Roger William è stato dirigente del “Writer’s Guild Of Great Britain e vive in Galles; è scrittore e produttore pluripremiato che lavora sia in gallese che in inglese. Ha scritto e prodotto i lungometraggi in lingua gallese Y Sŵn (2023) e Gwledd (2021). “Y Sŵn” ha vinto il premio BAFTA Cymru come miglior lungometraggio nel 2023 e ha ricevuto una nomination per il “Broadcast and Celtic Media Festival awards”.
Il film horror Gwledd èstato presentato in anteprima al festival SXSW, è distribuito in Nord America da IFC e in Gran Bretagna da Picturehouse.
Ha ricevuto riconoscimenti in numerosi festival tra cui BiFAN, Motel X e Neuchâtel. La sua serie Tv “Bang” ha vinto il premio come miglior serie al Bafta Cymru e al Celtic Media Festival nel 2018, per la quale Williams ha ricevuto una nomination per il premio Writers’ Guild of Great Britain. Le sue attività in ambito televisivo comprendono le serie originali “Gwaith/Cartref” e “Tir” per l’emittente in lingua gallese S4C e numerose altre creazioni in lingua inglese per le emittenti BBC e Channel4.
MOTIVAZIONE
Ogni conquista delle lingue è sempre un punto di partenza, mai un punto d’arrivo. La forza politica di una lingua minoritaria si misura non solo con sue capacità di costruire coesione sociale e culturale, ma anche con il coraggio e la determinazione con cui riesce ad affrontare le sfide del presente e del futuro. Una lingua resiste se riesce a parlare alle nuove generazioni e quindi se è capace di rigenerarsi e assorbire i nuovi linguaggi, se riesce cioè a farsi parlare. Il film di Roger Williams, nel raccontare la lotta politica per la creazione del canale televisivo S4C, con tutto il palinsesto in gallese, racconta una storia esemplare da questo punto di vista, non solo per la propria comunità. Perché testimonia quanto importante possa essere una prospettiva mediatica non puramente conservativa, ma flessibile e innovativa, politicamente utile nella lotta quotidiana che le lingue sostengono per mantenersi come storia culturale e restituire una propria visione del mondo.
Filmografia:
Y Sŵn
S4C & Joio, (2023), BAFTA Cymru – Best Feature Film 2023
Gwledd
BFI, Ffilm Cymru, S4C, Great Point Media & Fields Park
(2021), Awards at Neuchatel, BiFAN, BAFTA Cymru, Motel X and others
Bang, S4C, (2017 – 2020),
BAFTA Cymru – Best Drama Series 2018
Celtic Media Award – Best Drama Series 2018
Edinburgh Film and Television Festival – Green Award 2021
Galesa, S4C, (2015)
Tir, S4C, (2014), BAFTA-Cymru award for screenwriting
Gwaith/Cartref, S4C, (2010 – 2014)
Caerdydd, S4C, (2005 – 2008),
BAFTA-Cymru award for screenwriting
Hollyoaks, Channel 4, (2006-2007)
Pobol y Cwm, BBC Wales, (2000-2006)
People of Thebes, BBC Wales, (2006)
Andromache, BBC Wales, (2006)
After Antigone, BBC Wales, (2005)
The Story of Tracy Beaker, BBC1/CBBC, (2004)
The Bench, BBC Wales, (2002)
Tales from Pleasure Beach
BBC2, (2002), Shortlisted for a BAFTA for best drama series
Y Glas, S4C, (2000)
Surfing, Carmarthen Bay, HTV, (1998).
PER SAPERNE DI PIÙ:
https://writersguild.org.uk/why-im-a-member/roger-williams/
https://www.youtube.com/watch?v=iKgexU9mtgw&t=4s
https://en.wikipedia.org/wiki/Roger_Williams_(playwright)
https://moviemarker.co.uk/y-swn/
INTERVISTA A ROGER WILLIAMS
a cura di Antonello Zanda
RAPPRESENTARE LE LINGUE:
L’ESPERIENZA GALLESE
Cinema, tv e nuovi media hanno la responsabilità
di raccontare che le lingue sono vive, si trasformano, si sviluppano e reagiscono alle sfide del presente.
