La rivista "Novel Temp", nata nel 1975, adottò inizialmente sia la grafia dell'Escolo dóu Po (concordata) sia la grafia normalizzata (classica); nel corso degli anni andò man mano affermandosi tra i collaboratori e i redattori la grafia concordata, alla quale la redazione aderì ufficialmente nel 2000 cambiando il nome della rivista in "Lou Temp Nouvel".
Qui di seguito ripercorrerò le tappe fondamentali di questo percorso, citando quanto pubblicato dalla redazione a proposito delle proprie scelte ortografiche nel corso degli anni.
Le parti di testo in grassetto sono scritte di mia mano; il resto è opera degli autori dei testi ed è stato riprodotto integralmente.
Dopo il dibattito sulla grafia da adottare per la trascrizione del "patouà" inaugurato su "Lou Soulestrelh", "Novel Temp" scelse sin dal primo numero di adottare entrambe le grafie, "aquela de l'Escolo dòu Po e aquela de l'Institut d'Estudis Occitans" (1); nell'editoriale del N.6 la redazione spiegava questa duplice scelta:
Ci serviamo della grafia dell'Escolo dòu Po che da noi è oggi la più conosciuta e rende bene le particolarità dei nostri dialetti e di quella dell'I.E.O. che affonda le sue radici nei primi secoli della cultura occitana e che in tutta l'Occitania è la più usata. Ci sembra giusto di far così. Piuttosto cercheremo di contenere gli esperimenti di normalizzazione per non disorientare e richiedere eccessivo sforzo ai lettori. Invece domandiamo e insistiamo affinché tutti coloro i quali usano la grafia dell'Escolo dòu Po lo facciano osservando tutte le regole, per l'unitarietà della produzione letteraria. Siamo convinti che non sia più il tempo dell'improvvisazione (2).
Dunque, secondo la redazione, la grafia dell'Escolo dóu Po si adattava meglio alla trascrizione delle diverse varietà dialettali, mentre la grafia normalizzata dell'I.E.O. sarebbe stata utile per comunicare con l'Occitania d'oltralpe; la rivista dichiarò infatti sin dal primo numero di volersi occupare non soltanto dell'Occitania italiana, "mas decò d'aquelis endrechs de l'autre cant que dins l'ensemp occitan ilhs nos son pus dapé" (3).
In quest'ottica, significativa fu anche la scelta della grafia normalizzata per il nome, "Novel Temp", il quale fu modificato, altrettanto significativamente nel 2000, in "Lou Temp Nouvel", scritto questa volta nella grafia dell'Escolo dóu Po. Tale scelta fu spiegata da Gianpiero Boschero, redattore della rivista, nell'editoriale del N.51:
Il nome viene da Guilhelm de Peiteous, il primo trovatore, che quasi mille anni fa scrisse una bellissima canzone che inizia con questo verso:
Ab la dolçor del temps novel ("con la dolcezza del tempo nuovo", la primavera).
Il temps novel della poesia divenne il novel temp, il nome della nostra rivista. Il nome voleva sottolineare l'unità culturale di tutta l'Occitania (Guilhem, che era duca d'Aquitania, viveva nella parte opposta dell'Occitania) e la continuità culturale dal Medioevo – l'epoca più antica e più bella della nostra cultura – al giorno d'oggi (...).
Sin dal primo numero le grafie utilizzate erano due, quella della Commissione dell'Escolo dòu Po (o grafia concordata) e quella dell'I.E.O. (Institut d'Estudis Occitans). Per quanto riguarda il nome della rivista prevalse la grafia dell'I.E.O., poiché dei tre redattori principali ben due (Franco Bronzat e Fredo Valla) erano suoi sostenitori, mentre lo scrivente, che è sempre stato convinto assertore della grafia concordata, era in minoranza.
Pareva, a sentire quei due redattori, oltre che numerosi amici occitani di Francia, che la grafia dell'I.E.O. sarebbe divenuta presto la grafia dell'"avvenire", la grafia dell'Occitania risorta, almeno dal punto di vista culturale. Purtroppo la risurrezione dell'Occitania francese era un'illusione, una speranza senza fondamento! (...)
Ora, dopo più di vent'anni, riteniamo doveroso scendere con i piedi per terra, per rafforzare l'uso della grafia più idonea a salvare la nostra lingua nella concreta situazione in cui vive nelle Valli Occitane d'Italia. Quindi, anche nel nome della rivista seguiremo la grafia concordata scrivendo temp nouvel, e non temp novel. (...)
