Per l’ultimo saluto è tornato all’antica bottega di macellaio nella sua amata Sampeyre che gli aveva dato i natali cent’anni fa. Il compleanno per festeggiare il secolo era stato ancora una volta un bagno di affetto da parte della sua comunità, circondato dai parenti ma anche da una folla di amici che andavano ben oltre la sua generazione per incrociare quelle di tanti suoi allievi, cullati e cresciuti nell’abbraccio delle sue note. I più giovani di loro, cresciuti ai suoi corsi condotti con passione, amore e perseveranza erano arrivati a tributargli un omaggio che lo aveva commosso, senza togliere lucidità alle parole dei ringraziamenti pronunciate con occhi colmi di felicità, di amore e di riconoscenza e lo sguardo rivolto alla sua Giovanna.
Infinito Masino, poeta universale e non solo delle sue valli, che ci ha regalato testi nella lingua preziosa degli antenati che i figli hanno contribuito a riscoprire e a mantenere viva. Fu commovente premiarlo come Testimone nazionale della Cultura Popolare sul palco del Piccolo Regio di Torino nel 2008. Ma ancor più incontralo qualche tempo dopo, nella sua abitazione nel centro di Cuneo, per una chiacchierata indimenticabile nella quale mi raccontò la sua vita e la sua arte sotto lo sguardo vigile, partecipe della sua amata Giovanna, pronta a correggere con garbo, precisare, aggiungere dettagli ai ricordi di una vita trascorsa fianco a fianco. Mi è restata impressa l’immagine di loro due a braccetto che alla fine dell’incontro si avviano trascinando l’amplificatore caricato su un piccolo carrello, verso il centro anziani per una partita a carte e per portare qualche nota di allegra spensieratezza capace di alleviare, per un momento, la maliconica solitudine degli ospiti. Ho imparato che la generosità è virtù che distingue le persone: e giunti a un certo punto della vita si comincia a scartare chi non la sa praticare.
Masino è stato generoso di musica e di poesia che ha dispensato, senza compenso che non fosse la soddisfazione di regalare istanti di felicità, a tutti. Al punto che ancora oggi nelle poche osterie rimaste nelle nostre valli e a conclusioni delle feste delle comunità, scandite dal piacere antico del canto corale, Masino è nell’aria con le sue note e le sue parole spuntate dal profondo dell’anima. Spesso in maniera anonima, che se chiedi ai cantori spontanei impegnati a tramandare quelle canzoni, ti rispondono che si tratta di motivi della tradizione che si perdono nella notte dei tempi.
Masino ridacchia sotto i baffi, anche se i primi a rivelarti la sua soddisfazione e l’orgoglio di esserne lui l’autore, già considerato un classico, sono gli occhi scaltri che sono capaci di raccontare la vita di tutti i giorni con la forza di contenuti che altri sentono il piacere e la voglia di condividere e tramandare.
Non si offende affatto se l’interpretazione non è proprio quella originale. «Si diventa popolari - commentava - proprio quando ognuno fa talmente suo il motivo che si sente libero di darne una interpretazione personale, una versione che contiene variazioni sul tema. È segno che la canzone è sentita, ha fatto breccia. Quello che ho scritto e musicato l’ho regalato a tutti. Questo mi rende felice. Cantatelo e suonatelo come vi pare. In alto il bicchiere! Buona musica e buona vita a tutti! Felicità!». Era fatto così Masino. E mentre raccontava, sorrideva con gratitutine ai ricordi di una vita fatta di lavoro, di affetti famigliari e della tanta buona musica che ha composto.
Il suo è un ricordo vivo, che si rinnova ogni volta che apro i libri con i testi poetici che mi donò. O quando ascolto i suoi brani, in una delle tante interpretazioni della galassia musicale occitana in costante rinnovamento, che attinge con devozione al repertorio di Masino Anghilante. Tra le pagine di Ciaminà e pensà ho conservato il regalo prezioso di quel giorno: lo spartito di “La charamaio mai”. Si avvicina il Natale, i giorni che portano all’Anno Nuovo. Forse arriverà anche la neve. Riascolterò quella poesia messa in musica che è rimasta incisa nel mio cuore.
Scende pian piano la bianca neve / e si sente lontano lontano / nella notte un cane abbaiare. / L’inverno è lungo quassù sulle montagne / il freddo è pungente / gelano i piedi, il viso, le mani. / Nevica ancora, nevica ancora / sui tetti, sul viottolo, sulla bealera / i gatti miagolano d’amore sopra sul fienile./ Stasera facciamo la veglia / belle ragazze...
Quest’anno, credo, non riuscirò a trattenere lo scendere di una lacrima.
Ciao Masino, e grazie di tutto!
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