Nel 1971 alcuni aderenti del C.A.O.A. di Sampeyre (Comitato Autonomista Occitano d'Azione) insieme ad alcuni membri del M.A.O. (Movimento Autonomista Occitano) e ad altri occitanisti decisero di fondare un giornale alternativo a "Coumboscuro" (1), fino ad allora punto di riferimento per coloro che volevano scrivere in lingua d'oc nelle valli occitane d'Italia.
Nacque quindi "Lou Soulestrelh", pubblicato tra il 1971 e il 1976, il quale avrebbe dovuto essere il portavoce dei Comitati d'Iniziativa per l'Autonomia delle Valli Occitane che, secondo le speranze dei militanti, avrebbero dovuto sorgere in tutte le valli occitane d'Italia sul modello dei Comitats Occitans d'Estudis e d'Accion (C.O.E.A.) d'oltralpe.
Il nome, che era stato proposto da Antonio Bodrero in un'assemblea alla quale erano presenti Gustavo Malan, Gianpiero Boschero, Fredo Valla, D.Garnero, Sergio Ottonelli, Tavio Cosio, Franco Bronzat ed altri (2) richiama alla mente gli antichi falò propiziatori che si facevano - e che in alcuni paesi delle valli cuneesi si fanno ancora oggi – nella notte di San Giovanni. In Chi siamo e che cosa vogliamo, l'articolo pubblicato in prima pagina sul primo numero del 4 settembre 1971, la redazione spiegava la scelta di questo nome per il periodico:
Lou soulestrelh è un falò, e il simbolo ha il valore di un simbolo, cioè di un richiamo a una vecchia civiltà che con il fuoco sentiva il contatto con il sole (soule), gli astri (strelh), l'universo.
Siamo alla confluenza di tre fra le maggiori civiltà romanze: quella della lingua d'oc, quella della lingua d'oïl (francese) e quella della lingua del si (italiana) e di questa convivenza vogliamo fare un fattore di forza e non di debolezza e di disunione. Ma il fondo, l'origine della nostra civiltà, un elemento che caratterizza le nostre montagne, è in quella vecchia lingua d'oc, occitana o provenzale, che ha dato la prima espressione letteraria all'Europa moderna.
L'articolo proseguiva indicando gli obiettivi politici del C.A.O.A.:
Crediamo che gli abitanti di queste valli possano e debbano governare da soli in misura molto maggiore che nel recente passato e che oggi. (...) Perciò prendiamo l'iniziativa dell'autonomia. Perciò adesso domandiamo che nella Regione Piemonte, nella Repubblica italiana e in un più ampio contesto europeo siano riconosciuti tre distretti o circondari alpini collegati tra di loro, ad elezione diretta, per le valli occitane sopra Pinerolo (Valli Valdesi), sopra Saluzzo e sopra Cuneo, lasciando aperta la possibilità di arrivare all'istituzione di unità territoriali più ampie.
"Lou Soulestrelh" fu il primo giornale che diede espressione all'occitanismo impegnato non soltanto nell'ambito culturale, come erano stati fino ad allora i periodici "Coumboscuro" e "La Valaddo", ma anche politico ed economico-amministrativo.
Nell'articolo pubblicato nella seconda pagina, intitolato L'Occitania vive ancora, Dario Anghilante spiegava il contesto internazionale all'interno del quale sono sorti il M.A.O. ed il C.A.O.A., i primi movimenti politici occitanisti delle valli: con l'arrivo di François Fontan – teorico dell'etnismo e del nazionalismo occitano e fondatore del Partito Nazionalista Occitano in Francia – in valle Varaita nel 1964, iniziò ad affermarsi tra alcuni occitani delle valli il concetto di autodeterminazione dei popoli applicato alla minoranza etno-linguistica occitana. Dario Anghilante collegava poi il movimento occitano con i movimenti di insurrezione dei popoli del Terzo Mondo, paragonando la situazione occitanica a quella del Vietnam e dell'Algeria, dei Baschi e dei Bretoni e "di tutti quegli stati che ora sono costretti a colonie dentro altri stati (prima feudali e poi capitalistici) costruiti dalle etnie limitrofe più «forti» e spietate".
