Una quindicina di giorni fa stavo seguendo un dibattito su LA 7 e Concita De Gregorio interruppe il dialogo annunciando che a Torino si stava svolgendo un corteo di protesta, non autorizzato.
“Finalmente!” pensai; la gente torna in piazza per difendere la democrazia. Era il momento caldo delle discussioni sulla riforma Cartabia. Quella che Gratteri, Procuratore Capo della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro, non certamente un estremista, ha definito la peggiore riforma della giustizia. Alla faccia dei risultati ottenuti da Berlusconi (non sempre soddisfacenti per lui visto che la gente scendeva in piazza e la sinistra, ed altre forze politiche, facevano una opposizione seria e decisa)! La “riforma” attuale è molto più grave del decreto Biondi del suo governo, votato e poi ritirato a furor di popolo. Il decreto Biondi risparmiava ai delinquenti con la cravatta solo la custodia cautelare. Qui, con i limiti stretti della prescrizione, si risparmia loro la condanna.
Ho dovuto ricredermi rispetto alla manifestazione di Torino: la gente (no vax) protestava per le imminenti decisioni sul green pass! E anche successivamente poche proteste per la riforma della prescrizione; anche i giornali, tranne Il Fatto Quotidiano, si sono allineati. Brutto segnale quando la giustizia non interessa più la gente comune.
A scatenare la necessità della riforma è stata la richiesta da parte dell’Europa di accorciare i tempi della giustizia civile che in Italia sono enormemente dilatati rispetto agli altri stati europei. Nel programma del governo Draghi si parlava di questa necessità ma non si faceva riferimento alla giustizia penale, non interessata tra l’altro delle richieste europee. Non che siano accettabili i parimenti lunghi tempi della stessa.
Sono anni che si parla di una urgente riforma dei meccanismi che portano a questi tempi assurdi ed incivili.
Nel 2014 proprio Gratteri, bravo e integerrimo magistrato, con altri tredici colleghi di valore, sottoposero all’allora governo Renzi, una proposta che avrebbe modificato 256 articoli del Codice Penale e suggerivano considerazioni utili per snellire i processi e rendere più efficaci e veloci le sentenze. Di questi 256 articoli solo uno è stato davvero modificato (quello sul “processo a distanza”) ed il resto è rimasto invariato! Anche le proposte capacitanti che avrebbero cambiato molte regole del gioco senza pesare sul bilancio dello Stato non sono state accolte.
E’ inutile e dannoso che la politica pretenda di legiferare su materie sconosciute e che ignori gli “addetti ai lavori” che di processo, cavilli e norme ci campano. Un politico serio deve avere l’umiltà di chiedere aiuto a chi conosce la materia lasciando da parte orgoglio, pregiudizi e preconcetti. Per arrivare ad un buon risultato bisognava eliminare le cause del mal funzionamento della Giustizia.
Ma questo vuol dire LAVORARE con umiltà e tenacia. E poi, al potere, nell’accezione più larga, non conviene avere una Giustizia efficiente!
Marta Cartabia e Mario Draghi hanno perso l’opportunità di fare un buon servizio al Paese e di migliorare il sistema cavilloso e macchinoso del processo penale.
I risultati saranno che, accorciando i tempi della prescrizione, verrà incoraggiata la già notevole propensione a delinquere di molti, troppi, italiani. Vedi quanti hanno percepito indebitamente il reddito di cittadinanza….. Senza la vista e la certezza del bastone troppi ci provano e maggiormente ci proveranno!
Per i colletti bianchi in particolare, basterà avere un gruzzoletto per pagare i soliti famosi legali (ma altri si specializzeranno ….) per allungare i processi fino all’arrivo dell’agognata prescrizione.
In parlamento (consideriamo sempre la ivi massiccia presenza di avvocati che devono pur vivere….) la riforma della prescrizione (parlare di riforma della Giustizia mi pare ampolloso e denigrante dell’argomento) è passata senza troppe opposizioni. Le forze di destra hanno nel concreto applaudito, la sinistra non è salita sull’Aventino e i 5 stelle hanno dovuto ingoiare il rospo della cancellazione della riforma del loro ex ministro Alfonso Bonafede; per non uscire dalla maggioranza di governo!
Sventolare la bandiera di aver impedito la prescrizione per reati di terrorismo (quanti sono in Italia i processi che interessano questo reato?) e di mafia(ci mancherebbe..) non rifarà conquistare loro la verginità sulla materia giustizia. Ma chi parla di giustizia giusta ed indispensabile oggi è tacciato di giustizialismo.
E quella pur larga parte degli italiani che si identificano in valori di giustizia vera, di valori morali e culturali che innalzano l’individuo indipendentemente dalla classe dal censo, di solidarietà e di tolleranza e accettazione del diverso, si allontanano sempre di più dalla politica e non sa più chi votare.
Brutto momento per la democrazia.
Siamo tornati ai tempi nei quali Giolitti combatteva chi voleva sottomettere la magistratura alla politica (non che nel recente passato anche in tempi di Repubblica qualcuno non ci abbia provato). Sembravano altri tempi: ma ora molti sono in agguato per ritentare la stessa operazione.
E se il Governo dei Migliori ha un tale culto della competenza da promuovere a “giurista” un tizio che ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento in sequestro di persona (anche se ha il “merito” di aver diretto un giornale di destra), c’è speranza per tutti. Se un sottosegretario dello stesso governo può impunemente proporre di cambiare il nome di un parco cancellando i nomi di Falcone e Borsellino in quello di Arnaldo Mussolini rimane poco da sperare e molto da preoccuparsi. Così come la nomina ad ambasciatore di Singapore del fascio-rock Mario Vattani: Di Maio se ci sei batti un colpo!
Stiamo scivolando su un pericoloso piano inclinato ma osserveremo, formalmente, quanto ci ordina l’Europa ed il mondo della finanza accompagnerà, sorridendo tra i baffi, il movimento.
Ostana 16/08/2021
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