[ missing ]    Vivem la montanha

invia mail   print document in pdf format

Vivem un novel país

Dai Carabi al Piemonte.
La comunità dominicana di Borgo San Dalmazzo

Dai Caraibs al Piemont.
La comunitat dominicana d'O Borg

di Maurizio Dematteis

Dai Carabi al Piemonte. La comunità dominicana di Borgo San Dalmazzo
italiano Borgo San Dalmazzo, situato all'incontro delle tre valli alpine Stura, Vermenagna e Gesso, a 645 metri sul livello del mare, è un comune di 12.211 abitanti distribuiti su una superficie di 22,25 chilometri quadrati in Provincia di Cuneo, che fa parte della Comunità montana Valle Stura.
Grazie ai vicini colli della Maddalena e di Tenda, Borgo è sempre stato in comunicazione con la Francia. Tanto che, già in età romana, sul suo territorio sorgeva Pedo, uno dei centri piú importanti della Provincia alpium maritimarum sulla via delle Gallie. Secondo la tradizione a Pedo subì il martirio San Dalmazzo, che darà il nome al borgo medioevale. Nel XII secolo nacque il comune di Borgo San Dalmazzo che, rientrando nel distretto di Cuneo, ne seguì le vicende, tra angioini e marchesi di Saluzzo, Visconti e Savoia. Dal Cinquecento al Settecento il comune fu travagliato da numerose guerre, carestie, pestilenze e continue liti con il vicino comune di Cuneo. Il ritorno dei Savoia segnò una sensibile ripresa. Nel 1887 poi fu inaugurato il primo tratto della ferrovia Cuneo-Ventimiglia, che transitava per Borgo, e portò una certa prosperità al piccolo Comune.
Grazie alla sua posizione Borgo San Dalmazzo ha conosciuto un importante sviluppo che gli ha permesso di passare da un'attività essenzialmente agricola a quella della piccola industria. Tra le industrie si segnalano il grande stabilimento Italcementi, oggi in parte colpito dalla crisi economica e con i dipendenti in cassa integrazione, e la Camorei imbottigliatrice di acque minerali.
Per quanto riguarda l'immigrazione, il Comune di Borgo ospita ufficialmente 698 cittadini stranieri, di 50 nazionalità diverse, su un totale di 12.211 residenti, pari al 5,71 per cento del totale. Senza contare quelli senza regolare permesso. Tra le nazionalità presenti, oltre a rumeni, albanesi e marocchini, spicca una consistente comunità originaria della Repubblica Dominicana, nei Carabi, che presenta numeri rilevanti. Si tratta ufficialmente di una trentina persone regolarmente domiciliate, ufficiosamente di un centinaio, che grazie all'opera di padre Francesco Fantino, missionario francescano originario di Borgo attivo nella Repubblica Dominicana all'inizio del secolo scorso, hanno usufruito di una rete lunga di immigrazione tra la città dominicana di La Vega, dove operava il missionario, e Borgo San Dalmazzo.
Visto dall'esterno...
«Nel nostro comune sono presenti stranieri di 50 nazionalità differenti - spiega Luisa Giorda, assessore all'assistenza e ai servizi alla persona di Borgo San Dalmazzo - per un totale di quasi 700 persone». Che su una popolazione di poco superiore alle 12.000 persone (12.115 per l'esattezza), rappresentano quasi il 6% della popolazione totale. «Una delle caratteristiche della nostra città - continua l'assessore - è la presenza di una consistente comunità di dominicani. Dovuta al fatto che condividiamo con l'isola caraibica il ricordo di un padre francescano, padre Fantino, che più di un secolo fa, alla fine dell'800, operò nella cittadina dominicana di La Vega, nel centro dell'isola». Il religioso infatti, oltre a portare avanti la sua opera di evangelizzazione, riuscì a guadagnarsi la fiducia della popolazione locale, con cui diede vita ad una serie di strutture quali scuole, ospedali e comunità per minorenni senza genitori. «Grazie a questa esperienza ormai storica - sottolinea Luisa Giorda -, che vede ancor oggi continuare l'opera sociale