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Vivem un novel país

Dall'Estremo oriente all'Infernotto.
La comunità cinese di Barge

Extrèm orient a l'Unfernòt.
La comunitat chinesa de Barge

di Maurizio Dematteis

Dall'Estremo oriente all'Infernotto. La comunità cinese di Barge
italiano Il comune di Barge, con i suoi 6.984 abitanti distribuiti su una superficie di 86 chilometri quadrati, è il capoluogo della valle dell'Infernotto, situata all'interno della Comunità montana valli Po, Bronda e Infernotto. Posto e 363 metri di altitudine nel punto d'incontro dei torrenti Chiappera e Infernotto, che danno origine al Ghiandone, è un comune prevalentemente agricolo, con produzione di castagne, mele e industrie legate alla raccolta e alla conservazione dei funghi porcini. Ma la notorietà di Barge è dettata soprattutto dai laboratori di lavorazione della quarzite, detti cave, estratta dal vicino Mombracco. Proprio l'indotto delle cave verso la metà degli anni ‘90 ha permesso la nascita e la crescita di una delle più grosse comunità cinesi in Italia. Era il 1996 quando il primo cittadino della Repubblica popolare cinese è arrivato in Valle Infernotto ad alleviare la difficoltà degli imprenditori locali nel reperire mano d'opera. Nel giro di dodici anni le competenze tecniche degli operai cinesi, unite alla loro disponibilità a lavorare per stipendi modesti, hanno creato un eccezionale incontro tra domanda e offerta, alla base della nascita della comunità cinese di Barge e del vicino comune di Bagnolo. I membri della comunità sono provenienti quasi esclusivamente dalla Provincia cinese dello Zijang (anch'essa zona tradizionale di lavorazione della pietra), e il loro numero è talmente consistente da essere stato citato a partire dal 2001 nel dossier immigrazione nazionale della Caritas. Su una popolazione complessiva di 12.700 abitanti (rispettivamente 7.000 a Barge e 5.700 a Bagnolo), secondo i dati ufficiali, vivono ben 801 cinesi - rispettivamente 495 a Barge e 306 a Bagnolo. Ma gli impiegati comunali non nascondono che in realtà ce ne sono molti di più: alcuni residenti a Torino che rimangono a lavorare nei due comuni tutta la settimana, altri decisamente clandestini.
Visto dall'esterno...
«Le prime famiglie cinesi in valle sono arrivate verso la fine degli anni '90. Richiamate da un mercato del lavoro carente di operai che lavorassero nelle cave di pietra di Barge e Bagnolo». Ricorda bene quel periodo Pietro Schwarz, responsabile di progetto del Consorzio Monviso solidale, associazione costituita dai 52 comuni dell'area compresa tra Fossano, Saluzzo e e le Comunità Montane Valle Varaita e Valle Po Bronda e Infernotto, per la gestione dei servizi socio-assistenziali. «Abbiamo subito aperto due sportelli a servizio degli immigrati a Barge e Bagnolo - continua Pietro Schwarz -, i luoghi in cui si è concentrata la comunità cinese. Che oggi conta più di 800 persone». Un giorno a settimana gli operatori del Consorzio accolgono gli immigrati aiutandoli nelle operazioni più disparate: dal disbrigo di una pratica burocratica alla lettura e comprensione di una contravvenzione. Dalla presa in carico di problemi nati sul posto di lavoro, spesso nati a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, all'ascolto dei possibili problemi interni alla stessa comunità cinese. «Il nostro lavoro, che possiamo definire "di comunità" - continua l'operatore - è nato all'indomani di alcune segnalazione del Tribunale dei minori di