Nell'attuale situazione emergenziale dovuta alla diffusione del contagio Covid-19, come tutti i sindaci dei nostri piccoli comuni montani, mi sono trovato in prima linea. In qualità di Autorità sanitaria locale quanto di Protezione civile, Pubblica sicurezza ed Igiene pubblica.
Oltre, in questo momento di chiusura degli uffici comunali, anche responsabile dei servizi sociali, amministrativi, polizia municipale o anche ufficio tecnico e ragioneria. Con l’attivazione dei Centri Operativi Comunali (C.O.C.) ho monitorato e coordinano le attività legate all’emergenza in atto; ho disposto con ordinanza le misure più idonee a livello locale per fronteggiare la crisi; informato costantemente i cittadini dell’evoluzione in atto. Mi sono ritrovato in prima persona a garantire il rispetto delle norme, decreti su decreti molte volte difficilmente applicabili sul territorio.
Questa pandemia lascerà una traccia indelebile su abitudini, relazioni, costumi e sulla vita di comunità, come la nostra, basata sul quotidiano contatto e condivisione continua.
Penso alla Banda Musicale, il coro, le feste dell’associazione alpini senza dimenticare le priore e gli spadonari.
Con tutti i colleghi amministratori, insediati da un anno, avevamo lavorato con entusiasmo al progetto globale di programma elettorale, un progetto di sviluppo sostenibile, un cambio di rotta per il paese. Appuntamenti su appuntamenti, riunioni su riunioni, un anno di lavoro che ha cozzato contro una parete impalpabile, un piccolo virus invisibile che ci ha cambiato l’esistenza. Ha fermato il mondo!
Al momento le priorità sono altre ma, i progetti saranno ripresi, il nostro paese vuole vivere non, soccombere alla pandemia, non vogliamo rassegnarci per sempre a questo tempo sospeso.
La collaborazione con i colleghi Sindaci della valle è stata sempre esemplare, la solidarietà totale. Non è facile per un territorio che vive o vuole vivere di turismo ritrovarsi a chiudere le strade ed invitare i visitatori a non entrare nelle nostre valli. Sicuramente dovremo tutti rimboccarci le maniche, condividere strategie per una diversa fruizione del territorio.
La macchina sanitaria ha dimostrato tutte le sue lacune e dobbiamo ringraziare i medici, gli infermieri che a testa bassa hanno lottato strenuamente a volte solo con forze proprie. Insieme, con l’Unione Montana, abbiamo fatto fronte alla richiesta di mascherine, sia per gli ospedali sia per gli operatori. Abbiamo dotato la popolazione. Con le associazioni abbiamo supportato per le prime necessita chi non poteva fare da solo.
Il primo aiuto diretto dello stato sono stati i buoni di solidarietà alimentare. Fortunatamente in paese non abbiamo condizioni di estremo disagio ma chi ha perso il lavoro, l’anziano che vive con la pensione minima non possono certo scialacquare. La dignità dei nostri montanari fa sì che nessuno di propria sponte presenti richiesta quindi il Sindaco, conoscendo i cittadini, deve inventarsi anche il ruolo di confidente e convincerli a presentare domanda ed accettare un piccolo aiuto.
Non sarà facile neanche la fase2 per tutte le attività di montagna, rifugi, agriturismi, ristoranti in baita o chalet a mantenere il distanziamento sociale. Non sarà fattibile indirizzare turisti sui sentieri, sugli itinerari delle nostre care montagne senza un progetto per rendere produttive tutte le variegate attività locali.
Non possiamo abbandonare le nostre feste tradizionali, le sagre campestri, quindi anziché progettare lo sviluppo ci ritroviamo a riconvertire l’esistente. Purtroppo i Sindaci, per molti versi, hanno le mani legate, si ritrovano sempre tra incudine e martello. Da una parte le logiche richieste della cittadinanza dall’altra gli enti sovracomunali che non aiutano. Decreti nazionali, decreti regionali, leggi e leggine incomprensibili. Divieti che spesso non possono essere applicati pari-pari in città, pianura e montagna. Mascherine obbligatorie ai malgari ed ai boscaioli…. Io resto a casa: divieto di gestire l’orticello o il prato in paese, questi sono solo alcuni esempi di difficoltà nell’applicazione delle leggi e decreti.
L’unione dei comuni montani (Uncem) su questi temi ha sempre fatto sentire la propria voce ed è stata sempre un valido supporto.
Ora voglio guardare avanti, fortunatamente il nostro paese non è stato toccato direttamente dalla pandemia ma le conseguenze economiche non dovranno essere sottovalutate, in primis agiremo con tutte le risorse possibili per aiutare le imprese locali, chi ha perso il lavoro e chi si ritrova in difficoltà.
Siamo rimasti in contatto anche con gli amici della Maurienne, con loro condividiamo questa grande difficoltà, rimoduleremo i progetti e rafforzeremo i legami informatici. Con la Città Metropolitana di Torino abbiamo interrotto tutti i progetti, appena possibile riparleremo anche di cultura e minoranza linguistica, di crescita del centro di documentazione della memoria orale.
In conclusione il Sindaco di Giaglione non è rassegnato ma con tutto il gruppo si sta preparando alla ripartenza. Resilienza, vogliamo mantenere viva, bella e sana la nostra montagna ed il nostro paese. Ripartenza con i nostri valori rafforzati, mai come ora ci si rende conto della qualità del piccolo villaggio. Ripartenza di una comunità che vuole vivere in tradizione ed innovazione, che vuole mantenere la posizione.
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