La decisione di mutare il nome della rivista fu presa nell'assemblea tenutasi a Torre Pellice il 3 febbraio 1996. In quell'occasione Beppe Garnerone fece rilevare che la buona lingua occitana richiedeva l'uso dell'articolo, e così fu decisa l'aggiunta dell'articolo lou. (4).
Se l'adesione ufficiale ed esclusiva alla grafia dell'Escolo dóu Po fu dichiarata sul N.51 sopra citato, già nei numeri precedenti si avvertiva una presa di distanza dalla grafia normalizzata, man mano sempre meno usata dai collaboratori e dai redattori; sul N.47 la redazione attaccava apertamente la grafia dell'I.E.O.accusandola di essere inadatta a trascrivere le varianti dialettali delle valli occitane cisalpine:
La grafia dell'I.E.O., pur esssendo la più diffusa nell'Occitania francese, pur avendo qualche radice nella trascrizione trobadorica (ma anche quella dell'Escolo dòu Po ne ha) e pur essendo sempre stata ospitata sulla nostra rivista, è inadatta all'uso nelle nostre valli. Il suo uso presuppone la normalizzazione (che non è neppure iniziata), o almeno la conoscenza delle etimologie (quanti nelle nostre valli conoscono le antiche lingua celtica e ligure di molti toponimi? Ma suvvia, persino il latino è ormai conosciuto bene da pochissime persone, probabilmente da meno dell'1% della popolazione). Il limite più grave di questa grafia è che non permette di risalire alla pronuncia; ciò per i toponimi è irreparabile.
Dei guasti culturali provocati dalla grafia di Valados Usitanos abbiamo già scritto in passato (v."Novel Temp", N.16, 18, 22) e se necessario riprenderemo il discorso.
La grafia dell'Escolo dòu Po è quella che, sulla base di quasi venticinque anni di esperienza, possiamo affermare essere la più idonea per scrivere i dialetti occitani delle nostre valli. Dobbiamo inoltre ricordare che fu fatta proprio per questo! Basti pensare che è quella più usata, e di gran lunga (...). Quanto ad "ufficilità", poi, non è seconda a nessun'altra, poiché è la grafia adottata dalla Regione Piemonte e dall'università di Torino nel progetto "Alpi e Cultura" per il rilevamento di tutta la toponomastica del Piemonte montano (5).
"Novel Temp" risorse quindi nel 2000 come "Lou Temp Nouvel", dopo un decennale e travagliato percorso sia ideologico, sia ortografico; non si dimentichi inoltre che la querelle della grafia, portatrice anche di una differente visione complessiva sulla lingua e sula sua tutela, aveva già contribuito alla rottura con l'associazione Valados Usitanos (che era passata alla grafia semifonetica) e con il M.A.O. (anch'esso passato per un certo periodo alla grafia semifonetica) (6).
Riporto qui di seguito le grafie normalizzata (I.E.O.) e dell'Escolo dóu Po così come sono state pubblicate sul N.1 di "Novel Temp" e poi le successive integrazioni sui numeri successivi.
Grafia I.E.O. (normalizzata):
N.1:
a = normalmente a, ma in finale si può leggere o, come all'interno della parola
ai = come in italiano oppure ei
au = come in italiano
aü = si può leggere eu, ei oppure öi (aüra = euro, eiro, öiro)
c = come in italiano davanti ad a/o/u
ce, ci = se/si (ceba = sebo)
ch = corrisponde all'italiano c(i) (fach (fatto), chat (gatto)
e, é, è = come in italiano
eu = come in italiano
g = come in italiano davanti ad a/o/u
ge, gi = come in italiano
gue, gui = come nell'italiano gh(e, i)
i/ì = come in italiano
iu = come in italiano
j = come nell'italiano g(e, i) ma davanti ad a/o/u
lh = corrisponde al suono gli o y (palha = paglio o payo)
mn = diventa quasi un suono unico come in femna = fenno
nh = corrisponde al suono di gn (companh = cumpagn)
o = corrisponde al suono di u
ò = corrisponde al suono di o
que, qui = come nell'italiano ch(e, i)
s = come l'italiano di "rosa"
ss = come l'italiano ma senza raddoppiamento
tg/tj = come l'italiano g(e, i) (coratge = curage)
th = suono che si avvicina a quello di ch
tz = come nell'italiano ss (potz = puss, patz = pass)
u = corrisponde alla u francese o ü
uèi = in genere viene pronunciato così, ma anche ei, öi
x = corrisponde ad una s (explicar = esplicâ)
z = usata in pochi casi corrisponde alla s di "rosa"
ç = corrisponde alla s di "separare" (chançon = ciansun)
La pronuncia di ch e ge/gi/ja ecc., tg/tj può variare molto da zona a zona sino a dz e ts come negli italiani "zebra" e "zozzo". Le finali in genere non si leggono o si possono leggere secondo i dialetti e le regioni, sempre parlando di consonanti. Nel dialetto di Chaumont quasi tutte le v derivate da p latino, sono state normalizzate in b, ancora ben presente in molte parole e quindi testimone di una fase nettamente orientata verso Ovest.
