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Testimonianze e interviste

Il mio bastone

Moun batoun

di Marco Rey

Il mio bastone
italiano Parliamo del bastone della gente di montagna, parliamo del bastone da lavoro del pastore, del bastone del montanaro che serve per appoggio e per difesa, quello scelto con cura da albero e lavorato di coltello, pezzo unico e personale.
Non è lavoro da scultore preciso, perfetto. A volte troppo bello per essere utilizzato, la mano ferma dell'artista ci rende un'opera bella, ma fredda molto diversa da quello che è il bastone scolpito dal suo padrone e da lui usato.
I bastoni e le canne degli anni passati sono un libro aperto sulla vita di tutti i giorni, ogni incisione di coltello parla di sentimenti, fatica e paura di colui che lo scolpisce e lo usa.
Ogni bastone lavorato ci parla dell'anima di chi lo ha realizzato, a volte rustico, duro o gentile a volte romantico, esso è la prolunga del braccio e le incisioni l'espressione dei sentimenti, una parte di storia da decifrare.
Il bastone da pastore era fatto da sé per sé, soprattutto per utilità ma anche per lasciare una traccia, un'impronta di sé stessi e una scusa per dimostrare le proprie capacità.
Nelle lunghe giornate a guardia del gregge il pastore aveva il tempo per lavorare il bastone questo era robusto per condurre gli animali, sicuro come appoggio per il guado dei torrenti ed i passaggi difficili e compagnia sicura per ogni difesa.
Quindi come compagno inseparabile diventa il confidente per il pastore di segreti e stati d'animo.
Si partiva di solito con le iniziali del nome, a volte le date importanti e dopo ogni fantasia era libera, fiori, animali, rosoni, ma soprattutto i sentimenti e gli stati d'animo.
A volte la pianta prescelta era sradicata e le radici contorte servivano da manico, in questo caso la fantasia doveva cogliere e valorizzare le creazioni naturali, quindi si incideva con il cuore, si trasportavano sul legno i fantasmi ed i sogni o la bella pastorella che la solitudine della montagna portava a desiderare.
In tutti questi bastoni viene fuori un calore unico, non le regole, la tecnica ma emozioni e sentimenti e se vogliamo intagliare il nostro bastone dobbiamo farlo con le stesse motivazioni.
Anche oggi il montanaro può intagliare il proprio bastone, è non è patetico, per le stesse ragioni che sono le uniche da quando l'uomo si è elevato e si è servito del bastone come grande compagno in tutte le epoche.
Ora abbiamo i bastoncini in lega regolabili, ma sono un'altra cosa niente a che vedere con il tuo bastone, è una filosofia, sono le radici della tua vita!
Da bambino in alpeggio alla Mulattiera ammiravo i bastoni dei pastori e per imitazione ne ho intagliati diversi anno per anno, le giornate erano lunghe e la solitudine della montagna prendeva spesso il sopravvento nella mia testa di bambino, meno male che avevo la compagnia del mio fido cane.
Allora con il piccolo "opinel" scolpivo il bastone spesso di verna o di nocciolo.
Negli anni l'elaborazione diventava più importante, il bastone da pastore è conico e più pesante in basso, lo riempivo di disegni, fiori e molto spesso l'aquila che invidiavo seguendola nei voli tra le vette ed i ghiacciai.
Dopo tanto tempo solo da un paio di anni ho iniziato un bastone, perché a distanza di tanto tempo voglio il mio bastone? Non mi serve più per condurre le mucche, ma è giusto che abbia il mio bastone, veramente importante, per lasciare una traccia o per compagnia nelle lunghe giornate in montagna?
L'ho tagliato in Val Clarea, un corniolo. È difficile trovarne di dritti cresce lentamente ed è contorto, è uno dei legni più duri, difficili da scolpire e anche un po' pesante da usare: ma è quello che voglio!
Mi serve per camminare, leggermente lungo tipo "alpenstok" per appoggiarvi il cannocchiale, e deve servire anche per difesa non per i lupi che abbiamo di nuovo sui nostri monti, ma spesso per i cani (maremmani, abruzzesi, pirenei) di cui sono stati dotati proprio a difesa del gregge dai lupi tutti i pastori, molto spesso diventa difficile transitare sui sentieri.