Citando alcuni passaggi del saggio Sur la France di Robert Lafont e il concetto di colonialismo interno (3), egli lo applicava alla situazione italiana e collegava l'azione politica del C.A.O.A. con quella del C.O.E.A. d'oltralpe: "Nei fenomeni etnici è insita una forza rivoluzionaria assolutamente non trascurabile e un elemento per un nuovo modello di socialismo".
La tutela del patrimonio culturale delle minoranze linguistiche (bretoni, catalane, occitane, basche, corse, etc.) diventava quindi il punto di partenza per una ristrutturazione della società in contrapposizione alla società consumistica espressione della borghesia capitalista.
In questo contesto, imparare la lingua e praticarla assumeva un particolare significato e diventava azione politica vera e propria: non rappresentava cioè "un attacamento sentimentale e passatista nei confronti di culture morte", ma significava "ribellarsi ad una società che confonde l'universale con l'uniforme, lottare contro l'esasperante livellamento della nostra società".
Dario Anghilante tracciava poi una breve storia del "risveglio" della coscienza occitanica nelle valli italiane: a partire dalla fondazione dell'Escolo dóu Po nel 1961, passando per i Rescountre Piemount-Prouvenço che si tennero ogni anno in tutte le valli, egli citava poi Sergio Arneodo e il fondatore del M.A.O. Antonio Bodrero - movimento che prospettava la creazione di una Regione Autonoma a statuto speciale – per poi chiudere con la presentazione del C.A.O.A. "di cui il presente giornale è l'espressione".
Nell'articolo Che cos'è il C.A.O.A. pubblicato in quarta pagina, Dino Garnero, citando il primo volantino ciclostilato firmato dal movimento e intitolato Litro duberto a i oucitan, spiegava la genesi e gli obiettivi del movimento fondato nel febbraio del 1971:
Recentemente un gruppo di persone appartenenti alle vallate alpine delle province di Cuneo e di Torino si è riunito allo scopo di analizzare la nostra situazione economica di paese sottosviluppato e quindi proporre rimedi e soluzioni". (...) L'azione politica che il C.A.O.A. ha svolto e che continua a svolgere è tutta protesa verso le rivendicazioni economiche che il popolo occitano giustamente chiede. In questo paese sfruttato e colonizzato dallo stato italiano, la salvezza delle sue già poche risorse economiche è un qualcosa di vitale che si deve salvaguardare e rafforzare il più possibile.
I temi degli articoli de "Lou Soulestrelh", che coincidevano con le rivendicazioni del C.A.O.A. – i quali saranno successivamente ripresi dal M.A.O. sul periodico "Ousitanio Vivo" e su "Valados Usitanos" – vertevano sull'emigrazione dei giovani, sullo spopolamento delle valli ("per colpa di un'irrazionale politica sfruttatrice che ha portato l'uomo al lavoro e non il lavoro all'uomo" (4)), sul pendolarismo che spinge ogni giorno i lavoratori valligiani verso la pianura ("Che pena vedere i nostri operai contadini pendolari dell'industria moderna, lasciare le loro case in una livida alba invernale e vederli tornare la sera" (5)), sul turismo "domenicale", predatore e deturpatore del paesaggio montano (6).
Non mancavano le proposte per uno sviluppo economico sostenibile e rispettoso dell'ambiente montano, come ad esempio gli articoli di Gian Piero Boschero sulla coltivazione del genepì (Carcaren de soubre de la coultivacioun de lou genepi) o gli articoli che caldeggiavano lo sviluppo dell'artigianato e di piccole industrie specializzate nella lavorazione dei prodotti locali.
La collaborazione nella redazione de "Lou Soulestrelh" tra i membri del C.A.O.A. e quelli del M.A.O. iniziò ad incrinarsi nel 1972 e portò questi ultimi a fondare, nel 1974, il giornale "Ousitanio Vivo".
In occasione delle elezioni della primavera di quell'anno, il M.A.O. chiese ai partiti candidati di rispondere ad alcune domande, invitando gli elettori a votare per coloro che si fossero dimostrati più attenti ai problemi delle valli occitane. Le risposte furono pubblicate sul N.2 del 1972 (Così hanno risposto i partiti) ed erano seguite da un articolo firmato dal M.A.O. in cui il movimento denunciava i partiti che non avevano risposto all'interrogazione - liberale, socialdemocratico e socialista – commentando:
Essi hanno così dimostrato il loro disprezzo per gli elettori Occitani, la loro indifferenza per i veri interessi della montagna, la loro mancanza di serietà politica e di cortesia. Nessun elettore Occitano può votare per questi partiti colonialisti. Il partito socialista si è particolarmente smascherato come nemico delle nostre valli: uno dei suoi candidati ha pubblicamente dichiarato a Brossasco che è giusto che la nostra gioventù emigri (7).