Milano. Perché sebbene a Barge e Bagnolo non si siano mai verificati problemi con la giustizia minorile è sempre meglio prevenire i problemi lavorando per l'integrazione tra italiani e cinesi». E proprio "integrazione" è la parola d'ordine dei progetti che Monviso solidale propone in seno alle comunità straniere. Per i cinesi di Barge e Bagnolo il Consorzio non si limita agli sportelli, ma promuove ad esempio laboratori didattici nelle scuole elementari e medie. «Nel complesso scolastico di Barge i ragazzini cinesi sono ormai il 17,82% - spiega Pietro Schwarz - mentre in quello di Bagnolo il 19,44. Numeri rilevanti da cui partire per promuovere fin da subito un corretto percorso di integrazione». Perché se, come spiegano gli operatori del Consorzio, con adulti e anziani l'integrazione praticamente non esiste, e i rapporti con gli italiani si limitano alla coabitazione all'interno del paese, è sui giovani e giovanissimi, fino ai 16/17 anni, che si gioca la vera partita. «Gli adulti lavorano e si ritrovano sempre fra loro - continua il responsabile di progetto - mentre con i giovani, se si propongono della attività, si può legare tranquillamente. E in un luogo come Barge e Bagnolo dove c'è pochissimo fermento culturale, è molto semplice agganciare i ragazzi». Negli anni passati, ad esempio, Monviso solidale ha organizzato la proiezione di film cinesi in lingua originale sottotitolati sulla piazza del paese e la presentazione di libri di autori dell'estremo oriente. «Rimane il fatto che i segni dell'esistenza della comunità cinese nei piccoli comuni sono quasi nulli - spiega Pietro Schwarz -. Perché se si tolgono un paio di gastronomie e un ristorante cinese non si trova altro. Forse l'unica novità stimolata dal loro arrivo è stata la nascita di una serie di associazioni di italiani sul territorio che collaborano con noi per l'integrazione italo-cinese». Come "Insieme terre", associazione di famiglie che cerca di supportare le mamme cinesi nella gestione quotidiana dei bambini. O l'associazione giovanile "Amicizia Italia-Cina", nata dall'incontro di studenti italiani e della comunità ospite. O ancora la cooperativa "Con...tatto", che da qualche anno promuove progetti sul territorio indirizzati anche alla comunità cinese. «Un'iniziativa interessante è quella promossa dal Complesso scolastico di Bagnolo - dice ancora Pietro Schwarz -, dove un'insegnate tiene un corso di cinese per italiani e immigrati. All'inizio la gente gridava allo scandalo. Ma ora è accettato e apprezzato. Viene percepito come un aiuto alla reciproca comprensione e alla corretta convivenza». E grazie al paziente lavoro della scuola, delle associazioni come il Consorzio Monviso solidale e alla buona accoglienza da parte della popolazione locale, anche all'interno della conservatrice comunità cinese, dove i clan familiari hanno ancora la loro influenza, oggi qualcosa sta cambiando: «Gli esempi di rottura con il passato sono ancora pochi - conclude Pietro Schwarz -, ma cominciano a nascere. E non mi riferisco agli otto magazzini di lavorazione della pietra gestiti da imprenditori cinesi, che comunque lavorano sempre per conto terzi. Ma ad esempio alla nuova gestione del ristorante cinese in valle o al laboratorio tessile aperto recentemente a Bricherasio. Tutte attività nate per volere di giovani imprenditori cinesi desiderosi di migliorare la loro condizione di vita, sganciandosi dalla tradizione familiare della lavorazione della pietra».
Visto dall'interno...
