( Università di Giessen )
"E' ligure o provenzale il brigasco?".
Rispondo volentieri a questa domanda, anche perché questo problema mi occupa già da un paio di anni. E' un problema spinoso perché tutte le lingue romanze si assomigliano: cambia qualche espressione, la pronuncia non è identica; ma in fondo un brigasco riuscirà a capire, ad.es. non solo un tendasco o un saorgino, ma anche un abitante di Sospello, di Limone, di Cuneo, di Ormea, di Pigna, per non citare lo spagnolo...
Le divergenze sono dunque relativamente piccole. Ed è difficile, perciò, attribuire il brigasco ad una delle grandi famiglie linguistiche circostanti.
Come si può procedere?
Un primo passo potrebbe essere la caccia di parole: parole esistenti in occitano, ne troverete tante. Ma è questa una prova di occitanità? Un altro andrà in Liguria e vi troverà altrettante parole brigasche. Sarebbe molto utile disporre di una ricerca che ci provasse quante parole brigasche sono provenzali e non liguri, quante sono esclusivamente liguri, quante piemontesi; purtroppo non disponiamo di tale lessico comparativo e perciò finora nessuno é capace di attribuire il lessico brigasco piuttosto all'una che all'altra famiglia. Sia menzionato però il giudizio di J.Bouvier, autore dell'ALP (ATLAS LINGUISTIQUE ETHNOGRAPHIQUE DE PROVENCE) il quale attribuisce i dialetti roiaschi al ligure, sulla base di fenomeni fonetici e del Vocabulaire surtout (RLiR,43,1979,61).
Comunque, anche se disponessimo di un lessico comparativo, esso non sarebbe una base sufficiente per una classifica del brigasco: sappiamo infatti che le parole sono poco stabili: viaggiano abbastanza facilmente con le correnti culturali, e la vita pastorale ha trasportato gran parte del lessico speciale fino al punto più meridionale d'Italia (jas lo ritroviamo nel meridionale jazzu).
Le parole - come le culture, le religioni, i sistemi economici, ecc..- attraversano senza difficoltà le frontiere linguistiche: il turco ad.es. si è incrociato col lessico arabo (portato dall'Islam) di maniera che oggi possiede più parole arabe che turche, senza però aver perso la sua identità linguistica del tutto diversa dall'arabo. Più vicino a noi, l'inglese ha subito un'analoga sorte: lingua germanica utilizza però un vocabolario prevalentemente romanzo.
Tutto ciò prova che il vocabolario -importantissimo per uno studio sulle correnti culturali- non costituisce una base sufficientemente solida per una classificazione della lingua.
Seconda base possibile: potremmo comparare la forma delle parole. Ad es.le due forme jas e jazzu già citate sono evidentemente la stessa parola, ma è altrettanto evidente che jazzu non può essere una parola brigasca nè occitana. Tali divergenze nella forma fonetica sono importanti, perché tradiscono vecchie abitudini di pronuncia; sono cioè una spia dell'origine storica.
Tornando ai dialetti della nostra zona, vanno esclusi dall'esame naturalmente i tratti che il provenzale e il ligure hanno in comune. Rimangono così i seguenti tratti importanti :
-all'occitano pl- corrisponde ci- in brigasco e in ligure (ciü, gianc; lig.ciü,giancu,occ.:plü, blanc);
-all'occitano fl- corrisponde sci- in brigasco e ligure( sciùu; lig.sciu(r), occ.:flur)
-a cl- occitano corrisponde ci- in brigasco(ciau), in ligure (ciave); in occ.è clau.
-
-nel ligure e nel brigasco c'è il suono ö laddove il provenzale ha il dittongo uè (brigasco: öy,ögl; lig.ögliu; prov.uègl)
-
-il provenzale ha un altro dittongo -uò- davanti a -nt, -rc e simili: prov.puònt; brig.: pont, porc; lig.punte,porcu.
Si vede che in tutti questi casi il brigasco va col ligure, contro l'occitano. Da un punto di vista storico, dunque, il brigasco è piuttosto ligure che occitano.
Più importante della storia di una cosa è però il suo funzionamento. Una lingua funziona grazie alla grammatica. La grammatica brigasca è più occitana o più ligure?
Cominciamo con la flessione del nome maschile (singolare/plurale):
Brigasco: mur - müri (desinenze o - i);
-
Ligure (Pigna): muru muri (des.: u- i);
Occ.Sospello: mur - mur(s) (o - s);
Piemontese (Cuneo): mur - mur (desinenze: o - o)
Esaminando gli attrezzi che la lingua utilizza per esprimere il plurale, troviamo che il Brigasco si serve della i, come il ligure, mentre l'occitano forma normalmente il plurale in s. Analogamente, nel femminile, il plurale si forma in e (occitano s).
Se in alcune parole (ad es.'r pee i pee: pelo-peli) la desinenza -ii sembra mancare, ciò risulta da regole grammaticali che sono in parte identiche a quelle liguri, in parte specifiche del Brigasco, comunque sconosciute nell'occitano . Nelle due lingue non c'è desinenza del singolare, mentre nel ligure c'è (--u). Tale discrepanza è però solo apparente: si può dimostrare che nel provenzale le desinenze sono cadute molto prima che nel brigasco. Il fenomeno, oggi identico al provenzale, è però storicamente diverso. Le desinenze verbali sono meno vicine al tipo ligure, ma sono chiaramente diverse dalla coniugazione occitana.