Il lavoro è lungo, non è mai finito, durante l'inverno mi serve come antistress e scolpisco al caldo a fianco della caldaia a legna diversamente a Santa Chiara, ritaglio dei momenti dove seduto su di una roccia che guarda la valle libero la testa e realizzo la mia opera.
La pianta scelta si taglia in linfa ed è meglio lavorarla secca, i legni migliori sono il bosso, il ginepro, il tasso, l'agrifoglio (ora tutti protetti e proibiti).
Si lavora molto bene anche castagno selvatico, il rovere, il pero e la rosa canina, più facili da lavorare il tiglio ed il nocciolo.
Si puo comunque lavorare ogni legno ma è soprattutto chi lo scolpisce che deve avere qualcosa da dire.
Bibliografia: Arte popolare Valdostana- Giulio Brocherel
Les Cannes- Pierre Faveton
Batons, cannes de berger et art populaire- Daniel Frassard
franco-provenzale Bardzaqueun dou batoun de le dzeun de mountanha, parleun dou batoun de travalh di berdzie, dou batoun di mountanhard que ou servit d'apodz ma anque per difèiza, lou batoun sernu an planta è travalha de cutel, in toc unic è persounal.
Et pa lou travalh de lh'ascoultou, pretsiz, perfèt. Carcol trot bèl per èitre veřameun anouvra, la man fermò de l'artista lhe nou don in'opera in bleuc frèida diversa da seun que et lou batoun scolpi da soun mèitre è da louè anouvra.
Li batoun è le caneus de si an pasa soun in lèivro èivert desu la vita de touit li dzort, onhi creup de cutel ou l'aspiegue in bleuc de sentimeun, fatiga è carcol la peu de sel que ou lou fét è ou l'anovre.
Onhi batoun travalha ou nou couèinte l'anima de qui iot vezulo, carcol rustic, duut o grasiouz è romantic.
Lou batoun et ina prolunga de li bras è le intchisioun l'espressioun di sentimeun et ina part de storia da detsifre.
Li batoun è le caneus di berdzie ieřoun fèt da sé per sé, sia per utilitaa ma anque per lèise ina trasa in'orma de persounalita, in'èicuza a trave in toc de boc per blaguèse.
Li berdzie aioun bien de tèin vardan le vatseus per travalhe lou batoun, ou l'ere roubust per mene le vatseus è ou servet asè per èidese a pasè l'èiva, è ou l'eře ina bouna coumpanho per dèifeundresè.
Lou batoun ou l'eře aloura inseparabil, per forsa lou berdzie ou lhe don se counfideunse, si secreut è stat d'èimo.
Se coumanseave per le inisial dou noun, carcol la data de nascita è apre onhi fantasia alave bèin, le flos, le bète, li rousoun ma surtot lou sentimeun de sa vita.
Carcol se dèirèizave la planta è le re servioun per lou mèindzo iavèt aloura de caneus aioun qui le travalhave ie vaiet la forma de se peuu o si souèindzo, se tratave de segui è valourizee le creasioun de la natuřa.
Aloura d'in lou batoun se intsidet avè lou coř se gratave desu lou batoun li souèindzo è li soursie o la bèrdjoueřa que la soulitudin de la mountanha lhe pourtave a dèiziree.
D'in tot li batoun d'in col sort ina tsalou unica, pa de regouleus, pa gran tecnica ma emousioun è sentimeun è se vouleun notroun batoun dèiveun trouve le mèimeus motivasioun.
Per lou mountanhard que ou se fet lou batoun, anque inque, ou l'et pa patetic ma ou peut trouve le mèimeus rèizoun que soun le uniques da can l'omeun ou l'ot levase dret è ou l'ot apoudzaase a soun batoun, et deloun èita in dzeust coumpanhon d'in toit li tèin.
Aro iot asè li bastouncin tecnic regoulabil, ma ian pareun a faře avlou batoun que ta vezute, et ina filosofia et le ree de ta vita!
Can iero petzeut anout a la Melatieřa avèitavo li batoun di bèrdzie è iei travalhaneun vèiřo, le dzournaa ieřoun louèindzeus, la soulitudin de la mountanha lhe ganhave souveun d'in ma teta de mèina, meno male que iavet deloun moun tsin, aloura moun petzeut opinel ou tacave la scultuřa dou batoun souveun de doulanhie o carcol de verna.
