Usseaux - Usseaus
Da Usseaux: Anna e Claudio
Da Usseaus: Anna e Claudio
"Avem fach un sumi" inchiesta sul rinsediamento in montagna a cura di Maurizio Dematteis

La casa gialla
«La montagna è morta, non ci contare più sulla montagna. Non c'è più spazio per nessuno. è finita». Claudio Challier, gestore insieme alla moglie Anna Jahier del posto tappa Gta Pzit-Rei di Usseaux, in alta Val Chisone, non usa giri di parole. Seduto davanti alla "Casa gialla", il nome con cui il suo rifugio è conosciuto in tutta Europa, sorseggia vino e cuoce gofri per tutto il paese. «Rispetto al "mondo dei vinti" di Revelli oggi è peggio. Quella cultura sopravvive, e non puoi fare nulla se ti senti vinto. E che ci lascino in pace! Che i soldi non ci servono! Metteteli da qualche altra parte. E forse tra 10 o 20 anni qualcosa potrà cambiare. Ma deve andare male giù perché la gente torni a vivere qui». La grande casa gialla era la dimora di sua nonna. Dove Claudio passava le estati. E dopo una parentesi lavorativa in città, nel 1978, da fricchettone, per usare le sue parole, «in fuga dall'Isola di white"», che decise di tornare a vivere in montagna. «Nel '77 vivevo a Torino e facevo la maestra d'asilo - racconta Anna -. Ero molto politicizzata, nel giro di Lotta continua, e ho vissuto questo coinvolgente periodo in città. Ma appena è finito non avevo più niente da fare. Mi deprimeva il grigio, colore predominante, e la gente che non voleva avere nessun tipo di rapporto con me. Ho conosciuto mio marito a casa di amici, mi sono licenziata e sono venuta a vivere qui con lui». Da allora i due hanno fatto diversi lavori; fino a che un giorno hanno deciso di aggiustare la casa e farne un posto tappa Gta. «È capitato che un giorno - continua Anna - la signora del negozio del paese mi suggerì l'idea del posto tappa a casa nostra perché la persona che lo gestiva lo faceva in malo modo. Abbiamo cominciato con due stanze e un bidone d'acqua sulla terrazza. E ogni anno mettiamo a posto una parte della casa». Un lavoro impegnativo, che vede arrivare ogni anno alla Casa gialla di Usseaux soprattutto ospiti dal centro e nord Europa interessati alla Grande traversata delle Alpi. Facendo diventare la famiglia Challier, che nel frattempo si è ingrandita con due figli, un punto di riferimento per l'intero paese. «Ho fatto l'assessore per anni - spiega Claudio -. E molte idee per il paese, compresa la candidatura del sindaco, sono nate in questa casa. Negli ultimi 10 anni ci siamo dati da fare, abbiamo cambiato molto a Usseaux. Poi però ricordandomi com'era mi viene in mente che forse poteva essere fatto meglio, o che era meglio prima e abbiamo trasformato tutto in un villaggio per turisti». Il profumo dei gofri sale lungo i viottoli della borgata, richiamando i pochi abitanti e i viandanti di passaggio. Tutti si fermano ad assaggiarli chiacchierando amabilmente. «La mia vita è cambiata molto - racconta Anna -, perché da quando sono qui seguo il ritmo delle stagioni. In estate, oltre agli ospiti, c'è il lavoro delle marmellate e nella prima parte dell'autunno di conserva delle verdure. Inoltre da maggio a settembre curo sette pezzi d'orto frazionati nel paese. Da ottobre in avanti la giornata è più tranquilla, abbiamo tempo di leggere qualche libro e riparare la casa. In inverno c'è Capodanno e Natale con gli ospiti, poi a febbraio vengono i gruppi di belgi a fare la settimana bianca». Negli ultimi cinque o sei anni però il posto tappa di Usseaux ha avuto un calo di clienti: perché la poca neve e la concorrenza dei Paesi dell'Est con buoni servizi e prezzi bassi, spiega Anna, concorrono alla crisi del turismo in valle. «Noi qui cerchiamo di arrangiarci - continua - ma con due figli fatichiamo ad arrivare a fine mese». Anche Claudio scuote il capo sconsolato. Un po' perché gli si è attaccato alla padella un gofri, un po' perché pensa alle prospettive della sua valle: «Manca una promozione turistica efficace - dice - tipo un punto informativo sovvenzionato dalle stesse attività turistiche, ma che informi davvero. Non come le agenzie turistiche locali: un giorno sono andato a Fenestrelle a trovarli. Non sapevano nemmeno cosa fosse il Gta. Altro che attenzione alla realtà locale. Qui si inventano il formaggio Plaisentif, alle violette, per ingannare la gente. Quando le mucche non hanno mai mangiato violette. Perché arrivano al pascolo che le violette non ci sono più. E allora non puoi sempre portare su un imbecille la domenica e raccontargli quello che vuoi. Non capirà. Non serve a nulla e non "fai società"». L'odierna crisi della montagna infatti, secondo Claudio, risiede proprio nella difficoltà di "fare società" con i pochi rimasti. Perché: «Non puoi chiedere agli altri di trovare soluzioni per te che vivi qui - continua -. Le montagne sono ormai talmente disabitate che addirittura non c'è più nessuno da candidare, e i sindaci devono arrivare da fuori. Ci vorrebbe qualcuno con un bambino di 18 mesi che stesse qui. E avesse qualcosa da fare. Allora si lavorerebbe insieme per fare qualcosa. Ma se l'obiettivo comune non c'è è inutile. Non ci sono nuove attività. E le vecchie chiudono. Reggono a Pragelato e Sestriere. Ma la differenza è che qui noi vogliamo vivere nel silenzio e offrire il silenzio: non la mostra o il concerto. Ma probabilmente c'è sempre meno gente che cerca questo». Il sole scalda le persone intente ad assaporare i gofri. Chi ha portato del formaggio, chi salame o prosciutto. L'atmosfera è di gioia, e le riflessioni di Claudio stimolano un dibattito sulla comunità locale. «Qui inoltre non c'è possibilità di integrarsi - sostiene Anna. - I pochi abitanti rimasti fanno solo discorsi di circostanza e sono piuttosto gretti. Quando sono arrivata hanno fatto finta di niente. Per poi cercare di denigrarmi. Perché in questi luoghi c'è molta paura: di essere derubati, presi in giro. Magari anche, inconsciamente, paura che i nuovi arrivati riescano laddove loro hanno fallito». Ma Anna ammette che se il non nativo fosse Claudio, sarebbe forse stato per lui più semplice integrarsi. «Anche solo frequentando il bar - continua - dove va abitualmente a bere un bicchiere e a giocare a carte. Mentre io sarei l'unica donna a frequentarlo. Inoltre non bevo e non gioco a carte. Cosa ci vado a fare?». Il sole comincia a calare e la discussione dalla realtà locale si sposta verso un orizzonte più vasto: «Penso comunque che sia il sistema in generale ad essere entrato in crisi - dice Claudio. Lo vedo con i miei figli, esposti a continui messaggi prodotti dalla società globalizzata. Perché cittadini del mondo è una delizia, ma se non vieni da un luogo non sei nulla. Puoi fare tante cose e riuscire. Ma quando torni a casa sei solo. Ed è lì che le radici sono importanti». Anna annuisce, e aggiunge: «Ai nostri figli abbiamo dato una base, e se non desiderano la luna in futuro possono fare quello che vogliono. Se ti accontenti qui puoi vivere bene. Con gli orti e i freezer pieni della tua roba, potendo pagare un minimo di elettricità, non muori certo di fame. In definitiva in montagna se ci si accontenta è molto più facile vivere che non in città. Ho vissuto l'una e l'altra realtà e sono convinta di aver fatto la scelta giusta. Non ho il posto fisso, ma il tempo di stare con gli altri, di pensare e di fare le cose che desidero. Che tutto sommato è il sale della vita».