delle strutture realizzate sull'isola di Santo Domingo, una decina di anni fa abbiamo realizzato un gemellaggio fra Borgo e la città di La Vega. Promuovendo inoltre un progetto di adozione a distanza per aiutare l'orfanatrofio della città caraibica, creato a suo tempo sempre da Padre Fantino, che ospita oggi una trentina di minori». Tutto questo ha sicuramente favorito l'arrivo di nuclei familiari dalla Repubblica di Santo Domingo a Borgo San Dalmazzo, un fenomeno cominciato una quindicina di anni fa. «Direi che dal punto di vista dell'integrazione non abbiamo avuto problemi particolari - spiega l'assessore -. I dominicani si sono ben integrati anche nel lavoro. Frequentano ancora poco le nostre feste e tendono a trovarsi prevalentemente tra loro, ma non abbiamo mai rilevato problemi di conflittualità. Per loro come per nessun altro gruppo di stranieri. Anche a scuola, dove sei o sette anni fa abbiamo avuto un vero e proprio boom di arrivi di bambini da paesi stranieri, il nostro Comune è riuscito a gestire il problema grazie a una serie di corsi di alfabetizzazione con mediatori culturali attivati insieme al Consorzio servizi socio assistenziali locale». Ad un certo punto però Borgo San Dalmazzo si trova a dover affrontare un ulteriore problema legato all'integrazione: «Ora erano le madri - continua l'assessore - a chiederci aiuto, perché spesso si trovavano relegate in casa con i bambini, impossibilitate ad imparare la lingua e ad iniziare un vero processo di integrazione». Le domande di aiuto crescevano, le risorse economiche a disposizione della municipalità diminuivano. Ma il Comune non si è perso d'animo ed ha cercato di mettere in campo tutte le risorse del territorio a disposizione: «Qui a Borgo abbiamo una banca del tempo molto attiva - spiega l'assessore -. Dove chi si iscrive mette a disposizione le sue competenze da scambiare con quelle degli altri. E gli insegnanti in pensione si sono detti immediatamente disponibili ad insegnare l'italiano alle donne straniere. In cambio di un corso di cucina con ricette africane». Oggi le donne straniere che hanno seguito i corsi di alfabetizzazione sono una trentina. E per alcune di esse il corso ha rappresentato anche la possibilità di accedere alla terza media o di prendere la patente.
«Il fenomeno dell'immigrazione dalla Repubblica Dominicana, come quello da altri paesi stranieri, si è un po' attenuato negli ultimi anni - spiega Luisa Giorda - anche a causa dell'attuale crisi economica. Qui a Borgo c'erano molte possibilità di lavoro, in grosse strutture come nell'artigianato di piccole realtà a conduzione familiare. Ma oggi la crisi offre meno opportunità. L'Italcementi, uno de i due grossi cementifici della zona, è fermo da inizio anno con tutti i dipendenti in cassa integrazione. La tipografia Bertello è fallita l'anno scorso. E tutto l'indotto ne risente. Opportunità di lavoro, sia per italiani che per stranieri, non ne sono rimaste molte. Anche se rimane sempre la richiesta per i servizi alla persona». Un periodo di relativa stasi per quanto riguarda l'immigrazione, in cui però uno dei problemi endemici rimane quello della casa. «Sono molte le famiglie straniere inserite nelle graduatorie delle case popolari - continua l'assessore -. Perché se non ci sono problemi di integrazione lavorativa, qualche timore ad affittare agli stranieri da parte degli autoctoni esiste ancora».
Per quanto riguarda il futuro, conclude l'esponente della giunta di Borgo, molto dipenderà dalle opportunità lavorative. «Se passa la crisi economica gli stranieri ricominceranno ad arrivare. Perché Borgo è un paese piccolo, ideale per crescere i figli, a un passo da Cuneo, con scuole e ospedali efficienti. Un luogo molto appetibile per le famiglie straniere».
Visto dall'interno...
