Classe 1981, Castellano, nel 2005 stampa il suo primo disco autoprodotto, "I Funghi Velenosi", "un piccolo capolavoro" per Blow Up e, lasciato il lavoro di fonico, inizia la sua attività live come cantautore e conquistando palchi di tutto rispetto come il Nuvolari Libera Tribù (CN) e il FolkClub di Torino. Nel 2010 firma un contratto con K-Brothers che produce il suo primo disco ufficiale, "Ezio". Che Matteo Castellano non sia del tutto a posto si vede. Dalla figura lunga e sottile dalla quale spunta la faccia allampanata. Dai grossi piedi che strascica in una camminata molleggiata. Dalle frasi che usa, talvolta inconcludenti. Ai suoi concerti però si resta colpiti da quanto trasmette. Un mondo di zitelle in attesa, innamorati lunghi, che continuano a sognare davanti ai due di picche, aspiranti suicidi che rimandano costantemente, arlecchini morti di sonno, condannati alla festa continua. Un mondo tenero e terribile dal quale Matteo sembra uscire con le sue canzoni e le sue performances che rivelano significati sociali inaspettati.


 

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