Salbertrand è una piccola località di circa 450 abitanti, il cui territorio comunale conta una superficie di 40,88 km², e si estende sui due versanti dell’Alta Valle della Dora Riparia. Gli insediamenti sparsi e le antiche colture si sviluppano a mezza costa lungo il pendio esposto a sud, mentre sul versante a bacìo si sviluppa l’area forestale che rappresenta il cuore del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand. La zona, denominata ël Gran Bó (il bosco grande), è occupata da una fitta foresta mista di abeti bianchi e di abeti rossi (di circa 700 ha) rinomata fin dall’epoca medievale per la qualità del legname, utilizzato ad esempio per le travature della Reggia di Venaria Reale e della Basilica di Superga (1). L’area fa parte del Parco Naturale, istituito nel 1980 con lo scopo di preservare le specificità paesaggistiche del luogo e le varietà faunistiche. Esso ha contribuito in questi ultimi anni alla nascita di un flusso turistico in continuo sviluppo, rendendo il territorio di Salbertrand una meta interessante per gli amanti della natura e dell’escursionismo.
Le prime notizie storiche del paese risalgono all’XI secolo: in un documento del 1001, diploma con il quale l’imperatore Ottone III dona al marchese di Torino, Alderico Manfredi II diversi possedimenti, viene citato come Sala Bertani. Altre attestazioni successive riportano i toponimi Salaberta e Salabertana. L’origine del nome è da ricercarsi nella voce longobarda sala, e nel nome personale germanico Bertha, da cui deriverebbe l’aggettivo Bertana. Col termine longobardo sala veniva indicata ‘la casa signorile di campagna con gli annessi magazzini in cui si raccoglievano le derrate dovute al padrone’ (2). Si tratterebbe dunque di un antico possedimento di una nobile locale rispondente al nome di Berta. In un testo del 1057 si farebbe in realtà menzione di una contessa Berta, per il cui volere si sarebbe edificata la chiesa di San Giusto.
Il nome dialettale Salbertran o più spesso la variante italiana sono ormai utilizzati usualmente per indicare il comune e il capoluogo del paese, conosciuto invece dalla gente del posto col termine Viéra (Villa), abitata ancora alla fine del 1800 da quasi 1000 abitanti. Esso viene ulteriormente distinto in Cima d’Vièra, Méi d’Vièra, Pè Vièra (Villa alta, Villa media, Villa bassa).
Gli abitanti di Eclause, la frazione più grande del comune, in cui sorge la cappella quattrocentesca dedicata a San Sebastiano e San Pancrazio, e in cui fino al 1973 fu attiva la scuola, indicano Oulx (centro economico dell’alta valle), con l’appellativo Viro, villaggio (paese più grande) per distinguerlo dalla Viéra, appunto il borgo centrale di Salbertrand.
Il comune di Salbertrand, a differenza di altri insediamenti alpini, non è stato investito in questi ultimi decenni da un massiccio spopolamento: la morfologia del territorio ne ha, infatti, permesso lo sviluppo economico, turistico e infrastrutturale che ha garantito un reddito alla popolazione locale, la cui età media è in continua decrescita. Da un punto di vista linguistico ciò ha significato la conservazione e la vitalità della parlata locale occitana che, nonostante le inevitabili influenze da parte del piemontese e dell’italiano, continua ad essere codice comunicativo della quotidianità.
(1) Riferimenti in AA.VV., Salbertrand-Atlante toponomastico del Piemonte montano, Torino, Levrotto & Bella, 2002, p. 110.
(2) Riferimenti in Dizionario di toponomastica, cit., p.563.
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