• Come e quando il cinema in lingua gallese
si è sviluppato?
La storia del cinema gallese è molto breve. I produttori nel Regno Unito si sono sempre prevalentemente occupati di offrire i loro prodotti al grande mercato di lingua inglese e di conseguenza non ci sono stati investimenti sulla creazione di opere in gallese. Prima della fondazione dell’emittente in lingua gallese “S4C” esistevano pochi film in lingua gallese.
L’emittente S4C ha inserito tra i suoi obbiettivi il finanziamento di opere teatrali mentre la produzione di film ha continuato a essere molto sporadica, anche perché la priorità dell’emittente sono sempre state le serie televisive.
Una delle esperienze per me più formative è stata, da ragazzo, vedere per la prima volta un film in gallese al cinema. Il titolo era Rhosyn a Rhith (1986) e raccontava la storia di un cinema in via di chiusura in una piccola cittadina dedita all’ l’industria estrattiva del carbone, che in quegli anni stava entrando in crisi. Rhosyn a Rhith è arrivato prima di altri film come Brassed Off, The Full Monty e Pride ma già contiene molti degli elementi che hanno reso così di successo queste storie legate alle vicende della classe operaia. In seguito sono venuti altri film, tra cui Hedd Wyn (1992) e Solomon a Geinor (1999) che sono stati candidati all’ Oscar nella categoria “non in lingua inglese”.
In tempi recenti, il regista Lee Haven Jones ed io abbiamo realizzato Gwledd (2021), un film horror che è stato presentato al festival SXSW, e il lungometraggio politico Y Sŵn (2023). Crediamo sia importante realizzare una gamma di film di generi differenti in modo da rappresentare la nostra cultura sotto un ampio spettro di storie e stili diversi.
• Come possono cinema e televisione contribuire alla salvaguardia delle lingue minoritarie? Quali insegnamenti possiamo trarre dall’esperienza gallese?
Il fatto che si producano film e programmi televisivi in lingua minoritaria è importante perché la lingua, le tradizioni e i parlanti con le loro aspettative hanno bisogno di essere rappresentati. Chi parla una lingua minoritaria ha bisogno di riflettersi nei media. È anche importante offrire contenuti sui social che siano accattivanti. Le lingue minoritarie dovrebbero essere presenti in ogni contesto.
S4C è stata essenziale nel momento della sua fondazione perché la televisione era considerata la cultura del futuro. I gallesi avevano necessità di mostrare con la loro presenza in TV che la loro lingua era moderna, viva e vibrante. È stata importante per avere offerto ai parlanti in lingua gallese una piattaforma a loro dedicata. È stata un’istituzione che ha incoraggiato le aspirazioni individuali e un’occasione di lavoro specializzato in cui usare la propria lingua.
Il più importante insegnamento che a mio parere possiamo trarre dall’esperienza di S4C è che le emittenti in lingua minoritaria hanno la necessità di evolversi. I bisogni e i desideri degli spettatori sono in continuo cambiamento e l’emittente deve stare al passo e reinventare continuamente l’offerta. In un’epoca di piattaforme streaming e social media, S4C ha dovuto misurarsi coi giganti della diffusione di contenuti. L’unico modo in cui un’emittente minoritaria può competere in questo campo affollato e rumoroso è focalizzarsi sul patrimonio culturale che rende unica la cultura rappresentata. Storie e format ispirati da altri sono destinati a fallire. L’emittente deve rappresentare la lingua dei parlanti e le loro storie. Imitare le altre emittenti è un errore.
Il segreto è utilizzare la nostra cultura per creare programmi originali e coraggiosi a cui qualunque spettatore è interessato, indipendentemente dalla lingua che viene usata. I classici storici ad esempio, oggi non sono visibili perché le licenze per la messa in onda sono scadute e non c’è convenienza economica a rimetterli sul mercato perché vengano scaricati a pagamento.
