Mai decisione fu più arrischiata, incoerente e contraddittoria, una vera scommessa alla roulette della Storia che Mussolini fece, convinto dai trionfi militari tedeschi della primavera 1940 in Francia che il conflitto scoppiato nel 1939 fosse alla sua imminente conclusione. Un'Italia non belligerante - pensava - sarebbe stata esclusa dal tavolo della pace e dalla conseguente spartizione del bottino. Non solo, si sarebbe trovata a vivere in posizione permanente di subordinazione, se non di vassallaggio, nei confronti della Germania nazista. Da qui l'azzardo della dichiarazione di guerra con l'obiettivo di conquistare quelli che Gianni Oliva chiama "pegni territoriali": porzioni anche ridotte di territorio nemico, che unite a qualche migliaio di caduti, avrebbero consentito al Duce di porsi a lato di Hitler al tavolo di pace, di garantirsi così una sfera di influenza autonoma nello scenario internazionale e di soddisfare le ambizioni politiche ed economiche nazionali.
Da questa visione nascono le tre iniziative che caratterizzano i primi mesi dell'intervento italiano: l'attacco, improvvisato, alla Francia del 21-24 giugno sulle Alpi occidentali; la campagna di Grecia iniziata il 28 ottobre e ben presto divenuta di Albania per il vigoroso contrattacco greco; infine l'offensiva in Africa settentrionale, diretta a conquistare alcuni chilometri di terra egiziana, ben presto perduti con tutta la Cirenaica dopo la contro-offensiva inglese.
Sono operazioni slegate, condotte in tre teatri lontanissimi uno dall'altro e motivo per ciò stesso di una irrazionale dispersione di forze, quando le limitate risorse avrebbero semmai richiesto la massima concentrazione. Come se non bastasse, a questo quadro si aggiunge nel 1941 la campagna di Russia motivata da ragioni ideologiche senza che nemmeno Hitler sollecitasse l'appoggio italiano.
Da questa visione nascono le tre iniziative che caratterizzano i primi mesi dell'intervento italiano: l'attacco, improvvisato, alla Francia del 21-24 giugno sulle Alpi occidentali; la campagna di Grecia iniziata il 28 ottobre e ben presto divenuta di Albania per il vigoroso contrattacco greco; infine l'offensiva in Africa settentrionale, diretta a conquistare alcuni chilometri di terra egiziana, ben presto perduti con tutta la Cirenaica dopo la contro-offensiva inglese.
Sono operazioni slegate, condotte in tre teatri lontanissimi uno dall'altro e motivo per ciò stesso di una irrazionale dispersione di forze, quando le limitate risorse avrebbero semmai richiesto la massima concentrazione. Come se non bastasse, a questo quadro si aggiunge nel 1941 la campagna di Russia motivata da ragioni ideologiche senza che nemmeno Hitler sollecitasse l'appoggio italiano.
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