«Sono arrivato a Barge dalla Cina cinque anni fa. Oggi ho 19 anni, che per l'Italia sono solo 17 (l'età anagrafica in Cina viene calcolata in maniera differente rispetto al resto del mondo, nda), e da sei mesi lavoro nel laboratorio tessile di mio fratello maggiore Chen Rongqian di 21 anni italiani, a Bricherasio». Chen Rongyong, originario del villaggio di Yuhu, nei pressi di Wenzhou, Provincia dello Zijang, oggi lavora dalle 12 alle 15 ore al giorno nel laboratorio di famiglia. Si fa chiamare Davide, perché dice: «Mi serve per lavoro: il nome italiano è più semplice da ricordare per i clienti». Oltre a cucire e stirare infatti, Davide cura i rapporti con i fornitori: «Arrivato in Italia ho continuato gli studi - spiega -, economia aziendale. E anche se non mi sono diplomato, perché ho preferito andare a lavorare prima, mi è servito per imparare la lingua. Oggi tengo i contatti con i clienti che forniscono i capi da cucire. Ditte importati come Armani o altre simili». Il padre di Davide è arrivato a Barge con il fratello maggiore Rongqian nel 1998 per lavorare in una cava di pietra. Dopo tre anni è arrivata la mamma, poi la sorella maggiore e infine, nel 2003, Davide. «Sono contento della scelta che ho fatto - spiega il ragazzo -. Un anno fa ho smesso di studiare, ho fatto un po' di esperienza presso laboratori tessili di Padova e Rovigo e sei mesi fa sono tornato in valle per aprire il primo laboratorio tessile della zona con mio fratello». Certo, ammette Davide, prima aveva molto più tempo libero: «mentre ora insieme ai miei colleghi (tutti rigorosamente cinesi, nda) lavoro almeno 12 ore al giorno. Io, mia sorella di 25 anni e mio cognato arriviamo anche a lavorarne 15. Perché quando c'è tanta merce da cucire passiamo anche le notti in laboratorio. E non esiste sabato e domenica». Ma la contropartita è il guadagno. Un buon mensile che permette alla famiglia Chen di sperare in futuro migliore. «Mia mamma ora lavora con noi, tutti i giorni ci prepara il pranzo che consumiamo in laboratorio - spiega Davide -. Prima faceva le stagioni nella raccolta della frutta, si svegliava tutte le mattine alle 6 e lavorava fino alle 20. Ora è più tranquilla e si può svegliare più tardi. Mio padre invece lavora la pietra, si alza tutte le mattine alle sei. Grazie alla nostra ditta speriamo che quando sarà vecchio potrà riposarsi senza andare più in cava».
Davide quando è partito dalla Cina aveva solo 12 anni. Sono stati i genitori a decidere per lui. «A Yohu non stavamo male ed avevamo buone scuole - ricorda il ragazzo -. Ma si guadagnava poco, e la vita diventava ogni giorno più cara. E in definitiva non mi è dispiaciuto lasciare il mio paese. Da quando sono arrivato in Italia mi son sempre trovato bene, ben accolto da tutti. Solo l'anno scorso mi sono picchiato con un ragazzo albanese, perché con loro noi cinesi non andiamo molto d'accordo». In Italia, secondo Davide, oltre al tempo libero non manca nulla. «Oggi posso dire che vorrei rimanere per sempre in Italia - continua -. In Cina c'è troppa confusione, troppo rumore, mentre in Italia si vive più tranquilli, si fanno le cose con più calma». Con buona pace dei suoi genitori, che vorrebbero un giorno riportare a Yuhu tutta la famiglia. «I miei genitori vogliono tornare tra 5 anni. E vorrebbero che tornassi con loro. Ma io non voglio. Ormai qui in Italia ho i miei amici. E mentre in Cina stavo sempre a casa, qui appena posso esco e vado al bowling o in altri luoghi di svago. In Cina, in questi cinque anni, non ci sono mai tornato. Non mi interessa più. A Barge, per esempio, arriva il giornale in cinese, ma io non lo leggo. Perché non mi interessano più le notizie del mio paese d'origine. Ho anche la parabola con le tv cinesi ma non le guardo. La mia prospettiva è di lavorare e rimanere a vivere qui. Mi piace la cultura italiana. Anche se questo, sono convinto, non fa molto piacere ai miei genitori». 
Ma nonostante l'entusiasmo di Davide per il nuovo paese in cui vive e lavora, non sembra che la comunità straniera in questione abbia realizzato una vera e propria integrazione: «Gli amici con cui vado in giro sono tutti cinesi. Conosco anche qualche ragazzo italiano, ma capita di rado che esca con noi. In valle noi giovani cinesi saremmo un migliaio. Stiamo per conto nostro e frequentiamo poco le feste di paese; la cultura occitana non la conosciamo e non ci interessa molto. E la cucina italiana non posso dire che non mi piaccia. Ma continuiamo a mangiare quasi sempre ricette cinesi. Perché ormai i nostri ingredienti si trovano facilmente al supermercato. E ci sono due negozi di prodotti cinesi a Barge e uno a Bagnolo». 
