Viene qui riportata integralmente la tabella delle corrispondenze tra grafemi e pronunce come
è stata pubblicata dalla redazione nella sezione introduttiva. La
grafia adottata è quella dell'Escolo dóu Po.
Nella trascrizione seguiamola grafia curata dal prof. Arturo Genre (1937-1997).
Si elencano qui di seguito i segni e gli usi grafici che differenziano da quelli dell'italiano:
Vocali
ë: come e del francese je. Es. mënc, ëncant, fën (nemmeno, incanto, fieno)
ou: come u italiana (it.) Es. triffoulo, poum, pòou (patata, mela, paura)
u: come u del francese. Es. luno, uno, vëndùo, us (luna, una, venduta, porta)
eu: come in francese fleur. Es. preus, meuir, reuzo, breu (solco, maturo, rosa, brodo)
L'accento, quando non serve ad indicare anche il grado di apertura, viene posto solo sulle toniche che non si trovano nella penultima sillaba. I monosillabi vengono accentati solo
quando sia necessario evitare confusioni. Non si sono tuttavia accentate, data la regolarità del
fenomeno, le forme verbali in -ën (tapavën, anavën), in cui è sempre tonica la penultima
sillaba. Nel caso di diagrammi l'accento viene posto sul secondo elemento (où). Quando
l' accento cade sulla vocale ë, quale segno dell'accento viene usato l' apostrofo posposto, così conte si fa in italiano nella scrittura a tutte maiuscole (së'mmoulo). Le vocali lunghe vengono generalmente segnalate con l' accento circonflesso (^). Abbiamo in ogni caso scelto di accentare le parole nei casi in cui potevano nascere dei dubbi.
Consonanti
ch: come c(i) it.di cece. Davanti a tutte le vocali e in posizione finale. Es. Chot, chapà, cochì, masch, chét (pianoro, prendere, quello, maschio, zitto)
c: in posizione finale, come c it.di cane. Es.mac, lac (solamente, lago)
qu: seguito da i, e, ë come ch it. di chiuso. Es. qui, quëlle, përqué (che, quelle, perchè)
j: davanti ad a, o, ou, u, eu come g it. di gelo. Es. Oùnjo,Jacou (unghia, Giacomo)
g: come g(i) it. davanti ad e, ë, i. Es. geizo, magistre (chiesa, maestro)
g: come g(h) it. davanti ad a, o, eu, ou, u ed in posizione finale. Es. dëgarà (guardare)
gu: come g(h) it. davanti ad e, ë, i. Es. guì, Guëtto (ghiro, Agata)
lh: come gl it.di aglio. Es.fillho, palho, ìlh, salhì (figlia, paglia, lei, uscire)
n: in posizione finale di ancora. Es. gran, man, fën (grano, mano, fieno)
nn: in posizione finale per indicare che si tratta di una n apicale. Es. ann (anno)
nh: come gn it.di sogno. Es. banhà, manho, scanh (bagnato, zia, sgabello)
s: come s it. aspra di sole, in tutte le posizioni. Es. costo, sutil (costola, sottile)
z: come s it.dolce di rosa. Es. meizoun, aze, scaze, couzin (casa, asino, quasi, cugino)
dz: come z it.di zanzara. Es. dzòou, dzalino, mindzà (giovedì, gallina, mangiare)
ts: come z it.di stanza. Es. tsar, tuts, tsatà (bisogna, tutti, comprare)
ç: simile al th inglese di thing (cosa). Es. çimmo, panço, çino (cima, pancia, cena)
x: simile al th inglese di this (questo). Es.faxìo, mouxe (faceva, mungere).
Nel primo numero:
(t)z = simile a z it.di Zorro. Es.(t)zòou, va(t)zo (giovedì, vacca) sostituisce dz.
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