Conosci le valli occitane?
Il Monviso ha ispirato scrittori e poeti?
Lo Vísol a inspirat escriptors e poetas?

L’Ottocento annunciò l’epoca in cui, come scrisse il Denina di Revello, bibliotecario di Napoleone Bonaparte, gli uomini avrebbero dato “alle pietre un’anima, ai monti un volto”.
Nel 1804 Lorenzo Garola, di Luserna in val Pellice, compì un’escursione con sette amici, tra cui una donna. Scrisse: “La Dama, il Cavalier, l’arme, gli amori, / Le cortesie, piacevolezze io canto, / Le fatiche, i disastri e dissapori / Di sette viaggiator, che si dier vanto, / Di valicare monti ed alt’orrori / Del Vesul, che, nell’Alpi spicca tanto”.
Nel 1839 Stendhal, nella Certosa di Parma, fece immaginare al protagonista Fabrizio del Dongo la cerchia dei monti: “… dall’altra parte che il tramonto colorava d’un rosso arancione si disegnavano netti i contorni del Monviso e degli altri picchi delle Alpi che da Nizza risalgono verso il Moncenisio e Torino”.
Nel Novecento le citazioni si moltiplicarono: letteratura, alpinismo, poeti dialettali, libri di montagna. Un saluzzese, Ezio Nicoli, scrisse Monviso Re di Pietra, l’opera più completa dedicata alla cima delle Cozie. Alcuni libri furono concepiti ai suoi piedi: Monviso mon amour e Gente di Monviso di Gianni Aimar, scrittore e fotografo vissuto fra Torino, Oncino e Ostana.
Ental 1627 l’abat Valeriano Castiglioni, dins la “Relatione di Monviso all’origine del fiume Po”, cóntia abo de vèrs baròcs na sia promenada ai siei pès: “Questi è quel Genitor, c’ha il crin di nevi, / Veste di ghiaccio, e mascherato il volto / Di nubi, onde a mortali il giorno fura…”.
L’Uechcent anóncia l’epòca ente, coma escrivet lo Denina de Revèl, bibliotecari de Napoleon Bonaparte, lhi òmes avarion donat “alle pietre un’anima, ai monti un volto”.
Ental 1804 Laurenç Garola de Lusèrna en val Pelis, era vengut se promenar sal Vísol bo sept amis, al metz di quals lhi avia decò una frema, e après avia escrich: “La Dama, il Cavalier, l’arme, gli amori, / Le cortesie, piacevolezze io canto, / Le fatiche, i disastri e dissapori / Di sette viaggiator, che si dier vanto, / Di valicare monti ed alt’orrori / Del Vesul, che, nell’Alpi spicca tanto”.
Ental 1839 Stendhal, dins la Certosa de Parma, fai imaginar al protagonista dal romanç Fabrizio del Dongo lo cercle des montanhas: “… dall’altra parte che il tramonto colorava d’un rosso arancione si disegnavano netti i contorni del Monviso e degli altri picchi delle Alpi che da Nizza risalgono verso il Moncenisio e Torino”.
Ental Nòucent las citacions se son moltipliaas. Libres de literatura, alpinisme e montanha, poetas dialectals parlon dal Vísol. Un salucés, Ezio Nicoli, escriu “Monviso Re di Pietra”, l’òbra mai completa dediaa a la cima des Còcias. D’autri libres son maürats a siei pès, coma “Monviso mon amour e Gente di Monviso” de Gianni Aimar, escriptor e fotògraf viscut a Turin, Oncin e Ostana.
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