Nel N.5 la redazione aggiunge alcune annotazioni sulla val Susa e specifica meglio l'uso di alcuni grafemi/digrammi:
aa = si trova sempre in finale di parola e si pronuncia come una a, o lunghe (es.arribaa = arrivata)
ai: come in italiano ma in molte zone passa ad ei, e (es.paire: padre)
aü = si può pronunciare ahü, ei, eu, öi (es.aüra)
uè = si può pronunciare üe, ue, oe
c = c(h) italiana davanti ad a, o, ò, u, uè; davanti ad e, i ha il suono della s italiana. Es.ceba (sebo) = cipolla.
ch = c(i) italiana davanti a tutte le vocali e in posizione finale; in val Susa ha il suono della ch francese e in alcune zone si pronuncia ts come la z aspra nella parola "azione"
qu = c(h) italiana davanti ad e, i
j, tg, tj = g(i) italiana davanti ad a, o, ò, u, uè; in val Susa ha il suono della g francese e in alcune zone si pronuncia dz come la z dolce italiana nella parola "zebra"
g = g(i) italiana davanti ad e, i; in Val Susa e altre zone si pronuncia come nel caso precedente
gu = g(h) italiana davanti ad e, i
s = s aspra italiana nella parola "sale"
s = s dolce italiana in posizione intervocalica nella parola "rosa"
r = in finale, in genere nei verbi, non si pronuncia salvo eccezioni
t = in finale, in genere al participio passato dei verbi, non si pronuncia. Es.partit (partì) = partito
sh = sc italiana, come nella parola "pesce"; suono caratteristico del dialetto Guascone
Escolo dóu Po:
N.1:
a, e, i, o = come in italiano
œ = eu francese
ë = e muta francese
ou = u italiana (es.boun = buono)
u = u francese (es.brut = brutto)
ch = c(i) italiana, davanti a tutte le vocali e in posizione finale (es.chan = cane, cheino = catena)
c = c(h) italiana, davanti ad: a, o, œ, ou, u, e in posizione finale (es.coure = correre, cairo = angolo)
qu = c(h) italiana, davanti ad: e, ë, i (es.quilar = gridare di animali)
j = g(i) italiana, davanti ad: a, o, œ, ou, u, e in posizione finale (es.journ = giorno, jaouto = guancia)
g = g(i) italiana, davanti ad: e, ë, i (es.gent = gente)
g = g(h) italiana, davanti ad: a, o, œ, ou, u, e in posizione finale (es.gaire = poco)
gu = g(h) italiana, davanti ad: e, ë, i (es.guero = guerra)
s = s aspra italiana, come nella parola "sale" (può essere anche doppia) (es.silensi = silenzio, rousso = rossa)
z = s dolce italiana, come nella parola "rosa" (può essere anche doppia) (es.rezo = rosa)
ts = z sorda (aspra) italiana, come nella parola "nazione"
dz = z sonora (dolce) italiana, come nella parola "zanzara"
sh = sc(i) italiana, come nella parola "scena" (es.ishò = questo)
nh = gn italiana, come nella parola "sogno" (es.mountanho = montagna)
lh = gl(i) italiana, come nella parola "figlia"
h = serve per indicare l'assenza di dittongo tra due vocali (es.sehou = io falcio) oppure, quando segue la i, per indicare un suono simile a quello "mouillé" francese (es.fih = figlio, in Val Varaita).
Sul N.5, la redazione aggiunge alcune osservazioni:
-I dittonghi composti da a, o, ecc.+ ou si scrivono aou, oou, ecc.
-zh = j francese, come nella parola "jeu"
-th = si usa nelle valli Chisone e Germanasca. Es.unth "unto"
-nn = da usarsi in posizione finale per evitare confusione (quando la pronuncia differisce). Es.an "hanno", ann "anno", pan "pane", pann "panno".