Se a livello sociale non si può ancora parlare di una vera propria integrazione della comunità cinese, a livello geografico i "nuovi valligiani" non sono certo indifferenti alle montagne che gli circondano: «Sono contento di vivere in una valle alpina: ho trovato buoni amici e quando posso me ne vado in montagna da solo, a passeggiare. Anche se capita sempre più di rado. Perché ormai lavoro e i miei invecchiano. Mio padre ha già 46 anni e ora tocca a noi figli lavorare per mantenere la famiglia».
BOX
La Cina
La Repubblica Popolare Cinese è uno stato dell'Asia orientale, vasto 9.596.960 chilometri quadrati, con 1.313.973.700 di abitanti e capitale Pechino. Si tratta del terzo paese più vasto al mondo, dopo Russia e Canada, e del più popolato, con circa un quinto dell'intera popolazione mondiale. Confina a nord con la Russia e la Mongolia, ad est con la Corea del Nord, a sud con il Vietnam, la Birmania, il Laos, il Bhutan e il Nepal, ad ovest con l'India, il Pakistan, il Kazakistan, il Tagikistan, l'Afghanistan e il Kirghizistan. A est si affaccia sul Mar giallo, e sul Mar cinese orientale e a sudest sul Mar cinese meridionale.
Il primo ottobre del 1949, dopo l'epica Lunga marcia dell'Armata rossa comunista guidata da Mao Zedong, che sbaragliò il movimento del Guomintang (Gmd) o Partito Nazionalista Cinese promotore degli interessi dei grossi proprietari terrieri, nacque la Repubblica Popolare Cinese. La Dittatura democratica popolare cinese, ancora oggi regnante, nella primavera del 1989 subì un contraccolpo dettato dai famosi episodi di piazza Tienanmen: in quell'occasione un gruppo di studenti occupò la piazza al grido di "Abbasso la rivoluzione, viva la democrazia, viva la Cina". Dopo qualche settimana gran parte della popolazione scese in piazza, nonostante il regime avesse istituito il coprifuoco e la legge marziale, e per le strade ci fossero i carri armati. Agli inizi di giugno l'esercito sparò sulla folla: seguirono giorni di lotta nelle strade. Alla fine il regime riconquistò la piazza lasciando migliaia di morti sulle strade, con un'immagine internazionale ormai compromessa. Dopo questo episodio, per tutti gli anni '90, la Cina ha intrapreso a tappe forzate la via del capitalismo attraverso uno sviluppo rapidissimo, supportato sia dai massicci investimenti statali, sia dagli investimenti delle multinazionali di tutto il mondo, attratte da un immenso serbatoio di mano d'opera a basso costo. Infine, nel 2007 il Parlamento cinese ha votato una legge che consente la proprietà privata ai suoi cittadini: passo storico per una nazione ufficialmente ancora comunista. Oggi la Cina è la quarta economia del mondo, avendo già superato Italia, Francia e Regno unito, e si appresta a raggiungere la Germania. E anche se al suo interno non esiste più il fenomeno della scarsità dei generi di uso quotidiano e alimentari, e la struttura dei consumi dei cittadini ha visto un grande cambiamento, questo non significa che tutta la popolazione abbia conosciuto il benessere. Al contrario oggi, a fronte di un aumento esponenziale del costo della vita, il reddito pro capite dei residenti urbani è mediamente pari a 8400 yuan all'anno (781 euro), mentre quello dei residenti rurali raggiunge a stento i 2600 (242 euro all'anno). Tali condizioni hanno causato una diaspora mondiale di cinesi a partire da metà degli anni ‘80, esattamente dopo che la Repubblica popolare ha avviato le riforme in campo economico. In Europa le reti di tale diaspora connettono non solo storiche mete di immigrazione cinese come Inghilterra e Olanda, ma anche l'Ungheria e l'Italia. Il nostro paese, meta ambita per le ampie opportunità di impiego e per il susseguirsi di sanatorie, resta tuttora il paese dell'Europa meridionale con il più alto numero di migranti provenienti dalla Cina: secondo il Dossier della Caritas 2007 sarebbero 186.552 quelli regolarmente registrati sul territorio nazionale. La maggior parte dei quali proveniente dalla Provincia dello Zhejiang (in particolare dalle aree meridionali di Wenzhou e Qingtian).