«Mi chiamo Elena De Leon, sono originaria della Repubblica Dominicana, di La Vega, e vivo in Italia dal 1993. Fino al 1999 ho lavorato tra Iseo, la Toscana e Brescia, poi mi sono stabilita a Borgo San Dalmazzo, dove viveva già mia sorella». La signora Elena è giunta in Italia sola, lasciando marito e figli al suo paese natale per fare la badante presso una famiglia italiana. Poi, qualche anno dopo, è riuscita a realizzare il ricongiungimento familiare. «Ricordo i primi tempi - spiega Elena De Leon - quando arrivava il tramonto mi prendeva una grande tristezza, un senso di malinconia. Mi si spezzava il cuore pensare che qui calava la notte e al mio paese iniziava il giorno. Pensavo ai miei figli e volevo tornare a casa. Poi poco alla volta ho cominciato a inserirmi. Fino a che son riuscita a far venire in Italia il resto della mia famiglia». Prima sono arrivate le due figlie, 22 e 19 anni. Oggi una vive a Roma e lavora nell'ambito dell'informatica, l'altra a Parma e fa la badante anche lei. Poi ha fatto arrivare il figlio di 16 anni e il marito camionista. Oggi il marito lavora in fabbrica e il figlio studia a Cuneo ed è nella squadra nazionale di atletica di Cuneo. «Mio figlio più piccolo è arrivato nel 2002 - sottolinea la signora Elena -. Per lui è stata dura perché è cresciuto con sua nonna. L'ho lasciato che aveva un anno e mezzo e arrivato in Italia voleva la nonna. Ma lei non ha voluto venire. In realtà nel giro di poco tempo si è inserito bene. Io l'ho capito appena arrivata in Italia che Borgo sarebbe stata la cittadina ideale per crescere i miei figli. Un posto tranquillo con tutti i servizi occorrenti. E infatti a Borgo oggi abitano ben 25 famiglie dominicane, per un totale di un centinaio di persone».
Elena De Leon ha ottenuto da pochi mesi la cittadinanza italiana. Ed ora il suo traguardo è trovare un lavoro più stabile. «Il lavoro nel campo dell'assistenza si trova sempre - spiega - purtroppo però le signore che accudiamo sono molto anziane, e muoiono sovente. Uno si affeziona ed è molto pesante cambiare continuamente. La prospettiva è, vista la mia esperienza, trovare lavoro presso una casa di cura in modo da avere più stabilità». A La Vega la signora Elena non lavorava: «Appena finito il liceo ho partorito le due figlie. Ho smesso di studiare e, dopo sei anni, ho chiesto a mia sorella di aiutarmi a venire in Italia, perché la situazione della mia famiglia era difficile. Al mio paese se studi puoi trovare un buon lavoro con cui vivere dignitosamente. Ma se non hai continuato gli studi no, trovi lavori con cui guadagni appena per vivere. Mentre in Italia, anche con lavori umili, puoi mettere via qualcosa». 
Una scelta non facile quella di Elena De Leon, che dopo essere partita da casa ha visto la sua vita cambiare drasticamente: «Qui si vive davvero in modo diverso - spiega -, mentre al mio paese vai in giro tutto l'anno senza giacca perché fa sempre caldo, saluti tutte le persone che incontri, ti siedi davanti alle case a chiacchierare. Qui non puoi. Non si può nemmeno sentire la musica alta. Devi sempre stare su una riga, seguire orari rigidi ecc». Ma grazie alla grossa comunità dominicana presente in paese il trauma è sicuramente meno drastico per tutti. «D'estate capita spesso che andiamo a fare le costine alla casa del prete - spiega la donna -, una struttura della chiesa che ci prestano per le feste se facciamo un'offerta. A volte combiniamo anche con 4 o 5 famiglie per volta. E il parroco ci ospita con piacere: siamo cattolici anche noi, osservanti. Tanto che tutti i miei figli hanno fatto la cresima qui».
Una comunità, tutto sommato, ben integrata a Borgo San Dalmazzo quella dei dominicani. Che tuttavia a volte ancora oggi si trova a dover fare i conti con il problema dell'alloggio: «E' molto difficile ottenere la fiducia degli abitanti del posto -spiega Elena De Leon -, sono molto diffidenti e hanno paura che noi stranieri non siamo puntuali con i pagamenti. In Piemonte è stato difficile integrarsi, molto più che a Parma e in Toscana».
Il futuro della famiglia De Leon è incerto. La signora Elena e suo marito vorrebbero tornare a La Vega. Ma i figli non ne vogliono sapere. «Mio marito tornerà di sicuro - spiega Elena De Leon - perché qui proprio non si trova. Ma se mio figlio minore rimane qui io rimango con lui. Mi dice sempre che troverà un buon lavoro e mi comprerà una casa in Italia». E se il futuro di Elena De Leon è a Borgo San Dalmazzo, lei rivendica un luogo di incontro per la comunità dominicana. Perché, dice: « Manca per noi stranieri un luogo di ritrovo. E molti tornano a Santo Domingo proprio per questa difficoltà a trovare momenti di svago. Un luogo dove trovarsi, riunirsi, ballare, poter stare tutti insieme. Perché non si vive di solo lavoro, ma io quando esco di casa non so proprio dove andare. Piacerebbe a me realizzare un club del genere, così riuscirei a offrire un buon servizio ai miei connazionali e allo stesso tempo cambierei finalmente lavoro».