L'elaborasioun an pasan lh'an lhe se vezet pi ampourtanta, li batoun da berdzie soun souveun pi groo aou fun, è apre la data ie vezio de disenh, de flos è souven l'egla que touit li dzort avèitavo spaři darie le pouèinteus è li glasie.
Apre tanto tèin maque in pařelh d'an féti iei coumansaa moun batoun, Per quei a distansa de tanti an iei voulou in batoun? Ou me servit papi per toutse le vatseus ma et dzeust que aiso in bél batoun, ioun veřameun ampourtan, per lèise ma trasa o per ina coumpanhò can sei an mountanha?
Iei talhalo a Vertsaoure, in cournalie. Et dificil trouvelo dret, ou cret atrouplan è et iuon di booc pi dut que iot, ou l'et dut da scoulpi è in bleuc sot da pourté ma et seun que me servit!
Moun batoun ou det servime per tsamine, in bleuc loun queme l'alpenstok militař anque per apoudzeie lou canutsal, ou me fèt bouna coumpanho anque per la difeiza nhanca per li lou que ařo aieun torna tsu notreus mountanheus ma carcol per li tsin (mareman, abrusez, pirenei) que ian douna ai berdzie per deifeundrese dai lou! lèisoun papi pasete li vieuleut.
Et in travalh loun, è ou l'et mai livro, d'uvert can iei bezouèin de libeře la teta lou grato taca l'èitsoudieřa outrameun anout au Truc avèitan la val.. me fét de bèin, m'arpoze.
Lou booc ou se talhe an sava è ou se lèise setse devan travalhelo, li booc pi anouvra soun lou bosso, lou grivo, lou dzenèivro, lou cournalie è lou diis (ařò touit proutét è proibii).
Se travalhe asé bèin lou tsatinhie boutsas, lou rouro, lou poumie è la rounza, pi fachil è teundro a travalhe lou doulanhie è lou tilh.
Onhi booc ou vèt bèin ma et qui lou fèt que ou dèt avè carcareun da diře.
Li lèivro: Arte popolare Valdostana- Giulio Brocherel
Les Cannes- Pierre Faveton 
Batons, cannes de berger et art populaire- Daniel Frassard


Il mio bastone

Moun batoun

di Marco Rey

Il mio bastone
italiano Parliamo del bastone della gente di montagna, parliamo del bastone da lavoro del pastore, del bastone del montanaro che serve per appoggio e per difesa, quello scelto con cura da albero e lavorato di coltello, pezzo unico e personale.
Non è lavoro da scultore preciso, perfetto. A volte troppo bello per essere utilizzato, la mano ferma dell'artista ci rende un'opera bella, ma fredda molto diversa da quello che è il bastone scolpito dal suo padrone e da lui usato.
I bastoni e le canne degli anni passati sono un libro aperto sulla vita di tutti i giorni, ogni incisione di coltello parla di sentimenti, fatica e paura di colui che lo scolpisce e lo usa.
Ogni bastone lavorato ci parla dell'anima di chi lo ha realizzato, a volte rustico, duro o gentile a volte romantico, esso è la prolunga del braccio e le incisioni l'espressione dei sentimenti, una parte di storia da decifrare.
Il bastone da pastore era fatto da sé per sé, soprattutto per utilità ma anche per lasciare una traccia, un'impronta di sé stessi e una scusa per dimostrare le proprie capacità.
Nelle lunghe giornate a guardia del gregge il pastore aveva il tempo per lavorare il bastone questo era robusto per condurre gli animali, sicuro come appoggio per il guado dei torrenti ed i passaggi difficili e compagnia sicura per ogni difesa.
Quindi come compagno inseparabile diventa il confidente per il pastore di segreti e stati d'animo.
Si partiva di solito con le iniziali del nome, a volte le date importanti e dopo ogni fantasia era libera, fiori, animali, rosoni, ma soprattutto i sentimenti e gli stati d'animo.
A volte la pianta prescelta era sradicata e le radici contorte servivano da manico, in questo caso la fantasia doveva cogliere e valorizzare le creazioni naturali, quindi si incideva con il cuore, si trasportavano sul legno i fantasmi ed i sogni o la bella pastorella che la solitudine della montagna portava a desiderare.