occitan La Comuna de Barge, embe si 6984 abitants repartits sus un'àrea de 86 quilomètres quadrats, es la capitala de la valada de l'Unfernòt, al dedins de la Comunitat de Montanha Val Pò, Bronda e Unfernòt. Butaa 363 d'autessa al confluïment di rius Clapiera e Unfernòt, que van a formar lo Guiandon, es una comuna en prevalença agrícola embe una produccion de poms e chastanhas e d'indústrias liaas a la reculhia e la conservacion di bolets morporcins Mas la renomança de la vila es donaa sustot da las "gavas", laboratòris de lavoracion de la qüarcita, que ven gavaa dal vesin Mont Brac. E pròpi lo trabalh de las gavas a permés a la meitat de lhi ans '90 la naissença e lo desvolopament d'una entre las mai grandas comunitats chinesas en Itàlia. Era lo 1996 quora lo premier ciutadin de la República Popolara Chinesa es arribat en Val Unfernòt a alejairir la dificultat de lhi imprenditors locals a trobar de man d'òbra. Ental vir de dotze ans las competenças técnicas de lhi obriers chinés, unias a lor disponibilitat a trabalhar per una paga modesta, an creat un excepcional encòntre entre demanda e ofèrta, a la basa de la naissença de la comunitat chinesa de Barge e de la vesina Comuna de Banhòl. La gent de la comunitat proven esquasi dal tot da la província chinesa de lo Zijang (zòna tradicionala tanben de la lavoracion de la peira), e lor numre es talament consistent da èsser estat nomat a partir dal 2001 dins lo dossier de l'immigracion nacionala de la Caritas. Sus una populacion complexiva de 12700 abitants (7000 a Barge e 5700 a Banhòl), second lhi dats oficials, demòron ben 801 chinés, di quals 495 a Barge e 306 a Banhòl. Mas lhi emplegats comunals estremon pas qu'en realitat n'a ben de mai: qualqu'uns residents a Turin que reston a trabalhar aquí tota la setmana, d'autres decisament clandestins.
Vist dal defòra
«Las premieras familhas chinesas en valada son arribaas sus la fin de lhi ans '90, atiraas da un marchat dal trabalh carent d'obriers que trabalhesson dins las gavas de peira de Barge e Banhòl». Soven ben aquel temp Pietro Schwarz, responsable di projècts dal consòrci Monviso Solidale, associacion constituïa da las 52 Comunas de l'airal comprés entre Fossan, Saluces, las Comunitats Montanas Val Varacha e Val Pò, Bronda e Unfernòt per la gestion di servicis sòcio-assistencials. «Avem súbit dubert dui guichet per lhi immigrats a Barge e Banhòl - contínua Pietro Schwarz -, lhi pòsts ente s'es reculhia la comunitat chinesa, qu'encuei compta mai de 800 personas». Un jorn a la setmana lhi operators dal consòrci aculhisson lhi immigrats en lhi ajuant dins las operacions mai despariaas: dal desbrolhar una pràctica burocràtica al léser e comprene una contravencion, dal se prene charja de problemas naissuts sus lo pòst de trabalh, sovent deguts a l'escarsa coneissença de la lenga italiana, a l'escotar lhi possibles problèmas intèrnes a la comunitat. «Nòstre trabalh, que polem definir "de comunitat", es naissut a l'endeman de qualquas senhalacions da part del Tribunal di Minors de Milan. Perque ben se a Barge e Banhòl se sien jamai verifiats de problèmas embe la justícia minorila, es totjorn mielh prevenir las causas en trabalhant a favor de l'integracion entre italians e chinés». E pròpi "integracion" es la paraula d'òrdre di projècts que Monviso Solidale prepausa a regard de las comunitats estrangieras. Per lhi chinés de Barge e Banhòl lo consòrci se límita pas ai guichets d'aculhença, mas promòu per exemple de laboratòris didàctits dins las escòlas elementaras e mèdias. «A l'escòla de Barge las mainaas chinesas son já lo 17,82% - explica Pietro Schwarz - e a Banhòl lo 19, 44%. De numres rilevants