La Repubblica Dominicana
La Repubblica Dominicana è una democrazia rappresentativa situata nei due terzi orientali dell'isola caraibica di Hispaniola (da alcuni chiamata anche isola di Santo Domingo). Il terzo occidentale dell'isola è occupato da Haiti. La capitale è Santo Domingo, la lingua ufficiale lo spagnolo.
La popolazione dominicana ammonta a 9,6 milioni di abitanti, distribuiti su 48.730 chilometri quadrati di superficie. Ai residenti vanno aggiunti almeno un milione di immigranti clandestini dalla confinante Haiti, il paese più povero delle americhe, che sfuggono al censimento ufficiale.
L'Isola di Hispaniola venne conquistata il 5 dicembre 1492 dagli spagnoli grazie allo sbarco delle caravelle di Cristoforo Colombo, che misero subito in stato di schiavitù le popolazioni locali, i taino, calati dalle circa 400.000 persone calcolate nel 1492 a 60.000 nel 1508. Con la tratta degli schiavi neri dall'Africa la popolazione incominciò a crescere, a metà del secolo XVI si calcola che fossero presenti sull'isola più di 20.000 africani, mentre i taino erano praticamente estinti. All'inizio del 1600 filibustieri e bucanieri occuparono la parte ovest, denominandola La Tortuga, il quartier generale dei pirati dei Caraibi, da dove partivano per gli attacchi alle navi dirette e provenienti dall'Europa. Fu solo nel 1844 che un movimento di sollevazione popolare portò all'indipendenza della Repubblica Dominicana, sancita da un manifesto che segnava l'uguaglianza di tutti gli uomini, senza discriminazioni. Ma all'inizio del secolo XX gli Stati Uniti invasero militarmente l'isola per tutelare i loro interessi economici nell'area, legati alla coltivazione della canna da zucchero, e vi insediarono il dittatore Rafael Leónidas Trujillo. La dittatura di Trujillo è durata fino al 1961. Alla morte del dittatore, ucciso da una congiura, vi furono le prime elezioni libere, vinte dal Partido revolucionario dominicano. Ma le sue posizioni, ritenute politicamente inaccettabili dall'amministrazione statunitense, diedero vita a una nuova invasione militare dell'isola (1962-1965). Dopo il ritiro degli Stati Uniti, nel 1966, ritornarono le elezioni democratiche.
La Repubblica Dominicana ha conosciuto una forte crescita economica nel corso degli anni '90, oltre che per il buon andamento della tradizionale esportazione di zucchero, caffè e tabacco, anche per lo sviluppo di turismo e commercio. Oggi il reddito pro capite annuo dei dominicani è di 3.300 dollari americani, ma con forte sperequazione all'interno della popolazione. In specifico sono le famiglie delle zone rurali a soffrire di più la situazione economica, che ha visto negli ultimi anni un aumento esponenziale dei prezzi dei beni primari. Per questo motivo da oltre 10 anni i dominicani espatriano in cerca di condizioni lavorative migliori. Nel nostro paese sono le regioni del nord-ovest, Lombardia, Liguria e Piemonte, e in maniera minore Veneto, Toscana, Umbria e Lazio, ad offrire loro le maggiori opportunità lavorative. Alla fine del 2007 i dominicani con regolare permesso di soggiorno in Italia erano 21.639 (Caritas 2008).
occitan O Borg es una Comuna que se tròba al còl de l'embotaor que formon las tres valadas de l'Estura, la Vermenanha e la Ges, es en Província de Coni a 645 mètres se la mar, a 12211 abitants sus 22,25 km2 e fai part de la Comunitat de Montagna de la Val d'Estura.
En conseguença di Còl de La Madalena e de Tenda que son just aquí de sobre, a sempre rapresentat un pòst de passatge per la França. Já al temp di Roman aquí lhi avia Pedo, un important centre de la Província alpium maritimarum sus la via de la Gàlia. Cònta la tradicion que a Pedo es estat martirizat San Dalmas e pr'aquela rason en l'atge mesan an donat aquel nom al borg. Dins lo XII sècle nais la comuna de Borg San Dalmas que fai part dal distret de Coni e ne'n seguís tota l'estòria entre anjoïn e marqués de Saluces, Visconts e Savòia. Dal cinc sent al sèt cent lo territòri d'O Borg a ben patit per guèerras, carestias, pestilenças e rusas embe la comuna de Coni. Es anat mielh quora son retornats lhi Savòia. Ental 1887 taca a marchar la ferrovia Coni-Ventimilha que passa per O Borg e pòrta de benefici a la pichòta Comuna.
