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Nòvas n.256 Novembre 2025

Nòvas n.256 Novembre 2025

Il Leone del Panshir

Lo Leon dal Panshir

di Fredo Valla

Il Leone del Panshir
italiano

È trascorso quasi un quarto di secolo dalla morte in un attentato del Comandante Ahmad Shah Massoud, il Leone del Panshir. Aveva combattuto   in Afghanistan contro i Talebani e prima ancora contro i Sovietici. 

Una figura leggendaria di capo amato e rispettato, quella di Massoud, che voglio ricordare su Nòvas con un testo di Marika Guerrini, apparso il 4 novembre 2025 su Totalità, magazine on-line di cultura e politica (info@totalita.it).
È una lettera che Ahmad Shah Massoud scrisse agli Stati Uniti d'America. Lettera  per vari aspetti emblematica dell'attuale situazione internazionale.


8 ottobre 1998 - da Ahmad Shah Massoud, ministro della difesa dell'Afghanistan al Senato degli Stati Uniti sugli Affari esteri.
Signor Presidente, onorati rappresentanti del popolo degli Stati Uniti d'America, vi mando oggi questo messaggio in nome della libertà e del pacifico popolo dell'Afghanistan, dei Mujaheddin che lottano per la libertà e che hanno combattuto e vinto il comunismo sovietico, degli uomini e delle donne che stanno ancora resistendo all'oppressione e all'egemonia straniera e nel nome di più di un milione e mezzo di martiri afghani che hanno sacrificato le loro vite per aver sostenuto alcuni degli stessi valori e ideali ugualmente condivisi dagli Americani e dagli Afghani. Questo è un momento unico e cruciale nella storia dell'Afghanistan e in quella del mondo, un tempo in cui l'Afghanistan ha oltrepassato ancora un altro limite e sta entrando in un nuovo periodo di lotta e di resistenza per la propria sopravvivenza come nazione libera e stato indipendente.  
Ho trascorso gli ultimi venti anni, la maggior parte della mia giovinezza e maturità, insieme ai miei compatrioti, al servizio della nazione afghana, combattendo un'ardua battaglia per conservare la nostra libertà, l'indipendenza, il diritto all'autodeterminazione e la dignità. Gli Afghani hanno combattuto per dio e per la patria, a volte da soli, altre volte con il supporto della comunità internazionale. Contro tutte le aspettative noi, ossia i popoli liberi e gli Afghani, abbiamo arrestato e dato scacco matto all'espansionismo sovietico dieci anni fa. Ma il vigoroso popolo del mio paese non ha saputo conservare i frutti della vittoria. Al contrario è stato spinto in un vortice di intrighi internazionali, inganni, strapotere dei grandi e lotte intestine. Il nostro paese e il nostro nobile popolo è stato brutalizzato. Vittime di un’avidità mal riposta, anche noi Afghani abbiamo sbagliato. La nostra povertà è il risultato di innocenza politica, inesperienza, vulnerabilità, vittimismo, liti e personalità boriose. Ma in nessun caso questo giustifica ciò che alcuni dei nostri, così detti alleati nella Guerra Fredda, hanno fatto per minare proprio questa vittoria e scatenare i loro diabolici piani per distruggere e soggiogare l'Afghanistan. Oggi il mondo vede chiaramente i risultati di azioni così scellerate e malvagie. Il centro-sud dell'Asia è in tumulto. Alcuni paesi sono sull'orlo della guerra. Produzione illegale di droga, attività e piani terroristici stanno nascendo. Stanno avvenendo omicidi di massa etnici motivati religiosamente, migrazioni forzate e i basilari diritti degli uomini e delle donne, vengono impunemente violati.
