UNA PASSIONE LUNGA UNA VITA
Piazza del Comune di Ceresole Reale, una bella mattina di maggio. Franco mi aspetta sul suo furgoncino rosso: mi è proprio simpatico, sorriso aperto nel volto abbronzato, magro, tutto muscoli e nervi che la dicono lunga sulla sua passione per la montagna. Il mio amico abita al fondo del pianoro di Ceresole, là dove la strada comincia a salire verso il Nivolet: un gruppo di case, piano terra e primo piano, tutte pietra, legno e lose, conservate con una cura che emoziona.
Ci sediamo davanti alla sua baita e cominciamo a chiacchierare. La sua carriera è iniziata nel 1960, grazie agli insegnamenti del suo “maestro” Gildo Blanchetti, che gli ha trasmesso l’amore per la montagna. Tuttavia Franco ha sempre vissuto la montagna: il suo mestiere è stato il naturale sviluppo di un amore nato in montagna da giovane pastore, un modo per resistere nelle nostre vallate, un modo per continuare a vivere la passione per la sua terra.
Ma il suo mestiere è una passione che più che soldi, gli ha dato l’opportunità di conoscere tante persone, molto diverse tra loro, ma tutte meriterebbe una storia intera. Ha conosciuto e accompagnato personaggi politici come Ugo La Malfa (appena conquistata la patacca) o Luciano Violante; religiosi come Monsignor Bettazzi e tanti, tanti altri: questa è una delle soddisfazioni più grandi che la sua professione gli ha regalato.
Ora Franco ha appeso le corde al chiodo dopo quarantaquattro anni di salite e discese… “Quando si accompagna qualcuno bisogna tenere la corda e bisogna tenerla bene, altrimenti, se non ci riesci, diventa un pericolo, più che una sicurezza…allora ho capito che era ora di smettere”. Ha smesso di fare la guida per professione, ma cammina e arrampicare, a volte da solo, altre con qualche amico. Anzi adesso che lo fa per se stesso, per puro piacere, con meno ansie e preoccupazioni, andando più adagio, senza pensare continuamente al benessere degli altri, gli sembra di vedere posti nuovi, cose mai viste prima, nonostante sia passato e ripassato per quei valloni per quarantaquattro anni.
Prima di salutarci mi dice un’ultima cosa, molto bella, che mi porto nel cuore:“Penso di essere sereno, tranquillo per quello che ho fatto e quello che faccio. Per me è andata bene così, perché vivendo in montagna, facendo la guida, avendo tanti amici…non ho nessun rimpianto, ho la soddisfazione di avere un figlio che non ha abbandonato la montagna, questa è la soddisfazione più grande di tutte: un figlio che ama le stesse cose che ama suo padre. Sono contento, sono proprio contento!”.