Sa posicion lhi dona lo vantatge per un passatge da un'economia sobretot de la campanha a un important esvilup industrial. Nais un gròs implant de l'Italcementi, encuei un pauc en dificultat embe lhi obriers en caissa integracion, e un autre per embotelhar l'aiga mineral Camorei.
A O Borg se tròbon ben 698 estrangiers de 50 nacionalitats diferentas que representa lo 5,71 de la populacion. Comptem pas aquilhi sensa permés. Trobem aquí de romens, albanés, maroquins e una consistenta comunitat qu'arriba da la República Dominicana, dins lhi Caraibs. Lhi n'a a pauc près na tentena reglament residents ma se pensa que sien na centena que, gràcias a paire Francesco Fantino, missionari francescan originari d'O Borg qu'a trabalhat dins la República Dominicana al començament dal sècle passat e a favorit de rapòrts entre la vila dominicana de La Vega ente ele obrava e O Borg ente abo lo temp de dominicans son venguts per trabalhar.
Vist dal de fòra...
«Aicí a O Borg lhi a d'estrangiers de 50 nacionalitats diferentas - nos ditz Luisa Giorda, assessor a l'assistença e ai servicis a la persona d'O Borg. En tot a pauc près 700 personas». Sus 12.115 residents fai esquasi lo 6%
«Una particularitat de O Borg - vai anant l'assessor - es aquela d'aver una consistenta comunitat de dominicans. Aquò arriba da la question que partatgem abo l'isla caraibica lo recòrd dal francescan paire Fantino que vèrs la fin de l'800 a tengut sa mission La Vega al centre de l'isla dominicana». Aquel religiós, en mai d'evangelizar s'es ganhat la confiança de la populacion dal pòst e embe lor a bastit d'escòlas, d'ospitals e centres comunitaris per joves sensa familha. «Gràsias an aquela estòrica experiença que encà encuei contunha dins d'iniciativas socialas sus aquela isla, fai una desena d'ans que las vilas d'O Borg e La Vega se son bessonaas. S'es enchaminaa un'accion d'adopcion a distança per ajuar i bailòts de l'orfanotròfi d'aquela vila di Caraibs ente vivon una trentena de mainaas e que Paire Fantino avia enlora creat. Tot aquò a segurament favorit de familhas de la República de Sant Domingo a venir a O Borg a començar da na quinzena d'an passats. «Se pòl dir que per l'integracion avem pas agut de problemas - nos ditz encà l'assessor - bèla per lo trabalh. Es pas que participen tant a nòstras fèstas e an pus char trobar-se entre lor, mas jamai lhi a agut de conflictualitat, per lor coma per lhi autri estrangiers. A l'escòla, ente ental passat avem agut un baron d'escolar que venion da l'estrangier, nòstra administracion comunala es arribaa a gestir ben lo problema embe de cors especial d'esolarizacion embe l'ajua de mediators culturals qu'avem utilizats ambe lo Consòrci di servici sòci-assistencials local. Aicí a O Borg aüra devem afrontar pustuest lo question d'ajuar l'integracion de las maires que an besonh de pus restar barraas dins maison embe las mainaas, mas emprene la lenga e salhir. Aviem pas tròp de ressorsas ma se sem donats da far - nos precisa l'assessor - utilizant la "banca dal temp" qu'es ben fornia. De gent que buta a desposicion son temp e son experiença per l'eschambiar embe d'autri. Per exemple d'insenhants en pension (a la jubilacion coma dison en Catalonha) son estats immediatament disponibles per mostrar l'italian en chambi d'un cors de cusina tengut da las fremas africanas». Encuei las fremas estrangieras qu'an seguit lhi cors d'alfabetizacion son una trentena. Qualqu'una es arribaa a la fins de l'escòla mesana e a polgut prene lo permés de menar.
«Ent'aquesti darriers temps l'immigracion da la República Dominicana, coma da país diferents, es un pauc calaa perque lhi a la crisi econòmica.