Ovviamente gli autori e gli artisti hanno diritti sulle loro opere che vanno rispettati, ma gli ostacoli al rendere accessibili i loro prodotti nel tempo sono difficili da superare. Ciò include anche sussidi e supporto e non c’è nulla di male in questo fatto, quando si lavora alla promozione e al sostegno delle lingue minoritarie.
• Per quale motivo la politica non ha fiducia o è ostile alla protezione delle lingue minoritarie?
Il contesto politico in paesi dove esistono minoranze linguistiche è di solito gestito da una maggioranza che usa la lingua dominante. Gli esseri umani hanno una naturale tendenza a diffidare di ciò che non è familiare e l’atteggiamento dei politici verso le lingue minoritarie è plasmato dalle loro idee. Alcuni credono che le minoranze linguistiche rappresentino una componente instabile che ostacola la necessità di creare una salda unità nazionale. Altri tendono ad assecondare la parte di popolazione che crede che finanziare le minoranze linguistiche significhi sprecare il denaro dei contribuenti. Non sempre è politicamente vantaggioso essere considerati protettori delle lingue minoritarie e, per dirla tutta, le comunità linguistiche minoritarie non rappresentano grossi bacini di voti, essendo per definizione “minoranze”.
Spesso le motivazioni che un politico esprime per proteggere una lingua minoritaria si limitano alla sfera morale. Riguardano l’identità culturale e il diritto del singolo di poter comunicare usando la propria lingua madre. Il rischio è che il sostegno si fermi alle parole senza promuovere realmente le lingue minoritarie con legislazione e finanziamenti.
Purtroppo esiste una parte di popolazione che si sente minacciata dal fatto che le lingue minoritarie vengano supportate e ciò conduce l’elettorato a opporsi alle misure che proteggono e promuovono tali lingue. L’abbiamo visto accadere in Galles con l’opposizione all’uso del gallese come lingua scolastica, all’ampliamento delle possibilità di impiego per chi ne è locutore e perfino al fatto che possa essere usato dai parlanti per comunicare con gli enti pubblici. Una grande parte del problema è originata dall’ignoranza e dalla mancanza di volontà di interfacciarsi con le identità politiche che sono parte della vita quotidiana di chi usa lingue minoritarie.
• Se il cinema vuole essere utile per sostenere le lingue minoritarie tra i giovani, come può creare programmi che riguardino anche i social media, verso cui le giovani generazioni sono sensibili?
Credo sia importante che i giovani creativi siano supportati finanziariamente e organizzativamente nel creare i contenuti che i loro coetanei vogliono vedere. Non bisogna offrire agli spettatori prodotti banali. È solo quando il contenuto è percepito come autentico e in sintonia con lo spettatore che ha successo. Se il contenuto si sviluppa in modo organico, ispirerà altri giovani parlanti a creare a loro volta contenuti e comincerà la crescita. Credo queste siano le linee guida per ogni tipo di contenuto.
Con Lee, facciamo lungometraggi in gallese perché prima di è quello che avremmo voluto vedere al cinema, se fossero esistiti. Ma non esistevano e allora ci siamo organizzati per farli. È stata una scelta naturale e non è stata pianificata. Ma naturalmente riusciamo a fare film in lingua Gallese solo grazie ai sussidi che riceviamo. Questi sono il frutto di anni di battaglie duramente combattute dagli attivisti.
• C’è chi sostiene che presto o tardi le lingue minoritarie siano destinate a morire.
Ogni anno muoiono delle lingue. Bisogna ammettere che la gente smette di parlarle e non vengono più usate. Siamo tutti consapevoli del motivo per cui ciò accade: globalizzazione, dispersione delle comunità, mancanza di opportunità di usare la lingua, politiche punitive che ne scoraggiano l’uso e così via. Questi fattori vanno fronteggiati e sconfitti, se vogliamo che la lingua sopravviva. Siccome la società e la cultura cambiano continuamente, così cambiano anche in nemici delle lingue minoritarie.
Finché ci saranno attivisti che lavorano per conservarle e promuoverle, ci sarà speranza. La gente va incoraggiata a usare la propria lingua, non importa quanto fluente sia il loro parlare. Soprattutto i giovani non vanno criticati quando sbagliano o la mescolano con altre.
