Éamon Ó Ciosáin è cresciuto in una famiglia che parlava la lingua celtica ancestrale dell’Irlanda, ufficiale ma per molti aspetti minoritaria nell’ambiente per lo più anglofono della città di Dublino. Gli ha giovato il fatto che la famiglia fosse legata alle aree Gaeltacht, dove la lingua è quotidianamente praticata dalle comunità, nella scuola e negli ambiti intergenerazionali. Ciò nonostante, egli ha sempre avuto familiarità con entrambe le lingue dell’Irlanda: il gaelico e l’inglese.
Éamon Ó Ciosáin ha iniziato gli studi presso l’University College Dublin, dove ha conseguito la laurea in francese e irlandese antico. L’università è stata l’occasione per studiare anche il bretone, proseguendone l’approfondimento in Bretagna, trascorrendo vari periodi nelle regioni di lingua bretone, arrivando a pubblicare raccolte di traduzioni di poesie in gaelico irlandese e in bretone (Barzhonegoù Iwerzhonek, Skrid ed., 1983) e in francese (“Une Île et d’Autres Îles”, ed. Calligrammes, 1984).
Con le sue pubblicazioni, Éamon si proponeva di sensibilizzare il pubblico verso la letteratura gaelica contemporanea, pressoché sconosciuta in Francia. Per lui era inoltre importante far conoscere la letteratura in lingua irlandese ai bretoni, pubblico ricettivo e spesso entusiasta dell’Irlanda.
Successivamente ha collaborato al “Dizionario irlandese-bretone” di Loeiz Andouard (1987), costruendo un ulteriore ponte fra le due lingue. Sono seguite altre traduzioni: le poesie di H. Seubil gKernaudour tradotte in irlandese, traduzioni di poesie per l’“Anthologie de la poésie irlandaise du XXe siècle” (1996), oltre ad alcuni testi in prosa. Ogni anno contribuisce con traduzioni al Franco-Irish Literary Festival di Dublino, dove presiede alcune sessioni ed è membro del comitato.
Vanta un gran numero di collaborazioni, come lo studio sulle traduzioni della letteratura gaelica nelle lingue dell’Europa continentale (“Ireland in the European Eye”, in “Royal Irish Academy”, 2019). Ha pubblicato tre volumi di fonti storiche sugli immigrati irlandesi in Bretagna nei secoli XVII e XVIII. Numerosi gli articoli sul tema di questa migrazione, che spaziano dalla storia sociale agli elementi di lingua irlandese nel “Dictionnaire de la langue bretonne” di Le Pelletier. Ha collaborato con ricercatori e cantanti quali Yann-Fañch Kemener e Alan Stivell. In campo artistico una delle sue attuali iniziative è la partecipazione allo spettacolo storico-musicale “Les Irlandais de Bretagne”.
Éamon è molto attivo nei media di entrambi i paesi. È stato membro fondatore della stazione radio comunitaria in lingua irlandese “Raidió na Life”, in onda nella zona di Dublino dal 1993 Ha partecipato a programmi in lingua bretone su radio locali e Radio France di Bretagna. Da anni tiene una rubrica di attualità e cultura irlandese sulla rivista Al Lanv, commentando le politiche linguistiche in Bretagna e in Irlanda, l’ufficialità delle lingue, la Gaeltacht, i media e l’editoria. Infatti è di casa al festival del libro di Carhaix.
In Irlanda, ha tenuto conferenze sulla lingua e cultura bretone e ha pubblicato articoli o note su opere letterarie in irlandese, sociolinguistica e politiche linguistiche. Ha pubblicato una storia del primo settimanale di notizie, An t-Éireannach, fondato dal nonno materno e diretto da talentuosi scrittori. Questo giornale fu attivo nella denuncia dell’ascesa del fascismo e dell’imperialismo in Europa, seguendo una linea editoriale che valorizzava i diritti umani, compresi i diritti dei parlanti nativi di fronte a uno stato irlandese che avrebbe dovuto proteggerli. Poiché era pubblicato in una lingua minoritaria e aveva un contenuto insolito, questo settimanale è rimasto a lungo sconosciuto sia agli storici sia al grande pubblico.
Dalla ricerca su questo settimanale sono nati due libri curati da Éamon: un’edizione dei racconti Tom O’Flaherty (fratello del celebre Liam O’Flaherty), che fu uno dei fondatori e redattori di “An t-Éireannach”, di cui alcuni testi, poi dimenticati, erano stati pubblicati nel 1935 e altri erano rimasti inediti.
