmente l’esistenza di almeno 25 popoli in questa condizione e, dal 2006, ha istituito il “derecho a la no intervención”, il diritto alla non interferenza, accompagnato dalla creazione di riserve territoriali specifiche. Tra queste figurano la Riserva Mashco Piro, Madre de Dios, Isconahua e Kugapakori-Nahua-Nanti. Tuttavia, ad oggi solo 5 riserve sono state ufficialmente riconosciute su 25 richieste: un dato che rivela una fragilità strutturale in merito alla protezione di questi popoli. A livello nazionale, l’Aidesep (Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana) ha denunciato ripetutamente i ritardi dello Stato peruviano nel processo di istituzione di nuove riserve e ha lanciato l’allarme contro iniziative legislative che potrebbero indebolire le tutele già esistenti. I Mashco Piro, in particolare, hanno reagito con grida e frecce agli avvicinamenti di taglialegna e minatori: una risposta di difesa maturata dopo violenze, schiavitù e malattie subite nel corso dei passati decenni. Oggi si muovono seguendo i ritmi stagionali lungo i fiumi, vivendo di caccia, pesca e raccolta e mantenendo una relazione armonica e non estrattiva con l’ambiente.

Il pericolo delle attività estrattive

Ma proprio le attività estrattive rappresentano una delle principali minacce: l’Aidesep ha più volte denunciato l’imposizione di progetti ambientali, come il programma internazionale Redd+ per la riduzione delle emissioni da deforestazione, attuati senza consultazione delle comunità indigene. In più occasioni le popolazioni locali hanno sottolineato come dietro la retorica della “conservazione” si nascondano interessi economici e forme di colonizzazione ambientale. “I popoli isolati non possono firmare accordi né esprimere consenso. Ed è proprio per questo che devono essere protetti con maggiore rigore”, ha dichiarato l’Aidesep in un comunicato del 2024. Un esempio emblematico riguarda la Riserva Indígena Sierra del Divisor Occidental, pensata per proteggere i popoli Remo, Mayoruna e Kapanawa: la sua istituzione, attesa da quasi vent’anni, è stata continuamente posticipata, esponendo queste comunità a rischi sanitari e culturali enormi.

La minaccia degli influencer

Accanto alle minacce storiche e istituzionali, se ne è affacciata una nuova, figlia della modernità digitale: l’esotismo 2.0. Oggi, la curiosità verso i popoli incontattati si è trasferita sulle piattaforme social, dove video, foto e post sugli “avvistamenti” diventano virali. Alcuni influencer si spingono fino a cercare il contatto diretto, trasformando l’incontro con gli indigeni in uno spettacolo per i follower. Ong come Survival International hanno definito queste pratiche una nuova minaccia crescente, chiedendo esplicitamente di non diffondere immagini o video che violino il diritto all’invisibilità. Il rischio è quello di alimentare una “caccia al tesoro” etnografica, basata unicamente su logiche di consumo. Ogni contatto non desiderato può significare tragedia. Questi popoli non possiedono difese immunitarie contro i virus comuni e una semplice influenza può trasformarsi in epidemia letale. Ma i danni non sono solo sanitari: ogni interferenza può causare il collasso irreversibile di un equilibrio culturale millenario.

La sfida, oggi, è quella di coniugare la tutela dei diritti umani con una concezione della natura non più da sfruttare, ma da condividere. Riconoscere il diritto all’isolamento significa scegliere l’ascolto, il rispetto, la custodia. È un argine contro l’uniformazione culturale, un atto di responsabilità collettiva verso un’umanità diversa ma non distante, portatrice di un sapere che merita di esistere, anche nel silenzio.

occitan

Lo Prèmi Ostana – Escrituras en lenga maire, arrubat ental 2025 a sa dersetena edicion, a ospitat dins lhi ans numerós premiats en tant que rapresentants de lor lenga e cultura indígena: Witi Ihimaera (prèmi internacional - lenga maori), Costantino Canales Gijon (prèmi joves - lenga huave) Tuntiak Katan (prèmi joves - lenga shuar), Kérttu Vuolab (prèmi internacional - lenga sàmi), Chenreb Gyamtso (prèmi especial - lenga tibetana), Lance David Herson (prèmi internacional - lenga cheyenne), Jun Tiburcio Perez Gonzales (prèmi especial - lenga tutunakù), Niillas Holmberg (prèmi joves - lenga sàmi), Maria Clara Sharupi Jua (prèmi internacional - lenga shuar), Joséphine Bacon (prèmi internacional - lenga innu), Erlend O. Nodtveldt (prèmi joves - lenga nynorsk), Juan Gregorio Regino (prèmi especial - lenga mazateca), Dariia Martynova (prèmi joves - lenga even), Marcelo Martinessi (prèmi cínema - lenga guaraní) Buchung D. Sonam (prèmi joves - lenga tibetana), Hawad (prèmi especial - lenga tamajaght), Koumarami Karama (prèmi especial - lenga dioula), Soulama Maténé Martine (prèmi internacional - lenga cerma), Marie Olga Sohantenaia (prèmi música - lenga malagasy tsimihety). Dal 2022, lo Prèmi Ostana festeja lo sosten internacional que receu dal Decenni Internacional per las Lengas Indígenas de l’UNESCO. Pr’aquò, es per nosautri particolarment interessant publicar l’article, de Matteo Frascadore, apareissut sal site Vatican news “La Giornata dei popoli indigeni, quando l’isolamento salva vita e identità” (https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-08/giornata-popoli-indigeni-peru-nazioni-unite-biodiversita.html).

Lo 9 d’avost se cèlebra la recorrença decidaa da las Nacions Unias, miraa decó a la tutela ambientala. En Perú, las comunitats Mashco Piro son lhi gardians invisibles de l’Amazònia per las activitats estractivas.

