Monviso Re di Pietra - Poesie
Il mio Monviso
Mon Vísol
di Guido Gambarotta

Ma il Monviso è un'altra cosa. Per qualche anno ho fatto il pendolare fra Torino e Roma e il triangolo perfetto del Monviso che svettava sopra le nubi dopo che l'aereo aveva bucato la grigia coltre che avvolgeva la pianura, era l'ultima immagine del mio amato Piemonte che mi salutava. Scomparso il Monviso, mi mettevo a leggere o a dormire.
E quando il comandante ci informava che avremmo potuto contemplare sotto di noi l'isola d'Elba io, già in presa a una lancinante nostalgia, mi rifiutavo di affacciarmi e dentro di me pensavo: “Te ne regalo dieci di isole d'Elbe in cambio di un solo Monviso”.
Monviso, caro triangolo magico, che fai fare bella figura anche a uno come me sensibile solo alle bellezze metropolitane e cieco a quelle naturali! Quando accompagno un amico in visita a Torino sulla spianata di Superga o alla Maddalena, sono in grado di puntare il dito con assoluta sicurezza ed esclamare: “Lo vedi quello? È il Monviso!” E l'amico, ammirato: “Si vede che per te i monti non hanno segreti!”.
Ricordo uno zio, per il quale veramente la montagna non aveva segreti: quarant'anni di scalate ne avevano fatto un perfetto conoscitore di ogni sentiero e ogni rifugio. Il maggior piacere che potevamo fargli, quando andavamo in gita con lui, era chiedergli di indicare o nominare una per una le cime dei monti quando ci trovavamo in vista della chiostra delle Alpi. In tarda età ebbe problemi alla vista ma non perse il desiderio di andare in montagna.
Per consentirgli di continuare nel suo esercizio prediletto, era sufficente ruotarlo e puntare il suo braccio teso verso l'inconfondibile triangolo: partendo da lì arrivava fino al Rosa senza perdere un colpo. Per queste ed altre mille ragioni, se fossi richiesto di indicare un Punto Zero, l'incrocio delle mie personali coordinate spazio temporali, dal quale partire e al quale tornare, senza alcuna esitazione indicherei il Monviso.
Mas lo Vísol es qualquaren d'autre. Per qualque an ai fach lo pendolaire entre Turin e Roma e lo triangle perfèct dal Vísol que se destachava dessobre las nèblas après que l'avion avia pertusat lo gris mantèl qu'envòusava la plana, era la darriera image de mon Piemont aimat que me salutava. Despareissut lo Vísol, me butavo a léser o a durmir.
E quora lo comandant nos enformava qu'auríem polgut mirar en dessot de nos, l'isla d'Elba mi, já pilhat da una còrfendenta nostalgia, me refusavo de m'esguinchar e dedins mi pensavo: “Te'n regalo detz d'islas d'Elba en chambi d'un solet Vísol”.
Vísol, char triangle màgic, que fas far bèla figura mesme a un coma mi, sensible ren que a las beltats metropolitanas e bòrnh an aquelas naturalas!Quora acompanho un amís en vísita a Turin sus l'esplanada de Supèrga o a la Madalena, siu en grad de ponchar lo dèt embe tota seguressa e exclamar: “Lo vees aquel ailai? Es lo Vísol!” E l'amís, admirat: “Se ve que per tu las montanhas a pas de secrets!”.
Me soveno un barba, per lo qual da bòn las montanhas avion pas de secrets: passa quarant'ans d'escaladas n'avion fach un perfèct conoisseire de chasque viòl e refugi. Lo plaser pus grand que lhi políem far, quora anàvem chaminar embe el, era de lhi demandar d'indicar o nomar una a pr'una las ponchas des montanhas quora nos trobàvem en vista de l'arcada des Alps. En atge avançat a agut de problèmas a la vista, mas a pas perdut lo desir d'anar en montanha.
Per lhi consentir de continuar dins son exercici preferit, bastava lo roar e ponchar son braç tendut vèrs l'inconfondible triangle: en partent d'aquí arribava fins al Ròsa sensa pèrder un colp. Per aquesta e d'autras mila rasons, se me foguesse demandat d'indicar un Ponch Zèro, lo croseament de mas personalas coordinaas espaci temporalas, d'ente partir e ente tornar, sensa gis trantalhar indicariu lo Vísol.
commenta