Riporto qui di seguito e integralmente la premessa e le tabelle delle corrispondenze tra grafemi e pronunce così come sono state pubblicate dalla redazione nella sezione introduttiva al libro. Le grafie utilizzate dagli autori sono la grafia concordata, la grafia normalizzata e le grafie personali di Clelia Bouvet Baccon e di Giuseppe Vallauri.



Come era precisato nel bando di concorso "Poësia d'Oc 1987" ogni autore poteva inviare le proprie composizioni in lingua occitana utilizzando una qualsiasi grafia.

Considerando di primaria importanza che il popolo occitano si esprima nella propria lingua sia oralmente che per iscritto, riteniamo che, in questa fase storica, non si possa rischiare di limitare la creatività e l'espressione scritta nella nostra lingua, con delle limitazioni riguardanti il codice di trascrizione.

Non sottovalutiamo tuttavia il problema legato al sistema di scrittura della nostra lingua soprattutto per l'esigenza sempre crescente di comunicare con occitani di paesi diversi, di valli diverse e di regioni diverse a volte geograficamente distanti e con varietà dialettali di una certa entità, seppur interne alla medesima lingua.

Il problema di trovare una grafia per l'occitano non è di facile soluzione perché non è soltanto una questione di un codice di scrittura da dare ad una lingua, ma bisogna vedere quale lingua unitaria si vorrà (e si dovrà necessariamente) avere e quale progetto organizzativo e istituzionale si pensa per l'Occitania intera, per le sue realtà regionali e locali.

Non facilita tale soluzione la realtà di un'Occitania situata in tre Stati diversi: Italia, Francia e Spagna. Inoltre, da parte di chi vuole scrivere la lingua d'oc, è molto differenziato il grado di riferimento ad una variante locale della lingua: molto stretto il rapporto con la parlata locale da parte degli scriventi delle Valli occitane in Italia dove la lingua è molto viva e largamente utilizzata, certamente meno preciso il riferimento all'occitano parlato localmente da parte di quei cultori della lingua d'Oc che vivono in grandi centri dell'Occitania francese più legati ad una lingua di studio.

In Occitania di Francia, pur esistendo espressioni in grafie personali, si possono attualmente vedere due correnti: i partigiani della grafia cosiddetta mistraliana circoscritti alla regione Provenza e i seguaci della grafia classica o normalizzata dell'I.E.O. (Institut d'Estudis Occitans) utilizzata in modo maggioritario e diffuso sul territorio Oc in Francia. Le composizioni poetiche giunte dall'Occitania transalpina rientrano in questo schema con alcune varianti segnalate per alcuni poeti provenzali.

Diversa è la situazione per le valli occitane in Italia. Riscontriamo una forte volontà di rappresentare fedelmente per iscritto la propria parlata della quale, nella quasi totalità dei casi, si ha un uso quotidiano. La mancanza di riferimenti grafici diversi da quello dell'italiano, porta all'adozione in modo preferenziale di questo codice grafico integrandolo con quei segni che servono a rappresentare i fonemi non presenti nell'italiano. Alcuni poeti realizzano poi, sulla base del sistema italiano, operazioni più o meno spinte di fonetizzazione della grafia.

Pochi autori cisalpini hanno utilizzato la grafia mistraliana e sovente in modo poco ortodosso, o la grafia cosidetta Escolo dòu Po definita nel 1971/72 espressamente per la trascrizione dei dialetti occitani delle nostre valli. Di alcuni autori è stato necessario riportare la grafia personale adottata non potendo farla rientrare in uno schema di riferimento.

Malgrado la maggior complessità di lavoro per la pubblicazione della presente raccolta, siamo soddisfatti di aver permesso ad ogni poeta dì esprimersi utilizzando la grafia che riteneva più opportuna con la convinzione innanzi tutto di aver convinto un maggior numero di persone a scrivere nella loro lingua d'Oc i propri sentimenti e altresì di contribuire in questo modo a sdrammatizzare la situazione di scontro esistente fra partigiani di una grafia o un'altra, di accrescere lo spirito di tolleranza perché allo stato attuale, a nostro parere, nessuna soluzione pare rispondere positivamente a tutte le necessità di un codice per scrivere la nostra lingua, nella situazione di frammentarietà e grado di inquinamento in cui si trova. Forse la migliore e definitiva grafia deve ancora arrivare attraverso un confronto pacato e fraterno fra i sostenitori di quelle in uso che permettono certamente un accordo sugli elementi di diversità. Un tentativo di incontro pacato e fraterno pensiamo di averlo promosso anche noi con questo lavoro editoriale.

Per i testi in Oc di carattere redazionale presenti in questo volume si è dovuto necessariamente scegliere un codice di trascrizione e, come fu fatto per il bando di concorso, la scelta è caduta sulla grafia classica o normalizzata dell'I.E.O. che è, al momento attuale, la più di utilizzata in Occitania.

 

 

GRAFIO MISTRALENCO.

 

È una grafia che si ispira in parte all'occitano classico e in parte al sistema di trascrizione della lingua francese. Per i grafemi che si differenziano dal sistema italiano:

 

ou = u italiana

u = u francese

au, ou, ecc. = dittonghi composti da a, o, ecc.+ ou

ch = c(i) italiana, davanti ad a, o, u, ou e in posizione finale

c = c(h) italiana, davanti ad e, i e in certi casi davanti ad a e ou; es.quaranto [caranto] (quaranta), quouro [curo] (quando)

j = g(i) italiana, davanti ad a, o, u, ou e in posizione finale

g = g(i) italiana, davanti ad e, i

g = g(h) italiana, davanti ad a, o, u, ou e in posizione finale

gu = g(h) italiana, davanti ad e, i

s (intervocalica) = s dolce

z = s dolce

s = s aspra

ss (intervocalica) = s aspra

ç = s aspra

ce = s aspra

ci = s aspra

h = indica la caduta di l palatale e rappresenta foneticamente la semivocale come in fiho (figlia)

 

Alcuni poeti hanno usato la grafia mistraliana precisando l'integrazione di lh e nh proprie della grafia normalizzata dell'I.E.O.