Matteo Frascadore – Citat dal Vatican

Un concentrat de biodiversitat sensa precedents, es aquel que se tròba enti territoris abitats da de popolacions indígenas, que ental mond, encui, se còmpton en passa 470 milions distribuïts dins environ 90 País dal mond. Entre lhi objectius de la Jornada internacionala di pòples indígens dal mond, que se cèlebra chasque 9 d’avost per chausia de las Nacions Unias, e aqueste an dal tèma “Pòples indígens e intelligença artificiala: defénder lhi drechs, plasmar lo futur” emèrg pròpi aquel de la tutèla ambientala, entendua decò coma experienças di pòples indígens útilas per afrontar la cura de la biodiversitat e lhi efècts que derivon dal chambiament climàtic.

Las comunitats dal Perú

Las comunitats Mashco Piro, pòple indígen que viu dins las luenhas regions de la forèsta amazònica peruviana, enti darriers mes son istaas avistaas al lòng di flums Las Piedras e Alto Madre de Dios, ental còr de l’Amazònia. Lor chausia es istaa aquel de viure a lhi marges dal mond modèrn per gardar lor identitat, lors sabers e un equilibri cultural e ambiental extremament delicat. A donar la notícia di lors moviments es istaa la Fenamad (Federación Nativa del Río Madre de Dios y Afluentes), organizacion rapresentativa di pòples indígens activa dins aquelas regions. Lhi Mashco Piro fan part di Piaci, sigla abo la quala s’identíficon lhi pòples indígens en isolament volontari o en fasa de premier contact. E lo premier contact, sovent casual e ren desiderat, pòl revelar-se devastant, sia per lhi riscs sanitaris que per lo shock cultural.

La fragilitat di indígens

Lo Perú reconois formalment l’existença de almenc 25 pòples dins aquesta condicion e, dal 2006, a instituït lo “derecho a la no intervención”, lo drech a la non interferença, acompanhat da la creacion de resèrvas territorialas específicas. Entre aquestes figuron la Reserva Mashco Piro, Madre de Dios, Isconahua e Kugapakori-Nahua-Nanti. Totun, encui masque 5 resèrvas son istaas reconoissuas oficialment sus 25 demandas: una donaa que se revèla  una fragilitat estructurala en mèrit a la proteccion d’aquesti pòples. A livèl internacional, l’Aidesep (Asociación Interétnoca de Desarrollo de la Selva Peruana) a denunciat repetutament lhi retards de l’Estat peruvian ental procès d’institucion de nòvas resèrvas e a lançat l’alarm còntra d’iniciativas legislativas que polarion afeblir las tutèlas já existentas. Lhi Mashco Piro, en particolar, an reagit abo de crits e de flèchas a lhi avesinaments de talhabòsc e de minaors: una respòsta de defensa maüraa après de violenças, esclavatge e malatias subias ental cors di decennis passats. Encui se bojon en seguent lhi ritmes estajonals al lòng di flums, en vivent de chaça, pescha e en mantenent una relacion armònica e ren extractiva abo l’ambient.

Lo pericle de las activitats extractivas

Mas pròpi las activitats extractivas rapresenton una de las principalas menaças: l’Aidesep a denunciat mai d’un bots l’imposicion de projècts ambientals, coma lo programa internacional Redd+ per la reduccion de las emissions da deforestacion, actuats sensa consultar las comunitats indígenas. Dins pus de un’ocasion las popolacions localas a solinhat coma darreire la retòrica de la “conservacion” s’estremen d’interès econòmics e de formas de colonizacion ambientala. “Lhi pòples indígens pòlon ren firmar d’acòrdis ni exprímer un consens. E es pròpi pr’aquò que devon èsser protejuts abo pus de rigor”, a declarat l’Aidesep dins un comunicat dal 2024. Un exèmple emblemàtic regarda la Riserva Indígena Sierra del Divisor Occidental, pensaa per protèger lhi pòples Remo, Mayoruna e Kapanawa: son institucion, atendua da esquasi vint ans, es istaa retardaa d’un contun, en expausant aquestats comunitats a de riscs sanitaris e culturals enòrmes.

La menaça di influencers

Da cant a las menaças estòricas e institucionalas, n’es apareissua una nòva, filha de la modernitat digitala: l’exotisme 2.0. Encui, la curiositat vèrs lhi pòples incontactats s’es meiraa sus las plataformas social, ente de video, fòtos e post sus lhi “avistaments” devenon virals. Quarqui influencers se posson fins a cerchar lo contact dirèct, en trasformant l’encòntre abo lhi indígens dins un espectacle per lhi followers. De Ong coma Survival International an definit aquestas pràcticas una nòva menaça creissenta, en chamant explicitament de ren difónder d’images o de video que violen lo drech a l’invisibilitat. Lo risc es aquel d’alimentar una “chaça al tesor” etnogràfica, basaa masque sus de lògicas de consum. Qual se sie contact indesiderat pòl sinhificar una tragèdia. Aquesti pòples an ren de defensas immunitàrias còntra lhi virus comuns e decó masque un’influença pòl transformar-se dins un’epidemia letala. Mas lhi dans son ren masque sanitaris: qual se sie interferença pòl causar lo collax irreversible d’un equilibri cultural millenari.

L’esfida, encui, es aquela d’unir la tutèla di drechs umans abo una concepcion de la natura pas pus da esfruchar, mas da partatjar. Reconóisser lo drech a l’isolament vòl dir ciérner l’escòut, lo respèct, la garda. Es una diga còntra l’uniformacion culturala, un act de responsabilitat collectiva vèrs un’umanitat diferenta mas ren luenha, portatritz d’un saber que mèrita d’exíster, decò ental silenci.