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Innanzi tutto voglio fare una pre­messa. Forse i lettori resteranno de­lusi nel leggere queste righe poiché giustamente si attendevano una descrizione magari un po' particolareggiata di quella che è la frazione Serre. Ma io ho ritenuto. per una serie di motivi che non è il caso di esaminare in questa sede, di non dilungarmi nella esposizione di quella che é la posi­zone geografica della frazione con vari riferimenti a tutte le case o cose che vi si possono trovare. E qusto anche e soprattutto perché non credo di essere in grado di farlo, non avendo a disposizione materiale su cui basarmi, di una certa concretezza o validità.

Per quanto mi riguarda posso solo dire che geograficamente ritengo che la frazione Serre sia la più bella del­la vallata in quanto gode del privile­gio di essere posta sulla cresta di una montagna, ad una altezza di poco più di 1.200 metri, con tutti i vantaggi che ne derivano.

Non vi sono ostacoli naturali dinanzi agli occhi di chi vuole compiere un vasto giro d'orizzonte visivo, ed è que­sto il più grosso vantaggio che ha il Serre nel confronti di tutte le altre frazioni che compongono il Comune di Oncino.

Il paese si snoda sui lati della strada comunale che, partendo da molto più in basso, praticamente termina dove finisce il Serre, vicino alla chiesetta. Per essere più esatti, la strada prosegue anche dopo costeggiando un'altra vallata, ma non è più asfal­tata e non sufficientemente larga da poter permettere un transito normale. Dopo questa breve, ma indispensa­bile premessa, passo ad elencarvi tutto quel poco che, grazie alla cortese col­laborazione del sig. SERRE SIMONE (PERFETIN) e di mio padre, sono riuscito a raccogliere. Ho detto “poco” ma credo che ce ne sia a sufficienza per far capire quanto sia enormemente cambiata questa frazione nel giro di un numero neppure troppo elevato di anni.

Quasi non credevo alle mie orecchie quando ho saputo che un tempo al Serre vi erano ben quattro osterie:

1) Osteria FRANK e Alimentari

2)Osteria SANT'ANNA FERRERO (Bori)

3) Osteria di FANTONE MARTINO {RESCIÙ)

4) Osteria di BATTERI CHIAFFREDO detto CIOT

Ognuna di queste osterie è legata a qualche ricordo simpatico nella men­te di chi mi racconta. L'osteria S. Anna Ferrero (Bori) era specializzata nel­la distribuzione di “Piccole” che nel­la traduzione moderna non dovrebbe essere altro che un minipasto (da ciò la parola piccole) a base di pietanza e di tomini di capra.

L'osteria di Barreri Chiafiredo Ciot era rinomata poiché vi si tenevano delle feste danzanti ogni sabato e domenica.

In occasione di matrimoni e battesimi le bicchierate si svolgevano da Frank o da Barreri Ciot, naturalmente offerte da padrini e madrine.

Il fatto stesso che vi fosse un cm si alto numero di luoghi di ritrovo pubblico, fa presumere che la popola­zione del Serre dovesse raggiungere un numero discretamente elevato di persone. Un approssimativo calcolo, in base alle famiglie che sono ancora nel ricordo di uno dei pochi superstiti del­le popolazione che fu, ci porta a contare non meno di trecento abitanti. A me pare un numero abbastanza ragguardevole, soprattutto in considera­zione del fatto che è suscettibile dl variazioni in più risalendo ad anni ancora più lontani.

Passo ora ad elencarvi il nome di queste famiglie, pregandovi di scusarmi l'eventuale dimenticanza di qualcuna di esse e la probabile imperfezione della scrittura di nomi e la cui esatta denominazione in termini grammaticali mi trova molto impreparato, Frank, Trentatoc, Resciù, Viduin, Carret, Volpe, Pietru Buriet, Fantun, Feot Lo­sta, Giola, Cirru, Villa, Cerret Jose, Bulla, Volpe (tre famiglie), Perfetin, Ben Madlena, Suera, Viddu, Pinin Sartin, Buriet, Bestia, Margherita Culin Tucciu, Lusia, Cola, Bori, Biond, Tin Ferrè, Pin 'd Maria, Savoia, Giubilà, Cè Ferrè, Giorsin, Martinot, Martinuccio, Ghella, Barreri Ciot, Burla, Tin Cens, Mechin d'la Traversa.

Quello che maggiormente mi ha col­pito nell'ascolto di questi racconti, il venire a conoscenza dell'unità e del­lo spirito di collaborazione che animava questa gente. Si pensi che quando c'era da riparare o addirittura co­struire una casa, molti dei componenti di queste famiglie si univano con immediata e fantastica spontaneità. E pensare che il lavoro che li atten­deva era di quelli tutt'altro che ripo­santi. Si trattava di trasportare con la sola forza di vigorose braccia pie­tre e travi (le Raine) di dimensioni e peso notevoli. In prossimità del Fraisné c'era la cava di calce la quale veniva trasportata con le “cabasse” e in seguito fatta cuocere.

La collaborazione e l'amicizia fra questa gente, la si vedeva soprattutto nel lavoro, ma aveva anche un valido riscontro in occasione delle festività e nei brevi momenti in cui si poteva godere un po' di riposo.

La festa più sentita era, e resta, quella di S. Anna in luglio, in occasione della quale alcuni trazionisti del Serre si occupavano dell'organizzazio­ne in località SETZE di un ballo pub­blico. La partecipazione della gente era massiccia. C'era anche chi pensava a confezionare delle ottime ghiacciate fatte con la neve. Pensate che era necessario recarsi sino a Tartarea, armati di “cabasse” e “ramine”, tenendo presente che il viaggio di ri­torno doveva necessariamente essere veloce onde evitare la trasformazione della neve in... acqua.

Nelle festività domenicali era facilissimo imbattersi in vari venditori ambulanti che, davanti alla nostra stori­ca chiesetta, si occupavano con molto impegno della vendita dei loro pro­dotti (caramelle, castagne secche, me­le renette). C'era anche chi poteva permettersi il lusso di dedicarsi su un tavolo all'aria aperta al gioco del­la “Bella Bianca” che non so bene come funzionasse, ma che penso sarebbe ai nostri giorni considerato un gioco d'azzardo in quanto contemplava delle scommesse in denaro. Naturalmente erano scommesse di pochi centesimi, fatte cosi solo per scherzo. Ecco, questo è tutto quanto io sia riuscito escoprire au quello che era non molti anni fa il Serre. Non c'è molto, anzi c'è pochissimo. Ma anche solo da questi piccoli ed apparente mente insignificanti ricordi, appare netta quella che doveva essere la vita in questa piccola ma bellissima frazione della Valle del Po.

lo probabilmente sono la persona meno qualificata per esprimere dei giudizi su quanto sono riuscito a farmi raccontare.

È un compito che lascio a voi. Anzi inviterei i lettori che hanno una maggiore conoscenza sia della storia del Serre, sia delle eventuali ricchezze anche artistiche della frazione che io ignoro, a farsi avanti.

Franco Fantone