Sul medesimo numero, Malan e Boschero, che sostenevano invece il partito socialista, risposero all'articolo del M.A.O. attaccando il movimento e definendolo "nazionalista":
Il MAO si chiama Movimento, è un partito. Si chiama autonomista, è nazionalista. Probabilmente è partito proprio perché è nazionalista. La parola nazionalista è suscettibile di diverse interpretazioni. Qui l'interpretazione da dare ci pare stretta ed inquietante. Gli amici del MAO non ce ne vogliano per questa franchezza, che poi è una doverosa constatazione. Quindi il MAO vede nel partito socialista un pericoloso concorrente, e quel che può sembrare fazioso, diventa logico in questa prospettiva. Solo che noi rifiutiamo questa prospettiva. (...) Nel rispetto democratico crediamo che si possa votare socialista in queste elezioni (8).
Seguiva sul numero successivo il commento di Antonio Bodrero, segretario generale del M.A.O., che accusavano Malan e Boschero di "confusione mentale"; i due ribattevano nella medesima pagina definendo la concezione del M.A.O. "idolatrica e sterile" ed il tono di Bodrero "burbanzoso" (9).
La frattura era ormai definitiva ed indusse i contestatori del M.A.O. a fondare nel 1973 il movimento U.D.A.V.O. (Unione degli Autonomisti delle Valli Occitane). Il movimento si poneva come obiettivo la costituzione di una Regione Autonoma ma accettava anche, in un primo momento, soluzioni intermedie quali "i Distretti Alpini Occitani, aggregazione di più Comunità Montane limitrofe con poteri di Comprensorio e Circondario ed altri conferiti loro dalla Regione e dallo Stato" (10).
"Lou Soulestrelh" divenne quindi il giornale dell'U.D.A.V.O., anche se, spiega Dino Matteodo,
la collaborazione personale di alcuni militanti del M.A.O. riprende leggermente dopo la riunione dell'ottobre 1974 a Crissolo, che segna l'inizio di una certa cooperazione tra l'U.D.A.V.O., Coumboscuro e il M.A.O. (...) La settimana occitana di Villar Perosa, organizzata nel settembre del 1967 dall'U.D.A.V.O., se sarà anche la prima vera azione di base di quel gruppo, ne segnerà anche la sua fine. Alcuni suoi militanti aderiranno, in quell'occasione al M.A.O., e questo farà esplodere una crisi interna che investirà le sue linee politiche, assai approssimative, anche se da poco era stato approvato un altro programma che poneva l'obiettivo della regione autonoma; una crisi che investirà soprattutto l'organizzazione, paralizzata di fatto dalla presenza di militanti di partiti italiani nelle sue file. Settembre 1976 è anche la data di uscita dell'ultimo numero di "Lou Soulestrelh", la crisi dell'U.D.A.V.O. è anche la sua crisi. Nel febbraio scorso, un accordo all'interno della proprietà, in cui vi erano ancora aderenti del M.A.O., ne sancisce la fine come testata. "Lou Soulestrelh" diventa però una vera e propria associazione culturale che, oltre ad un'attività editoriale, cura la pubblicazione della rivista "Novel Temp", i cui i primi due numeri uscirono in passato come supplemento a "Lou Soulestrelh" (10).
L'ultimo numero de "Lou Soulestrelh" è datato 1976. Il giornale fu sostituito dalla rivista "Novel Temp", la quale continua ad essere pubblicata ancora oggi con il nome di "Lou Temp Nouvel".
Oltre ad offrire un interessante spaccato di storia dell'occitanismo, "Lou Soulestrelh" è particolarmente interessante anche dal punto di vista della lingua.
Sulle sue pagine furono infatti pubblicati il primo articolo di giornale in lingua occitana (La coulturo regiounalo din l'Eicolo Maternalo) ed il primo articolo, sempre in lingua, che tratta di politica (Les elecioun coumunales en Blins).