Anche la derivazione (formazione delle parole) è molto simile al ligure intemelio. Prendete la grammatica del ventimigliese di Azaretti: quasi tutti i suffissi che lui cita per il ligure di Ventimiglia sono in uso in brigasco. Perfino il suffisso -un, che in genovese ed italiano esprime qualcosa di grande, nel brigasco ha piuttosto la funzione di esprimere una cosa piccola (cà - casun), e serve a rimpicciolire le cose anche nel Ventimigliese (anche in dialetti del Canavese e della Svizzera sudoccidentale).
Finalmente, un aspetto sintattico. L'ordine delle particelle del tipo gli, lo, mi. Nel Brigasco seguono l'infinito (tipo: và a riposarti!) come nel ligure, mentre nel Provenzale precedono (tipo: va(a) ti riposare). Quando ci sono due particelle (tipo: dàmmelo!) il Brigasco fa precedere l'accusativo (tipo: dà-lo-me) come nell'intemelio e nel Provenzale. Finalmente il pronome-soggetto, che nell'italiano manca normalmente (tipo: viene, invece di egli viene), nel Brigasco è di obbligo, come nei dialetti liguri e piemontesi, in contrasto con quelli occitani (eccetto quelli occitani del Piemonte dove l'uso delle particelle-soggetto è dovuto ad influsso piemontese).
Riassumendo: la grammatica brigasca è in parte identica a quella ligure; i tratti che ne differiscono non sono occitani.
Vorrei chiudere appunto con un breve cenno su alcuni dei tratti brigaschi che non sono nè liguri nè occitani. Il tratto più vistoso del Brigasco è il mutamento della vocale tonica. Ad.es., la -u dell'esempio citato mur si muta in -ü nel plurale; e ciò vale per tutte le -u che vengono a trovarsi davanti a una -i, in funzione di desinenza del plurale (o di imperativo) e non solo per tutte le -u, ma per le -o (ciòt, ciöti), anche per le è aperte che diventano é chiuse (bèc - béchi)(agnèe - agnéli) e finalmente per le é chiuse che si trasformano in -i (béc - bichi). Questo fenomeno non esiste nè in occitano nè in ligure, eccetto qualche traccia: nel Triorese (variante volgare o del contado) troviamo il tipo bosc -böschi e a Pigna e dintorni troviamo il tipo agnèe -agnéli.
Tali alterazioni sono soltanto frammenti di quanto accade nel Brigasco: nel Brigasco concerne praticamente tutte le vocali, a Triora solo la -o, a Pigna è perfino limitato al nesso -èllo. Sembra dunque importato a Pigna e Triora, non originario.
E' curioso osservare questo suffisso -èllo (come in agnello) che in ligure rimane -él (agnélu a Ventimiglia)), mentre in provenzale si fa normalmente in -èu (agnèu). L'esito brigasco -èe (agnèe) (o sia anticamente agnèr) non è dunque nè occitano nè ligure.
Troviamo però lo stesso esito nei dialetti vicini: in territorio occitano (Sospel - Peille - Menton) ed in territorio ligure (antico triorese, Val Nervia, fino a Dolceaqua). Tale distribuzione territoriale fa supporre che l'esito brigasco sia stato esportato - un influsso che si verifica con altre specialità brigasche (roiasche).
Finora ho preso in considerazione solo il Brigasco e l'ho comparato con l'Occitano e con il Ligure. Ho lasciato da parte tutto un gruppo di dialetti: quelli della Roia, cioè Tenda, Saorgio, Fontan, Breglio, Piena, Olivetta e Fanghetto. Tutto quanto ho detto sul Brigasco è valido anche per questo
gruppo. Ci sono differenze fa un dialetto e l'altro all'interno di questo gruppo, però la maggior parte dei mutamenti storici e dei processi grammaticali è identica o simile.
L'esistenza di una lingua roiasca (chiamiamola così) è rimasta finora sconosciuta, perché i dialetti roiaschi non erano mai stati esaminati dai linguisti.
Se dunque mi chiedete: "Che cosa è il Brigasco ?",risponderò "E' un dialetto roiasco". E continuerei: "Il Roiasco è un gruppo di dialetti (cioè una lingua) assai coerente, relativamente autonomo, né provenzale nè ligure, ma assai più vicino al ligure che a qualsiasi altra lingua".
La lingua di un insieme umano che accoglieva ogni estate uomini e greggi provenienti da tutte le direzioni e che in inverno si facevano accogliere da loro, specialmente sulle due coste; uomini che politicamente nel passato si sentivano a casa loro sotto il tetto della potenza occitana (Nizza), che offriva ai Roiaschi una simbiosi economica, in parte anche linguistica; una lingua che, infine, si è irradiata tutt'attorno, lasciando tracce nelle valli liguri, occitane e piemontesi circostanti.
Werner Forner
STUDI ED IPOTESI
La ricerca sul Brigasco si arricchisce oggi dell'affascinante ipotesi di Werner Forner, ricca di osservazioni. Naturalmente, come tutte le ipotesi , andrà ponderata e studiata opportunamente. R NI D'AIGURA si riserva quindi di tornare ampiamente sulla problematica aperta dal Prof.Forner. Anzi, invitiamo tutti gli studiosi del settore ad esprimere la loro opinione documentata ed apriamo pertanto un dibattito scritto, che sarà certamente un momento assai importante di riflessione e di collaborazione. Le pagine del NI' sono aperte a tutti coloro che vogliono liberamente esporre la loro opinione sui vari argomenti trattati, anche se sono opinioni che non devono coincidere necessariamente con le nostre.
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