 

GRAFIO ESCOLO DÒU PO.

 

Elaborata nell'ambito cisalpino per permettere una trascrizione il più fedele possibile delle parlate occitane delle Valli alpine in Italia. Rinuncia, nella scelta dei segni a qualsiasi criterio etimologico e si può definire di tipo fonematico. Ha assunto la grafia mistraliana come base di elaborazione operando quelle modifiche e arricchimenti necessari a rappresentare il maggior numero di fonemi presenti nelle valli. Proprio per questo obiettivo la grafia è ricca di possibilità grafiche al fine di evidenziare le varie possiblità di accentazione, lunghezze vocaliche e consonantiche, presenza di semivocali, ecc.

Noi qui diamo solo un quadro limitato alla necessità di lettura delle poesie e per quei segni che si differenziano dal sistema italiano.

 

oe = eu francese

ë = e muta francese

ou = u italiana

u = u francese

aou, oou, ec.. = dittonghi composti da a, o, ecc.+ou

ch = c(i) italiana, davanti a tutte le vocali e in posizione finale

c = c() italiana, davanti ad a, o, oe, ou, u e in posizione finale

qu = c(h) italiana, davanti ad e, ë, i

j = g(i) italiana, davanti ad a, o, oe, ou, u e in posizione finale

g = g(h) italiana, davanti ad a, o, oe, ou, u e in posizione finale

gu = g(h) italiana, davanti ad e, ë, i

s = s aspra italiana, come nellaparola "sole". Può essere semplice o doppia

z = s dolce italiana, come nella parola "casa". Può essere semplice o doppia

nh = gn italiana, come nella parola "gnomo"

lh = gl(i) italiana, come nella parola "figlia"

zh = j francese, come in "jeu"

ts = z italiana, come nella parola "azione"

dz = z italiana, come nella parola "zebra"

sh = sc italiana, come nella parola "scena"

nn (finale) = n di "nano". Sarà an (hanno) e ann (anno)

 

GRAFIO DE REFERENSO: ITALIANO.

Gli autori hanno adottato vari accorgimenti grafici per permettere la trascrizione di questi suoni non presenti nella lingua italiana.

Troveremo quindi:

 

ë = e francese di le (il)

ü = u francese

ö /ô = eu francese

cc = c(i) italiana, in finale di parola

c = c(h) italiana, in finale di parola

ts = z italiana, come nella parola "azione"

dz = z italiana, come nella parola "zaino"

j = come in francese Jean, es.Gheja (Chiesa)

 

Alcuni poeti, pur basandosi in linea di massima sul sistema grafico italiano, hanno operato nel senso di rendere più fonetica tale grafia uniformando la rappresentazione di alcuni suoni per mezzo del costante utilizzo del medesimo grafema, oppure aggiungendo i segni necessari a rappresentare i suoni semivocalici.

 

K = c(h) italiana, davanti a qualsiasi vocale e in finale di parola; es.kazo (casa), kie (io), akesto (questa), byanc (bianco)

s = s aspra italiana, in ogni situazione, anche in posizione intervocalica; es.sero (sera), ruso (rossa)

z = s dolce italiana, es.cazo (casa), brüzo (brucia), ëndinz (dentro)

y = semivocale come in "iena"; es.vyey (vecchio)

 

GIUSEPPE VALLAURI.

A = si pronuncia come in italiano; se tonica, in posizione finale, ha l'accento grave (à) nell'infinito dei verbi (pourtà, chantà); acuto (á) nei participi (pourtá; chantá)

ch = ha pronuncia palatale (it.cena)

e = pron.e: atona e neutra (né aperta né chiusa)

é, ee = e chiusa, tonica (uso ee nei casi in cui sia venuta a cadere -r finale rispetto ad altre parlate occitane: es.daree vs.limonese darer)

ê = e aperta, tonica

ë, è = e muta, rispettivamente atona e tonica

i = come in italiano

í, ì = i tonica (con accento acuto nei participi: partí, capí, etc.; grave negli infiniti e negli altri casi: partì, capì, dì, etc.)

eu = con pronuncia turbata (fr."seul")

j = pronuncia palatale sonora (it. "giacca")

nh = pronuncia nasale sonora (it."gnomo")

ô = o aperta, tonica, dittongata (es. fôrt, "forte")

ou = pron.u

qu = (solo davanti a vocali, e semivocale, palatali; que, qui, quy) ha pronuncia gutturale (ke, ki, kj)

ss = pron.sibilante sorda, non germinata: s

u = pron.turbata: y (fr."mur")

y = semivocale palatale (it."iena")

 

CLELIA BACCON BOUVET.

ä/ë = suono alquanto indistinto

ö = del francese: fleur

ü = del francese: lune

ā, ē, ī, ō, ū = suono più esteso

ch = del francese: chat

j = del francese: jaloux

ş = dell'italiano: rosa

ŕ = si pronuncia senza far vibrare la lingua, è un suono tipico di questo patuà

lh = dell'italiano: foglia

nh = dell'italiano: pigna