Éamon Ó Ciosáin è stato anche attivo nell’insegnamento del francese e del bretone presso la “National University of Ireland di Maynooth”. Per circa quindici anni, il suo corso universitario è stato l’unico di bretone in Irlanda. Fra il 1980 e il 1988, ha insegnato la sua lingua madre nel dipartimento di studi celtici dell’Università di Rennes 2 e l’inglese presso la stessa università. Conseguita la laurea e il master in bretone e studi celtici presso l’Università di Rennes 2, ha ottenuto un dottorato in storia. Éamon Ó Ciosáin frequenta la Bretagna da quasi mezzo secolo, tanto che nel 2024 è stato insignito dell’Ordine dell’Ermellino come riconoscimento del suo contributo alla promozione della lingua bretone e della Bretagna.
MOTIVAZIONE
Il Premio Ostana 2025 per la traduzione è conferito a Éamon Ó Ciosáin per il suo contribuito, unico ed encomiabile, alla conoscenza sia del gaelico irlandese sia bretone. Collaborando alla stesura del “Dizionario irlandese-bretone” (Loeiz Andouard,1987), ha costruito ponti fra le due lingue. Innumerevoli sono le sue traduzioni trilingui di testi poetici: in gaelico, bretone e francese. Importanti le collaborazioni, di cui quella all’“Anthologie de la poésie irlandaise du XXe siècle” ne è il più fulgido esempio, insieme allo studio sulle traduzioni della letteratura in lingua irlandese nelle lingue dell’Europa continentale (“Ireland in the European Eye”, in “Royal Irish Academy”, 2019). Il suo impegno gli è valso, nel 2024, l’Ordine dell’Ermellino come riconoscimento per il contributo alla promozione della lingua bretone e della Bretagna in generale.
Éamon Ó Ciosáin riceve questo premio per aver creato un’intesa comune fra paesi e culture attraverso la traduzione e la scrittura in più lingue. La sua opera mette in luce la ricchezza delle culture e promuove la conoscenza delle lingue e delle rispettive letterature.
PER SAPERNE DI PIÙ:
http://www.vers-les-iles.fr/livres/Irlande/O_Ciosain.html
https://abp.bzh/les-colliers-de-l-hermine-2024-70813
INTERVISTA A ÉAMON Ó CIOSÁIN
a cura di Teresa Geninatti Chiolero
Traduzione, passione e collaborazione per un lavoro di qualità fra le rive del Mare Celtico
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Quali erano e sono le tue lingue del cuore?
L’irlandese, il gaelico d’Irlanda, era la lingua di casa, dei miei genitori, della scuola, ma non della strada dove giocavo con gli altri bambini. Ho un ricordo di una volta in cui sono tornato a casa piangendo, dopo esser uscito in strada per la prima volta, per raggiungere i bambini delle case vicine. Non capivo quello che dicevano, essendo cresciuto fino a quel momento parlando irlandese ed ero molto deluso dall’incontro. Ho imparato rapidamente l’inglese, sono stato mandato in una scuola materna per impararlo prima di frequentare la primaria. Era una situazione linguistica complessa.
Le mie lingue del cuore sono l’irlandese, ovviamente. Poi il francese, che ho vissuto a partire dal momento in cui ho soggiornato in Francia per lunghi periodi. Poi il bretone, che ho imparato e parlato durante gli anni trascorsi in Bretagna e che, da allora, parlo ogni volta che ne ho l’occasione e persino nella mia testa, quando sono lontano in Irlanda.
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Perché le consideri lingue del cuore?
I miei quattro nonni parlavano gaelico. È l’antica lingua del paese, che si esprime nei nomi dei luoghi, spesso facili da comprendere per chi parla la lingua. È anche la lingua delle canzoni e della letteratura: tutto questo ci collega all’eredità culturale. La mia famiglia vive in città da due generazioni, ma ha sempre mantenuto il legame con le regioni nelle quali il gaelico è la lingua della comunità: il sud-ovest per il lato paterno, le regioni del Connemara e di Mayo per quello materno.
Ho attinto dal francese molte cose che fanno parte del mio bagaglio, delle mie abitudini, come lo spirito critico, un’apertura sul mondo diversa da quella inglese, così come l’amore per i modi di dire.