Ental passat mancava pas lo trabalh aicí a O Borg dins l'indústria coma dins de pichòtas impresa artisanalas. Encuei es pus parelh. L'Italcimenti, un dè doas gròssas cementarias de la zòna es fèrm dal començament de l'an e lhi dipendents son a la caissa integracion. La tipografia Bertello es anaa dal cul l'an passat. Tota l'activitat que virava a l'entorn n'a patit. De trabalh n'a pus gaire que la sie per italians o estrangiers. Reston mec pus lhi servicis per la persona».Malgrat aquesta baissa resta lo problema de lhi alojaments. «Mai qu'una familha forestiera son dins las listas per las maison popolars -nos ditz l'assessor - perque contunha malaürosament la difidença per afitar a lhi forestiers».Tot depend dal trabalh, conclud l'assessor «Se passa la crisi econòmica lhi forestiers arribon mai perque O Borg es un pichòt país, ideal per créisser la familha, a dui pas da Coni, atreçaa d'escòlas e ospitals que marchon ben. Un bòn pòst per las familhas d'estrangiers».
Vist dal dedins...
«Mon nom es Elena De Leon, e ma tèrra es la República Dominicana, de La Vega. Vivo en Itàlia dal 1993. Fins al 1999 ai trabalhat a Iseo, Brescia, en Toscana, après me siu fermaa a O Borg ente lhi avia já ma sòrre». Madama Elena es arribaa en Itàlia tota soleta, laissant ailai a La Vega l'òme e las mainaas. Aicí gardava de vielhs. Qualque an après a polgut abaronar la familha. «M'enaviso di premiers temps - nos ditz Elena - que quora arribava la bassora me prenia un magon, me venia la malinconia. M'estrenhia lo còr de pensar que aicí calava lo solelh e a mon país esponchava. Pensavo a mi filhs e voliu tornar a maison. Après, pichòt a pichòt ai tacat a m'acostumar e a la fins son venguts tuchi aicí». Derant las doas filhas, 22 e 19 ans. Encuei una viu a Roma e trabalha dins l'informàtica, l'autra es a Parma e garda decò de vielhs. A la fins son decèo arribats lo filh de 16 ans e l'èome que fai lo camionista. Encuei l'èome trabalha en fèabrica e lo filh estudia a Coni. «Mon filh pichèot es arribat ental 2002 - precisa madama Elena. Per el es estaa dura perque era la nòna que l'avia creissut. Mi l'aviu laissat qu'avia un an e metz e aicí volia sa nòna mas ilhe a pas volgut venir. Totun mon filh dins gaire de temp s'es ben adatat. Mi apena arribaa en Itàlia ai pro súbit vist que O Borg seria estat l'ideal per créisser ma familha. Un pòst tranquil embe tuchi lhi servicis que la chal. Ben pr'aquò encuei aicí a O Borg lhi a ben 25 familhas de Dominicans, na centena de personas».
Elena De Leon despuei qulque mes es ciutadana italiana. Lhi chal mec trobar un trabalh mai segur. «Dins l'assistença lo trabalh se tròba pro mas las fremas que cudiem son vielhas e sovent mueron. Én pilha afeccion e fai mal far de chambiar tuchi lhi moments. L'ideal seria, vista mon experiença, de trobar trabalh dins un pensionat e pas dever chambiar». A La Vega madama Elena trabalhava ren: «Aviu a pena fenit lo liceo qu'ai chataa las filhas parelh ai quitat d'estudiar e après sieis ans ai demandat a ma sòrre d'ajuar-me a venir en Itàlia, ailai fasia mal far. Se as estudiat pòs trobar un bòn trabalh e viure ben, mas sensa estudi un pauc auts tròbes qualcòsa que te fai a pena viure. Aicí en Itàlia, bèla embe un trabalh modest pòs butar qualquaren d'un cant».
Una chausia pas da bèel aquela d'Elena De Leon, un bòt partia la vita te chambia completament: «Aicí es tot diferent - nos ditz - da nosautres vires tot l'an sensa muda tant que fai chaud, saludas tuchi aquilhi qu'encòntres e t'assetas derant maison per chacharar. Aicí es tot diferent. Pòs pas escotar la música a aut volum e deves filar drech embe d'oraris estrechs». Encà pro que aicí sem una gròssa comunitat de dominicans e tot es menc dur. «A l'istat arriba d'anar 3 o 4 familhas a far las costinas en canònica, nosautri fasem n'ofèrta e lor nos preston l'extructura. Lo preire lo fai volentier, nosautri sem catòlics e praticants. Tuchi lhi miei filhs an fach la crésima aicí».
