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Da Santa Lucia di Monterosso: Sabina e Pierpaolo

Da Santa Lucia de Montrós: Sabrina e Pierpaolo

"Avem fach un sumi" inchiesta sul rinsediamento in montagna a cura di Maurizio Dematteis

Da Santa Lucia di Monterosso: Sabina e Pierpaolo
italiano Frazione Santa Lucia di Monterosso: località alpina situata in Valgrana sul versante orografico sinistro del torrente Grana, a 991 metri di altitudine. Nella borgata si trova l'interessante Museo etnografico di Coumboscuro (www.coumboscuro.org), testimonianza della civiltà provenzale alpina. La Valgrana è l'unica valle di questo settore alpino che non origina dallo spartiacque principale ma, con andamento est-ovest, s'incunea nella parte mediana tra le valli Stura e Maira; il suo corso è dunque anche il più breve (circa 24 Km). Prevalentemente boscosa nella parte bassa, la valle è nota per i grandi e alti pascoli. La SP 23 che percorre la profonda e pittoresca gola della valle, detta la Coumbo, arriva alla testata permettendo il transito estivo con le confinanti valli Maira e Stura. A quota 1761 metri sorge il rinomato santuario di San Magno, in memoria dell'omonimo milite della legione Tebea ucciso, secondo un'antica leggenda, nella zona di Chiappi di Castelmagno. Dal secolo X la valle fu sotto il dominio dei Marchesi di Saluzzo, e vi rimase fino all'inizio del XIV secolo. Sul finire del XIV secolo l'intero territorio cuneese entrò a far parte dello Stato Sabaudo per poi uscirne ad opera del marchese Ludovico II di Saluzzo che, alleatosi con i Francesi, nel 1457 riconquistò la valle. Nella seconda metà del secolo XVI Caraglio e la Valle Grana sono ricordati tra i principali centri di diffusione della dottrina riformista, energicamente stroncata dai decreti dei duchi di Savoia con arresti, confische e roghi. Nel 1538, con la morte dell'ultimo erede del Marchesato di Saluzzo, Gabriele, nelle carceri di Pinerolo, il territorio venne annesso alla Francia. Il trattato di Lione del 1601 sancirà ufficialmente l'incorporazione del Marchesato di Saluzzo al Ducato di Savoia e segnerà il primo passo verso l'unificazione politica del Piemonte. Alla fine del XVIII secolo la valle torna sotto il dominio francese ad opera di Napoleone e vi rimane fino al Congresso di Vienna (1815), che restituirà ai Savoia i territori perduti. Da questo momento la valle segue le vicende storiche del Regno sabaudo fino alla costituzione dello Stato Italiano.
Le risorse agricole di Monterosso, comune di lingua occitana, sono la coltivazione delle patate e dei cereali tipici dell'alta montagna. Lo sfruttamento dei pascoli in quota consente un discreto allevamento bovino e ovino. Caratteristici della zona sono l'ottimo miele e il famoso formaggio Castelmagno. Le attività principali sono la lavorazione artigianale del legno, proprio nella frazione Santa Lucia, e il turismo estivo.
Dimenticati
«Ci sono giorni in cui in un attimo viene sera. Mentre quando lavoravo in ufficio mi trovavo spesso a guardare l'orologio, il tempo non passava mai».
