E finalmente il pastís è diventato un prodotto tipico delle valli occitane
Nelle nostre valli ci sono ancora tradizioni che testimoniano duraturi contatti con la vicina Provenza; una tradizione in particolare non è mai passata di moda e oggi è anzi in piena espansione: il pastis. Quest'aperitivo a base di anice stellato è nato, secondo alcune voci, in Camargue per tenere lontane le zanzare grazie al suo forte odore speziato. Nelle nostre valli il pastis ha una lunga tradizione di importazione e ogni bar, taverna, pizzeria o ristorante è provvista di una scorta da servire come aperitivo. Da alcuni anni c'è anche una festa ad Aisone dedicata al pastis e in estate richiama giovani da tutta la provincia. A Roccavione ci sono due amici che hanno fatto della loro passione per il pastis un lavoro. Un lavoro nato per gioco, un esperimento ben riuscito tra le tante sperimentazioni alcoliche tentate in casa. “Ogni anno si provava ad autoprodurre qualcosa da offrire a parenti e amici” mi racconta Piero, “arrivati al pastis ci siamo appassionati e abbiamo cercato la ricetta giusta”. Anice e spezie biologiche d'importazione, alcol, erbe aromatiche locali e un 2% di zucchero, 35 ingredienti in tutto per la ricetta segreta del pastis Argalà. “Certo all'inizio ci vuole anche un po' di fortuna per trovare la miscela perfetta” mi confessa, “poi l'abbiamo fatta assaggiare a tutti quelli che conoscevamo: parenti, amici e conoscenti; il nostro pastis piaceva e in noi cresceva la convinzione di avere in mano un prodotto vendibile e locale”. L'intuizione è immediata, il pastis ha un mercato nelle valli che non è mai stato riempito da produttori locali. Il vino buono, il genepí, la grappa, ora anche la birra, in queste zone sono in molti a produrre le bevande più tradizionali, anche a livello amatoriale. Il pastis invece è sempre stato d'importazione, una tradizione di consumo ma non di produzione. Piero Nuvoloni e Enrico Giordana hanno voluto riempire questo vuoto e oltre a inventarsi un lavoro per il proprio futuro hanno reso il pastis un vero prodotto locale e artigianale.
Piero ed Enrico hanno creduto nella loro idea e dopo un anno di preparativi si sono buttati a testa bassa. Mi dice Piero “Il fatto di essere i primi a produrre pastis nelle nostre valli è un vantaggio. siamo molto soddisfatti e ora lavoriamo entrambi a tempo pieno”. Il segreto consiste nell’uso di materie prime di alta qualità, alcol ovviamente ma anche piante coltivate nelle valli cuneesi, erbe spontanee raccolte sulle nostre montagne, spezie esotiche e zucchero di canna Mascobado del Commercio Equo e Solidale, lavorazioni rigorosamente artigianali e un'attenta promozione sul territorio. La loro missione è, come dice bene Piero, “rieducare il palato di molte persone”. Oltre che nei mercati e nelle serate di festa nella valle, l'azienda Argalà vende e si fà conoscere nei locali che rifornisce dove organizza serate di degustazione aperte a tutti, per avvicinare la gente a questo liquore profumato che molti ancora non conoscono (in particolare quando ci si allontana dalle nostre zone). Molti poi sono quelli che dicono “no...grazie, io ne ho bevuto troppo una volta e ora mi nausea”, allora Piero ed Enrico cercano di rieducare il palato di queste persone con i mille profumi e sapori del loro pastis artigianale.
Sul sito www.argalart.com si possono anche trovare diverse ricette di coktail, antipasti, primi e dolci a base di Argalà inventati in collaborazione con i ristoratori e gli amici appassionati di pastis, in particolare: lo chef Davide Giordana e i collaboratori Romina e Mauro Prato.
Intervistando Piero ed Enrico e visitando il loro piccolo laboratorio a Roccavione, due piccole stanze messe a disposizione dalla nonna di Piero per iniziare l'attività, mi è venuto in mente un altro giovane della Provincia Granda che ha avuto fortuna: Teo Musso, che partito da zero, con la sola consapevolezza di avere avuto l'idea giusta al momento giusto ha creato la birra Baladin. Vi invito a vedere l'intervista che abbiamo preparato per voi e quando vi capiterà di trovare il loro pastis in giro per l'Italia vi ricorderete di questi due giovani occitani che invece di emigrare si sono inventati un lavoro e hanno investito nel loro paese. A loro auguro solo di sentirsi ben Argalà da tutto il loro lavoro.
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