In tutti questi bastoni viene fuori un calore unico, non le regole, la tecnica ma emozioni e sentimenti e se vogliamo intagliare il nostro bastone dobbiamo farlo con le stesse motivazioni.
Anche oggi il montanaro può intagliare il proprio bastone, è non è patetico, per le stesse ragioni che sono le uniche da quando l'uomo si è elevato e si è servito del bastone come grande compagno in tutte le epoche.
Ora abbiamo i bastoncini in lega regolabili, ma sono un'altra cosa niente a che vedere con il tuo bastone, è una filosofia, sono le radici della tua vita!
Da bambino in alpeggio alla Mulattiera ammiravo i bastoni dei pastori e per imitazione ne ho intagliati diversi anno per anno, le giornate erano lunghe e la solitudine della montagna prendeva spesso il sopravvento nella mia testa di bambino, meno male che avevo la compagnia del mio fido cane.
Allora con il piccolo "opinel" scolpivo il bastone spesso di verna o di nocciolo.
Negli anni l'elaborazione diventava più importante, il bastone da pastore è conico e più pesante in basso, lo riempivo di disegni, fiori e molto spesso l'aquila che invidiavo seguendola nei voli tra le vette ed i ghiacciai.
Dopo tanto tempo solo da un paio di anni ho iniziato un bastone, perché a distanza di tanto tempo voglio il mio bastone? Non mi serve più per condurre le mucche, ma è giusto che abbia il mio bastone, veramente importante, per lasciare una traccia o per compagnia nelle lunghe giornate in montagna?
L'ho tagliato in Val Clarea, un corniolo. È difficile trovarne di dritti cresce lentamente ed è contorto, è uno dei legni più duri, difficili da scolpire e anche un po' pesante da usare: ma è quello che voglio!
Mi serve per camminare, leggermente lungo tipo "alpenstok" per appoggiarvi il cannocchiale, e deve servire anche per difesa non per i lupi che abbiamo di nuovo sui nostri monti, ma spesso per i cani (maremmani, abruzzesi, pirenei) di cui sono stati dotati proprio a difesa del gregge dai lupi tutti i pastori, molto spesso diventa difficile transitare sui sentieri.
Il lavoro è lungo, non è mai finito, durante l'inverno mi serve come antistress e scolpisco al caldo a fianco della caldaia a legna diversamente a Santa Chiara, ritaglio dei momenti dove seduto su di una roccia che guarda la valle libero la testa e realizzo la mia opera.
La pianta scelta si taglia in linfa ed è meglio lavorarla secca, i legni migliori sono il bosso, il ginepro, il tasso, l'agrifoglio (ora tutti protetti e proibiti).
Si lavora molto bene anche castagno selvatico, il rovere, il pero e la rosa canina, più facili da lavorare il tiglio ed il nocciolo.
Si puo comunque lavorare ogni legno ma è soprattutto chi lo scolpisce che deve avere qualcosa da dire.
Bibliografia: Arte popolare Valdostana- Giulio Brocherel
Les Cannes- Pierre Faveton
Batons, cannes de berger et art populaire- Daniel Frassard
franco-provenzale Bardzaqueun dou batoun de le dzeun de mountanha, parleun dou batoun de travalh di berdzie, dou batoun di mountanhard que ou servit d'apodz ma anque per difèiza, lou batoun sernu an planta è travalha de cutel, in toc unic è persounal.
Et pa lou travalh de lh'ascoultou, pretsiz, perfèt. Carcol trot bèl per èitre veřameun anouvra, la man fermò de l'artista lhe nou don in'opera in bleuc frèida diversa da seun que et lou batoun scolpi da soun mèitre è da louè anouvra.
Li batoun è le caneus de si an pasa soun in lèivro èivert desu la vita de touit li dzort, onhi creup de cutel ou l'aspiegue in bleuc de sentimeun, fatiga è carcol la peu de sel que ou lou fét è ou l'anovre.
Onhi batoun travalha ou nou couèinte l'anima de qui iot vezulo, carcol rustic, duut o grasiouz è romantic.
Lou batoun et ina prolunga de li bras è le intchisioun l'espressioun di sentimeun et ina part de storia da detsifre.
Li batoun è le caneus di berdzie ieřoun fèt da sé per sé, sia per utilitaa ma anque per lèise ina trasa in'orma de persounalita, in'èicuza a trave in toc de boc per blaguèse.