Sabina Fronti non a dubbi. Nel suo laboratorio artigianale di borgata Santa Lucia, nel Comune di Monterosso, in Valgrana, guardando negli occhi il marito e socio, Pierpaolo Arneodo, si convince ancora una volta di aver fatto la scelta giusta. Nativa della Valle Gesso, incontra il marito della Valgrana sceso a fondovalle perché: «Qui mancavano le donne», spiega Pierpaolo. I due si sposano nel 2000 e affittano casa a Valgrana: Sabina lavora in una casa editrice a Borgo, Pierpaolo rileva la falegnameria-laboratorio del padre, in borgata Santa Lucia, dove scolpisce il legno e costruisce mobili, rigorosamente con castagno della valle. Sabina, ragioniera, per cinque anni percorre in auto, tutti i giorni, i 15 chilometri che dividono Valgrana da Borgo, quattro volte al giorno, per tornare a mangiare pranzo a casa. Un giorno la svolta: nel 2005 decide di lasciare il lavoro sicuro per gettarsi nell'avventura dell'"Atelier d'art" del marito. «Ho scoperto un mondo che non conoscevo - spiega Sabina -. E in poco tempo mi sono appassionata. Certo non è stata una scelta facile. Tutti mi chiedevano la stessa cosa, "ma ti piacerà stare lassù?". Inoltre ho lasciato una sicurezza economica che non ho più. Ma ero davvero convinta, e l'ho fatto». Amore e lavoro, la ricetta vincente della famiglia Arneodo. «Perché parliamoci chiaro - continua Sabina - uno può scegliere di stare in montagna per amore, però se poi non è realizzato, al giorno d'oggi la storia non dura. C'è poco da fare». L'arrivo di Sabina in alta Valgrana è stato salutato positivamente dalla gente del luogo. Nelle varie borgate sopra Monterosso sono una decina i coetanei di Pierpaolo, tutti rimasti a vivere in valle. Anche se qualcuno fa la spola con Borgo o Cuneo per lavoro. «Gli amici hanno accettato di buon grado mia moglie - spiega Pierpaolo - sono al limite un po' gelosi per il fatto che io, a differenza loro, abbia trovato una compagna disposta a vivere e lavorare qui». Il fatto che Sabina faccia un lavoro "di fatica" non è certo una cosa strana a Santa Lucia: «Capita a volte che gente che arriva dalla città - racconta Sabina - si stupisca e mi dica di non aver mai visto una donna lavorare in falegnameria. Ma per i locali è una cosa normale».
Sabina e Pierpaolo hanno ristrutturato una casa a Villa San Pietro, la borgata a valle di Santa Lucia, lavorano insieme e frequentano le coppie che vivono nelle borgate della zona. «Da qualche ano abbiamo riscoperto le veglie - dice Pierpaolo - ci troviamo a rotazione in casa d'amici». Il loro progetto di vita prevede in un futuro prossimo dei figli; sono coscienti di vivere in un posto adatto ai bambini, ma non nascondono qualche perplessità: «Il problema per noi arriverà dopo - dice Sabina - quando i bambini andranno a scuola a Caraglio e si inseriranno nella società. Sarà difficile convincerli della validità delle cose in cui crediamo». E le difficoltà legate alla scelta di Sabina e Pierpaolo non si esauriscono con l'educazione dei figli: «Qui ad esempio non arrivano mezzi pubblici, e il primo negozio è giù a Monterosso. Il benzinaio poi è a Valgrana, a 8 chilometri, e se dovesse chiudere per fare rifornimento dovremmo andare fino a Caraglio.». Ma i veri problemi sono legati all'attività lavorativa, perché: «A volte ci sentiamo davvero dimenticati!», dice Sabina con tono grave. «Comunità montana e Comune fanno depliant dei ristoranti e promuovono solo il castelmagno - rincara Pierpaolo -. Che è una buona cosa, ma non possono dimenticarsi delle altre attività economiche. Che sono poi quelle che mantengono viva la valle. Non uno sgravio fiscale, nessuna infrmazione in merito e non un incentivo, ad esempio, per partecipare alle fiere. E a noi partecipare a una fiera costa sui 5000 euro ogni volta!». Una vetrina indispensabile, quella delle fiere, per un'attività artigianale in valle. Un costo gravoso che, aggiunto agli studi di settore, che equiparano l'atelier di Sabina e Pierpaolo a quelli di città o località turistiche, contribuiscono a rendere difficile la quotidianità di chi decide di vivere in montagna. «Noi comunque paghiamo le tasse come tutti - continua Pierpaolo - ma ci mancano dei servizi fondamentali». Come ad esempio la rete adsl, in mancanza della quale risulta praticamente impossibile creare un sito internet per promuovere le loro attività.