Il bretone, fin da quando ho iniziato a impararlo, mi è sembrato quasi familiare, poiché gaelico e bretone sono lingue imparentate fra loro. Questa sensazione, questo mix di familiarità e alterità, mi ha trascinato nell’universo bretone. Ho trovato molte somiglianze con ciò che conoscevo in irlandese: mi sono immerso nei testi cantati, negli idiomi, nell’intonazione della lingua che mi ronza sempre in testa.
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Un irlandese parlante gaelico che si batte per la sua lingua, ma che a un certo punto rivolge il suo interesse e la sua opera anche al bretone. È un racconto avvincente! Perché dedicare la vita a salvare due lingue e non solo la tua?
“Salvare” è piuttosto esagerato per i miei piccoli contributi, rispetto a ciò che altri fanno per queste due lingue. Sostenere il bretone nelle avversità è normale per me: sosterrei qualunque lingua e cultura maltrattata, poiché si ritrovano situazioni simili in molte parti del mondo. Il bretone è stato disprezzato, così come la nostra lingua irlandese, nonostante la sua ricchezza culturale. Entrambe sono lingue celtiche che hanno sofferto a causa delle politiche ostili dei grandi stati dominanti e ciò è stato una molla che mi ha spinto verso il bretone. Da un punto di vista sociolinguistico, le due lingue sono complementari, nel senso che l’irlandese ha avuto successo in alcuni ambiti e il bretone in altri. La normalizzazione delle due lingue è contrastata, ma bisogna sottolineare i successi del bretone, raggiunti con pochi mezzi ma tanto idealismo e impegno.
Ambedue mi sono preziose allo stesso modo: una lingua è fatta per le relazioni umane e per le amicizie. Le lingue sono inseparabili dai legami affettivi con le persone che le parlano, o che le parlavano, nel caso di parenti e cari amici che non ci sono più.
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La tua passione per il gaelico ha a che fare con tuo nonno materno e con il suo settimanale?
Senza dubbio l’influenza familiare ha avuto un ruolo. I miei genitori hanno viaggiato in luoghi d’Europa dove ci sono lingue minoritarie e ci hanno parlato delle altre lingue celtiche, in particolare del gaelico scozzese, vicino all’irlandese e del gallese del Galles. Tutto ciò deriva da un senso di giustizia che loro mi hanno trasmesso e dal nonno che ha diretto un settimanale d’informazione di sinistra, critico verso i potenti e contro i grandi imperi e gli stati. In questo giornale, in lingua irlandese, c’era anche una rubrica in gaelico scozzese, così da avvicinare queste due lingue e affermare i loro legami storici.
Questo settimanale ha affermato l’idea che ci fosse una nazione di lingua gaelica in Irlanda. Soprattutto ha rivendicato i diritti delle persone che parlavano questa lingua all’interno dello stato irlandese. Una piccola nazione, certo, ma con radici storiche forti.
Quando mi occupo di storia delle migrazioni, mi appassiono prima di tutto alla gente comune e a ciò che ad essa accade. Le élites trovano sempre i loro storici, ma il popolo no.
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Lingua irlandese e bretone: quale evoluzione? Cosa è cambiato nella percezione che i parlanti e il mondo esterno hanno di esse? Cosa prevedi per il loro futuro?
L’irlandese e il bretone hanno statuti diversi. Uno è lingua ufficiale nel paese e nell’Unione Europea, ma non ancora nell’Irlanda del Nord, dove l’ufficialità rimane allo stadio di progetto. La lingua è insegnata a tutti i livelli: ci sono stazioni radio e un’emittente televisiva bilingue. Il cinema in lingua irlandese sta facendo molto parlare di sé in questo momento e ciò perché ha fatto ingresso nella grande distribuzione internazionale. I capisaldi tradizionali della lingua sono comunque minacciati dall’enorme forza dell’inglese, lingua della globalizzazione, ma l’irlandese resiste nonostante la diminuzione del numero dei parlanti. La creazione dell’emittente televisiva e il riconoscimento a livello europeo hanno cambiato il modo in cui gli irlandesi guardano alla loro lingua ancestrale: da lingua contadina, considerata antiquata agli occhi di alcuni, è diventata una lingua moderna. Il suo insegnamento si sta sviluppando all’estero, il che aiuterà, a lungo termine, a normalizzarla a livello internazionale.
