Scende limpida e fragorosa. Dominatrice. Si fa ammirare: lei così possente e lucente. Si fa ascoltare: la eco del suo discendere culla Noasca, paese a 1000 metri sul livello del mare, nella francoprovenzale Valle Orco. Lei è la sua cascata e ne è il simbolo, tanto da essere ritratta nello stemma comunale.
Uno spettacolo di cui si può godere anche da un terrazzamento dietro di essa, che conduce in una realtà surreale e magica, in cui lo scorrere diviene lente da cui scrutare lo scenario naturale suggestivo che si dipana ai suoi piedi.
Ma Noasca, Nouachi in lingua locale (il francoprovenzale), offre altri bellissimi scorci.
Larici, betulle, noccioli e prati incontaminati fanno da cornice al Santuario della Madonna del Truc, dedicato alla visitazione della Vergine a Elisabetta. Edificio sacro eretto in seguito alla leggendaria apparizione lungo il sentiero che sale dalla borgata Jerener all’alpeggio Truc, da cui si apre un belvedere della valle incastonato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Fra la Punta di Ciamosseretto e il Becco dell'Alpetto, invece, un pianoro ospita il Casotto del Parco, ex casa reale di caccia, in cui il re Vittorio Emanuele II faceva tappa nelle sue battute venatorie. E proprio per ricordare lo stretto legame tra il sovrano e questo territorio il Comune e la Proloco organizzano la manifestazione "Noasca da Re". Un salto nel passato che fa rivivere l'atmosfera dell'epoca ripercorrendo passo dopo passo la storia del luogo. Era il 1856 quando il re inserì il territorio noaschino nell'area Riserva Reale di Caccia, salvando peraltro lo stambecco dall'estinzione. Creò anche un corpo di guardie ad hoc e fece battere sentieri e costruire mulattiere, ancora oggi usate dai guardaparco (per la protezione della fauna) e dagli escursionisti.
Nel 1919 Vittorio Emanuele III asserì che avrebbe donato allo Stato la riserva a patto che venisse creato un parco nazionale. Cosa che avvenne il 3 dicembre 1922 con la nascita del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il primo d'Italia.
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