Era la fine dell'autunno a Salbertrand, la comunità era impegnata nella panificazione, l'ultima infornata dell’anno, prima della lunga pausa invernale del forno nella quale date le basse temperature l’impasto non avrebbe lievitato. Nella zona detta la Pisinä, il pane aveva raggiunto la sua cottura ottimale, come si dice da queste parti esso cantava. Jean, stava finendo di sistemare le fragranti e crepitanti pagnotte sulle apposite assi.
Dalla porta socchiusa, un profumo delizioso si spandeva nell'aria frizzante dei boschi di larice già ingialliti, avvolgendo la campagna circostante.
Jean si voltò verso l'uscio e il suo cuore ebbe un sussulto. Un grosso orso, dal pelo scuro e imponente, bloccava completamente l'uscita. Il montanaro era solo, completamente indifeso di fronte a quella bestia enorme. Un istante di esitazione, poi Jean, con un gesto istintivo, afferrò una pagnotta appena sfornata e la lanciò all'orso, dicendo con voce ferma: "Vai a lä gàrdiä 'd Diù" (Va in grazia di Dio).
L'orso afferrò il pane al volo e in un batter d'occhio, davanti allo sguardo stupefatto del giovane, al posto dell'animale si ergeva un ragazzo elegantemente vestito!
"Sono di Brianzonese," disse il giovane con voce gentile. "La mia è una famiglia benestante, ma una maledizione mi ha colpito trasformandomi in un orso. Sono stato cacciato via da tutti, trovando rifugio nei boschi, e vagando sono giunto fin qui. Ero affamato e disperato quando l'aria gelida mi ha portato il buon profumo del vostro pane fresco. Voi mi avete gettato un pane e mi avete detto: “Va in grazia di Dio!” Il vostro gesto e le vostre parole cariche di bontà mi hanno liberato dall'incantesimo. Grazie!"
Il giovane estrasse da una scarsella tre monete d'oro e le porse a Jean, che in vita sua non ne aveva mai vista nemmeno una. Poi si incamminò a passo spedito, finalmente libero, sulla strada di Briançon.
Da allora quel luogo venne soprannominato dagli abitanti: “la Terä dlä Gardiù”, la terra della grazia di Dio.
Sono passati i secoli. Jean, finita la sua laboriosa esistenza terrena, riposa il sonno dei giusti, e il forno non esiste più. Tuttavia l’atto di gentilezza del giovane montanaro viene ricordato ancora oggi attraverso i racconti degli anziani, quando l’autunno riporta alle stalle le consuete veglie, rianimandole di storie fantastiche e leggende passate.

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