Man de Breish nasce come Gérard Pourhomme a Carcassona.
È con Marti, Patric, Joan-Pau Verdier uno degli maggiori cantanti della “nuova canzone occitana” che negli anni 1970 si affianca ai movimenti politici occitani.
Gérard impara a suonare la chitarra dagli zingari di Carcassona, guadagnandosi per la sua bravura il soprannome di Mans de Breish (mani di stregone).
Negli anni ‘70, canta per le lotte viticole durante l’occupazione della cattedrale di Montpellier, e accompagna con le sue canzoni Gardarem lo Larzac, manifestazione che vede la partecipazione di cento mila persone, riunite per impedire la trasformazione dell’altipiano in un mega poligono militare.
Nel 1969, Mans de Breish ha vent’anni e pubblica per Ventadorn il suo primo disco con quattro canzoni: due canti tradizionali, uno di sua creazione che rivolge ai giovani un forte messaggio volto a porre fine al senso di vergogna, «Disiás la vergonha d’èstre occitan / Es pas una vergonha d’èstre un òme d’aicí» (Dicevi la vergogna di essere occitano / Non è una vergogna di essere un uomo di qui…) e Sèr de fièra (Sera di fiera), il cui testo è tratto da una poesia di Joan Bodon. Già in questo primo disco, Mans de Breish rivela la sua voce grave, il senso popolare della sua musica che avvince la mente e il cuore, e la scoperta della poesia di Joan Bodon, uno dei maggiori scrittori della seconda metà del Novecento.
Il disco seguente è del 1970, interamente dedicato a Bodon con quattro canzoni, in particolare Los carboniers de La Sala (I minatori di Decazeville), scritto nel 1962 da Bodon, in occasione di uno sciopero dei minatori di carbone diventato emblema della resistenza di un popolo e del suo diritto di vivere.
La maggior parte del repertorio di Mans de Breish tuttavia è composto di canzoni di sua creazione. La fine degli anni Settanta vede l’uscita di due 33 giri che marcano il suo impegno militante: Volem viure al país (Vogliamo vivere al paese - 1975) e Autonomia (1977). Poi vengono anni di silenzio, di traversata del deserto.
Nel 2000, il cd Flor de luna segna il suo ritorno creativo con un ventaglio di ispirazioni diverse: canzoni d’amore agrodolci, canzoni di protesta con una collera temperata d’umorismo. L’acordeonista, su una musica allegra, canta la solitudine di un artista invecchiato. Lo Lauquet è un fiume e una canzone sul Carnavale de Limoux. Pregària Catara critica l’uso commerciale e turistico dei Catari.
Nel 2006, esce il cd Alba d’Occitania (Aura produccions), con diciassette poesie di Bodon messe in musica. Poesie dure e allusive, come La Talvèra (Il Margine) scritta nell’estate di 1968 e L’èrba d’agram (La gramigna).
Nel 2007, esce il cd La guèrra bartassièra, con un orchestra di dodici musicisti, che allarga il ventaglio musicale al jazz e alla musica sudamericana e Mans de Breish torna a inanellare concerti. Nel 2012, Alain Charrié e il suo gruppo Les Souffleurs de rêves creano lo spettacolo musicale L’èrba d’agram, in omaggio a Joan Bodon, con le voci cantanti di Mans de Breish, Charrié e Arnaud Cance e la voce narrante di Roland Pecout.
ANTOLOGIA
L’alba d’Occitania (Joan Bodon)
La notte e la pioggia ed il gelo
Nessuna stella nel cielo
Quando tornerà l’alba?
Ancora non canta l’uccello
Quando tornerà l’alba?
Una lunga notte senza amore
La rugiada piange sul fiore
Quando tornerà l’alba?
Se scorgevamo un bagliore…
Questa notte è senza fine
Da ogni lato c’è un roveto
Quando tornerà l’alba?
La poiana resta in agguato
Notte di strette e di catene
Per soffocare la lingua d’oc
Quando tornerà l’alba?
Ma ogni parola getta un fuoco
Le scintille dell’alba !
La gramigna (Joan Bodon)
La gramigna io l’ho colta
Sulla tomba del povero morto
Cattivo seme l’ho brandito
Ai quattro angoli del mio orto
E il grande vento della miseria
Lo sparge sulla mia terra
Nel vostro secolo di ferro
Che venga pace che venga guerra
Semino io la gramigna.
Preghiera catara (Mans de Breish)
Ero povero, più dei poveri
Piedi scalzi sulla pietra nuda
Per la strada che il vento affina
La mia fede incontenibile
La mia sola paura il peccato
Quando mi lascerete in pace?
Non chiedevo niente a nessuno
L’acqua ed il pane condividevo
La morte alla fine del viaggio
Cercavo soltanto la luce
La falce è invisa al grano
Quando mi lascerete in pace?
La pretaglia come peste
Cadde spietata sul paese
Arò ciò che era seminato.
Ma chi aveva girato l’abito
Ci ha cacciati come topi.
Quando mi lascerete in pace?
Mi hanno arso un mattino d’inverno
Il mio fumo mischiato alla brina
La mia tomba non è incominciata
Sono sepolto nella luce verde.
Festeggiate dentro il mio prato
Quando mi lascerete in pace?
Non c`è più dio né diavolo
Sola è la vita sola è la morte
La gramigna ha distrutto il mio orto
La nostra croce è divenuta sabbia.
Siamo morti senza essere consolati
Quando mi lascerete in pace?
Dei libri raccontano la nostra storia
Ogni giorno se ne fa qualcuno
Il denaro li guida, certamente:
a me la pena, a loro la gloria.
Ognuno inventa la sua verità.
Quando mi lascerete in pace?
Poveri uomini del secolo d’oggi
Senza fede né opere né idee
Vi vestite dei nostri stracci
Ed anche del nostro nome: Catari.
Un volta in più mi avete ucciso.
Quando mi lascerete in pace?
Il Lauquet (Mans de Breish)
Non sei abbastanza grande
per venire con me
sotto l’argine del Lauquet.
Non sei abbastanza grande
per vedere coi tuoi occhi
il regno della biscia.
Quando abbiamo sete
d’amore o mal di cuore
è un serpente che cambia
la nostra vita.
Un piccolo tuffo
e siamo nella scena
di facile amore e buon vino
che scorre.
Un colpo di dito
tutto cade arrostito.
Viva il re delle acque
che scorrono.
Il tempo ladro
fu scacciato via
Viva il re delle belle
che nuotano.
Passiamo la notte
a fare i matti
a cantare forte e danzar
carnevale.
Quando viene il giorno
l’acqua prende i colori
delle nostre teste
un domani di festa.
E che mai
in quel bel fiume
qualche turista dalla mano
balorda
getti
nella dolce acqua che vive
i suoi rifiuti
lì sotto l’argine.
Sarebbe ucciso
all’istante dagli amici
della biscia che vive
nell’acqua chiara
Sarebbe ucciso
all’istante dagli amici
della biscia che vive
nel Lauquet.
(traduzione a cura di Peyre Anghilante)
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