La Cèrca de Pendariès e La Quête de Pendariès, rispettivamente versione occitana e francese di Max Rouquette, è uno dei libri che, dal 2015 in avanti, hanno costituito il primo nucleo della dotazione libraria dedicata alla letteratura occitanica contemporanea nella Biblioteca di Lettere dell’Università di Ferrara, dove insegno1.
Avevo appena conosciuto Fausta Garavini in occasione di una bellissima lezione dedicata ai miei studenti, e già Jean-Claude Forêt inaugurava una stagione di incontri sulla poesia occitanica del XX secolo all’Università di Ferrara. Ma i libri servivano per assegnare delle tesi, ovvero per avviare una didattica vera e propria radicata nelle ricerche, per quanto acerbe, dei miei giovani allievi, che muovevano i primi passi in questa nuova disciplina.2
Max Rouquette è un autore sublime, ma che fa tremar le vene e i polsi. Eppure non potevo escluderlo dalla didattica. Ma anche chiedere la “semplice” traduzione in italiano di un autore tanto complesso può risultare spinosissima, perché tradurre è un vero processo di profonda comprensione di un’opera, non solo della lingua, ma della cultura che è l’universo dei riferimenti del mondo che evoca. E le meditazioni sulla scienza e sulla morale di un medico che vive nella Montpellier del XVI secolo, quale Max Rouquette immagina Pendariès, non sono impresa da poco per qualsiasi allievo3. Le riflessioni amare di Pendariès sui limiti della scienza si fanno ancora più cocenti, ampliandosi alla condizione umana, in occasione dell’ennesima epidemia di peste che flagella la sua città, seminando lutti anche nella sua vita.
Ed ecco che quel libro ostico e che sembrava confinato a tempi remoti, sicuri noi che le pandemie non fossero pericoli che riguardassero il presente, torna oggi prepotentemente all’attualità. Per cui ho deciso di riconsiderare de La Cèrca de Pendariès i capitoli dedicati alla peste di Montpellier, corredandoli un primo dossier scientifico. Lungi da me la convinzione di esaurire, in questa occasione estemporanea, tutte le implicazioni culturali di quest’opera e del suo autore. L’antologia di testi mirata al tema della peste, di cui ho approntato una proposta di traduzione4, vale soltanto come proposta di lettura di un libro tra i meno conosciuti e studiati di Rouquette.
Forse perché stiamo di nuovo vivendo la condizione psicologica inaspettata di rischio collettivo e di morte “invisibile” esaminata da quel medico del XVI secolo, il libro di Rouquette –per la profondità e il rigore morale propri dei grandi pensatori – ci parla oggi con una forza che non avremmo sospettato.
1 Ringrazio infinitamente Philippe Gardy, cui, nel 2015, mi rivolsi per chiedere una donazione di libri occitani che allora mi era ben difficile ordinare tramite i consueti canali della biblioteca. La letteratura occitanica contemporanea è insegnata esclusivamente a Ferrara in seno alla cattedra di Filologia Romanza, da me ricoperta, nell’insegnamento Fortuna delle letterature romanze, oggi denominato Il Medioevo romanzo nella letteratura contemporanea.
2 Ringrazio proprio Ines Cavalvanti che ha aperto per loro, i miei allievi, uno spazio di Tesi universitarie on-line che ospita le più ragguardevoli.
3 Ringrazio Giulia Marangoni, mia allieva, per tutto l’impegno che ha profuso in una tesi che ha messo a dura prova la sua tenace volontà di portare a termine al meglio un compito tanto oneroso per le sue forze (Giulia Marangoni, Max Rouquette: La Quête de Pendariès. Diario di una ricerca nella Montpellier del XVI secolo. Università di Ferrara, a.a. 2018-19).
4 La traduzione dei capitoli sulla peste è stata integralmente eseguita da chi scrive a partire dalla versione occitana, ricorrendo ai soli primi strumenti quali il LEXIQUE OCCITAN-FRANÇAIS de MAX ROUQUETTE approntato dal figlio dell’autore, Jean-Guilhem. Ringrazio sentitamente Matteo Rivoira per aver rivisto scrupolosamente la mia proposta di traduzione, dispensandomi spesso ottimi suggerimenti.
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