Il bretone ha molto sofferto e soffre ancora di atteggiamenti negativi, derivanti dalla volontà dello stato francese di sradicare la diversità linguistica e di non riconoscere il fenomeno minoritario, che esiste invece in Francia come in tutto il mondo. Quando sono arrivato in Bretagna negli anni ’80, ho notato un atteggiamento reticente di molti bretoni rispetto alla lingua. Avevo conosciuto la stessa situazione nelle regioni di lingua gaelica. Da allora, la situazione si è evoluta in senso positivo, anche se il numero di parlanti è diminuito considerevolmente. Il successo delle scuole immersive e dei corsi linguistici di lunga durata, lo sviluppo dei media e la presenza online, il rinnovamento costante della musica bretone, il lavoro risoluto degli attivisti sono esempi da tenere in considerazione. Ora c’è un certo orgoglio nei confronti della Bretagna e un atteggiamento più positivo verso la lingua in generale, anche se in alcuni ambienti l’ostilità è stata sostituita dall’indifferenza.
Per quanto riguarda il futuro, è necessario uscire dalla fiaba del romanticismo celtico. Sono lingue che si stanno modernizzando. Avranno parlanti, indipendentemente dalle pratiche e dalle dimensioni delle comunità linguistiche. Di fronte alle culture egemoni e uniformanti, coloro che praticano e difendono queste lingue dovranno essere testardi e astuti.
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Traduzioni, raccolte, collaborazioni, lavoro con i media e insegnamento: qual è il filo rosso che unisce tutte queste tue attività?
È molteplice: far conoscere la ricchezza delle culture, trasmettere e condividere la conoscenza delle lingue e delle letterature, portare alla luce ambiti poco conosciuti. La traduzione crea un terreno comune fra paesi e culture. Questa collaborazione è necessaria per realizzare un lavoro di qualità, unendo le competenze da entrambe le parti del Mare Celtico.
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Cosa vorresti per il futuro?
La libertà di respirare senza ostacoli, di prosperare e di svilupparsi per tutte le classi sociali, in uno spirito di apertura verso il mondo.
ANTOLOGIA
TESTO IRLANDESE
Herve Seubil gKernaudour (1957)
AN RÍ CRÉACHTACH
Ina luí ar bhruach na linne lobhraí,
Tá rí ar créacht a chuimhne,
Buairt is crá ar a ghnúis chaoin,
Dúán óir ina dhorn lagbhríoch.
Ag iarraidh breith de ló is d’oích’
Ar an mbradán feasa diamhair,
Ar milis a bhlas, ar solamar a ábhar,
Ach a loiscfeadh na lámha.
In aisce atá sé ag saothrú:
Ní bhéarfaidh ach ar mhionéisc
Go dtiocfaidh faoi ghaisce glórmhar
An Laoch a shásóidh an síorocras.
TESTO ITALIANO
IL RE FERITO
Sdraiato ai margini dello stagno lebbroso,
Un re ferito nella memoria,
Angoscia e tormento sul suo dolce volto,
Un amo d’oro nella fragile mano.
Cercando giorno e notte di afferrare
Il miracoloso salmone della saggezza,
La dolcezza del suo sapore, il conforto della sua essenza,
Ma ciò gli brucerebbe le mani.
Invano si sforza:
Catturerà solo piccoli pesci
Finché, in un giorno glorioso, arriverà l’eroe
A saziare l’eterna fame.
(traduzione dall’inglese di Teresa Geninatti Chiolero)
TESTO IRLANDESE
Liam Ó Murthile (1950-2018)
CAOINEADH NA BPÚCAÍ
Sí suaill na mara ón ngaoith id cheol
a bholgann le pabhar na bpúcaí ár seol
Le gach ólaí a rabhlálann dínn
scúnn na cuilithíní an craiceann dínn
An ghileacht draíochta is í ag méarnáil
oíche ré láin is tứ ag turnáil
Idir do lámha easnaíocha an bhosca
ar na cnaipí do mhéireanna ag floscadh
Is cuma linn cá bhfuil anois ár dtriall
ach an chớir seo a bheith againn de shíor
Ní bhíonn riamh idir sinn agus an bás
ach ár gcroí faoi lánseol agus an canfás
I gcuasa ár gcluas cloisimid seiseon na róinte
is caoineadh na míol mór ina thulcaíocha tonnta
Feannaigh dínn a bhfuil d’fheoil ar ár gcnámha
mar a bhearrann an ghaoth anoir gainimh na trá
Nuair a bheidh ár bport seinnte is é ina dhuibhré
éalóidh na púcaí asainne agus beidh ansan ina bháinté
TESTO ITALIANO
IL LAMENTO DEI PÚCA
La tua musica è un’onda marina, un vento
che gonfia le nostre vele con il potere dei púca.
