Rubiana è un piccolo paese di circa 2000 abitanti che si trova all’imbocco della Valle di Susa, in un piccolo vallone laterale percorso dal torrente Messa, tributario della Dora Riparia. Protetto dall’abbraccio del gruppo del Civrari, che annovera, tra i rilievi più importanti, Rocca Sella, il Sapei e Punta della Croce ad ovest, il Monte Rognoso, il Monte Pelà e l’Arpone a nord ed il Monte Curt ad est, il comune si estende su una superficie di 26,76 km² in una fascia altimetrica che va dai 640 m s.l.m. del capoluogo ai circa 2000 delle vette più alte.
Di probabili origini romane, il comune (citato per la prima volta in un documento dell’XI secolo) deriva la sua denominazione dal nome gentilizio romano Rubius con l’aggiunta del suffisso –anus, che indica appartenenza (1).
Distribuito su un territorio interamente montano, il paese di Rubiana si configura come un insieme di piccole borgate, distribuite verticalmente lungo la strada che porta al Colle del Lys, punto di collegamento con la vicina Valle della Stura di Viù. La strada intercomunale che da Almese conduce al Colle del Lys, fu costruita agli inizi del ‘900 e andò poco per volta a sostituire l’antica mulattiera di collegamento che percorreva il Colle della Frai (1333 m s.l.m.), disposto tra il Monte Rognoso e il Monte Plà.
Il territorio comunale è distinto in tre aree specifiche, sulla base della loro differente posizione geografica: l’area montana è la zona posta a nord, comprendente le frazioni di Favella, di Mompellato, la Nubbia e il Colle del Lys; il Traverso è l’area di mezza costa, compresa tra i Bertassi e Mollar Micé; il Piano è la zona posta a sud, coincidente con l’attuale capoluogo, in cui si concentrano le attività commerciali e amministrative.
Il paese, è attraversato interamente dal torrente Messa, le cui acque, fondamentali per l’economia agro-pastorale locale, furono convogliate in passato da un complesso sistema di irrigazione che comprendeva tre grandi canali (ancora esistenti), collegati a loro volta a derivazioni minori: la Bialera di Mompellato (che portava l’acqua alle borgate della zona di Mompellato), la Bialera del Traverso (che serviva l’area di mezza costa) e il Canale del Piano (che dal Messa portava l’acqua al capoluogo e agli insediamenti limitrofi). In tal modo l’intero territorio era raggiunto dall’acqua e ogni appezzamento, sulla base delle disposizioni date dal “Camparo” (che regolava e sorvegliava l’utilizzo dell’acqua), poteva così essere irrigato.
Le trasformazioni socio-economiche che investirono il XX secolo hanno determinato, con il mutamento dell’economia locale, l’abbandono delle zone montane, e spesso l’esodo nei paesi di fondovalle. Negli ultimi decenni si è verificata invece una tendenza demografica di ripopolamento del paese, scelto (per le stesse ragioni che lo resero meta ambita per la villeggiatura estiva) come luogo di residenza da molte famiglie del torinese. Ciò ha tuttavia significato da un punto di vista linguistico, la perdita di vitalità della parlata locale, ormai conosciuta solo dagli anziani originari del posto e fortemente contaminata dal piemontese e dall’italiano.
(1) Riferimenti in Ivi, p. 559.
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