Sabato 25 febbraio, presso la sede di Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand e dell'Ecomuseo Colombano Romean, in via Fransuà Fontan 1, sono stati presentati gli ultimi due Cahiers della collana dell'Ecomuseo, pubblicati in collaborazione con il Consorzio Forestale Alta Valle Susa e con il CeSDoMeO. Due volumi dedicati alla storia mineraria e mineralogica dell'Alta Valle di Susa, frutto della volontà di salvaguardare una memoria storica che si sta perdendo.
Il Cahier n. 26 "Cave e miniere dell'Alta Valle Dora" è stato pubblicato a fine 2016 a cura di Piero Brizio dell'Associazione Piemontese di Mineralogia e Paleontologia. Consiste in una minuziosa ricerca bibliografica che ricostruisce la storia delle miniere, delle cave, degli assaggi e delle ricerche minerarie in Alta Valle di Susa dal XII secolo al Novecento, quando l'antieconomicità dei giacimenti e dei metodi di estrazione ne hanno decretato la fine.
Il Cahier n. 27, "Viaure come un ours din quellou precipice! Cave e miniere nell'Alta Valle della Dora", è curato da Renato Sibille e rappresenta un approfondimento di quanto introdotto dal cahier precedente.
Oltre a presentare una ricca documentazione archivistica e fotografica inedita, Renato Sibille ha ricostruito la storia delle miniere di ferro e delle cave di gesso, marmo verde e "lose" (lastre di pietra per la copertura dei tetti) ed ha trattato l'aspetto sociale ed economico dell'attività di sfruttamento delle risorse del territorio. Al termine del Cahier le conclusioni e la cartografia a cura del geologo Zeno Evangelista, del Consorzio Forestale Alta Valle Susa, ci illuminano sugli aspetti prettamente geologici.
"Viaure come un ours din quellou precipice!", vivere come un orso in quei precipizi, come riportato in occitano chiomontino nella seconda metà dell'Ottocento da Jean Baptiste Jayme, era la condizione dei minatori che vivevano per lungo tempo isolati presso le miniere e passavano le ore del giorno nel buio delle gallerie. Nonostante la ricchezza del materiale pubblicato e le innumerevoli concessioni per ricerche mineralogiche, l'alta Valle della Dora non è molto ricca di giacimenti di metalli o minerali di particolare interesse industriale. Spesso gli uomini emigravano nella stagione invernale per recarsi in Savoia e in Provenza alla ricerca di un impiego nelle miniere di carbone e di ferro o nelle cave di pietra; emigrazione che a fine Ottocento da stagionale si trasforma in permanente anche verso le miniere dell'America Latina o degli Stati Uniti.
Una traccia lasciata dall'emigrazione dei minatori verso le terre di Francia la scorgiamo in un canto testimoniato a Beaulard che ci ricorda come "quando migrano le anatre, è tempo per i minatori di emigrare!": "Quand le canard s'avance et le beaux mineurs s'en vont, mon ami, s'en vont dans la Provence et dans tous les beaux pays, mon ami".
Come afferma Massimo Garavelli nella presentazione del Cahier n. 27: "La disponibilità degli archivi familiari di Ferruccio Rey, il cui padre Edoardo fu il responsabile del cantiere Fiat del Banchet in Valle Stretta e poi di quello di Traversella, ci ha permesso di far rivivere gli anni dell'autarchia, la sua durezza nella vita di un paese comunque povero dove i minatori vivevano in condizioni limite, oggi immaginabili solo nei paesi del terzo mondo. altra vera chicca di questa pubblicazione è rappresentata dai documenti messi a disposizione dalla famiglia Pozzallo relativi alle cave e alla fabbrica del gesso di Signols con planimetrie, progetti e disegni introvabili e tecnicamente invidiabili ancora oggi".
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