Dopo aver pubblicato il documentario di Andrea Fantino “Il sentiero per il Paradiso inizia dall’Inferno”, www.chambradoc.it dove Valter Giordano racconta condivide la sua storia personale (in particolare in rapporto alla casa di famiglia) e il percorso che l’ha portato a lavorare alla traduzione in occitano dell’Inferno di Dante Alighieri, da oggi iniziamo una nuova “serie youtube”, che siamo convinti potrà essere apprezzata dai lettori di Nòvas e in genere dagli amici della Chambra d’Oc. Ogni mese pubblicheremo un canto dell’Inferno introdotto, tradotto e letto proprio da Valter Giordano in persona. Un appuntamento mensile che ci permetterà di scoprire nel dettaglio il grande lavoro linguistico di Giordano, una grande sfida di fronte ad uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale.
A impreziosire la prima uscita è un’introduzione creata ad hoc da Matteo Rivoira dell’Università degli Studi di Torino: un’analisi linguistica approfondita, con particolare attenzione alle varianti occitane dell’alta valle Stura.
INTRODUZIONE
di Matteo Rivoira
In questo caso ci troviamo davanti a un particolare esercizio di traduzione. Valter Giordano, cresciuto nella borgata di Podio Sottano di Vinadio in alta Valle Stura, dove tutt’ora abita, ha tradotto nella sua varietà natìa l’intero Inferno di Dante e qui ci offre la lettura del primo canto.
La sua ricerca linguistica lo ha portato a recuperare la lingua degli anziani, rifuggendo spesso il facile italianismo, anche quando poteva apparire giustificato.
Dal punto di vista delle caratteristiche linguistiche, la parlata di Podio Sottano – con quelle dell’ormai disabitato vallone di Neraissa – è del tutto affine a quella del centro del paese di Vinadio.
Tratti caratteristici che la avvicinano a quella di Pietraporzio e di Aisone, l’uscita in o di sostantivi e aggettivi femminili; come negli altri comuni più a monte, soprattutto Pietraporzio e Argentera, presenta il suono sh come esito di s quando segue i (dreishar ‘drizzare’, chat pitòish ‘gatto selvativo’) e una notevole oscillazione nell’accentazione dei dittonghi dove spesso a essere tonica è la prima parte del dittongo (moùort ‘morto’, coùol ‘colle’, coùor ‘cuore’, couòrp ‘corpo’, fìa ‘fiato’).
I femminili in -o formano il plurale in -ous (es. autrous caouzous ), con l’articolo les che può diventare es. Caratteristica specifica di Podio Sottano è invece l’esito di -r- scempia o -l- intervocaliche in ŕ , un suono articolato lasciando passare l’aria tra i denti e con la lingua molto avanzata: scuŕo ‘scura’, maŕ ‘male’, gaiŕi ‘poco’, diŕi ecc. per cui possiamo avere parole come pourì ‘marcio, cattivo’ che si differenzia da pouŕì ‘bello’.
Specifica di questa varietà è anche l’uscita in -i di quelle parole che altrove escono in -e, appunto gaiŕi, diŕi ecc.
L’equivalente dell’avverbio più italiano può essere mai (mai d’un viage ‘più di una volta’), pé (pé bas ‘più basso’), o pus quando ha valore negativo (la perdes pus ‘non la perdi più’).
A livello lessicale possiamo segnalare navizar ‘ricordare’, ben attestato nelle valli occitane centrali, e devizar ‘trattare, discutere’.
La parlata di Vinadio è stata la prima a essere documentata in Valle Stura, con la traduzione della parabola del Figliol Prodigo pubblicata da Biondelli nel 1853, e la prima studiata nel dettaglio da Ettmeyer, nel 1905; aspetti della sua morfologia sono descritti nel volume L’occitano dell’alta Valle Stura, pubblicato nel 2022, tratti più specifici della varietà di Podio Sottano sono descritti da Andrea Celauro nell’introduzione a Lou Viage, la traduzione dell’Inferno di Valter Giordano pubblicata nel 2022.
commenta