per començar a promòure da súbit un bòn chamin d'integracion». Perque se, coma explicon lhi operators dal consòrci, embe lhi adultes e lhi ancians l'integracion practicament existís pas e lhi rapòrts embe lhi italians se limiton a la coabitacion a l'ntèrn dal país, es sus lhi joves e lhi mainats, fins ai 16/17 ans, que se jua la vera partia. «Lhi adultes trabalhon e se retròbon totjorn entre eli - contínua lo responsable dal projèct - dal temp qu'embe lhi joves, se se prepauson d'activitats, se pòl liar tranquilament. E dins una lueia coma Barge e Banhòl, ente lhi a ben gaire ferment cultural, es pro simple s'aprochar ai joves». Dins lhi ans passats, per exemple, Monviso Solidale a organizaa sus la plaça dal país la projeccion de films chinés en lenga originala sostitolats, e la presentacion de libres d'autors de l'extrèm orient. «Resta lo fach que las marcas de l'existença de la comunitat chinesa dins las pichòtas Comunas es quasi nul - explica Pietro Schwarz - perque gavat una man de gastronomias e un restaurant chinés se tròba pas mai ren. Benlèu la soleta novitat d'après lor arribada es estaa la naissença sus lo territòri de qualquas associacions d'italians que collàboron embe nosautri per l'integracion italo-chinesa». Coma "Insieme terre", un'associacion de familhas que cèrcha de suportar las maires chinesas dins la gestion quotidiana de las mainaas. O l'associacion jovanila «Amicizia Italia-China», espelia da l'encòntre d'estudents de las doas nacionalitats. O encara la cooperativa "Con...tatto", que despuei qualque an promòu de projècts sus lo territòri adreiçats a la comunitat chinesa tanben. «Un'iniciativa interessanta es aquela promogua da l'escòla de Banhòl - explica pietro Schwarz -, ente un ensenhant ten de cors de chinés per italians e immigrats. Al començament la gent criava a l'escàndol. Mas encuei es aceptat e apreciat. Ven apercebut coma un ajut a la recíproca comprencion e a una bòna convivença». E gràcias al pacient trabalh de l'escòla, d'associacions coma Monviso Solidale e a la bòna aculhença da part de la popolacion locala, decò dedins la serraa comunitat chinesa, ente lhi clans familiars an encara lor influnença, encuei qualquaren es darreire a chambiar: «Lhi exemples de rotura embe lo passat son encara gaires - conclui Pietro Schwarz -, mas començon a aparéisser. E me riferisso ren ai uech magazins de lavoracion de la peira gestits da imprenditors chinés, que totun trabalhon sempre per còmte d'autri, mas per exemple a la novèla gestion dal restaurant chinés en valada o dal laboratòri tèxil dubèrt fai pas gaire a Briqueràs. Totas activitats naissuas per voler de joves imprenditors chinés desirós d'amelhorar lor condicion de vita, se destachant da la tradicion familiara de la lavoracion de la peira».
Vist dal dedins
«Siu arribat a Barge fai cinc ans, da la China. Encuei ai 19 ans, que per l'Itàlia son masque 17 (l'atge anagràfic en China ven calculat en maniera diferenta respèct a la resta dal mond, nda), e da sieis mes trabalho a Briqueràs dins lo laboratòri tèxil de mon fraire major Chen Rongqian, de 21 ans italians». Chen Rongyong, originari dal vilatge de Yuhu, a l'aviron de Wenzhou, dins la província de lo Zijang, trabalha encuei da 12 a 15 oras lo jorn dins lo laboratòri de familha. Se fai sonar Davide, perque ditz: «Me sèrv de trabalh: lo nom italian es mai simple da recordar per lhi clients». Daus que, en mai de cóser e estirar, Davide cura lhi rapòrts embe lhi fornitors. «Arribat en Itàlia ai continuat lhi estudis d'economia aziendala - explica -. E ben se me siu pas diplomat perque ai preferit anar a trabalhar derant, m'es servit per aprene la lenga. Encuei