Camminando per i sentieri e le strade del paese risuonano voci e nomi che sembravano perduti. Alla virtù della parola non si crede più, ma un tempo era d’uso: buone parole facevano dimenticare il dolore, altre ricordare la nostra cultura.
“Vernante – Le fontane e leggende di Val Follet” vuole essere il primo passo per ricostruire la nostra storia: si è iniziato pubblicando un volume del notaio Thomaso Martino¹, segretario comunale nel pieno del millecinquecento, intitolato “Descrizione e misure delle strade, vie, viasoli, fonti, bandi de Boschi et altre cose”.
Thomaso lo ha scritto in un italiano notarile colmo di vocaboli vernantini²; ciò potrebbe affascinarmi, ma il suo tesoro più grande sono i nomi dei prati, dei valloni, fontane, borgate, colli e alpeggi: un lavoro non meramente toponomastico, ma politico.
Mi scuserete se la presentazione è stata piuttosto breve: si parla un po’ del documento, purtroppo senza l’ausilio di fotografie; in seguito racconto le leggende che riguardano due fontane presenti nel vallone che oggi si dice Vallon Secco e che al tempo del segretario era Froment (e ancor prima Follet). Una leggenda riguarda la fontana della Reina³, sotto il Bec Dorel (ndr 4) e le sue angolature; l’altra la fontana dei Poataeris (l’eresia milanese dei Poveri Lombardi), all’inizio del vallone e che ora è detta fontana di Fontainebleu (ndr 5) per ricordare il passaggio di papa Pio VII nel paese, prigioniero dell’imperatore Napoleone, e la sua sosta per bere un sorso d’acqua a La Mandolera, la piazza di fianco alla chiesa di San Nicolao.
Così ora il secondo libro, che guarderà più da vicino quel secolo travagliato; e allora ringrazio per lo spazio datomi invitandovi alla lettura.
(ndr):
¹ Si legge nella presentazione del documento: “Thomaso Martino fu notaio pubblico e Segretario dei Consigli di Comunità... Lo stile asciutto e scarno, quasi insipido, l’apparente natura squisitamente tecnica della sua scrittura sembrano tradirsi quando, al volgere di un’epoca, il notaio si ferma a ricordare i nomi antichi della terra dei suoi avi pur senza mai fornire una spiegazione etimologica al lettore; l’elenco muta in racconto, l’innocenza dei nomi lascia spazio a qualcosa di diverso, a una volontà di memoria ancora attuale, un fine implicito e non dichiarato che potrebbe spiegare la storia travagliata del documento”.
² Ecco alcuni passi tratti dal documento: : “Lo violo detto Giordanengo ferendo verso alla riviera di Vermenagna confrontante alla strada reale”; “Un’altra via pro bestiame da esso vallone, ferendo verso l’ubayo al serre del bosse, ferendo alla cresta... ferendo al deto giasso del peaen, ferendo al giasso uvernenco, ferendo al giasso detto della balma, di sopra la draa del pincio in detta congieta sotto rocaglie, ferendo al terre della molta, ferendo al giasso del cros in lo alpo molta, et il giasso del fo e di sopra la balma in le rocaglie sotto il piano sotto l’alpetto sottan, pigliando verso l’adretto”; “Fonte detta de poataechiri, che prende dal campo di Thoma Martin, callando in via, et sotto di suo uso solito, per campi, reservato abeveragio et di suopra in rippa, essendo pericoloso di lavancha, li possessori sovrani non debbano disboscare, ma piantare delli arbori et clapery”; “Fonte in Rochadaut, pro abeveragio comune di bestiame... Via una dallo camino usuale populare sotto via, callando al beale dallo cazale detto bas, al presente pettavin, con bestiame, ferendo alli tetti detti comba vicinale”; “Lo bosco di suopra li campi gauderie, quale è fortunoso di lavanche, bandito, salvo lo paschagio”.
³Giovanna d’Angiò, Regina di Napoli e Contessa di Provenza, detta in queste valli “La reina Jana”. Si legge nella presentazione: “Giovanna d’Angiò, nipote di re Roberto, sposa dell’assassinato Andrea d’Ungheria, è rimasta nell’immaginario folklorico di questo iniziale segmento alpino a causa delle drammatiche, e forse ricamate, vicessitudini (e della nipote, Giovanna l’Insaziabile, con cui è spesso confusa)”.
4) Leggiamo nella presentazione: “il monte del Re, sommità di Valfollet: Si racconta che una volta una Regina dimorava in queste valli... Giunse dalla Francia un principe, figlio del re di quelle terre, attirato dalla fama della sua bellezza: lo attendeva il tragico destino di venire inghiottito dalla montagna con tutto il suo seguito; alcuni però aggiungono che divenne egli stesso il monte quando vedono il suo voto guardare il Cielo, con occhi di Stelle”.
5) Deformazione di Fontainebleau, castello reale dimora di molti sovrani francesi e importante luogo della storia della Francia, oggi patrimonio mondiale dell’UNESCO. Si legge, sempre nella breve ma interessante presentazione: “Incoronatosi Imperatore, alla presenza di Pio VII, Napoleone progettava la conquista dell’Europa: colte le vittorie di Ulma, Austerlitz, Jena, invasa e occupata la Spagna, nel maggio 1809 annetteva lo Stato Pontificio; rifiutando con il noto Non posiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo le richieste di cedere il potere temporale il Papa veniva arrestato e condotto fuori Roma, nella notte fra il 5 e il 6 luglio... deviò per il colle di Tenda e, attraverso Mondovì, ritornò a Savona, rimanendovi prigioniero i due anni seguenti. Con la paura che la flotta inglese potesse tentare un colpo di mano per liberarlo il Bonaparte, pronto a invadere la Russia, decise il suo trasferimento a Fontainebleau, dove rimase fino al gennaio 1814”. In quello stesso anno, il 6 aprile, Napoleone firmò il trattato di Fontainebleau, che sancì la sconfitta di napoleone e la rinuncia al titolo di “imperatore dei francesi”.
“Vernante – le fontane e leggende di val Follet”. A cura di Lorenzo Dalmasso. Primalpe Edizioni. Euro 15,00.
commenta