A ogni rollio che si infrange
i mulinelli ci strappano la pelle.
In uno scintillio magico e fosforescente
ti destreggi in una notte di luna piena.
Tra le tue mani le pieghe della fisarmonica
le tue dita corrono sui bottoni.
Poco ci importa la nostra destinazione
purché abbiamo sempre questo buon vento.
Solo ci separano dalla morte
il nostro cuore a vele spiegate e la tela.
In fondo nelle orecchie arriva come una risacca
il concerto delle foche e il lamento delle balene.
Spoglia le nostre ossa di ogni carne
come il vento dell’est spiana la sabbia della spiaggia.
Quando la nostra aria sarà suonata all’ultimo quarto di luna
i púca abbandoneranno i nostri corpi, il mare sarà d’olio.
Púca: essere magico del folklore irlandese,
un folletto o korrigan, ma più grande.
(traduzione dall’inglese di Teresa Geninatti Chiolero)
TESTO IRLANDESE
Mairtín Ó Direáin (1910-1988)
AN TEARRACH THIAR
Fear ag glanadh cré
De ghimseán spáide
Sa gciúnas séimh
I mbrothall lae:
Binn an fhuaim
San Earrach thiar.
Fear ag caitheamh
Cliabh dá dhroim,
Is an fheamainn dhearg
Ag lonrú
I dtaineamh gréine
Ar dhuirling bhán:
Niamhrach an radharc
San Earrach thiar.
Mná i locháin
In íochtar díthrá,
A gcótaí craptha,
Scáilí thíos fúthu.
Támhradharc sítheach
San Earrach thiar.
Tollbhuillí fanna
Ag maidí rámha,
Currach lán éisc
Ag teacht chun cladaigh
Ar órmhuir mhall
I ndeireadh lae;
San Earrach thiar.
TESTO ITALIANO
LA PRIMAVERA DELL’OVEST
Un uomo che rimuove la terra
Dal bordo della sua vanga
Nel dolce silenzio
Di un giorno afoso:
Gradevole è il suono
In primavera nell’Ovest.
Un uomo che bilancia
Una gerla sulla schiena
E l’alga rossa
Che scintilla
Sotto i raggi del sole
Sulla spiaggia bianca:
Brillante spettacolo
In primavera nell’Ovest.
Donne nelle pozze d’acqua
sul filo della corrente con la bassa marea,
Le gonne sollevate,
Si riflettono sotto di loro:
Visione affascinante e rilassante
In primavera nell’Ovest.
Sordi e stanchi
I colpi di remi,
Di un currach carico di pesce
Che raggiunge la riva
Su un mare lento e dorato
A fine giornata;
In primavera nell’Ovest.
Currach: tipo di barca a remi tipica dell’ovest dell’Irlanda,
molto leggera, costruita in legno e tela catramata,
che le conferisce un aspetto molto scuro.
(traduzione dall’inglese di Teresa Geninatti Chiolero)
TESTO IRLANDESE
Máirtín Ó Direáin (1910-1988)
CUIMHNE AN DOMHNAIGH
Chím grian an Domhnaigh ag taitneamh
Anuas ar ghnúis an talaimh
San oileán rúin tráthnóna,
Mórchuid cloch is gannchuid cré
Sin é teist an scéird-oileáin,
Dúthaigh dearóil mo dhaoine.
Chím mar chaith an chloch gach fear
Mar lioc ina cló féin é,
Is chím an dream a thréig go héag
Cloch is cré is dúthaigh dearóil,
Is chímse fós gach máthair faoi chás
Ag ceapadh a háil le dán a cuimhne.
TESTO ITALIANO
IL RICORDO DELLA DOMENICA
Vedo il sole della domenica brillare
Sulla superficie della terra
Nell’isola segreta, la sera,
Molte pietre e poca terra
Ecco la testimonianza dell’isola devastata
Il povero terreno della mia famiglia.
Vedo come la pietra ha consumato gli uomini
Come li ha plasmati a sua immagine,
E vedo la folla che ha abbandonato per sempre
La pietra, la terra e il misero terreno,
E vedo ancora la madre afflitta
Trattenere i suoi piccoli al guinzaglio della sua memoria.
(traduzione dall’inglese di Teresa Geninatti Chiolero)
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