Il paese è stato gradatamente occupato da fanatici, estremisti, terroristi, mercenari, trafficanti di droga e assassini professionisti. Una fazione, i Taliban (che non rappresentano in alcun modo l'Islam, né l'Afghanistan, né il nostro patrimonio culturale antico di secoli), ha inasprito questa situazione esplosiva, con la diretta assistenza straniera. Non cercano né desiderano discutere né vogliono raggiungere un accordo con nessuna delle altre fazioni afghane. Sfortunatamente questi oscuri avvenimenti non si sarebbero potuti verificare senza il diretto supporto di circoli governativi e non governativi del Pakistan. I nostri servizi segreti ci indicano che, oltre a ricevere appoggio e logistica militare, carburante e armi, incluso personale paramilitare e consiglieri militari, 28mila pakistani fanno parte delle forze di occupazione in varie parti dell'Afghanistan, al momento deteniamo più di 500 pakistani, che fanno parte del personale militare, nei nostri campi POW.
Tre grandi preoccupazioni: terrorismo, droga e diritti umani, nascono dalle aree conquistate dai Taliban, ma sono istigate dal Pakistan, andando così a formare gli angoli interconnessi di un triangolo di crudeltà. Per molti Afghani, senza distinzione di etnia o religione, l'Afghanistan è un paese di nuovo occupato. Permettetemi di correggere alcune notizie fallaci che vengono diffuse dai seguaci dei Taliban e dai loro sostenitori in tutto il mondo. Anche nel caso di controllo dei Taliban nel breve e nel lungo termine, questa situazione non sarà favorevole a nessuno. Non porterà stabilità né pace né prosperità nella regione. Il popolo dell'Afghanistan non accetterà un regime così repressivo. Le varie regioni non si sentiranno più sicure, né al riparo. La resistenza non si fermerà in Afghanistan, prenderà dimensione internazionale passando per tutte le etnie afghane e per tutti gli stati sociali. L'obiettivo è chiaro. Gli Afghani vogliono riguadagnare il loro diritto all'autodeterminazione, attraverso un meccanismo democratico o tradizionale accettato dal nostro popolo. Nessun gruppo, fazione o individuo ha il diritto di dettare o imporre il proprio volere con la forza o procurare che siano altri a farlo. Ma innanzi tutto devono essere superati gli ostacoli, la guerra deve finire, solo dopo aver stabilizzata la pace e creato un governo di transizione ci potremo muovere verso un governo rappresentativo.
Vogliamo puntare a questo nobile obiettivo. Lo consideriamo come parte del nostro dovere, dovere di difendere l'umanità dal flagello dell'intolleranza, dal fanatismo e dalla violenza. Ma la comunità internazionale e le democrazie del mondo non dovrebbero perdere tempo, dovrebbero invece cercare, grazie al loro ruolo critico, di aiutare in ogni modo il valoroso popolo dell'Afghanistan a superare le difficoltà che vi sono verso la libertà, la pace, la stabilità e la prosperità. Dovrebbe essere esercitata grande pressione su quei paesi che si oppongono alle aspirazioni del popolo afghano. Vi esorto ad intraprendere discussioni costruttive e sostanziali con i vostri rappresentanti e con tutti gli Afghani che possono e vogliono far parte di un ampio consenso per la pace e la libertà dell'Afghanistan.
Con tutto il dovuto rispetto e i miei più sentiti auguri per il governo e il popolo degli Stati Uniti.

