Il Premio minoranze linguistiche storiche in Italia ricorda a tutti che la promozione di una lingua madre è anche una questione di mimesi.
Era il 1969 quando il professore Philip Zimbardo realizzò un esperimento di psicologia sociale per conto dell’Università di Stanford. Due automobili identiche, della stessa marca, modello e colore vennero abbandonate in strada, entrambe senza targhe e con il cofano alzato. Una venne lasciata nel Bronx, un quartiere di New York che negli anni è diventato il quartiere povero e pericoloso per eccellenza (ora si dice che sia più sicuro ma l’immaginario creato dal cinema statunitense è duro a morire e anche qui in Italia il termine Bronx è sinonimo di criminalità e conflittualità). L’altra fu abbandonata a Palo Alto, centro della Silicon Valley, una città ricca e tranquilla, a 50 km da San Francisco.
L’automobile abbandonata nel Bronx cominciò ad essere smantellata in poche ore, perdendo le ruote, il motore, gli specchietti, e così via: tutto quello che poteva essere utilizzato venne rubato, il resto venne distrutto. Nel giro di una settimana l’auto era demolita, mentre quella in Palo Alto era ancora intatta. I ricercatori decisero allora di rompere un vetro dell’auto parcheggiata nella cittadina californiana. In breve tempo furti, saccheggi e vandalismo ridussero l’auto nelle stesse condizioni di quella parcheggiata nel Bronx. Quell’esperimento ha dato vita (insieme ad altre ricerche) alla cosiddetta “Teoria delle finestre rotte”: piccoli segni di disordine in aree urbane (finestre rotte, sporcizia, vandalismi) trasmettono l’idea che nessuno si prenda cura del luogo, favorendo comportamenti antisociali e criminali più gravi.
La “Broken Windows Theory” negli anni fu criticata e messa in discussione, perché non sempre il disordine genera violenza… ma ovviamente ciò non le ha impedito di tornarmi in mente quando nella scorsa edizione del Premio Ostana Mariona Miret ha intervistato Francesca Sammartino, il Premio minoranze linguistiche storiche in Italia. Molisana, cresciuta a Montemitro in una famiglia attiva nella promozione e salvaguardia della lingua e della cultura croato-molisana, oggi è dottoranda in Linguistica presso il Dipartimento di Linguistica della Facoltà di Lettere e Filosofia di Zagabria. Giovanissima, ha portato avanti i lavori e l’attivismo dei genitori (Agostina Piccoli e Antonio Sammartino), diventando un riferimento per tutto il suo territorio e la sua lingua (lingua che lì si chiama na-našo) con progetti come la web-radio in na-našo “Čujemo se” e il gruppo musicale KroaTarantata.
500 anni fa in Molise sono arrivati dei croati dalla Dalmazia, quella regione che a Montemitro, ad Acquaviva Collecroce e a San Felice del Molise chiamano “dall’altra parte del mare”. Oggi il croato molisano è parlato da 1000 persone circa, ma la vitalità è intensa e le nuove generazioni sono protagoniste di un interesse e di un amore verso la lingua notevole, sorprendente. L’idea, dice Francesca nell’intervista che potrete vedere nel link qui sotto, è di “mantenere viva la nostra parola”, anche la parola scritta. Antonio Sammartino in uno scritto ricordava che vale la pena essere attivi e promuovere la propria lingua, anche se questa un giorno non si parlerà più, verrà persa: quel giorno, scriveva il padre di Francesca, “Qualcosa di noi sarà rimasto”. È importante proiettarsi nel futuro e immaginarlo, coltivando anche dei sogni. Dando spazio ai sogni. Oggi Montemitro, dice la nostra premiata, “è Paese della poesia, perché abbiamo tanti poeti, 58 poeti, veramente tanti per un paese che ha 200 abitanti. Perché? Perché qualcuno ha iniziato a scrivere, e qualcun altro lo ha seguito. Non è una cosa che si fa solo quando si è da soli, ma è una cosa che si fa anche quando si è insieme, magari al bar, mentre si beve qualcosa”. La Fondazione Piccoli ha indetto un concorso per nuovi versi e l’amore per la poesia ha fatto il suo corso. Sembra che ci sia stata una forma di contagio. Sembra che ci sia stato un processo di mimesi inarrestabile. Quando qualcuno inizia qualcosa, chi è al suo fianco non può fare altro che seguirlo? Francesca Sammartino la pensa esattamente così, e trova un esempio decisamente calzante, quello dei giovani ragazzi che iniziano a fumare sigarette semplicemente perché qualcun altro del loro gruppo ha iniziato a farlo. L’uomo non può fare a meno della mimesi, e questa aumenta quando si fa parte di un piccolo gruppo, come può esserlo un gruppo di ragazzi adolescenti. Oppure quando si fa parte di un piccolo paese come Montemitro, dove in molti si scoprono poeti ascoltando le poesie degli altri. E così Francesca Sammartino ci insegna che è possibile vedere la “Teoria delle finestre rotte” da un altro punto di vista, non meno interessante, anzi, decisamente più promettente e prolifico. Ad essere imitati non sono solo i gesti violenti e criminali. A essere imitati possono anche essere gesti di bellezza, e per certi versi di bontà. Se è vero che il furto e il saccheggio imitato e ripetuto possono portare un’auto ad essere demolita in una spirale verso il basso di violenza e aggressività, è altrettanto vero che azioni dedite al bello e alla poesia possono condurre ad un mondo un po’ meno buio e cinico, dove possiamo creare uno spazio per “mantenere viva la nostra parola”. Francesca Sammartino quasi ci lascia immaginare un paese in cui è più facile diventare poeti che iniziare a fumare sigarette. Un paese in cui ci si stringe attorno alla propria lingua, come se fosse una sorta di coperta. Quanto è lunga questa coperta? Quando durerà questa coperta? In fondo queste sono domande non così pertinenti. La vera domanda che ogni parlante e promotore della propria lingua madre può (anzi: deve) farsi è questa: ha senso “dare il la” ad un gesto di poesia e di bellezza anche se temo che non ci saranno grandi reazioni da parte della mia comunità? La risposta è senz’altro positiva. Ha senso eccome. È anche sulla base di questi gesti, di queste azioni, di questi attivismi, che si può dare vita ad un processo di mimesi tanto concreto quanto inarrestabile. Ad insegnarcelo è il professore di psicologia sociale Zimbardo dell’Università di Stanford, a insegnarcelo è Francesca Sammartino, che la domenica del 29 giugno 2025 ha ritirato il suo Premio Ostana per l’impegno e la devozione che ha dedicato in tutti questi anni alla sua lingua madre.
Intervista a Francesca Sammartino, Premio Ostana 2025, Lingua croata, Italia
Francesca Sammartino riceve il Premio Ostana 2025, Premio Minoranze Linguistiche Storiche in Italia

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