italiano

Daniel Samuel Petrilă (nato il 24 agosto 1993 a Salonta, contea di Bihor) è un poeta e traduttore romeno di origine rom. Si è laureato presso l’Universidad de Bucarest (Facoltà di lingue e letterature straniere) nelle sezioni di Lingua e Letteratura Rom e Lingua e Letteratura Romena  e ha svolto il Master in Studi Letterari presso la Facoltà di lettere (Universidad di Bucarest).

Nato da madre rom e padre romeno, Daniel vive la sua infanzia in una comunità rom tradizionale dove il romanes (lingua rom diffusa in tutto il mondo) è praticato quotidianamente. A 19 anni ha iniziato a pubblicare poesie su “Adolescenţa Tini”, la rivista del Collegio Nazionale “Arany Janos” da Salonta.

La prima pubblicazione bilingue (rom, romeno), fu Memorrie si infantería, Memorria e infantería, Ediciones Metropolis, Oradea 2017. Ha pubblicato anche il libro Am strigat- o pe mama de la capătul pământului (in italiano: “Ho gridato per mia madre dai confini della Terra”), Bucarest, Edizioni del Centro Nazionale per la Cultura dei Rom – Rromano Kher/Casa dei Rom, 2018.

Parallelamente all’attività poetica e letteraria, Daniel si occupa di linguistica e in particolare di linguistica rom, e la sua più importante pubblicazione in questo ambito risulta essere “Dicționar dialectal al limbii rromani”, dizionario dialettale della lingua rom București:  Editura Centrului Național de Cultură a Romilor, Romano Kher, 2019. 

Nel 2022 ha pubblicato il volume di poesie Piedi d’argilla, Slatina, Casa Editrice Alana.

È stato redattore della rivista online “Literatura de azi”, (Letteratura di oggi).

Attualmente coordina la rivista online “Rromano Vak” (Voce dei Rom), dove ha organizzato il Concorso internazionale di creazione letteraria e traduzioni “Bronisława Wajs”. Daniel è oggi una voce importante e riconosciuta del giovane mondo intellettuale rom romeno.

MOTIVAZIONE

Figure come Daniel Petrilă sono una speranza per la popolazione rom. La trasmissione della sua cultura e tradizione è stata da sempre legata all’oralità, ma da alcuni decenni assistiamo alla nascita della lingua scritta, si ha una standardizzazione della lingua e con il tempo sono nati eccellenti poeti e scrittori. Daniel Petrilă tra questi. Riceve il Premio Giovani del Premio Ostana poiché nonostante la giovane età ha pubblicato nella sua lingua materna oltre che in romeno e spagnolo. In Romania è già una figura di riferimento nel mondo intellettuale rom, che sta fiorendo nonostante il tasso di analfabetismo che rimane elevato tra la popolazione. La diffusione della scrittura rappresenta la speranza tangibile per colmare il divario socio-culturale e permettere a chi è rom di accedere a migliori condizioni sociali: Daniel Petrilă, insieme ad altri giovani artisti, sta facendo un lavoro prezioso in questa direzione.

PER SAPERNE DI PIÙ:

https://matricea.ro/daniel-petrila-si-povestea-unui-rom-care-isi-iubeste-etnia-desi-inca-traim-intr-o-tara-plina-de-prejudecati/

https://partidaromilor.ro/daniel-samuel-petrila-cel-mai-fericit-am-fost-cand-am-aflat-ca-exista-oameni-care-scriu-romane-poezii-in-limba-romani/



INTERVISTA A DANIEL PETRILĂ

a cura di Marco Ghezzo

Quando la lingua scritta porta con sé

la speranza di miglioramento sociale

di una minoranza discriminata

Daniel raccontaci della tua terra, della tua famiglia. Che cosa spinge un ragazzo Rom a diventare scrittore e intellettuale?