La maison jauna
«La montanha es mòrta, compta-lhi pas pus sus la montanha. Lhi a pus d'espaci per degun. Es finia». Claudio, gestor ensem a la frema Anna Jahier dal pòst tapa Gta Pzit-rei d'Usseaus, en auta Val Cluson, fai pas de virs de paraulas. Assetat derant a la "maison jauna", coma lo refugi es coneissut en tota Euròpa, sorseja un bichèl de vin e còi de gòfres per tot lo país. «Respèct al "mond di ganhats" de Revelli encuei es pietge. Aquela cultura sobreviu, e pòs pasren lhi far se te sentes ganhat. E que nos laissen en patz! Que lhi sòuds nos siervon a ren! Chaçatz-lhi da qualque autre cant. E benlèu dins detz o vint ans qualquaren polerè chambiar. Mas deu anar mal ailen perque la gent torne a viure aicí». La granda maison jauna es la demora de sa nòna, ente Claudio passava lhi istats. E après un periòde de trabalh en vila, ental 1978 era un "friqueton", per adobrar sa expression, "en fuga da l'Isla de White", decidet de tornar a viure en montanha. «Ental '77 viviu a Turin e fasiu la magistra a l'asilo - còntia Anna -. Ero ben politicizaa, ental vir de Lotta Continua, e ai viscut aquel coinvolgent periòde en vila. Mas quora es finit aviu pus ren da far. Me chalmia lo grís, color que predominava, e la gent que volia pas aver degun tipe de rapòrt embe iu. Ai coneissut mon òme a la maison d'amís, me siu licenciaa e siu vengua a istar embe el». D'enlora lhi dui an fachs difrènts trabalhs; fins qu'un jorn an decidut d'arranjar la maison e de far un pòst tapa Gta. «Es arribat qu'un jorn - contínua Anna - la madama dal negòci dal país me donet l'idea dal pòst tapa a nòstra maison perque la persona que lo gestia lo fasia pas coma chal. Avem començat embe doas chambras e un bidon d'aiga sus la terassa. E tuchi lhi ans jontem una part d'la maison». Un trabalh empenhatiu que chasque an vei arribar a la maison jauna d'Usseaus sobretot de toristas dal centre e nòrd Euròpa interessats a la Granda Traversaa de las Alps, fasent diventar la familha, qu'entrementier s'es engrandia de dui filhs, un ponch de riferiment per lo país. «Siu estat assessor per d'ans - explica Claudio - e ben d'ideas per lo país, compresa la candidatura dal séndic, son naissuas ent'aquesta maison. Enti darriers detz ans nos sem donats da far, n'avem fachas de causas a Usseaus. Mas puei, me sovenent coma era un bòt, penso que benlèu polia èsser fach mielh, o qu'era mielh derant e nosautri avem transformat tot dins un vilatge per toristas». Lo perfum de gòfres s'espantea per las quintanas d'la ruaa, rechamant lhi gaires abitants e lhi toristas de passatge. Tuchi se fermon per lhi tastar en devisant amablament. «Ma vita es ben chambiaa - còntia Anna - perque da quora siu aicí vau darreire lo ritme de las sasons. D'istat, a part lhi toristas, chal far las marmeladas e vèrs la tardor las consèrvas de verdura. Puei a mai ai da curar sèt òrts espanteats ental país. Da otobre en anant la jornaa a un pauc mai de relam, avem lo temp de léser qualque libre e de reparar la maison. En uvèrn lhi a lo darrier de l'an e lo Nadal, puei a febrier arribon lhi grops de bèlges a far la setmana blancha». Enti darriers cinc o sieis ans totun lhi toristas son calats, perque manca la neu e la concurrença di país de l'est que uefron de bòns servicis a de prècis competitius, explica Anna, an segur donaa una man a la crisi dal torisme en valada. «Nosautri aicí cerchem de nos arranjar - contínua - mas embe dui filhs fatiguem pas mal a arribar a la fin dal mes». Decò Claudio sopata la tèsta desconsolat. Un pauc perque un gòfre lhi s'es estachat a la paela, un pauc perque pensa a las prospectivas de sa