Tot somat, una comunitat que se tròba ben a O Borg ben que lhi sie mincatant encà lo problema de l'alotjament: «Fai mal far d'aver la confiança de la gent dal pòst - ditz Elena De Leon - son mesfiants e an paor que nosautri estrangier sem pas pontual enti pagaments. En Piemont es estat mai dur de s'integrar que a Parma e en Toscana».
L'avenir de la familha De Leon ès pas segur. Madama Elena e son òme volerion tornar a La Vega mas lhi filhs son pas d'l'idea. «Mon òmeretornarè da segur - nos ditz Elena - perque aicí se tròba pas ben, ma se mon filh resta zicí mi resto embe el. Ele es segur de poler trobar un bòn trabalh e vòl m'achatar na maison en Itàlia. Se lo destin de Elena De Leon es de restar a O Borg, ilhe vòl arribar a obtenir un pòst ente lhi dominican se pòschen trobar. «Manca per nosautri un pòst per se trobar e ben pr'aquò lhi n'a d'aquilhi que reparton per Sant Domingo per retrobar de moments de fèsta. Un pòst per se trobar, dançar, estar ensem. Se viu ren mec de trabalh e mi quora salho sai ren ent'anar. M'agradaria verament de realizar una còsa com aquò, seria un bòn servici per mi compaïsans e per mi poleria èsser un'ocasion per una novèla ocupacion.
La República Dominicana
La República Dominicana es una democracia rapresentativa que se tròba sus lhi dui tèrs oriental de l'isla d'Ispaniòla (o isla de Sant Domingo) La rèsta de l'isla es ocupaa da Haiti.
La capitala es Sant Domingo e la lenga oficiala l'esponhòl.
La populacion es de 9,6 milion d'abitants sus 48.730 quilomètres quadrats. Ai residents van ajontats almenc un milion d'immigrats clandestins de Haiti, lo país mai paure da las Americas.
L'Isla d'Ispaniòla es estaa conquistaa lo 5 de decembre dal 1492 da lhi espanhòls après lo desbarcament de Cristoforo Colombo, que súbit an butat a l'esclavatge la populacion locala, lhi tainos, que son passats da 400.000 ental 1492 a 60.000 ental 1508. Embe lo comerci d'esclaus negres de l'Africa la populacion es mai creissua e a la meitat dal sècle XVI ven calculaa la presença de 20.000 africans dal temp que de tainos lhi n'avia pus degun. Al començament dal 1600 filibustiers e bucaniers an ocupaa la part oest de l'isla e l'an sonaa La Tortuga, un ver quartier general de la pirateria di Caraibs d'ente lançavon lhi atacs a las imbarcacions que anavon e arribavon de l'Euròpa. Ental 1844 un moviment de revòlta populara a portat a l'indipendença de la República Dominicana qu'estabilia l'eigalitat de totas las personas, sensa discriminacion. Al començament dal sècle XX lhi Estats Units an envaït militarment l'isla per garantir lors interès econòmic dins la zòna: cultivacions de la cana da sucre e an plaçat aquí lo dictator Rafael Leónidas Trujillo qu'es restat fins al 1961. Après sa mòrt, maçat da una conjura, lhi a agut las eleccions libras ganhaas dal Partit revolucionari dominican. Lhi Estats Units que volion pas aquel govèn an mai envaït militarment l'isla (1962-1965). Finalment dins lo 1966 lhi E.U. se ne'n son anats e son retornaas las eleccions. La República Dominicana ha conoissut un fòrt desvolopament econòmic dins lhi ans '90: la tradicionala exportacion de sucre, cafè, tabac e per la creissua dal torisme e dal comenci.
La rendita a l'an per persona es aüra de 3.300 dòllars americans mas lhi a una fòrta diferença dins la populacion. Las familhas de la campanha patisson de mai perque enti darriers temps la ròba es vengua chara. Es pr'aquò que da 10 ans lhi dominicans espàtrion per cerchar un trabalh pus bòn. En Itàlia venon sobretot en Lombardia, Ligúria e Piemont, e decò abastança en Vénet, Toscana, Úmbria e Lazio. A la fins dal 2007 lhi dominicans regulars eron en Itàlia 21.639 (Caritas 2008).