                                                                                                                          Ahmad Shah Massoud

Massoud attese invano una risposta che non giunse. Tutto risultò sempre più chiaro. Gli Usa continuarono a rifornire di armi, a favorire i gruppi fondamentalisti, molti stranieri, attraverso i servizi segreti americani e pakistani. I Taliban, quello stesso anno, presero il controllo di Kabul.  La storia andò come andò. Massoud a Strasburgo nel 2000: " Come potete non capire che se io lotto per fermare l'integralismo talebano lotto anche per voi e per l'avvenire di tutti". Molti lo derisero. 

Massoud fu assassinato in un attentato compiuto da falsi giornalisti suicidi due giorni prima delle Twin Towers.
Era il 9 di settembre del 2001.

Christophe de Ponfilly, regista francese, ha dedicato a Massoud il film documentario “Massoud l’Afghan” visibile in rete su Youtube.

occitan

Es passat esquasi un quart de sècle da la mòrt dins un atemptat dal Comandant Ahmad Shah Massoud. Avia combatut en Afghanistan còntra lhi Talebans e derant encara contra lhi Soviètics.

Una figura legendària de cap amat e respectat, aquela de Massoud, que vuelh navisar sus Nòvas abo un tèxt de Marika Guerrini, apareissut lo 4 de novembre 2025 sus Totalità, jornal online de cultura e política (info@totalita.it).

Es una letra que Ahmad Shah Massoud escrivet a lhi Estats Units d’Amèrica. Letra per divèrsi aspècts emblemàtica de l’actuala situacion internacionala.

8 d’otobre 1998 – da Ahmad Shah Massoud, ministre de la defensa de l’Afghanistan al Senat de lhi Estats Units sus lhi Afars estrangiers.

Senhor President, onorats rapresentants dal pòple de lhi Estats Units d’Amèrica, encui vos mando aqueste messatge en nom de la libertat e dal pacífic pòple de l’Afghanistan, di Mujaheddin que lòton per la libertat e que an combatut e ganhat lo comunisme soviètic, de lhi òmes e de las fremas que iston encà resistent a l’opression e a l’egemonia estrangiera e ental nom de pus d’un milion e metz de màrtirs afghans que an sacrificat lors vitas per aver sostengut quarqu’uns di mesmes valors e ideals partatjats decò da lhi Americans e da lhi Afghans. Aqueste es un moment únic e crucial dins l’estòria de l’Afghanistan e dins aquela dal mond, un temp ente l’Afghanistan a sobrat encà un autre límit e ista intrant dins un nòu períod de batalha de resistença per sa sobrevivença coma nacion libra e estat indipendent.

Ai passat lhi darriers vint ans, la major part de ma joventut e maturitat, ensema a mi compatriòtas, al servici de la nacion afghana, en combatent la dura batalha per gardar nòstra libertat, l’indipendença, lo drech a l’autodeterminacion e la dignitat. Lhi Afghans an combatut per diu e per la pàtria, de bòts da solets, d’autri abo lo supòrt de la comunitat internacionala. Còntra totas las aspectativas nosautri, o ben lhi pòples libres e lhi Afghans, avem arrestat e donat escac mat a l’espansionisme soviètic detz ans fa. Ma lo vigorós pòple de mon país a ren saubut gardar lhi fruchs de la victòria. Al contrari es istat possat ent un torbilhon de maniganças internacionalas, engans, sobrepoer di grands e batalhas intestinas. Nòstre país e nòstre pòple nòble es istat brutalizat. Víctimas de un’aviditat illusòria, decò nosautri Afghans avem esbalhat. Nòstra povertat es lo resultat d’innocença política, inexperiença, vulnerabilitat, victimisme, rusas e personalitats boriosas. Mas en degun cas aquò justífica çò que quarqu’uns di nòstri, se disent aleats dins la Guèrra Freida, an fach per minar pròpi aquela victòria e descheinar lors plans diabòlics per destruire e sométer l’Afghanistan. Encui lo mond ve clarament lhi resultats d’accions tan sceleraas e marrias. Lo centre-sud de l’Àsia es en tumult. Quarqui país son sus l’òrle de la guèrra. Produccion illegala de dròga, activitats e plans terrorístics son en tren de nàisser. Iston avenent d’omicidis de massa ètnics motivats religiosament, de migracions forçaas e lhi drechs de lhi l’òme e de las fremas basilars venon violats impunement.