Vi si trova inoltre uno dei primi testi in prosa in occitano cisalpino, La rusa dë doua guilla, scritto nel 1894 da Jacques Gonin nella variante dialettale di Angrogna (Val Pellice).
Interessante è anche la poesia di Antonio Bodrero Justicia e libretat, una delle prime poesie occitane che trattano di temi politici, le quali abbonderanno sul periodico "Ousitanio Vivo" (si veda inoltre, del medesimo autore, la raccolta Soulestrelh Òucitan del 1971).
Su "Lou Soulestrelh" si possono inoltre leggere alcuni racconti, degli articoli di attualità e numerose poesie.
Il giornale è infine importante perché ospita il dibattito sulla scelta della grafia da adottare per la trascrizione dell'occitano cisalpino.
Sul N.1 del 1973 veniva pubblicata, firmata da Arturo Genre e Gianpiero Boschero, la Nuova grafia del patouà elaborata dalla Commissione Linguistica nominata nel 1971 dall'Associazione Culturale dell'Escolo dóu Po.
Tale grafia viene oggi denominata "grafia concordata", "grafia Genre" o dell'"Escolo dóu Po".
Seguivano sul numero successivo le critiche del guascone Jacme Taupiac, membro dell'I.E.O (Alcune osservazioni sulla grafia del Patouà), alle quali rispondeva Arturo Genre sul N.1 del 1974 (Risposta a Jacme Taupiac). Su quest'ultimo numero Chiaffredo Rabo proponeva inoltre Una grafia per la parlata di San Peyre, mentre Franco Bronzat prospettava come alternativa alla grafia dell'Escolo dóu Po La grafia normalizzata, usata in quel periodo in Francia dall'I.E.O.
Sul N.2 del 1974 Genre rispondeva a Rabo e a Bronzat (Ancora sulla grafia. Risposta a Bronzat e Rabo); seguivano una lettera di Felip Martel, sul N.3 del 1974 (Encara e totjorn sus la grafia de l'occitan alpenc), il quale prendeva le parti di Bronzat, e una lettera di Rabo sul N.1 del 1975 (San Peire del suo patois e d'altre cose).
Per approfondimenti sulle grafie si veda il capitolo Le grafie.
NOTE.
(1)Cfr.Franco Bronzat, 30 ans d'occitanisme III, in "Ousitanio Vivo", N.166, 1992, p,.7 (LINK).
(2)Cfr.Franco Bronzat, 50 ans de literatura e non dins las valadas occitanas, coedizione Chambra d'Oc e Fusta editore, Saluzzo, 2011, p.94.
(3)"I capitali sono investiti nelle regioni che offrono i maggiori guadagni e così il divario tra regioni ricche e regioni sottosviluppate si accentua, proprio come il divario fra paesi industrializzati e paesi del Terzo Mondo", D.Anghilante, L'Occitania vive ancora in "Lou Soulestrelh", N.1, settembre 1971, p.2.
(4)Franco Bronzat, Discorso sulla situazione delle valli occitane, in "Lou Soulestrelh", N.1, settembre 1971, p.5.
(5)Ibid. Si veda anche l'articolo di Gustavo Malan L'occupazione e le Valli: i pendolari, in "Lou Soulestrelh, N.2, 1972, p.1.
(6)Si vedano ad esempio l'articolo di Tavio Cosio, I fan de n'ort un chanabìe (= Fanno di un giardino un immondezzaio), in "Lou Soulestrelh", N.1, settembre 1971, p.6 e l'articolo in occitano L'ei pa ei tourismo que deven far la guero, in "Lou Soulestrelh", N.1, 1972, p.6.
(7)M.A.O., Proposte del M.A.O. agli elettori Occitani, in "Lou Soulestrelh", N.2, 1972, p.4.
(8)Malan e Boschero, Autonomisti, Socialisti e M.A.O., in "Lou Soulestrelh", N.2, 1972, p.4.
(9)A.Bodrero, Lettera del segretario generale del M.A.O. al giornale; G.Malan e G.Boschero, Osservazioni di altri autonomisti, in "Lou Soulestrelh", N.3, 1972, p.3.
(10)U.D.A.V.O., Dichiarazione Programmatica, in "Lou Soulestrelh", N.2, 1976, p.2.
(10)Dino Matteodo, Breve storia dei movimenti occitanisti in Italia, in "Valados Usitanos", N.1, 1977, p.10.
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