“Come tutti i bambini curdi ho avuto un’infanzia difficile. Parlare curdo a scuola era proibito e per noi era normale che fosse cosi; però a casa i nostri genitori ci raccontavano storie curde, ascoltavamo musica curda. Ricordo nitidamente di aver pensato: perché una canzone curda mi tocca l’anima in modo così profondo, mentre una araba no? La canzone curda risuonava profondamente nel mio cuore. Come mai? Perché ero diverso, il mio cuore aveva colori diversi. Per questo ho deciso che nella mia vita avrei fatto qualcosa per consegnare le storie curde al mondo.”
Per un popolo, parlare la propria lingua è un modo per sentirsi a casa anche quando è lontano da casa, o persino quando a casa proprio non ci può tornare. Lo sa bene Mano Khalil, Premio cinema della XVII edizione. Nato nel Kurdistan siriano, obbligato a frequentare le scuole arabe, studia Storia e Giurisprudenza all'Università di Damasco ma nel 1987 si trasferisce nell'allora Cecoslovacchia per studiare cinema, spinto dall’impulso di cercare una forma di resistenza alternativa alle armi, che potesse difendere i diritti, preservare l’identità e sostenere la dignità umana, e dalla convinzione che il cinema fosse (e sia tuttora) uno dei mezzi più potenti per esprimere sogni, speranze e umanità. Lavora per la televisione slovacca fino al 1996, anno in cui gira un film in Siria sui curdi, “The place where God sleeps” (Dove Dio dorme), e dopo aver ricevuto minacce dal regime è costretto a lasciare il paese. Si trasferisce in Svizzera, dove consolida la sua carriera di regista di fiction e documentari. Nel 2012 fonda la sua casa di produzione, la Frame Film, e nel 2021 “Neighbours” (Vicini) viene presentato in anteprima mondiale in oltre duecento festival cinematografici, tra cui il Festival di Locarno, ricevendo settanta premi a livello mondiale. Nel film, il popolo e la cultura curda sono soffocati e smembrati in quattro nazioni che ne vogliono cancellare la storia: la lingua costituisce il terreno politico e centrale della sopravvivenza e della lotta per l'autodeterminazione di un intero popolo. Il Premio Ostana vuole riconoscere la grande capacità di Mano Khalil di rendere universale la storia del popolo curdo, che incarna appieno il valore della lingua non solo come strumento di resistenza, ma anche come casa. Mano Khalil racconterà “Il cinema, l’identità e il paradosso dell’esilio” in una conversazione con Antonello Zanda del Babel Film Festival, venerdì 27 giugno alle 20:45. Seguirà la proiezione del film Neighbours.
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