Ti ou tziment out ai muort dre a Tzukarél = tu il buon senso l'hai perso dietro a Zuccarello.
La frase viene detta ad un giovane che tenga un comportamento insensato. Zuccarello è un paese sulla strada che da Ormea e Garessio, passato il colle S.Bernardo, conduce ad Albenga. Fino ai primi decenni del XX secolo era consuetudine raggiungere la costa ligure attraversando a piedi la Colla dei Termini per scendere ad Ormea. La frase significa: hai fatto metà strada e sei ancora lontano dalla meta.
L'ha dounà fià a la gardamōiřa = ha dato fiato al gargarozzo/alla gola.
Si dice di persona chiacchierona a voce alta, logorroica. Altri termini per definire una persona linguacciuta: lapatz, tařavel, pnatz de forn, přikoutioun, gouřa neucia.
Ou sei fac le groije = si è dato alle lamentele.
Ci si riferisce a chi si lascia andare a geremiadi.
Le fřoume viaritz i fan skapin ën koumařounend = le donne in veglia fanno solette pettegolando.
Durante le veglie d'inverno nelle stalle, le donne non restavano inoperose: filavano lana e canapa, sferruzzavano maglie, solette, calze, ecc. e intanto chiacchieravano da brave comari.
Kiel lai ëdmà in puortapřik = lui è soltanto un pettegolo.
Il sostantivo si riferisce a colui che riporta parole altrui; deriva dal verbo přikō = parlare.
Ou lai avis d'ambrun-a = (il cielo) accenna ad imbrunire.
Ou lai neuit muorta = la notte è finita.
Ou lai soiřa skuřa = è sera tardi.
L'euv dou gial = l'uovo del gallo.
Se ci si faceva prestare delle uova, era usanza indiscussa restituirle con un uovo in più che rappresentava l'interesse su prestito.
Ou lai ëdmà in pisc-tafum = è soltanto un pestafumo, un inconcludente.
I mouort i dan in viř ën ska = i morti vengono a fare un giro in casa.
Tra l' l e il 2 novembre, vigilia del giorno di commemorazione dei defunti, venivano spenti i fuochi nei seccatoi per le castagne e ci si riuniva in casa, in attesa del ritorno per quella notte delle anime dei defunti. Si recitava il rosario, si mangiavano castagne. Per data e credenza, il rito rimanda al passato celtico, quando si riteneva che con il capodanno (samain) si aprisse il varco tra il mondo dei vivi e quello dei morti e per una notte tornassero gli eroi defunti. Si festeggiava con birra e salsicce.
Fō ciabřa = fare baccano.
Era usanza il venerdì santo (oggi dismessa) far rumore con taravelle, corni, strumenti metallici vari a commento di una frase di condanna degli ebrei. Tuttavia lo stesso rito chiassoso in chiave allegra accompagnava le seconde nozze di vedovi.
Sc-toupte akla třapa = chiudi quella bocca.
La bocca è paragonata al foro di sfiato di una carbonaia o anche all'apertura attraverso la quale si faceva cadere fieno nella stalla.
Ou l'ha tiřà le tzoke a la luna = ha buttato gli zoccoli alla luna. L'immagine evocata dalla frase indica una morte improvvisa. La si può spiegare con il fatto che in montagna si cammina molto, per lavoro e spostamenti, su mulattiere e sentieri impervi (fait), con ogni tempo. Scivolare, inciampare e cadere era facile e a volte pericoloso.
L'ha fac rës-ceiřa = ha fatto chiarore, luce.
Ci si riferisce ad una persona morta dopo aver vissuto una vita di sacrificio per chi le stava intorno. L'origine della frase è nella pratica boschiva: se si abbatteva un albero, entrava più luce a beneficio degli alberi circostanti.
Neu ki kōřa a londza = neve che cade a falde.
I souřì i soun tren, i ubè i soun ënkò goi = i prati esposti al sole sono liberi dalla neve, quelli a nord ne sono ancora chiazzati.
Anō a la rëmbō = andare in un posto al sole, riparato.
Ësc-koutō la rōia ën riba a l'adorn = prendere il sole (lett. ascoltare il raggio) in riva ad un posto pianeggiante, dolce. "Ascoltare il raggio" rende a puntino la sensazione di chi in un angolo riparato "ascolta", magari ad occhi chiusi, il calore del sole sulla pelle.
Asc-tou dësc-giatzà? = ti sei appena alzato dal giatz?
La domanda è ironica, per sottolineare l'aspetto arruffato e scombinato di chi si è appena alzato dal letto.
Asc-tou kournō sc-ta neuc? = hai russato come un conio questa notte ?
Si allude a chi ha dormito pesantemente russando, oppure, in un'altra interpretazione rilevata, si è talmente agitato nel sonno da picchiare la testa (cornuta) contro la testata del letto.
Teřa pì mařasctřa ke mōře = terra più matrigna che madre. La frase si riferisce alla terra di montagna, dura, avara di risorse.
Ën ska ou si ha katzà l'antifiou = in casa si è verificato lo sconquasso ( per liti, rotture, ecc.).
Ui ha le lì ki fan ëdmuřa = i ghiri si divertono.
Se i ghiri riescono a nidificare in un sottotetto (dzroiřa), corrono e si agitano soprattutto di notte a scapito di chi dorme in una stanza sottostante.
Ëntrapeiřō peid le mousc-ce ënt i poutrì = affannato come le mosche intrappolate nella farinata.
Asc-tou frà i ciat? = hai ferrato i gatti?
Divertente domanda a chi si presenta spettinato (dëskranō), con i capelli (ciabei, kran) irti.
Mountō i fer sla gřō = mettere i ferri sul graticcio.
Si usa questa espressione quando si smette un'attività, ma anche quando tra un uomo e una donna non c'è più accordo sessuale.
Se ëm butois a fō dle bërte, i nasc-riou tuc sentza tesc-te = se mi mettessi a fare berretto, nascerebbero tutti senza testa.
Avai la tesc-ta ënt i përdivouři -= avere la testa in giostra, in affanno.
Viřō apres a l'oumbra = non combinare niente, girare dietro la propria ombra.
Le bōnke di fanean = le panchine su cui si siedono volentieri i fannulloni.
Sounō a la dëspřō = suonare alla disperata.
La campana grande della chiesa suonava "alla disperata" per segnalare ai montanari un pericolo, una disgrazia. Si trattava spesso di valanghe che avevano travolto qualcuno: si accorreva con pale e badili nella speranza di arrivare in tempo per la vita, ma la maggior parte delle volte inutilmente.
Oui piōsc l'ëngrasciàu = gli piace il letto.
Il letto è qui indicato come un luogo dove ci si ingrassa col troppo dormire.
Kiel ou třoubula a viřō la biōva = lui fatica a digerire (lett.: fatica a girare la biada).
Ou i ha passō 1'ou jel spitatzoun = è passato l'uccello che becca qua e là.
L'espressione vuole indicare una persona pasticciona: un colpo qui e uno là.
I cerc dla kola = nuvolaglia sulla Colla dei Termini, annuncio di brutto tempo.
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