-Il raddoppiamento delle consonanti lh, nh, ch, ts, ecc.si indica raddoppiando il primo elemento (es.vaccho)
-Si accentano tutti i polisillabi in cui la vocale tonica non precede l'ultima consonante o gruppo di consonanti della parola. I monosillabi vengono accentati soltanto quando sia necessario per evitare confusione, nei casi, per es., di omografia, come per a ed à (preposizione e verbo), ecc. Nel caso di digrammi l'accento veine posto sul secondo elemento: où, oè. Si usa l'accento grave per tutte le vocali, salvo che per e, o, là dove esiste opposizione tra é, ó (chiuse) ed è, ò (aperte).
Sul N.23 la redazione aggiunge:
-ç = simile al th inglese di thing; presente in val Po
-ii = non indica una i lunga (che è î), ma una successione di articolazioni, come per esempio in fìi (figlio), che può essere formata da vocale + semivocale o da vocale + semiconsonante
-la dieresi serve per indicare che non vi è dittongo tra due vocali (sta sostituendo h, perché è di uso più semplice)
-apostrofo = indica la caduta occasionale di una o più articolazioni
-La lunghezza delle consonanti si indica con il raddoppiamento del segno, come in italiano.
Le vocali lunghe vengono generalmente segnalate mediante l'accento circonflesso; talvolta quando sia anche necessario indicarne l'apertura, si raddoppia il segno.
Nel Corpus Testuale sono stati archiviati i seguenti testi:
Nel N.3, l'introduzione ai testi di Ernest Odiard des Ambrois, scritta da Franco Bronzat, è in grafia I.E.O. (normalizzata). I testi dell'autore (La boune mandie, Si 'n poughessan rneisse, Boun jou, boun an) sono scritti nella grafia personale dell'autore, la quale per certi versi si avvicina alla grafia dell'Escolo dóu Po (nell'uso ad esempio dei grafemi: ou, u), ma se ne differenzia per altri e in particolare:
-j: come nel francese "journ"
-ch: come nel francese "charmant".
L'autore introduce inoltre il grafema <k>: c dell'italiano "casa".
Si avvicina alla grafia mistraliana nell'uso di:
-ç: corrisponde alla s di "separare"
-ci: si legge "si" (es.rmèrciou in La boune mandie: rmersiu)
L'accento circonflesso indica allungamento di vocale.
Gli altri grafemi si leggono invece come in italiano.
Sono invece scritti in Escolo dóu Po: La chonsoun de la Valaddo (N.3), le filastrocche (sul N.5 e 6), Ëntë sës-tu stàito l'àouto séiro (N.6), Josuè Janavel di Teofilo Pons (N.7).
È scritto in grafia I.E.O. Viva l'amor di Antonio Bodrero (N.6).
Per la trascrizione dei grafemi/digrammi in alfabeto fonetico internazionale (IPA) si veda la Tabella delle corrispondenze tra grafemi e foni.
NOTE:
(1)"Novel Temp", N.1, 1975, p.2.
(2)"Novel Temp", N.6, 1977, p.5.
(3)"Novel Temp", N.1, 1975, p.2.
(4)Il nome della rivista, "Lou temp nouvel", N.51, p.2-3.
(5)"Novel temp", N.47, 1995, p.3-4.
(6)La grafia elaborata da "Valados Usitanos" fu pubblicata per la prima volta sul N.8 del 1981 (E la grafia che oggi proponiamo); "Novel Temp" commenta: "Il gruppo di Valados Usitanos, pur avendo preso atto che la proliferazione delle grafie è un fenomeno pernicioso, destinato a ritardare e forse annullare la ripresa culturale degli Occitani, ha proposto recentemente una nuova grafia, che va ad aggiungersi alle quattro precedentemente in uso, riuscendo così ad essere la peggiore di tutte", Ahi, ancora una grafia, "Novel Temp", N.16, 1981, p.1-7.
La critica è quella di aver fatto scelte slegate dalla tradizione sia trobadorica, sia recente (e quindi di non aver scelto nè l'Escolo dóu Po, nè la grafia normalizzata dell'I.E.O.).
La replica di "Valados Usitanos" alle accuse di "Novel Temp" è stata pubblicata sul N.10 del 1981 (Considerazioni e riflessioni sul problema della grafia).
Per quanto riguarda la rottura con il M.A.O., già nell'editoriale del N.3 "Novel Temp" accusava il movimento di "pericolose tendenze isolazionistiche": "Ci riferiamo all'iniziativa di adottare per i nostri dialetti una nuova grafia completamente slegata dalla tradizione occitana e provenzale", "Novel Temp", N.3, 1977, p.3. Per approfondimenti sulla grafia adottata in quel periodo dal M.A.O. si veda "Ousitanio Vivo", Guida alla lettura: la grafia sotto accusa è quella semifonetica, simile a quella usata da "Valados Usitanos".
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