La lingua rromani è lingua di fuoco e di vento;
è il levante e l’alba, è il crepuscolo,
è l’ululato del lupo.
In essa crescono alberi e boschi:
ancora vi riecheggiano anni canuti.
È una lingua in cui si vedono, come frutti maturi,
corpi cadere dagli alberi,
e signori piangere di freddo, rannicchiati
nell’abbraccio della luna.
La lingua rromani è lingua di terra, di fango,
di ciò di cui fu creato l’uomo;
la terra di nulla,
la terra di Dio.
Parola che apre le porte dei sacrari,
linguaggio che fa piangere le stelle.
Non esiste lingua sulla terra
più della nostra frammentata,
sospesa, arsa, negata.
Perciò torna ad ergersi dall’inferno!
Lingua al di sopra di tutte le lingue.
Ciò che mai visse nessuna lingua,
il rromani l’ha conosciuto.
Perciò parlate, parlate rromani,
spiegate le ali di seta, non abbiate paura delle sue ingiurie...
Parlatela.
Dischiudetene l’animo, misuratene il tempo e lo spazio,
e di ciò che vi detterà il cuore, ne farete il vostro cammino.
La lingua rromani è lingua di fuoco e di burrasca;
è il levante e l’alba, è la ricerca dell’uomo.
E rromani ćhib si ćhib e jagaqi thaj e balvalaqi
Voj si e khamesqo disǒpen, e ruvesqo thomupen.
E veśa an laθe barǒn, e parne-balenqe berśa vàʒe aśundǒn.
An rromani ćhib dikhǒl sar e ile kaśtenθar peren
vi sar e raja an ćhonutesqi angali śïlesθar roven.
E rromani ćhib si ćhib e phuvǎqi, e ćikaqi
savǎθar si kerdo manuś;
Khanćesθar si e rromani ćhib
Devlesθar si e rromani ćhib.
Voj si gili, savǎθar e vudara p-e khangira putardǒn,
vakǎripen, savesθar e ćaxraina rovlǎrdǒn.
Nane p-o sundal niekh ćhib savi sas mundardi
gäja sar e rromani,
umblavdi, phabardi, tasavdi...
Palem limoresθar uśtili !
Ćhib si voj pra’l ćhibenθe.
So niekh ćhib ni ʒangla, e rromani prinʒarda !
Godolesqe rromanes vakǎren, amari ćhib barǎren,
e godǐ te putaren, o vaxt te arakhen,
thaj o ilo sar phenel, gäja o drom te keren.
E rromani ćhib si ćhib e jagaqi thaj e balvalaqi
Voj si e khamesqo disǒpen, e manuśesqo rodipen.
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