Sono nato in una regione chiamata Bihor, in Transilvania, non lontano dal confine con l’Ungheria. Una terra multiculturale. Salonta, la città dove ho passato la mia infanzia, è abitata da romeni, rom e ungheresi. Mia madre è di etnia rom, mentre mio padre è romeno. Da bambino ho vissuto nella comunità rom e ho preso parte a eventi comunitari, socializzando con altre famiglie e ho appreso storie molto interessanti sui primi rom del nostro villaggio. Una volta finito il liceo mi sono trasferito nella capitale per studiare all’Università di Bucarest, nella sezione di Lingua e Letteratura Romanì e Lingua e Letteratura Romena. Lì ho conosciuto molte persone e molti intellettuali rom con interesse nella cultura e nel costruire una propria carriera. 

Qual è stata la reazione della tua famiglia e della tua comunità di fronte alla tua vocazione letteraria?

La mia famiglia mi ha incoraggiato; non mi ha dato un vero e proprio supporto, ma perlomeno si è rallegrata dei miei successi. Al contrario posso dire che tutti i membri della mia comunità sono stati molto impressionati che un rom come loro abbia pubblicato un libro di poesie. Esso è stato sostenuto dall’intera comunità, e alla presentazione ufficiale hanno partecipato molte persone, tra cui i miei ex professori. Poco tempo dopo, un altro giovane rom ha pubblicato il suo primo libro di poesie in lingua rom.

Qual è il ruolo degli intellettuali rom oggi, in particolare in Romania?

Credo che sia aiutare le comunità di cui fanno parte, suggerendo prospettive che possano assicurare loro un migliore futuro, cercando di essere un esempio positivo per la propria gente. Credo che questa sia la loro missione. Sebbene al momento il numero degli intellettuali rom sia in costante aumento (sempre più giovani frequentano l’università e lottano per la promozione dell’istruzione, della cultura, ecc…), c’è un numero significativo di intellettuali che non rivendicano la propria appartenenza alla comunità. Sono sicuro che si avrebbe un grande impatto se tutti gli intellettuali rom non occultassero la loro appartenenza etnica: queste persone potrebbero essere ottimi modelli positivi per i bambini, i giovani e gli adulti.

Lo studio della lingua a scuola, la nostra affermazione nella società, ecc…, rappresenta un vento nuovo. Nonostante ciò, alcune questioni si sono complicate, alcuni intellettuali hanno vergogna delle nostre origini, quando nella nostra cultura è essenziale essere persone rispettabili.

Nei tuoi scritti poetici alterni frequentemente ricordi della tua infanzia rurale con elementi magici ed ermetici. Come tenere insieme questi due mondi?

Mi piace inserire nella narrazione elementi della mia infanzia. Così posso essere sicuro di trasmettere emozioni autentiche, che suscitino interesse. Tuttavia, alcune sensazioni intime non possono essere riprodotte a parole, e alla fine prendo la decisione di usare un linguaggio ermetico; diciamo che è un po’ una forma di autocensura, ma allo stesso tempo di lucidità, autoironia e altre sfumature.

La mia infanzia in campagna è stata molto bella, nonostante i molti problemi. In una mia poesia, “Sono nato a fine millennio”, traccio una riga e dico: “va tutto bene / anche se all’inizio del millennio / ero in prima elementare / con una giacca grigia di una taglia più grande”. Il lettore potrebbe notare qui un’autoironia, e in parte ha ragione. Tuttavia, testi come questi tradiscono anche alcuni disagi della mia infanzia.

Nella tua poetica è presente la figura di tua madre: le bucce di cipolla e altre immagini evocano un ambiente rurale tradizionale. Cosa pensa tua mamma della tua vocazione letteraria?

Ne ho mangiate di cipolle. Mia madre le metteva dappertutto, le pelava e alla fine lasciava un bel mucchio di bucce sul tavolo, che dovevo raccogliere e gettare io. Lo ricordo bene il fango; quando pioveva riempiva le strade sterrate e si attaccava alle scarpe. Sono ricordi, immagini che restano. Non discuto molto di argomenti letterari con mia madre. Le regalo i libri e lei è felice, ma non mi fa molte domande, perché non ha mai avuto la possibilità di interessarsi e di amare la letteratura. Quando sono partito per studiare a Bucarest, mi hanno lasciato andare e lei mi ha sorriso. Ammetto che la mia poesia è un po’ ermetica, un po’ diversa, lontana dal suo vissuto e dal suo immaginario. Forse pensa che io sia un po’ strano.

