Passeggiando in montagna, specie ad alte quote, non ci rendiamo conto che ogni volta che osserviamo un fiore, in realtà siamo di fronte a un miracolo della natura. Le particolari condizioni climatiche presenti in altitudine fanno sì che la sopravvivenza della flora sia messa duramente alla prova da condizioni estreme e selettive. Infatti questi piccoli miracoli di adattamento devono fare i conti con le temperature, che oltre i 3000 mt portano a una forte escursione termica, un’estate particolarmente breve, l’umidità che man mano che si sale diminuisce, il vento spesso incessante e sostenuto, le precipitazioni e la siccità, l’esposizione alle intemperie, l’innevamento persistente per molti mesi all’anno, le radiazioni ultraviolette e e i mutamenti del terreno (slavine e frane).
A causa di questi numerosi fattori ambientali i fiori hanno escogitato adattamenti specifici mirati alla difesa dalle condizioni così estreme che caratterizzano l’alta montagna.
Ma cosa si è inventata la Natura? Ha reso, per esempio, questa vegetazione particolarmente ridotta nelle dimensioni: non è possibile, infatti, resistere alle tempeste di neve e vento avendo un alto fusto. Per ragioni molto simili ha preso anche una forma “a cuscinetto”, così la neve e il vento non trovino rami e steli da spezzare. Si tratta poi di piante che vegetano nelle fessure delle rupi, quindi dotate di radici lunghe e spesse capaci di penetrare profondamente nelle rocce. Inoltre, le vecchie foglie e fiori restano intrappolati nel cuscinetto per poi essere decomposti in humus; il cuscinetto è in questo modo “auto-rigenerante”.
Per adattarsi all’assenza di acqua e al freddo, poi, queste piante hanno sviluppato foglie succulente per mantenere le riserve di acqua o ancora foglie ricoperte di una fitta lanugine bianco-argentata che ha il doppio effetto di difendersi dal freddo e impedire l’evaporazione dei liquidi.
Si possono trovare poi piante migratrici e stabilizzatrici: la presenza di ghiaioni, pietraie e colate detritiche rende difficile la presenza di piante per via del continuo dilavamento di pietre o del ruscellamento superficiale delle acque. Ciò nonostante ci sono piante che anche se sepolte possono rigenerarsi a breve distanza o altre che riescono a “galleggiare” sui detriti grazie a una fitta rete di radici sottili. Infine queste piante eccezionali hanno trovato il modo di aggirare la brevità dell’estate, passando da un ciclo vitale annuale a uno perenne in cui le radici rimangono vive per diversi anni protette in inverno dalla neve.
Lassù fra aridi ghiaioni, sulle strapiombanti pareti verticali, sotto il sole cocente anno dopo anno, nella breve estate d’altitudine queste piante eccezionali continuano a fiorire e se teniamo bene a mente il miracolo del loro adattamento, apprezzeremo e rispetteremo ancora di più queste forme di vita, che fioriscono anche dove sembra impossibile.
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