teno lhi contacts embe lhi clients que fornisson lhi abilhamnts da cóser. De firmas importantas coma Armani o d'autras parieras». Lo paire de Davide es arribat a Barge embe lo fraire major Rongqian ental 1998 per trabalhar dins una gava de peira. Après tres ans es arribaa la maire, puei la sòrre majora e d'en darrier, ental 2003, Davide. «Siu content de la chausia qu'ai fach. Fai un an ai quitat d'estudiar, ai fach un pauc d'experiença dins lhi laboratòris tèxils de Padova e Rovigo sies mes fa siu tornat en valada per durbir lo premier laboratòri tèxil de la zòna embe mon fraire». Segur, admet Davide, derant avio ben mai de temp libre, «dal temp qu'aüra embe mi collègas (tuchi rigorosament chinés, nda) trabalho almenc 12 oras al jorn. Mi, ma sòrre de 25 ans e mon conhat, arribem fins a 15. Perque quora lhi a tanta marchandisa da cóser passem fins las nuechs en laboratòri. E lhi a pas de sande ni de diamenja». Mas la contrapartia es lo ganh. Un bòn mensil que permet a la familha Chen d'esperar dins un melhor avenir. «Ma maire aüra trabalha embe nosautri, tuchi lhi jorns nos apresta lo disnar que mingem en laboratòri - explica lo jove -. Avant fasia las sasons dins la frucha, se revelhava tuchi lhi matins a 6 oras e trabalhava fins a 8 oras lo sera. Aüra es pus tranquila e pòl se revelhar pus tard. Mon paire ensita trabalha la peira, s'auça tuchi lhi matins a 6 oras. Gràcias a nòstra empresa nos augurem que quand serè vielh polerè se repausar sensa anar a la gava». Quora a laissat son país Davide avia masque 12 ans. Son estats lhi genitors a decíder per el. «A Yuhu s'istava pas mal e avíem de bònas escòlas - soven lo filh -. Mas se ganhava pas gaire, e la vita devenia de jorn en jorn pus chara. E fin finala m'a pas gravat laissar mon país. Da quora siu arribat en Itàlia me siu totjorn trobat ben, ben aculhit da tuchi. Masque l'an passat es arribat que me siu picat embe un filh albanés, perque embe lor nosautri chines anem pas ben d'acòrdi». En Itàlia, second Davide, gavat lo temp libre, manca pas ren. «Encuei puei dir que voleriu restar per sempre en Itàlia. Ailen en China lhi a tròp de grabois, tròp de tapatge, mentre aicí en Itàlia se viu pus tranquils, se fan las causas embe pus de calma». Embe bòna patz di siei genitors, qu'un jorn volerion portar mai a Yuhu tota la familha. «Mi genitors vòlon tornar enlai entre cinc ans. E volerion que tornesse embe lor. Mas mi vuelh pas. Desenant aicí en Itàlia ai miei amís. E mentre en China ero totjorn a maison, aicí just que puei salho e vau al bowling o en d'autras lueias de divertiment. En China, despuei cinc ans, siu jamai tornat. M'enterèssa pus. A Barge arriba decò lo jornal en chinés, mas lo leso pas, perque m'interesson pas pus las notícias de mon país d'origina. Ai decò la paràbola embe las transmissions chinesas, mas las agacho pas. Ma prospectiva es de trabalhar e de demorar aicí. M'agrada la cultura italiana. Ben s'aquò, penso , fai pas tant plaser a mi genitors».
Totun, malgrat l'entusiasme de Davide per lo país novèl ente trabalha e viu, la pareis pas que la comunitat estrangiera aie realizaa una vera integracion: «Lhi amís que frequento son tuchi chinés. Coneisso decò qualque filh italian, mas arriba de raire que sòrte embe nosautri. En valada de joves chinés serèm un milier. Istem per nòstre còmte e anem pas gaire a las fèstas de país : la música occitana la coneissem pas e nos interèssa pas gaire. La cusina italiana puei pas dir que m'agrade pas, mas continuem a minjar esquasi sempre d'aquò nòstre. Perque desenant nòstri ingredients se tròbon aisitament al supermarchat. E lhi a dui negòcis de ròba chinesa a Barge e un a Banhòl».