A proposito degli elementi magici e ermetici presenti nelle tue poesie, qualcosa mi ricorda Mircea Eliade. Quanto la tradizione orale rom e i racconti di autori non rom hanno alimentato questa narrativa?

Sicuramente nella mia poesia si possono distinguere elementi magici ed ermetici. Non mi piace essere paragonato con scrittori romeni precedenti. Io provo a proporre qualcosa di diverso, con una nuova prospettiva. Il mio stile è in continua trasformazione, di sicuro non mi attengo a una forma tradizionale, anche se i temi che scelgo di trattare sono ricorrenti in letteratura. Mi piace scrivere sul rapporto con i genitori, i fratelli, i nonni e la comunità rom, ma anche a proposito della fanciullezza, del bambino universale, della poesia, della storia del mio popolo e della nostra relazione con la cultura dominante.

Considerata la tua esperienza come autore e intellettuale, credi sia necessario lavorare sull’immagine e l’immaginario dei rom? È necessario continuare a farlo anche nell’ambiente letterario-accademico?

L’immagine dei rom nella letteratura rumena è abbastanza lontana dalla realtà. Il rom (definito sempre come “ţigan”, zingaro) è presentato come un individuo proveniente da altre terre, che possiede poteri magici, parla con gli animali, o altri stereotipi simili. L’immagine della donna rom è ipersessualizzata, L’esempio più evidente è rappresentato da Zaraza, un personaggio dell’opera letteraria romena “Perché amiamo le donne”, di Mircea Cărtărescu. Zarasa è una prostituta di lusso (“ţiganca”, zingara) che succhia letteralmente le menti degli uomini. Viene descritta come estremamente attraente fisicamente. Se questi sono i commenti che vengono fatti negli ambienti universitari… Sì, direi che la strada è ancora lunga e abbiamo ancora tanto lavoro da fare.


ANTOLOGIA

TESTO ROMANÌ

natziako keripen

miri dai beshelas sya mai but k-o

agor le dromesko

le balentza cyhinde mai hharne

lako angrushnyako nai sas cyhindo

voi garuvelas peske naia and-ol posokya

sar kana phurdes

arakhlyom man lasa paste varesode bersha pasha iekh barang but ucyho

opre late o kham boldelas pes sar iekh boldinyi

TESTO ITALIANO

etnogenesi

mia madre se ne stava sempre più

in disparte

con i capelli tagliati più corti

il suo anulare era ferito

nascondeva le mani nelle tasche

come un respiro

l’ho rincontrata qualche anno dopo vicino a un muro altissimo

sopra di lei la luce girava come una ruota

TESTO ROMANÌ

o bodlo pungro

e zervo rig savryama

sikavel o cyacyipen

te na ingheres zhi k-o agor

e poezia

(o vektoro dzalyarel tut)

o hhramosaripen si kana nashaves le vazyake

gurumnyan 

orsodevar khosli bezehhendar makhes tut p-ol unghi

nikelosa

o hhramosaripen dashtil te avel orso buki kai

phagherel

o hhramosaripen le vastesko

astarel sya (o teksto tradino le vastesta)

TESTO ITALIANO

tibia blu

il lato sinistro è sempre

constatativo

per non terminare

la poesia

(il vettore ti mantiene in movimento)

la scrittura include l’accarezzare le mandrie

selvagge

ogni volta che sei stata salvata ti dipingi le unghie con

il nichel

la scrittura può essere ciò che

decompone

la scrittura manuale

include (testo scritto a mano)

