italiano

C'è ancora una scuola a San Ghiglierme.

E la prima costruzione che si incontra uscendo dal corridoio di faggi lungo la strada che da Ruetto si inerpica fino alle baite verso Arlongo e le Ri­porle. Non sono poi passati molti anni de quando la scuola risuonava delle grida dei bambini delle borgate Com­ba e Arlongo.

Anch'io vi ho frequentato le cinque classi delle elementari e ricordo con gioia quando noi scolari andavamo, il lunedì mattino, in paese ad attendere Il maestro che arrivava da lontano, chissà dove, con la corriera. Era una festa, un'accoglienza calda, premiata a volte da alcune caramelle che suc­chiavamo golosi, avviandoci con lui verso la scuola.

Un tempo erano tanti i bambini ad Oncino: quaranta-cinquanta anni or sono le classi si alternavano in due turni, uno al mattino e l'altro al pomeriggio, eppure allora si frequentava fino alla terza, per la quarta classe occorreva andare in paese; la quinta per un paesecome Oncino a quel tempo non era necessaria... Qualche anno dopo a Serre Guglielmo arrivò anche la quarta e la quinta in paese. Solo negli ultimi anni e fino al 1964-65, anno in cui ia scuola fu chiusa. si frequentava anche la quinta classe, purtroppo le lezioni erano seguite sempre da un minor numero di ragazzi per la spopolamento che ha colpito le nostre borgate. Questa scuola fu costruita circa set­tant'anni or sono e qualcuno si ricorda ancora che II tetto fu coperto con lose delle “Meidiglie” (zona sopra le SI-Torte). Prima la scuola non esisteva a Serre Guglielmo, però le lezioni si tenevano ugualmente, l'aula era una stalla appartenente al Cruquet e l'insegnante era una maestra sposatasi ad un componente delle famiglia “Rascëtto”. Ad Oncino la stalla è sempre stata iI centro d'incontro delle famiglie ad iI fatto che vi si tenessero le lezionl aveva una ragione di fondo molto semplice: era II luogo più caldo e più familiare a tutti.

Quando lascuola divenne quella attuale, ciascun alunno doveva contribuire, ogni giorno, con qualche “stello” (pezzo di legno) materiale prezioso a quei tempi incui anche “'n zavigliot vinio coglì per viscà lu fuec” per riscaldare d'aula dove si insegnava. Eravamo noi che al mattino, mezz'ora prima dell'inizio delle lezioni, una settimana a turno andavamo alla scuola ad accendere la stufa affinché l'ambiente fosse caldo all'arrivo della maestra e degli altri compagni.

D'inverno eravamo più numerosi (qualcuno per non rimanere a casa frequentava anche. la VI o la VIII), cosa che non succedeva in autunno e in primavera, stagioni in cui anche i più piccoli contribuivano con il loro lavoro all'economia familiare.

Per noi bambini in particolare il mae­stro era un'autorità. parlava in italiano, lingua che noi dovevamo imparare completamente, perché allora ogni nostra espressione era in dialetto e tutti gli anni il maestro era uno sconosciuto:

Serre Guglielmo era scomoda da raggiungere ed anche i maestri alla curiosità dei bambini di quassù preferiva­no il tepore di scuole più accoglienti in pianura. Non sono bastati per tratte­nerli nel nostro paese quel poco di burro, latte, uova e formaggio che di tanto In tanto noi portavamo loro. La scuola adesso è silenziosa. come il vecchio gurc costruito accanto ad essa. Il compito dr dissetare la bor­gata è adesso affidata ad una fontanella costruita li vicino, che riceve l'acqua dall'acquedotto della Comba. Le case di questa borgata non sono molte e costituiscono una delle borgate più piccole di Oncino. Accanto alla scuola troviamo le, case di Peiretti Raimondo Panatie. più in là separata dai prati quella di Peiretti Sebastiano Lamban, vicino a questa c'è anche il forno della borgata che nonostante le precarie condizioni della muratura continua a possedere una sua bellezza semplice coi suoi mattoni rossi che sembrano ancora caldi dell'ultima furgnà. Sotto la strada troviamo le case di Panetti Enrico Lamban, Odetto Giacomo Oudet, Odetto Pietro Oudet, Allisio Giuseppe Parcu e l'ultima di Meirone Costanzo ora di proprietà della famiglia Fedrizzi. Chiesta frazione che è in una posizione veramente incantevole a balcone sulla valle del Lenta, attualmente è completamente disabitata nel periodo invernale. I suoi abitanti sono tutti emigrati, però il ricordo per la propria borgata èancora vivo, infatti negli ultimi anni quasi tutte le costruzioni so­no state riparate, e la gente vi ritorna anche se per due giorni soltanto alla settimana. Purtroppo però è una delle troppe borgate di Oncino ancora sprov­viste dell'energia elettrica, servizio or­mai indispensabile e non c'è ancora perché la luce è l'unica cosa che la gente non ha mal potuto procurarsi col propri mezzi. CI auguriamo che anche Serre Guglielmo possa a al più presto la sua “publico” ad illuminare di sera i vecchi muri di pietra e la pol­verosa strada che l'attraversa.

Rosina Peiretti Ghi­