Vi è un ordine naturale nella nostra vita, per quanto strano possa suonare alle nostre orecchie il dirlo. Diversamente dalla terra che è dominata da un tempo circolare – il continuo ripetersi delle stagioni – la nostra vita è dominata da un tempo lineare: ha un inizio e una fine. La primavera della terra si contrappone qui all’autunno dei nonni.
Sioban Nash-Marshall
Nonna e vecchietto, due anime sfiorite,
vennero a sedersi all’ombra del’albicocco,
i cui teneri fiori avevano ornato
un giorno la testa della nonna.
Tremano intensamente, come se fossero
innamorati che si ritrovano all’improvviso:
ma accanto a loro solo i bastoni restano
abbracciati sull’erba.
Non hanno più ormai gli incendi nel sangue:
la loro anima non ha il canto del bacio:
nei loro stanchi fianchi non fiorisce
il seme, simile a un giglio.
Del nonno, lo sguardo negli occhi della nonna
si affievolisce, prima di penetrare il cuore:
e rabbrividisce il tiepido raggio di sole
nel loro petto freddo.
Se anche provassero uno stimolo innocente di desiderio
purificato dai profumi stimolanti della primavera,
è il cuore a frantumarsi, come un bicchiere di cristallo
che si spezza davanti al fuoco.
Le rose sono passate, sono passate le fiamme degli zigomi:
il loro amore è una scintilla sepolta nella cenere,
che il ricordo col suo stesso respiro spegne
dopo averla un momento avvivata.
E ora in questa sera di primavera
quando profumano i cinnamomi della collina,
a loro viene in mente, ecco, il vecchio amore
come una vecchia preghiera.
E ricordano, all’ombra dello stesso albicocco,
la morta carezza, il desiderio semplice,
poi il bacio e poi il gemito della nonna,
e si sorridono...
commenta