TESTO ROMANÌ

o pazniko

bare pungrentza

nakhindoi sar iekh ucyhalipen

brakhel peske korkoro pesko kalyaripen

TESTO ITALIANO

la guardia

dalle gambe lunghe

passando come un’ombra discreta

sorveglia la sua oscurità

TESTO ROMANÌ

ol suua le cyasurenghe

arakhindoi pen

hhudes man bi te kames

sariekh skoika o kolin 

planglipen mire timposko

TESTO ITALIANO

le lancette degli orologi

riunendosi

mi abbracci involontariamente

come una conchiglia il petto

sigillo del mio tempo

TESTO ROMANÌ

opral e sung

o astaripen le kovle

asaimaske

le tekstoske drabardo

and-e ucyhal

o teksto vazdel pe’

pes

le phurdinentza saste

TESTO ITALIANO

cavalcando l’odore

l’inizio del sorriso

silenzioso

nel testo incantato

nell’ombra

il testo si costruisce

da solo

con polmoni freschi


TESTO ROMANÌ

iekh aver inkyal le bipinzharde miresko kai sem me

iekh bi-me sar iekh istrayipen

iek cyhinipen pe zervi rig

kerau butvar dosha sar kana phenauas palem literi kana semas cyhaoro iokharhholeailyom

hhramosardyom vareso solduie vastentza

semas pherdo cyik p-ol pungre

cyi anau manghe goghyate sar asalas miri dai tha anau manghe gogheate pale lake puruma

aghes kidau fraktali sar kidauas hhipa ande

mire posokya anda kodova zhoko dzeo-metriko

kana malavavas kile hai duvara iekh ruleta amare traimaski atuncyatar

miro phral hhalas bare kotora mangreske akana cyaililo hai cyi mai marau les 

TESTO ITALIANO

un ripido oltre il sé sconosciuto di quello che significa io

un non-io come una scivolata

una crepa alla sinistra

ripeto errori come ero solito ripetere lettere quando ero bambino una volta mi arrabbiai

scrissi qualcosa con entrambe le mani

avevo i piedi pieni di fango

non ricordo la risata di mia madre ma ricordo le bucce di cipolla

oggi colleziono frattali come raccoglievo cappelli nelle

 mie tasche per quel gioco geo-metrico

quando colpivo i pali della luce e pareti una roulette della nostra vita di allora