Lo país es istat pauc a pauc ocupat da de fanàtics, d’extremistats, de terroristas, de mercenaris, de traficants de dròga e d’assassins professionistas. Una faccion, lhi Taliban (que rapresenton pas en deguna maniera l’Islam, ni l’Afghanistan, ni nòstre patrimòni cultural vielh de sècles), a renforçat aquela situacion explosiva, abo la dirècta assistença estrangiera. Cèrchon pas ni vòlon descúter ni vòlon arrubar a un acòrd abo deguna de las autras faccions afghanas. Malurosament aquesti escurs aveniments se sarion ren porguts verificar sensa lo supòrt dirèct di cèrcles governatius e ren governatius dal Pakistan. Nòstri servicis segrets nos repòrton que, en pus de recéber d’apoch e de logística militara, de carburant e d’armas, inclús de personal paramilitar e de conselhiers militars, 28mila pakistans fan part de las fòrças d’ocupacion en divèrsas parts de l’Afghanistan, al moment detenem pus de 500 pakistans, que fan part dal personal militar, dins nòstri champs POW. 

Tres grands sagrins: lo terrorisme, la dròga e lhi drechs umans, naisson da las zònas conquistaas da lhi Taliban, mas son possats dal Pakistan, en anant a formar d’angles interconnèxs d’un triangle de crudeltat. Per un baron d’afghans, sensa distincion d’etnia o religions, l’Afghanistan es un país torna ocupat. Permetetz-me de corrèger quarquas notícias faussas que venon espanteaas da lhi adepts di Taliban e da lors sostenitors ental mond. Bèla ental cas de contròl di Taliban ental brèu e lòng tèrme, aquesta situacion sarè pas favorévola a degun. Portarè pas d’estabilitat ni de patz ni de prosperitat dins la region. Lo pòple de l’Afghanistan acceptarè pas un regim tan repressiu. Las divèrsas regions se sentarè ren pus seguras, ni protejuas. La resistença se fermarè ren en Afghanistan, pilharè una dimension internacionala en passant per totas las etnias afghanas e per tuchi lhi estats socials. L’objectiu es clar. Lhi Afghans vòlon reganhar lor drech a l’autodeterminacion, a travèrs un mecanisme democràtic o tradicional acceptat da nòstre pòple. Degun grop, faccion o persona a lo drech de dectar o empausar son voler abo la fòrça o de far en maniera que sien d’autri a far-lo. Mas derant tot chal que sien sobrats lhi obstacles, la guèrra deu finir, masque après aver estabilizat la patz e creat un govèrn de transicion polarèm bojar-nos vèrs un govèrn rapresentatiu.

Volem ponchar a aqueste objectiu nòble. Lo considerem coma una part de nòstre dever, dever de defénder l’umanitat dal flagèl de l’intolerança, dal fanatisme e da la violença. Mas la comunitat internacionala e las democràcias dal mond devarion ren pèrder de temp, devarion cerchar, gràcias a lor ròle crític, d’ajuar en totas las manieras lo valorós pòple de l’Afghanistan a sobrar las dificultats que lhi son vèrs la libertat, la patz, l’estabilitat e la prosperitat. Devaria èsser exercitaa una granda pressions sus aquilhi país que s’opauson a las aspiracions dal pòple afghan. Vos exòrto a entemenar de discussions constructivas e sostancialas abo vòstri representants e abo tuchi lhi Afghans que pòpolon e vòlon far part d’un larg consens per la patz e la libertat de l’Afghanistan.

Abo tot lo respèct degut e mi auguris pus sentut per lo govèrn e lo pòple de lhi Estats Units.

                                                                                                                          Ahmad Shah Massoud

Massoud atendet en van una respòsta que arrubet pas. Tot resultet sempre pus clar. Lhi Usa continueron a refornir d’armas, a favorir lhi grops fondamentalistas, tanti estrangiers, a travèrs lhi servicis secrets americans e pakistans. Lhi Taliban, aquel an, pilheron lo contròl de Kabul. L’estòria anet coma anet. Massoud a Strasborg ental 2000: “Coma poletz ren capir que se mi combato per fermar l’integralisme taleban combato decò per vosautri e per l’avenir de tuchi”. Tanti lhi rieron après. Massoud foguet assassinat dins un atemptat comés da de faus jornalistas suicidas dui jorns derant de las Twin Towers.

Era lo 9 de setembre dal 2001.

Christophe de Ponfilly, regista francés, a dedicat a Massoud lo film documentari “Massoud l’Afghan” visible en ret e sus Youtube. 


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