Li berdzie aioun bien de tèin vardan le vatseus per travalhe lou batoun, ou l'ere roubust per mene le vatseus è ou servet asè per èidese a pasè l'èiva, è ou l'eře ina bouna coumpanho per dèifeundresè.
Lou batoun ou l'eře aloura inseparabil, per forsa lou berdzie ou lhe don se counfideunse, si secreut è stat d'èimo.
Se coumanseave per le inisial dou noun, carcol la data de nascita è apre onhi fantasia alave bèin, le flos, le bète, li rousoun ma surtot lou sentimeun de sa vita.
Carcol se dèirèizave la planta è le re servioun per lou mèindzo iavèt aloura de caneus aioun qui le travalhave ie vaiet la forma de se peuu o si souèindzo, se tratave de segui è valourizee le creasioun de la natuřa.
Aloura d'in lou batoun se intsidet avè lou coř se gratave desu lou batoun li souèindzo è li soursie o la bèrdjoueřa que la soulitudin de la mountanha lhe pourtave a dèiziree.
D'in tot li batoun d'in col sort ina tsalou unica, pa de regouleus, pa gran tecnica ma emousioun è sentimeun è se vouleun notroun batoun dèiveun trouve le mèimeus motivasioun.
Per lou mountanhard que ou se fet lou batoun, anque inque, ou l'et pa patetic ma ou peut trouve le mèimeus rèizoun que soun le uniques da can l'omeun ou l'ot levase dret è ou l'ot apoudzaase a soun batoun, et deloun èita in dzeust coumpanhon d'in toit li tèin.
Aro iot asè li bastouncin tecnic regoulabil, ma ian pareun a faře avlou batoun que ta vezute, et ina filosofia et le ree de ta vita!
Can iero petzeut anout a la Melatieřa avèitavo li batoun di bèrdzie è iei travalhaneun vèiřo, le dzournaa ieřoun louèindzeus, la soulitudin de la mountanha lhe ganhave souveun d'in ma teta de mèina, meno male que iavet deloun moun tsin, aloura moun petzeut opinel ou tacave la scultuřa dou batoun souveun de doulanhie o carcol de verna.
L'elaborasioun an pasan lh'an lhe se vezet pi ampourtanta, li batoun da berdzie soun souveun pi groo aou fun, è apre la data ie vezio de disenh, de flos è souven l'egla que touit li dzort avèitavo spaři darie le pouèinteus è li glasie.
Apre tanto tèin maque in pařelh d'an féti iei coumansaa moun batoun, Per quei a distansa de tanti an iei voulou in batoun? Ou me servit papi per toutse le vatseus ma et dzeust que aiso in bél batoun, ioun veřameun ampourtan, per lèise ma trasa o per ina coumpanhò can sei an mountanha?
Iei talhalo a Vertsaoure, in cournalie. Et dificil trouvelo dret, ou cret atrouplan è et iuon di booc pi dut que iot, ou l'et dut da scoulpi è in bleuc sot da pourté ma et seun que me servit!
Moun batoun ou det servime per tsamine, in bleuc loun queme l'alpenstok militař anque per apoudzeie lou canutsal, ou me fèt bouna coumpanho anque per la difeiza nhanca per li lou que ařo aieun torna tsu notreus mountanheus ma carcol per li tsin (mareman, abrusez, pirenei) que ian douna ai berdzie per deifeundrese dai lou! lèisoun papi pasete li vieuleut.
Et in travalh loun, è ou l'et mai livro, d'uvert can iei bezouèin de libeře la teta lou grato taca l'èitsoudieřa outrameun anout au Truc avèitan la val.. me fét de bèin, m'arpoze.
Lou booc ou se talhe an sava è ou se lèise setse devan travalhelo, li booc pi anouvra soun lou bosso, lou grivo, lou dzenèivro, lou cournalie è lou diis (ařò touit proutét è proibii).
Se travalhe asé bèin lou tsatinhie boutsas, lou rouro, lou poumie è la rounza, pi fachil è teundro a travalhe lou doulanhie è lou tilh.
Onhi booc ou vèt bèin ma et qui lou fèt que ou dèt avè carcareun da diře.
Li lèivro: Arte popolare Valdostana- Giulio Brocherel
Les Cannes- Pierre Faveton 
Batons, cannes de berger et art populaire- Daniel Frassard