Se a livèl social se pòl pas encà parlar d'una vera e pròpria integracion de la comunitat chinesa, an aquel geogràfic lhi "nòus valadencs" son pas segur indiferents a la montanha que lhi environa: «Siu content de viure dins una valada alpina: ai trobat de bòns amís e quora puei me'n vau en montanha da solet, a chaminar. Ben s'arriba totjorn pus de raire, perque aüra trabalho e lhi miei venon vielhs.Mon paire a já 46 ans e aüra tocha a nosautri flhs trabalhar per mantenir la familha».
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La China
La República Popolara Chinesa es un estat de l'Àsia orientala vaste 9.596.960 quilomètres quadrats, embe una popolacion de 1.313.973.700 abitants e capitala Pequin. Es lo tresen país pus vaste dal mond, après la Rússia e lo Cànada, e lo mai poplat, embe a pauc près un quinte de la popolacion mondiala. Bòina al nòrd embe la Rússia e la Mongòlia, a l'est embe la Corea dal Nòrd, al sud embe lo Vietnam, la Birmània, lo Laos, lo Bhutan e lo Nepal, a l'oest embe l'Índia, lo Pakistan, lo Kazakistan, lo Tagikistan, l'Afghanistan e lo Kirghizistan. S'esguincha a l'est sus la Mar Jauna e la mar chinesa orientala, e a sud est sus la mar chinesa meridionala.
Lo premier d'octobre dal 1949, d'après l'èpica Lònja Marcha de l'Armada Rossa Comunista guidaa da Mao Zedong, qu'esbaralhet lo moviment dal Guomintang (GMD) o Partit Nacionalista Chinés, promotor de lhi interès di gròs proprietaris terriers, naisset la República Popolara Chinesa. La dictatura democràtica popolara chinesa, que renha encara, dins la prima dal 1989 subet un contracolp provocat da las famosas vicendas de plaça Tienanmen: en aquela ocasion una banda d'estudents ocupet la plaça al crit de "A bas la revolucion, viva la democracia, viva la China". Après qualque setmana la granda part de la popolacion calet en plaça, malgrat que lo regim auguesse butat lo cobrefuec e la lei marciala e lhi cars armats presidiesson las vias. Al començament de junh l'exèrcit durbet lo fuec sus la massa, e segueron puei de jorns de batalha per las vias. A la fin lo regim reconquistet la plaça laissant de mila mòrts per las vias e un'image internacionala d'avant comprometua. Après aquel fach, per tuchi lhi ans '90, la China a entreprés a tapas forçaas la via dal capitalisme a travèrs un lest desvolopament, suportat sia dai gròssi investiments estatals sia da lhi investiments de las multinacionalas de tot lo mond, atiraas da un immens serbatòri de man d'òbra a bas cost. Com aquò, ental 2007, lo parlament a votat una lei que consent la proprietat privaa a si ciutadins: un pas istòric per una nacion qu'oficialament es encà comunista. Encuei la China es la quatrena economia dal mond, avent já sobrat l'Itàlia, la França e lo Renh Unit, e s'aprèsta a rejónher la Germània. E ben qu'a son dedins lhi sie pus la manca de genres alimentars e d'usatge quotidian, aquò vòl pas dir que tota la populacion aie coneissut lo benèstre. A l'envèrs encuei, a front d'un aument esponencial dal cost de la vita, lo revengut per persona de la gent de la vila es parier en mèdia a 8400 yuan a l'an (781 euro), dal temp qu'aquel di païsans rejónh a malapena lhi 2600 yuan (242 euro a l'an). Aquelas condicions an portat a una diàspora mondiala di chinés a partir da la meitat de lhi ans '80, just après que la República Popolara a entraïnat las reformas de l'economia. En Euròpa lo malhum d'aquela diàspora jónh pas masque las miras istóricas de l'immigracion chinesa coma l'Angletèrra o l'Olanda, mas tanben l'Ongueria e l'Itàlia. Nòstre país, una mira ben calinhaa per las grandas oportunitats de trabalh e per las frequentas sanatòrias, resta encara lo país de l'Euròpa meridionala embe lo numre mai aut de migrants provenients da la China: second lo dossier de la Caritas 2007, serion 186.552 aquilhi regularament enregistrats sus lo territòri nacional, di quals la bòna part provenients da la província de lo Zhejiang (en particular da la zòna meridionala de Wenzhou e Qingtian).