valada. «Manca una bòna promocion torística - explica - coma un ponch informatiu sovencionat da las mesmas activitats torísticas, mas qu'informe da bòn. Ren coma l'Atl; un jorn siu anat a Finestrèlas a lhi trobar: saubion nimanc pas çò qu'era lo Gta. Autre que atencion a la realitat locala. Aicí s'inventon lo fromatge Plaisentif, a las violetas, per enganar la gent. Perque las vachas an jamai minjaas de violetas. Perque rejonhon las pasturas quora de violetas n'a já pus. E alora pòs pas totjorn menar amont un imbecil la damenja e lhi contiar çò que vòs. Comprenerè pas. Sierv pas a ren e "fas ren societat"». Encuei la crisi de la montanha es pròpi, segond Claudio, dins la dificultat de "far societat" embe lhi gaires qu'an demorat aicí, perque: «Pòs ren demandar a lhi autri de trobar de solucions per tu que vives aicí - contínua -. Las montanhas de bèl avant son talament desabitaas que lhi a pus degun da candidar, e lhi séndics devon arribar de fòra. Chaleria qualqu'un embe un enfant de 18 mes que demoresse aicí, e auguesse qualquaren da far; alora se trabalharia ensema per far qualquaren. Mas se lhi a pas un objectiu comun es inutile. Lhi a pas de nòvas activitats, e las vielhas serron. Reson a Prajalats e Sestrieras. Mas la diferença es que aicí nosautri volem viure ental silenci e ofrir lo silenci, ren la mòstra o lo concèrt. Mas benlèu lhi a totjorn menc de gent que cèrcha aquò». Lo solelh eschauda la gent qu'es vengua a gostar lhi gòfres. Qui a menat de fromatge, qui de salam o de jambon. L'atmosfera es jaiosa, e las reflexions de Claudio solliciton un debat sus la comunitat locala. «Aicí en mai d'aquèo, lhi a pas la possibilitat de s'integrar - sosten Anna. - Lhi gaires abitants qu'an demorat aicí fan de descors fats e son pustòst grets. Quora siu arribaa an fach finta de ren. Puei cerchavon de me denigrar. Perque d'aquesti cants lhi a un baron de paor: d'èsser deraubats, pilhats en vir, e benlèu, inconsciament, decò la crenta que lhi nòus arribats arriben ailai ente lor an falit». Mas Anna admet que s'aquel de fòra foguesse Claudio, benlèu per ele seria estat mai simple de s'integrar. «Bèla masque en anant al bar - continua - ente de costuma vai a beure un bòt o a juar a cartas. Dal temp que iu seriu la soleta frema a lhi anar. E totun iu bevo pas e juo ren a cartas. Que lhi vau a far?» Lo solelh comença a calar e la discussion sus la realitat locala tomba sus una question mai larja: «Penso que fin finala sie lo sistèma general a èsser intrat en crisi - ditz Claudio. Lo veo eme mi filhs, continuament bombardats dai messatges de la societat globalizaa. Perque èsser ciutadans dal mond es una delícia, mas se venes pas da qualque cant sies pasren. Pòs far un baron de causas, mas quora tornes a maison sies solet. E es aquí que las raïtz son emportantas». Anna anuïs, e ditz: «A nòstri filhs avem donaa una basa, e se vòlon pas la luna dins l'avenir polerèn far çò que volerèn. Se t'acontentes aicí pòs viure ben. Embe lhi òrts e lhi congelators plens de ta ròba, polent pagar un pauc d'electricitat, mueres pas segur de fam. A la fin en montanha se t'acontentes fai pus bèl far que viure dins na vila. Ai viscut l'una e l'autra realitat e siu convençua d'aver fach la chausia justa. Ai pas un pòst fixe, mas lo temp d'istar embe lhi autri, de pensar e de far las cusas que vuelh. Que tot somat es la sal de la vita».
[vimeo=http://vimeo.com/16924633]
Anna e Claudio - Valle Chisone
"Avem fach un sumi" inchiesta sul rinsediamento in montagna [continue]
Anna e Claudio - Valle Chisone
"Avem fach un sumi" inchiesta sul rinsediamento in montagna [continue]
commenta