Baïa di Sampeire 1977
Accusa per il tesoriere Livio Bernardi
E stato catturato, dai nostri Isoarts lassù sul colle dell’Agnello, mentre cercava di scappare in Francia con il tesoro della nostra Baïa: - Cos’hai li nel tuo sacco, le tue borse, le tue valigette?-
Gli hanno chiesto i nostri soldati.
-Dei chiodini- gli ha risposto quel briccone.
Ma, aprendo, hanno trovato dentro tutti i nostri soldi e altro ancora!
Tutti quanti i bei miliardi che all’estero son condotti...telegramma a Andreotti:
-L’abbiamo preso e imprigionato, si tratta di Livio Bernardi.
L’imputato qui presente a fatto togliere quasi tutti i bei piloni del Comune e i vecchi viottoli e mulattiere, per perdere la tangente dagli impresari costruttori. Perciò egli ce l’ha a morte con Sandrin Fina che ha composto la poesia “I piloni tremano” e prova astio anche per il nostro vicario che ha già presentato svariati esposti alla Curia, al Comune, alla Provincia, alla Regione e a Roma, contro questo abuso di togliere i piloni, che offende le tradizioni religiose, la devozione e la vera fede dei nostri avi.
Difesa del tesoriere Lino Bernardi
L’avvocato accusatore ha anche parlato male della nostra lingua, del nostro bel “patuà”.
Ebbene, io lo grido bene a tutti che io, tutti gli Alums e tutti i personaggi di questa graniosa Baïa, siamo orgogliosi e fieri di parlare a nòsta mòda, come i nostri avi ed è per questo che abbiamo voluto il processo scritto e letto nella nostra bella lingua.
Madri! che siete qui ad ascoltarmi, non vergognatevi mai di parlare ed insegnare ai vostri figli la lingua che avete appreso dalle vostre madri, la lingua che avete succhiato dal seno insieme al latte che vi donavano. Ah beh, già!... Lo so che oggi non è più abiudine di allattare i bambini perché le tette sono fuori moda...Ai! Come era belo e piacevole una volta, e prosperosi quei due bei seni!... Io di ciò me ne inteno!
Ma lasciamo perdere...Volevo solo dirvi che tra una cucchiaiata e l’altra, di quella bradaglia, o mangime che ora gli date, itegli delle parole dolci a nòsta mòda; altro che parole inglesi! Noi abbiamo parole ancora più belle e armoniose come: foiòt, trossa, caçul, raminòt, lindal, escarlins, charamalha, fagòt, bros, martelaoira, sonalha, lo dalh, lentias, rabòt, fasòls, brons, lieas, saraç, lïaças, tortoròts (paiolo in terracotta, fagotto di fieno, mestolo, pentolino, soglia, campanelli, nevica, fagotto, formaggio fermentato, batti falce, campanaccio, falce, lenticchie, pialletto, fagioli, paiolo, slitta, ricotta, stringa, tortore) e mille, mille altre.
I nostri avi parlavano la nostra stessa lingua ovunque, perché è un parlare umano, armonioso che portava a vivere onestamente, in buoni rapporti con tutti e a vivere in un modo sano e pacifica.
Voi mi capite!
Guardate come si vive al giorno d’oggi!
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