Le lingue sono vive, si plasmano, si sviluppano, reagiscono agli stimoli. La peggior cosa che possiamo fare è cercare di preservare una lingua imbalsamandola in una presunta tradizione. Dobbiamo avere fiducia nella capacità lingue minoritarie di superare gli ostacoli, perché le persone desiderano profondamente comunicare. Se ci saranno le giuste condizioni, continueranno a farlo.
TESTO GALLESE
“Y Sŵn”,
S4C & Joio (2023) - BAFTA Cymru – Best Feature Film 2023
Yn 1979, fe ddaeth Margaret Thatcher i rym gyda maniffesto ag addawodd sefydliad sianel deledu yn y Gymraeg. Ar ôl ychydig fisoedd mewn grym, fe aeth hi yn ôl ar ei gair a sbarduno protestiadau eang ar draws Cymru. Gydag ymwrthedd sifil yn bygwth, mae’r gwleidydd eiconig Gwynfor Evans yn ymrwymo i lwgu i farwolaeth os nad bod y llwyodraeth yn newid ei meddwl. Un o benodau mwyaf lliwgar hanes Cymru wedi ei hadrodd mewn ffordd greadigol ac unigryw.
Ffilm wedi’w gyfarwyddo gan Lee Haven Jones gyda Mark Lewis Jones (Gangs of London & Keeping Faith), Siân Reese-Williams (Hidden & Line of Duty) a Rhodri Evan (Hinterland).
TESTO ITALIANO
“Y Sŵn”,
S4C & Joio (2023) - BAFTA Cymru – Miglior Film 2023
Margaret Thatcher raggiunse trionfalmente il potere nel 1979 con un programma che prometteva la fondazione di una emittente televisiva in lingua Gallese. Dopo mesi come Primo Ministro, si rimangiò la promessa e le proteste scoppiarono in Galles. Attuando un gesto di disobbedienza civile, l’iconico uomo politico Gwynfor Evans intraprende uno sciopero della fame che lo porterà a morire se il governo non tornerà sulla sua decisione. Uno dei più brillanti capitoli della storia moderna Gallese raccontato con uno stile unico e fantasioso.
Un lungometraggio diretto da Lee Haven Jones, con Mark Lewis Jones (Gangs of London & Keeping Faith), Siân Reese-Williams (Hidden & Line of Duty) e Rhodri Evan (Hinterland).
(traduzione Gigi Ubaudi)
L’ULTIMA HABANERA
di Carlo Costantino Licheri, Italia 2020,
18’, in lingua sarda
Il Premio Ostana e il Babel Film Festival di Cagliari collaborano da anni per la sezione cinema. Mettono in comune esperienze fra Sardegna e Valli Occitane; ad ogni edizione il Babel Film Festival – direttori Antonello Zanda, Tore Cubeddu, Paolo Carboni – indica il nome di un regista che riceve il “Premio Ostana – scritture in lingua madre, Premio Cinema”.
Ostana, a sua volta, partecipa al Babel Film Festival per l’assegnazione del Premio Italymbas e laurea con il “Premio Ostana – lingue madri” un autore selezionato al Babel per un film in lingua minoritaria.
“L’ultima Habanera”
MOTIVAZIONE
La cinematografia nelle lingue nazionali minoritarie in Italia è diventata adulta. Registi, sceneggiatori, interpreti, tecnici mostrano una sicurezza di mestiere e una capacità di usare la lingua in modo naturale, non più come pretesto che avvalori una rivendicazione linguistica.
In Sardegna ciò è avvenuto anche per il sostegno pubblico alle produzioni in lingua sarda. Data questa premessa, la valutazione delle opere in concorso per il “Premio Ostana – scritture in lingua madre” ha richiesto un notevole impegno. È prevalso il proposito di premiare un’opera di finzione in linea con gli obiettivi perseguiti dal Premio Ostana, vale a dire l’attualità e la capacità delle lingue dette minoritarie di fare proprie modalità comunicative e di narrazione contemporanee. La giuria del Premio Ostana dichiara quindi vincitore il regista Carlo Costantino Licheri con “L’ultima Habanera”.
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