mio fratello mangiava grandi fette di pane ora è sazio e già non lo picchio

TESTO ROMANÌ

o barr kai hhramosarel pes pes

o barr kai hhramosarel pes pes si e zhuvli

kai marel pes

ol perdya peren lake andar o devel sekonvar

bi te zhanel

o barr si pesko zumavimatengo kidipen

TESTO ITALIANO

la pietra che si scrive da sola

la pietra che si scrive da sola è donna

combattente

ogni volta le sue tende cadono da cielo

al di là della coscienza

la pietra è il prodotto dei suoi tentativi

TESTO ROMANÌ

e doryau andar o devel

lake hhorimasa peravdo

ingherel man sar iek kidipen morkyako

kai thavdel

cyigardyom mira da de andar o agor la phuvyako

TESTO ITALIANO

il mare nel cielo

con la sua profondità collassata

mi porta come porterebbe una cicatrice

liquida

ho gridato il nome di mia madre ai confini della Terra

TESTO ROMANÌ

tekstdualismo

amare phure

tyegli pasha iekh panyi

 zhukela shuke 

lulughya tzïrdimen and-e cyik   

and-o bersh 1942

amare porentza grastenghe pahhune

poezia ande thana sa kadya duryarde

e phuu sar ande iekh skema   

iekh soba koniko boldine skamina cyhavore opral gurumnya bicyacye

o meripen e zervi rig hai o atako

TESTO ITALIANO

testodualism

I nostri anziani

ciottoli alla riva del fiume

cani trasfigurati

piante assorbite dal fango

nell’anno 1492

con le nostre piume di cavalli glaciali

poesia in dimensioni equidistanti

la terra come in uno schema

una camera conica sedie sottosopra bambini che cavalcavano mucche immaginarie

la morte il lato sinistro e l’attacco


TESTO ROMANÌ

anglekeripen

e rig gaveski cyi sas

rig

sas iek cyhudipen lole

iveski

ol parne tzare cyenas pen iekh pash-avreste sar pala

o tiknyaripen le panyesko

varesave manusha dikhenas sar nishte phivlya rovindoi karing ol

ucye khura le grastenghe kai

spidenas penghe ratvale muientza e nevi glinda le kashtenghi

TESTO ITALIANO

preformazione   

il limite del villaggio non era

un limite

è stato un lancio di neve

rossa

le tende bianche erano disposte come un riflusso

alcuni guardavano come vedove in lutto

gli elmi alti dei cavalli che

spingevano il nuovo specchio degli alberi con i loro musi torturati 

TESTO ROMANÌ

k-o agor

iekh sundal zinzardo

tramvaiuri istrayindoi

shudre

iekh shero sar iekh cyerko

andar savo dikhes

golomburi nashavde

iekha ranyasa

TESTO ITALIANO

al margine

una luce spenta

tram che scorrono

freddamente

una testa come un cerchio

trasparente

piccioni scacciati

con un ramo

TESTO ROMANÌ

biandile man k-o agor le mileniosko

miro traio astarelas te avel iekh khuvipen zoralo

iek purani dzeografia rangyardi le lole piksosa

miro lalo vak ushtyavelas atuncyatar

ol bimursheske trandafirya

k-o agor le mileniosko

kana vi o ratyopen avela iekh ryat

iekh stema vai iekh parno shelo

cyi acyhela manghe feri o falipen la peshterako

ita ke sya si lacyhe 

vi kana k-o astaripen le mileniosko

zhavas ande iekhto klasa 

ande iek iabas suro mai baro iekhe ginesa

TESTO ITALIANO

mi hanno dato alla luce

alla fine del millennio

la mia vita cominciava a essere una rete implacabile

una protogeografia disegnata con una penna rossa

la mia voce muta calpestava da allora

le rose dispari

alla fine del millennio

se anche il crepuscolo si convertirà in una notte

un  emblema o una corda bianca

mi rimarrà solo il riflesso della grotta

guarda tutto va bene

nonostante che al principio del millennio

andassi in prima elementare

in una giacca grigia di una taglia più grande

TESTO ROMANÌ

falipen rromano

nakhavas iekh phurt aspinali nakhavas

o neptun ande miri kamera kerdyas peske gogya pala o cyerhhaipen o baro vurdon

me ikyardyomas morkya akhorake mashkar ol danda

azbajlyomas o sikavipen le bukyake piramidalo

zinzaravas e ryat pasha e ryat

o ghes pasha o ghes

ushtyavavas hholyame ande sekon ghes lyomas po iekh ushtyadyi but parni

o mui iekha lumyako le pongrentza opre

so te avel iekh shirdipen vai iekh peripen

TESTO ITALIANO

immaginario zingaro

attraversavo un ponte di acciaio attraversavo

nella mia abitazione nettuno faceva illusioni sull’orsa 

macinavo gusci di noci tra i denti

toccava le configurazioni del corpo piramidale

prolungava notte dopo notte

giorno dopo giorno

mi ribellavo tutti i giorni che stavo conquistando una scala perlata

il ritratto di un mondo al contrario

sarà un inizio sarà una fine 

TESTO ROMANÌ

me marau man mantza

inkerdo

mashkar te ovau me hai te cyi mai ovau

sar iek pher

inkerdi

mashkar lako sïmburo hai ol darina kai inklyona

TESTO ITALIANO

combatto il contrario

sospeso

tra il desiderio di essere e di controesistere

come un frutto

sospeso

tra il suo seme e le radici che nasceranno

TESTO ROMANÌ

menadele coborau periodic

pe o scară

într-un câmp

la căderea bastiliei

am fost atacat la genunchi

nu pot duce până la capăt această poezie

TESTO ITALIANO

le menadi discendevano

periodicamente

su una scala

in un campo

alla caduta della bastiglia

sono stato attaccato alle ginocchia

non riesco a finire questa poesia

(traduzione Marco Ghezzo)