Ma nonostante tutto la coppia è convinta di aver fatto la scelta giusta: «Ogni volta che scendiamo in città a fare delle consegne - spiega Sabina - ci convinciamo di aver fatto la scelta giusta». La tranquillità, la qualità della vita e la realizzazione nel lavoro sono argomenti più che sufficienti. «Nel giro di pochi anni sono convinto che ci sarà un ritorno alle cose semplici - dice Pierpaolo -. E' inevitabile. Già oggi coppie con figli, provenienti ad esempio da Torino o Milano, vengono a vivere nelle borgate. E qualcuna riesce a integrarsi». Ci sono poi gli anziani che, oltre a passare l'estate, cominciano a trascorrere l'inverno in valle. «Naturalmente non è possibile tornare indietro - dice Sabina -. Ad alcune cose non si può più rinunciare. Bisogna trovare la mezza misura. Cosa comunque difficile per chi è nato e cresciuto in città». Un incontro tra cultura locale e nuovo che avanza.
«In definitiva mi piacerebbe cambiasse l'immagine di chi vive in montagna - conclude Pierpaolo -. 
Una volta eravamo considerati "montanhin" e si leggeva in questa dizione una punta sottile di disprezzo, oggi siamo diventati tutti "occitani", è una parola che è diventata "di moda", non è più una parola di disprezzo, anzi, ma noi vorremmo essere più protagonisti sul nostro territorio, vorremmo che i nostri pensieri, i nostri progetti per il futuro, le nostre esigenze quotidiane venissero considerate di più»

occitan Santa Lucia dal Borgat: ruaa en Val Grana, dal cant de l'ubac, a 991 mètres d'autessa. Dins la ruaa se tròba lo Museu etnogràfic de Coumboscuro (www.coumboscuro.org), interessanta testimoniança de la civiltat provençala alpina. Dins aqueste sector de las Alps, la Val Grana es la soleta qu'es ren estachaa al crèst principal, mas es fichaa coma un coni entre la bassa Val d'Estura e las Bassa Val Maira. Donca es decò un pauc mai corta (a pauc près 24 km). La part bassa es cubèrta de bòscs, dal temp que mai en aut se duèrbon de grandas e autas pasturas. La via provinciala 23 atravèrsa la Comba, una gòrja profonda suggestiva, e arriba fins sal som, en jonhent dins lhi mes estius la valada embe la Val Maira e la Val d'Estura. Al lòng la via, a 1761 mètres se tròba lo santuari de San Manh, en memòria dal soldat de la legion Tebea que, second un'antica legenda, seria estat amaçat ai Claps de Chastèlmanh. Dal sècle X la valada foguet dessot lo domini di Marqués de Saluces, fins al començament dal XVI sècle. A la fins d'aqueste, tot lo territòri dal cuneés foguet sotmés a l'Estat Sabaude, mas ental 1457 lo Marqués Ludovic II de Saluces, alliat embe lhi Francés, arribet a reconquistar la valada. Dins la seconda meitat dal XVI sècle Caralh e la Val Grana son enavisats entre lhi principals centres de difusion de la doctrina riformista, estroncaa dai decrets di Ducs de Savòia embe de confiscas, de persecucions e de condamnas a mòrt. Ental 1538, a la mòrt dal darrier eretier dal Marquesat de Saluces, Gabriel, dins la preison de Pineròl, lo territòri venet pilhat da la França. Lo tractat de Lion dal 1601 marquet oficialment l'annexion dal Marquesat de Saluces al Ducat de Savòia e foguet lo premier pas vèrs l'unificacion política dal Piemont. A la fins dal XVIII sècle, après la campanha d'Itàlia de Napoleon, la valada torna dessot lo domini francés fins al 1815, quora lo Congrés de Viena renderè ai Savòia lhi territòris perduts. D'enlora la valada seguís las vicendas istòricas dal Renh di Savòia fins a la constitucion de l'Estat italian.
A Montrós, comuna de lenga occitana, las ressorsas agrícolas son la coltivacion de la trífola e di cereals típics de l'auta montanha; en aut, gràcias a las pasturas, es decò present l'alevament de vachas e de feas. Típics de la zòna son lo mèl e lo famós fromatge Chastelmanh. Las activitats principalas son l'artisanat dal bòsc, pròpi a Santa Lucia, e lo turisme estiu.
