Cucunà: in grafia normalizzata coconat, o meglio cocona(d)as, poiché si tratta di due sorelle, quindi genere femminile, tempo plurale. Significa accovacciate , rannicchiate , una posizione che si assume soprattutto da bambini, nel gioco a nascondino, nel celarsi alla vista, magari sotto un tavolo, dietro un divano, dietro il tronco di un albero, una roccia, un qualcosa, per non farsi scoprire. Una posizione che, prossima a quella fetale, pare simboleggiare anche richiesta di protezione, di amore, vicina al suolo, alla terra, in questo caso più che mai terra madre. Le due sorelle in questione sono Chiara e Sara Cesano, musiciste, violiniste, dagli anni dall’infanzia alla prima giovinezza vissute a Sampeyre in val Varaita, patria di fisarmonicisti e violinisti popolari.
Chi non è digiuno della materia sa che alludo ai mitici Joan Bernardi e a Jusèp da Ros, e al ricco patrimonio di danze che a Sampeyre, più che altrove, è rimasto vivo e vitale. Chiara con una lunga militanza ne Lou Dalfin di Sergio Berardo, oggi attiva, come un tempo avveniva con i musicisti itineranti, in altri gruppi della galassia occitana. Sara, studi musicali al Conservatorio Ghedini di Cuneo, protagonista - la notizia la scovo tra le tante spulciando in rete sul sito di RBE - di un viaggio, violino in spalla e chitarra a tracolla, col chitarrista e cantante Sergio Pozzi (il Duo Sciapò) per le strade d’Irlanda, per quelle occitane e francesi, fino al sud d’Italia e alla Germania. Come a dire la musica popolare riportata per strada, com’era un tempo, viaggiando in camper da una città all’altra.
Insieme, Chiara e Sara sono il duo Duea, o meglio Duèa (o Duèo) con l’accento sulla e, che è il nome di un torrentello che scende dalle montagne, ma anche di un agglomerato di case in quel di Sampeyre, a sottolineare che le due sorelle in val Varaita hanno radici, impetuose come il torrente, salde come le case in pietra dalle forti pietre angolari. Radici guerriere e coraggiose, tanto da portarle, al tempo dell’ultima Baìo, a sfidare una convenzione stantia che per gli alti gradi della Baìo è diventata regola non eludibile (qualcuno dice millenaria), per cui nessuna femmina può partecipare alla festa, se non per cucire nastri su scirpe, divise e cappelli, e nei balli in piazza essere tenute per mano dai loro uomini e danzare. Insomma, femmine sono, e femmine devono rimanere. Con i loro uomini (genere maschile), spada al fianco, intenti ad adorare le ceneri, non a soffiare sulla brace affinché l’antico fuoco torni ad ardere, come dovrebbe essere per le vere tradizioni, quelle che trovano la loro forza nel conservare e contemporaneamente nel rinnnovarsi. Eh no! Le due sfacciate (indubitabilmente femmine) pretendevano addirittura di suonare assieme a suonatori maschi (indubitabilmente maschi) durante la chiamata della Baìo, il sei gennaio. Decisamente troppo. Così i capi in testa si sono trovati costretti a fare barriera, le donne collaborazioniste al loro fianco, contro le discole, che si erano messe in testa di sovvertire la tradizione. Mai e poi mai !
Ma non è di questo che qui voglio dire a voi lettori di Nòvas d’Occitania. L’argomento per cui vi ho condotti fin qui, dopo la tiritera iniziale, è l’album delle Duea: Cucunà – viaggio musicale fra natura, tradizione e legami familiari, del 2024. Una musica (o un esperimento) la loro, che colpisce per l’originalità che, come sottolineano nelle note che lo accompagna, è certo figlia dei padri musicisti della valle Varaita (i già citati Joan Bernardi e Jusèp da Ros), ma a questa unisce influenze folk internazionali a sonorità elettroniche, creando un sound unico e coinvolgente, capace di emozionare e trasportare l'ascoltatore in paesaggi sonori inaspettati. Personalmente, da uomo di cinema, sento in questo loro esperimento anche valenze cinematografiche: ispirazione per future colonne sonore che non siano stampelle al visivo, ma che, per sonorità, accordi, stacchi, andamento musicale ipnotico e quant’altro, sappiano aggiungere drammaturgia al racconto cinematografico.
Proseguo per citazioni, brano per brano: Cucunà apre l’album ed evoca cura, intimità e una profonda connessione con la montagna e le sue radici culturali; Bardo è un viaggio nel tempo attraverso sonorità medievali e sperimentazioni date dall'utilizzo dei violini come percussioni; Bobò è un brano dal forte impatto emotivo, chissà se allusivo al bò, particella affermativa, che sta per sì, per òc; Esprit libre, una marcetta gioiosa e spensierata, libera appunto; Aura (aria) suggerisce un paesaggio alpestre in un’atmosfera malinconica e nostalgica; La Marcha di bioule (La marcha di beolas), ha nel titolo la betulla, albero esile e candido, il primo a rinascere e ripopolare i boschi neri di cenere dopo gli incendi: betulla dalle fronde sonore, che invita alla riflessione sull'importanza della natura e della sua tutela. Infine l’immancabile omaggio, una mazurka che fu nel repertorio del mèstre Jusèp da Ros.
“Ma Cucunà - aggiungono le due sorelle - è più di un semplice album: è un progetto socio-culturale che unisce musica e artigianato, coinvolgendo realtà femminili del territorio montano occitano. Prodotti come il sapone del Saponificio "Rose e Caprioli", la birra artigianale della "ROSBettola", la linfa di betulla "Biula" e le borse in tessuto riciclato di "Emporio Margherita" diventano "portali musicali". Ogni oggetto è accompagnato da un QR code che, una volta scansionato, permette l'accesso all'album in digitale, trasformando oggetti quotidiani in un'esperienza multisensoriale che connette arte, creatività e musica, e rendendo tangibile il legame tra la vita delle comunità montane e l'espressione artistica di Duea”.
Link:
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Sito web: https://duea.info
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Instagram: https://www.instagram.com/duea.cesano/
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Facebook: https://www.facebook.com/DUEACesano/
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Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/artist/0vhFKnAp5SuXidcQoVGpri
Contatti: duea.cesano@gmail.com
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