C’era una volta un orfanello, che abitava in una capanna insieme ai pastori che lo avevano adottato. Una sera vide in cielo una luce nuova, una luce mai vista: nel nero della notte brillava una magnifica stella con la coda dorata, mentre dall’alto giungeva un canto dolcissimo che rasserenava il cuore: erano gli angeli che annunciavano la nascita di Gesù. “Voglio andare a vedere il Bambinello”, pensò il fanciullo tranquillo circondato delle sue pecorelle, uscite con lui dalla stalla. Senza aspettare, in tutta fretta, il pastorello decise di partire: aveva così fretta che si dimenticò persino di mettersi le scarpe. Dopo poco, lungo la strada, vide arrivare molta gente di corsa “Ma dove andate?”, chiese il pastorello. “Non lo sai?”, gli rispose una ragazza “È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso”. Allora il piccino si unì alla compagnia: anche lui era partito apposta per vedere il Figlio di Dio. Guardandosi intorno però si accorse che tutti avevano un dono, solo lui non aveva preso nulla, perché non aveva nulla, era povero e non aveva niente da donare a Gesù. Allora triste e scoraggiato, decise di tornare alla sua stalla: non aveva nulla, nemmeno un fiore, che cosa si poteva donare, essendo così povero? Il ragazzo non sapeva che il dono più gradito a Gesù fosse il suo piccolo cuore di bimbo buono.
Sulla strada del ritorno con gli occhi pieni di lacrime, non sentiva il dolore del terreno sotto i piedi nudi, finché “Ahi!” si sentì pungere. Il pastorello si fermò avvicinò la candela al terreno, per vedere cosa lo avesse punto e vide le foglie verdi dell’agrifoglio, così meravigliato esclamò: “Oh, ma guarda, un arbusto ancora verde!”. Era una bella pianta dalle foglie lucide e spinose, sulle quali scintillavano diverse gocce del suo sangue. Così gli venne un’idea, il cuore divento più leggero e il bambino, con un sorriso, tornò a sentire il coro di angeli e l’aria di festa intorno sé: come poteva resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino, pur non avendo nulla da offrire? “Pazienza” pensò “andrò lo stesso alla divina capanna e porterò un ramo di questo cespuglio ancora verde”. Così raccolse alcuni rami e legandoli insieme, formò una corona da portare in dono a Gesù bambino.
Però quando arrivò a Betlemme, l’orfanello guardò la corona di agrifoglio che aveva intrecciato e gli sembrò un dono così umile e insignificante che scoppiò a piangere. Tra le lacrime, triste e mortificato si avvicinò a Gesù che, sorridente, sembrava aspettarlo. Allora, una luce calda e dorata avvolse l’agrifoglio, abbagliando il piccolo. Quando il ragazzino riaprì gli occhi, le gocce di sangue e le sue lacrime cadute sulle foglie si erano trasformate in rosse palline, splendide bacche scintillanti, posate sui rami verdi dell’arbusto che il piccolo aveva raccolto.
Il pastorello rallegrato mise la sua corona di agrifoglio ai piedi della culla di Gesù bambino, insieme agli altri doni lasciati dai pastori. Le bacche scintillavano nella notte, come tutti i doni che vengono dal cuore.
Ma un’altra sorpresa aspettava il bambino dal buon cuore: al ritorno vide che il bosco era tutto un coperto di bellissime bacche rosse che brillavano tra le foglie dell’agrifoglio.
Da allora, per Natale si usa donare ai propri cari una ghirlanda di agrifoglio, perché possa portare nelle loro case lo stesso calore, la stessa serenità e la stessa gioia di quella notte.
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