Desmentiats
«Lhi a de jorns ente dins un moment es sera. Quora trabalhavo en ofici, me trobavo sovent a beicar la mostra, e lo temp passava jamai».Sabina Fronti a ren de dobtes. Dins son laboratòri artisanal de Santa Lucia, dins la Comuna de Montrós en Val Grana, en beicant dins lhi uelhs son òme e sòci de trabalh, Pierpaolo Arneodo, es encara segura d'aver fach la bòna chausia. Naissua en Val Ges, rescontra son òme, calat da la Val Grana perque, nos ditz: «Aicí mancavon las fremas»>. Lhi dui se marion ental 2000 e afiton una maison a Valgrana: Sabina trabalha dins una casa editritz a Lo Borg, Pierpaolo releva l'usina de mestre da bòsc de son paire, a Santa Lucia, ente escultura lo bòsc e construís de mòbles, rigorosament embe de chastanier da la valada. Sabina, contabla, per cinc ans viatja da Valgrana al Borg quatre bòts al jorns, per anar a minjar merenda a maison. Mas un bèl jorn, ental 2005, se decid de laissar lo trabalh segur per se campar dins l'adventura de l'atelier d'art de son òme. «Ai descubèrt un mond que coneissiu ren - nos ditz - e dins gaire de temp me siu apassionaa. De segur es ren estat da bèl far. Tuchi me fasion la mesma demanda, ... te plaserè viure ailamont?. En mai, ai laissat la seguressa econòmica, que ai pus. Mas ero ben decidaa, e l'ai fach». Amor e trabalh, es la bòna recèta de la familha Arneodo. «Perque, parlem-nos clar, un pòl cernir de viure en montanha per amor, mas se puei es ren realizat, al jorn d'encuei l'estòria dura pas. Lhi a gaire da far». L'arribaa de Sabina en auta Val Grana es estaa ben saludaa da la gent dal pòst. Son na desena lhi coscrits de Pierpaolo que vivon dins las ruaas sobre Montrós, e tuchi an decidat de restar al país, bèla se qualqu'un viatja per trabalh a Coni o al Borg. «Lhi amís an ben aculhit ma frema - nos ditz Pierpaolo - benlèu son un pauc gelós de ieu perque, a lor diferença, ai trobat una companha dispòsta a viure e trabalhar aicí». Lo fach que Sabina face un trabalh de fatiga es ren segur una causa estranha a Santa Lucia: «De bòts arriba que la gent que ven da la vila - còntia Sabina - s'esmaravelhe e me dise d'aver jamai vist una frema trabalhar dins un laboratòri de mòbles. Ma per la gent d'aicí es una causa normala».
Pierpaolo e Sabina an restructurat una maison a La Vila (San Píer), una ruaa derant de Santa Lucia, trabalhon ensema e frequenton lhi amís que vivon dins las ruaas da pè. «Da na man d'ans avem descubèrt mai las velhaas - ditz Pierpaolo - nos trobem sovent en aquò d'un o de l'autre». Dins lor avenir lhi a decò lo projècte de far de mainaas; san ben de viure dins un pòst adapt ai filhets, mas estremon ren qualque preocupacion: «
Mas malgrat tot aquò, la cobla es segura d'aver fach la bòna chausia: «Chasque bòt que calem en vila a far de consenhas - ditz Sabina - sentem d'aver ben chausit». La patz, la qualitat de la vita e la realizacion dal trabalh son d'argoments mai que sufisents. «Siu segur que dins una man d'ans lhi serè un retorn a las causas simplas - ditz Pierpaolo - es inevitable. Já encuei lhi a de gent embe de mainaas, de Turin o de Milan, que ven a viure en montanha. E per qualqu'una tot se passa ben». Puei lhi a lhi vielhs que venon a passar l'istat, e qualqu'un comença a se fermar decò l'uvèrn. «Naturalment es ren possible tornar arreire - ditz Sabina - la lhi a de causas que se pòl pus renonciar. Chal trobar la justa mesura. Totun aquò es difícil per qui es naissut dins una vila». Un rescontre entre la cultura locala e lo nòu que avança.
«Fin finala me plasaria que chambiesse l'image de qui viu en montanha - conclud Pierpaolo - Un bòt èrem considerats de "montanhins" e dins aquò se lesia una poncha de mesprèsi, encuei sem devenguts tuchi "occitans", es una paraula diventaa "a la mòda", es pus una paraula de mesprèsi; totun nosautri voleríem èsser de mai protagonista sus nòstre territòri, voleríem que nòstri pensiers, nòstri projèctes per l'avenir, nòstri besonhs de tuchi lhi jorns venesson mai considerats».